CAPITOLO 50: WHALIEN 52


CAPITOLO 50: WHALIEN 52

26 FEBBRAIO 2017

Win-hoo si ritrovava davanti alla porta di casa di Isabel, con la cena in mano e il telefono della ragazza all'interno della tasca dei pantaloni.

Era rimasto in macchina per circa trenta minuti per metabolizzare tutte le informazioni, che Dashimen li avesse riferito. La conclusione a cui era giunto, era sempre la stessa dire la verità a Isabel.

Essere onesto con la ragazza e far in modo che lei sapesse come stessero le cose, era la cosa giusta da fare. Non gli piacevano i segreti e non ne voleva avere con il suo capo. Aveva paura che lei si arrabbiasse o che avrebbe provato a licenziarlo. Per quanto fosse un lavoro stressante e molto impegnativo, in un'azienda dove regnava un clima di terrore: lui si era affezionato a Isabel e non avrebbe mai voluto lasciarla sola. Non voleva perdere il lavoro.

La porta si aprì mostrando Isabel con Nabi che le ronzava intorno, tutta allegra.

"Portato la cena?" chiese lei sorridendo appena.

"Si, sono andato in quel ristorante italiano, che ti piace a prendere i tuoi piatti preferiti!" sorrise lui affabile.

"Entra allora, mangi con me?" chiese lei con tono gentile, non aveva poi molta voglia di mangiare da sola.

"Si, mi piacerebbe, vorrei parlarti di una cosa" disse lui.
Lei lo guardò in confusione, prese un respiro profondo, non poteva farsi venire un attacco di panico, quello della mattina era stato inopportuno .

"Successo qualcosa?" chiese lei con tono lieve, porgendosi verso di lui per prendere la busta con il cibo e poi facendolo entrare in casa.

Nabi trotterellava vicino a Win-hoo per farsi accarezzare, e il ragazzo sorrise dolcemente al cane.

"No nulla di grave, volevo solo chiacchierare con calma, con te" sorrise lui accovacciandosi a terra, a fare due carezze al cane, poi si allontanò dalla cucciola per potersi togliere le scarpe e il cappotto pesante.

"Okay, come dici tu, io sto meglio, è stato solo un momento questa mattina" provò a giustificare l'attacco di panico avuto in mattinata.

"Lo so, è stato solo un momento, Ah ti ho recuperato il telefono" sorrise lui affabile.

"Vado in cucina a sistemare, intanto, tu rilassati un po', oggi hai lavorato tanto." sorrise lei andando via, mentre lui rimaneva nell'ingresso a posare i propri oggetti personali dentro l'armadio e s'infilava le ciabatte per stare in casa, dopo di che prese Nabi in braccio per farle altre coccole dirigendosi verso la cucina di Isabel.


Si sedettero entrambi al tavolo e incominciarono a mangiare in silenzio.

Isabel era in attesa che lui aprisse la conversazione e aspettava leggermente confusa e in ansia. Non capiva di cosa lui volesse parlare, ma non sembrava nulla di grave, o le avrebbe detto tutto subito e in fretta.

"Mm... molta buona oggi la cena" disse Win-hoo sorridendo "Vuoi altro vino?"

"Si grazie" disse lei sempre in trepida attesa.

"Ecco a te" disse lui riempiendo il bicchiere e sorridendole dolcemente.

"Win-hoo mi parlerai oppure no?" chiese lei non riuscendo più a sostenere tutto quel silenzio.

"Okay... ti parlo. Senti oggi sono andato da Dashimen a recuperare il telefono e abbiamo parlato" incominciò a raccontare lui con calma.

"Mi odia?" chiese lei titubante, guardandosi per un attimo la mano destra, quella che aveva usato per colpirlo.

"No, pensa che tu lo odi."

"Io non lo odio, e solo che... penso che sia arrivato il momento di prendere le distanze, abbiamo litigato e sono arrabbiata e confusa" tentennò lei per poi bere il suo vino. Ancora non capiva perché fosse tanto arrabbiata con lui, molto probabilmente lo era per diverse ragioni.

"Mmh... allora sto per dirti una cosa, e voglio che tu rimanga calma. Voglio informarti di una cosa, ci tengo. Penso sia giusto, che io ti dica la verità e che tu abbia pieno diritto di decidere cosa fare." Disse lui cercando di essere più serio possibile e anche delicato nel dirle il tutto.

Isabel lo guardò leggermente stranita e poi annuì con la testa, sarebbe rimasta calma ci avrebbe provato, ma aveva un brutto presentimento dentro lo stomaco, come sempre quando si ritrovava a sentirsi nervosa, afferrò la collana tenendola stretta.

"Dashimen mi ha detto il motivo del perché avete litigato." Incominciò a dire lui in modo pacato.


Isabel sgranò gli occhi improvvisamente, strinse di più la collana con la mano destra facendo diventare le nocche leggermente bianche per lo sforzo, la punta della luna che infilzava la sua mano dall'interno era quasi vicino a farla sanguinare. Era già successo che nello stringere la collana si facesse male, era successo talmente tante volte che ormai aveva un caletto e una sorta di piccola cicatrice sul palmo. Continuava a stringere con forza, voleva dire qualcosa a Win-hoo, ma sentiva come se non fosse più capace di parlare, fece segno al ragazzo con la testa di continuare a parlare.


"Mi ha detto che eri fidanzata con Suga dei bts, che tuo padre ti ha minacciato e ti sei dovuta lasciare. Mi ha detto tutto, perché pensa che qualcun altro vicino a te debba sapere la verità per aiutarti in caso lui non ci fosse per questa litigate che avete avuto." Prese un respiro profondo e continuò a parlare con tono serio "Penso che abbia sbagliato: primo a dirmi tutto senza la tua autorizzazione e secondo a passare informazioni a Suga senza chiederti nulla" disse tutto quanto Win-hoo cercando di rimanere calmo.


Isabel lasciò andare la collana che batté sul suo collo leggermente scoperto.

Si guardò per un istante la mano destra assicurandosi che non ci fosse sangue e non trovandolo.

Puntò lo sguardo su Win-hoo che era in silenzio davanti a lei e si aspettava una qualunque reazione, ma Isabel non sapeva come reagire a tutto ciò, lei non sapeva più cosa realmente provasse o sentisse.

Ormai era un misto di rabbia e paura.

Dashimen aveva detto tutto al suo assistente, senza chiedere a lei, senza renderla partecipe.

Di nuovo.

Lui aveva preso scelte senza interpellare.

Tutti prendevano scelte per lei in quel mondo. Tutti decidevano per lei.

Era arrabbiata per questo, lo era sempre.

In particolar modo lo era con se stessa, perché ogni volta che qualcuno decideva al posto suo lei si sentiva troppo in trappolata, così agiva d'istinto trovandosi a scegliere per sé stessa.

Ogni volta che accadeva sbagliava le sue scelte, commettendo una marea errori. Ogni volta che si sentiva soffocare cercava sempre una via di fuga dal più grande divieto che aveva avuto nella sua vita: quello di non poter stare con lui e ciò la portava ogni qual volta ad avvicinarsi a lui.

Era sempre quella la scelta sbagliata che prendeva.

Oltre alla rabbia, aveva sempre e continuamente la paura a tenerla compagnia, paura che le persone al coerente di quel suo segreto fossero troppe.

La nutrice di Giulietta diceva: due persone possono serbare un segreto se soltanto una di quelle lo conosce. Erano troppe le persone al coerente dei suoi segreti riguardanti lui, e il terrore che alla fine tutto il mondo avrebbe saputo di loro era sempre più grande in lei.

Terrore che se ciò fosse si fosse realizzato, suo padre avrebbe fatto sì che le ripercussioni sarebbero state devastanti.


"Se vuoi arrabbiarti o licenziarmi, io capirò, tranquilla. Sono affari tuoi io non avrei dovuto saperli." Disse Win-hoo dato il troppo silenzio proveniente dalla ragazza.

"Non voglio licenziarti!" esclamò lei, non voleva perdere Win-hoo, era diventato indispensabile per lei averlo al suo fianco.

"Ah! Beh ottimo, sono sollevato!" esclamò Win-hoo.

Isabel sorrise timidamente, Win-hoo era l'unica persona che non la faceva sentire arrabbiata anzi, lui aveva preso le sue parti ed era stato onesto, non le aveva tenuto il segreto, l'aveva informata di tutto.

"Sei stato carino a dirmi tutto, immagino che Dashimen ti abbia chiesto di mentirmi" disse lei titubante con tono stanco.

"Si... penso sia questo il problema, Dashimen non ti rende partecipe e prende scelte in tua vece. Io ormai penso di conoscerti, e sono consapevole che hai bisogno di tenere tutto sotto controllo, perché so che non hai abbastanza controllo per via di tuo padre." Provò a dire lui sempre, rimanendo pacato e avendo un tono dolce.

Lei lo guardò con gli occhi lucidi e riuscì a stento a trattenere un singhiozzo.

"Mi spedisce alle Hawaii per mesi da mai madre lo sai, e io non ho avuto voce in capitolo" disse lei tentennando "Mi ha sempre spedito dove lui voleva, dove ero più utile, trattandomi come un oggetto. Non ho controllo, non ho modo di decidere. Posso farlo solo sul mio lavoro perché sono brava e gestisco io. Non posso farlo per altro." Disse lei con la voce rotta.

"Lo so, lo vedo, sono io che cambio l'agenda a seconda degli ordini di tuo padre o di quelli di tuo fratello. Lo faccio minimo due volte al giorno se va bene. È stressante organizzare tutti i tuoi impegni e poi doverli cambiare solo per un capriccio di qualcuno. Non mi sto lamentando. Quello che voglio dire è che se questa piccola cosa è stressante per me, non oso immaginare quanto lo sia per te il fatto che ti ordinano sulla tua vita e prendano decisioni senza neanche informarti." Win-hoo stava cercando in tutti i modi di capire Isabel, e ci stava riuscendo grazie alla sua empatia e al suo osservare tutto in modo silenzioso.

"Non pensavo ti stressasse tanto, io non lo sapevo!" Squittì lei.

"No, buona, quello è lavoro. Va bene così. Non ti devi preoccupare per me, perché il gestirti l'agenda in quella maniera, il saperlo fare so che a te è di grande aiuto, a me piace aiutarti dove posso." Sorrise lui

"Mi dispiace, forse saresti stato meglio a lavorare per il secondo fotografo di Do-yoon. La mia vita è incasinata, e anche pericolosa. Ora che sai di Yoongi sei a rischio, Win-hoo mio padre non deve sapere che sai" disse lei, preoccupata sia per Yoongi ma anche per Win-hoo stesso, aveva il terrore che se la prendesse anche con lui.

"Isabel... non lo dirò a nessuno, e non mi farò beccare da tuo padre. Lui non sa neanche che siamo amici, almeno penso di esserlo. Io ti reputo un'amica oltre che un capo" disse lui incerto.

"Io non posso avere amici, ti direi che sei mio amico, almeno vorrei che tu lo fossi, ma mio padre..." disse lei con la voce rotta, guardandolo dispiaciuta, per lei il ragazzo era suo amico, ma aveva paura ad ammetterlo.

"Capito! Non devi preoccuparti" sorrise lui capendo quanto per lei fosse faticoso e ingarbugliato il tutto.

"Win-hoo, tu e Dashimen siete le due persone che più mi fanno essere me stessa, che sanno che c'è altro oltre la facciata che mostro alla gente" provò a mostrare i suoi sentimenti.

"Lo so, infatti dovresti perdonare Dashimen, lo so che ha sbagliato, ma lui agisce così per proteggerti, ha veramente il terrore che tu lo allontani" Provò ad aiutare Dashimen e a fare da paciere il ragazzo.

"Io .... penso di aver bisogno di tempo, sono ancora arrabbiata, io non so bene cosa pensare. So solo che ho molta rabbia e non lo voglio vedere." Disse lei in modo confuso.

"Immagino che non sappia delle Hawaii?" Provò a chiedere lui.

"No, non lo sa... gli hai detto qualcosa?" Chiese tentennando lei.

"No, nulla... se vorrai lo dirai tu." Disse Win-hoo prendendo di nuovo le sue parti.

"Grazie... ho bisogno di tempo" Provò a dire lei.

"Tutto quello di cui hai bisogno... prendo il dolce ora, ho ordinato anche quello" sorrise lui alzandosi per prendere il dolce lasciandola un attimo tra i suoi pensieri.

"Win-hoo, grazie, non saprei cosa fare senza di te a lavoro e anche nella vita. Veramente grazie" lo fermò un attimo lei.

"Non devi ringraziarmi, sai stare con te e Dashimen mi fa sentire come essere in una famiglia un po' disastrata, ma comunque una famiglia, almeno è migliore della mia" disse che con un sorriso e una risata.

"Le famiglie vere fanno sempre un po' schifo" disse lei alzando un po' gli occhi al cielo.

"Concordo, ti capisco lo sai"

"Si, lo so che mi capisci, Win-hoo da me non verrai mai giudicato e mandato via per quello che sei" disse lei con tono gentile.

"Lo so, per questo preferisco lavorare per te per quanto sia faticoso che nello studio fotografico, Grazie per non avermi licenziato"

"Win-hoo lo farei solo se rischiassi qualcosa per via di mio padre o mio fratello" annuì lei con tono preoccupato.

"Prometto di continuare ad avere un profilo basso, non devi preoccuparti di questo, vado a prendere il dolce, va bene ?" chiese lui.

"Si va benissimo" sorrise lei gentile.

28 FEBBRAIO 2017

Isabel stava camminando in un posto poco illuminato fatto di parecchi corridoi e di saracinesche sui muri, una sorta di magazzino al quanto angusto, che si trovava nella periferia di Seul.

Un posto dove tutto poteva sparire, dove si potevano nascondere le cose. Poteva essere un posto, dove nascondere un cadavere e nessuno se ne sarebbe mai accorto.

Con passo svelto continuò a camminare tra i vari corridoi, affrettandosi per raggiungere il punto d'arrivo.

Essere lì da sola la faceva sentire leggermente in ansia. Era stata in quel luogo soltanto un paio di volte e sempre con una persona.

Continuò a camminare, con solo la musica a tenerle compagnia nelle orecchie, a volume tanto alto così da impedire i pensieri di andare oltre.

Nel mezzo del vasto oceano

una balena parla sommessamente e solitariamente

non importa quanto urli, il fatto che (i suoi urli)

non raggiungano nessuno

la rende così profondamente solitaria

che silenziosamente chiude la sua bocca.

Ora beh, non mi interessa

Quando è solo quella cosa chiamata

Solitudine a fermarsi al mio fianco,

sono diventato del tutto solo,

un lucchetto pieno di solitudine.

C'è chi dice "Bastardo, sei diventato una celebrità"

Ah, fanculo quello, si beh, e allora?

Nessuno rimane al mio fianco, sto bene così.

Queste parole dette così facilmente a me stesso,

rapidamente si trasformano in un muro.

La solitudine stessa diventa qualcosa di visibile.

Anche se i miei respiri sono bloccati

Dato che sono confinato in quel muro,

vado verso la superficie dell'acqua sopra (di me)

Hey Oh Oh Hey Oh Yeah

Balena solitaria, solitaria, solitaria

Cantando da sola in questo modo

Anche una remota isola solitaria

come me può risplendere?

Balena solitaria, solitaria, solitaria

prova a cantare così ancora una volta,

finché questa canzone, che non ha risposta

raggiunga il domani.

Basta, basta tesoro,

basta, basta

Un messaggio senza fine

raggiungerà qualcuno un giorno?

Ovunque, anche dall'altra parte del pianeta?

Basta, basta tesoro,

basta, basta

Anche le balene cieche

saranno in grado di vedermi.

Anche oggi, canto

Sola era anche lei come quella balena solitaria, urlava dentro di sé e nessuno era in grado di capire, nessuno era un grado di sentire.

Si era stancata per il tanto urlare, sperava che qualcuno si accorgesse del suo dolore, ma nessuno aveva mai sentito quelle sue urla.

Aveva deciso di non urlare più, si era chiusa la bocca, aveva perso la speranza, perché nessuno si sarebbe accorto di lei.

Era immersa in una solitudine, che la inghiottiva sempre di più.

Una solitudine fatta di muri che si avvicinavano a lei sempre di più per tenerla sempre più in gabbia, che diventava sempre più piccola fino a farle perdere le capacità di respirare.

Era sola.

Lo sarebbe sempre stata.

Non era in grado di avere nessuno nella sua vita.

Era destinata a dover rinunciare alle persone.

Dolore urlato e non capito. Nessuno poteva capire.

Arrivò alla saracinesca che avrebbe dovuto raggiungere, aprì il tastierino numerico, digitò il pin.

Aveva il viso umido, mentre ascoltava la musica, ormai piangeva senza neanche farci caso.

S'infilò dentro la stanza, accese la luce e aspetto di essere chiusa dentro.

Si avviò con passi leggeri verso il centro della stanza si sedette a terra e singhiozzò.

Si fermò a osservare quello che aveva davanti a sé, continuando a piangere.

C'erano quadri, tanti quadri che illustravano l'amore.

L'amore con tutte le sue sfumature, l'amore fatto di anime diverse, di corpi diversi, colori diversi, età differenti.

Amori che non facevano discriminazione, amori ciechi che sapevano guardare oltre il tutto.

Non sapeva se gli amori illustrati su quelle tele avevano avuto dei lieti fine.

Sapeva per certo che due non l'avevo trovato.

Uno di quelli amori illustrati aveva trovato solo la morte nel suicidio, entrambi avevano preferito morire, perché vivere senza l'altro era troppo doloroso, insopportabile.

L'altro avrebbe voluto avere un lieto fine, ma si ritrova in un limbo, ed era lì che urlava, senza essere sentito da nessuno.

Urlava mentre cercava la via per uscirne, una via ancora annebbiata, fin troppo lontana, invisibile agli occhi. Probabilmente quella via che avrebbe dovuto portare al lieto fine neanche esisteva, ma quell'amore era forte e continuava a battere nel cuore di quella coppia, che ormai viveva divisa da tre anni.

Continuava a lottare, a dimenarsi, a urlare pur non essendo udito da nessuno.

Era arrivato il momento, non sapeva perché, ma era arrivato il momento di mostrare quei dipinti al mondo intero. Era arrivato il momento di urlare che l'amore era la cosa più preziosa al mondo, che l'amore rimaneva, anche se andava via.


01 MARZO 2017

Isabel si trovava nella suite privata dell'hotel era seduta a un tavolino privato e con Win-hoo era intenta a bere e organizzare la partenza e la spedizione dei dipinti di Do-yoon in America così da organizzare una mostra.

Si trovavano in una stanza dove: c'era musica e gente allegra che beveva ma erano entrambi concentrati sui loro laptop, riuscivano a lavorare in modo meccanico malgrado tutto il rumore circostante.

Sembrava come se ciò che era intorno ai due ragazzi non desse per niente per niente fastidio.

Un dipende dell'hotel si avvicinò al loro tavolo indeciso se interrompere quel momento lavorativo o no, si poteva notare da distanza quanto fossero entrambi concentrati sul proprio lavoro.

"Ehm... signorina Kim" Provò a chiamare il ragazzo, Win-hoo alzò la testa dal suo laptop e poi diede un colpetto a Isabel.

"Mmh" rispose la ragazza.

"Ti chiamano" disse Win-hoo per poi sorridere cordiale al ragazzo di fronte a lui. Isabel prese il telefono per controllare la chiamata.

"Nessuno mi sta chiamando" disse mostrando il telefono al ragazzo.

"Ehm, lui ti stava chiamando" disse Win-hoo trattenendo una risata per via dello sguardo confuso della ragazza, per poi indicare il giovane fermo vicino a lui che attendeva.

"Oh!" Esclamò sorpresa guardando il ragazzo.

"Dimmi pure"

"Mi dispiace doverla disturbare, ma chiamano dalla reception ci sono dei problemi nella hall." Disse a disagio il ragazzo.

"Grazie per avermi avvertito, avvisa che arrivo subito di sotto" disse lei gentile.

"Salva tutto e poi raggiungimi, finiamo di lavorare in una stanza" disse rivolta a Win-hoo che annuì tranquillo prendendo il tablet della ragazza per poter continuare a lavorare.

Isabel si alzò tranquilla e si diresse verso l'uscita della suite.


Isabel non aveva fatto neanche in tempo a parlare con l'addetto della reception, che appena era arrivata nella hall aveva già capito quale fosse la problematica e il perché l'avessero chiamata.

Rimase per un attimo immobile a contemplare il disastro davanti ai propri occhi, cuscini per terra, una lampada rotta e alcuni ragazzi che stavano saltando sui divani.

Isabel guardò gli amici di suo fratello scuotendo il capo: piccoli viziati, che non avevano un minimo di educazione, pronti a prendersi tutto quello che volevano.

Si avviò con ampie falcate verso la causa di quel disastro nel suo hotel, davanti alla reception c'era suo fratello che importunava il ragazzo urlando e gesticolando come un pazzo.

"Che cosa fai qui?" Disse tra i denti Isabel alzando il tono di voce per farsi udire.

"Sorellina!" Esclamò con finta allegria lui, per poi guardarla con uno sguardo avido.

"Che cosa fai qui?" Chiese di nuovo lei assottigliando lo sguardo.

"Volevamo unirci ai tuoi party segreti, ma non ci fanno passare!" Disse arrancando verso di lei che si trovava vicino al bancone e che con una mano tamburellava sul legno, infastidita dalla situazione.

"Fammi entrare!" Esclamò alitandole in faccia.

"Aigoo puzzi di alcool." Storse il naso lei infastidita, fece dei passi indietro per evitare il contatto troppo ravvicinato, lui per risposta si avvicinò di più a lei intrappolandola contro la scrivania e incominciò a ridere.

"Chiama la vigilanza" disse rivolta all'addetto della reception che eseguì il comando immediatamente.

"Non puoi farlo! Sono tuo fratello!" Esclamò lui appoggiando le mani sulla scrivania e intrappolandola del tutto.

Lei rimase impassibile a quel gesto abituata ormai al quel suo modo di fare, provava sempre a intrappolarla e le urlava vicino alla faccia, perché pensava di incutere paura o di far risaltare il suo potere su di lei.

Isabel però non aveva alcuna paura di lui, e non gli avrebbe permesso di avere potere su di lei.

"Hai due alternative, o prendi i tuoi amici e andate via sulle vostre gambe o la mia vigilanza che sta arrivando vi lancerà fuori da qui." Disse lei pacatamente, mentre si sentiva il rumore di un qualcosa fatto vetro che si andava a frantumare sul pavimento.

"Decido io quando è il momento di andare via!" Soffiò lui in faccia a Isabel.

"Allontanati da lei!" Urlò Win-hoo arrivando con la sorveglianza.

"Di ai tuoi uomini di non darmi fastidio" disse lui afferrandola per la vita e stringendo la presa avvicinandosi al suo orecchio.

Isabel sgranò gli occhi, quella situazione sarebbe degenerata a breve, se lo sentiva, non aveva mai visto suo fratello in quello stato. Le stava dando fin troppo fastidio sentirsi bloccata in quella presa, mentre sentiva gli schiamazzi degli amici di lui.

"Mollami!" Urlò lei cercando di divincolarsi, non poteva colpirlo lì in mezzo alla Hall c'erano troppe persone a guardare la situazione.

"No, tu non hai capito che sei in mio potere, posso usare anch'io il tuo idol per minacciarti e sappiamo entrambi: che quando si tratta di lui diventi buona come un agnellino" rise lui al suo orecchio con voce bassa in modo che solo Isabel sentisse la minaccia.

Isabel s'immobilizzò, Yoongi sarebbe stato sempre il suo punto debole, sempre la sua kryptonite, non sarebbe mai riuscita a ribellarsi.

Ora anche il fratello lo usava contro di lei.

Rimase immobile tra le grinfie del fratello con il caos che regnava intorno, gli amici di lui ubriachi, che stavano pian piano distruggendo il suo hotel.

"Sung-ju che stai facendo?" Chiese un ragazzo apparendo dall'ufficio di Chin-hae con l'uomo al suo fianco che guardava sconvolto il devasto della sua hall.

"Che diavolo sta succedendo nel mio hotel!" Urlò Chin-hae talmente tanto da

far tremare quasi le pareti. I tre amici di Sung-ju si bloccarono spaventati.

"Noi volevamo salire al party!" Esclamò uno di loro ondeggiando e cadendo a terra poi.

"Sung-ju... lascia quella ragazza." Disse il ragazzo con gli occhi puntati ancora su Isabel intrappolata per la vita, Sung-ju si voltò per guardare un attimo chi lo avesse chiamato, ma rimanendo attaccato a Isabel.

"Chung-hee! Da quanto tempo!" Sorrise il ragazzo biascicando il nome.

"Lascia la ragazza" disse con rabbia.

"Non le sto facendo nulla, lei è la mia sorellina adorata! Forse l'hai conosciuta, te la ricordi? É cresciuta tanto" disse con voce squillante tenendo ancora stretta Isabel per la vita e stampandole un bacio tra i capelli.

Isabel si sentì improvvisamente disgustata da quel modo di fare e dall'essere intrappolata in quel modo da lui, suo fratello che un tempo considerava solo idiota, da un paio di mesi stava incominciando a considerarlo disgustoso e viscido.

"A me sembra che siate tutti un po' ubriachi e state dando fastidio." Rimproverò Chung-hee, guardandolo con rimproverò e osservando la ragazza che era ancora immobile e aveva una faccia decisamente schifata.

"Ah no! Ci stiamo solo divertendo! No Isabel!" Rise all'orecchio di lei.

Isabel provò di nuovo a divincolarsi, ma continuava a essere braccata da lui. Guardò Chin-hae in cerca di aiuto, era lì e l'avrebbe aiutata, non avrebbe rischiato nulla.

Chin-hae guardò il ragazzo vicino a lui "O la liberi tu o lo uccido io, se non toglie le mani da sopra la mia collega." Disse con rabbia l'uomo.

"Tu chiama una macchina, io mi occupo di lui" disse il ragazzo e si avvicinò a Jung-ju.

"Sei ubriaco, Lasciala le fai male" disse il ragazzo in modo minaccioso, Isabel era ferma e guardava con curiosità il nuovo ragazzo, non sapeva chi fosse o perché avesse tanto ascendente sul fratello che aveva appena mollato la presa su di lei e l'aveva finalmente liberata.

"L'ho lasciata!" disse Sung-ju alzando le mani in aria e incominciando a sbuffare.

"Ora andate via, o chiamo tuo padre, direi che non vuoi un altro scandalo, ne hai fin troppi." Disse il ragazzo con tono pacato.

"Aigoo, Chung-hee! Tu non sai proprio cosa sia il divertimento!" si lamentò Sung-ju.

"Io penso che abbiamo due modi diversi di divertirci. Ora tu lasci quest'albergo e torni a casa da tua moglie, direi che è il caso." Disse scuotendo il capo davanti a quella situazione decisamente imbarazzante.

Isabel prese le distante dal fratello e continuando a guardare la situazione incuriosita, Win-hoo si accostò a lei nel mezzo della confusione.

"Andiamo in una stanza, se la sbrigheranno loro" disse prendendola per un braccio.

Isabel annuì con lo sguardo fisso ancora sul ragazzo che aveva preso per il braccio suo fratello e lo stava trascinando lontano da lei.

Aveva qualcosa di familiare, pensava di averlo già visto da qualche parte ma non sapeva bene dove. Inclinò la testa leggermente incuriosita specie per via della calma che l'aveva invasa appena aveva sentito la sua voce richiamare il fratello, qualcosa in lui le comunicava protezione e che non fosse un nemico. Si lasciò trascinare da Win-hoo via in un posto più tranquillo, avrebbe indagato su chi fosse il misterioso ragazzo arrivato a salvarla dalle grinfie del fratello.

Angolo autrice:

Bene questi capitoli sono sempre più dei parti ahaha

Capitolo che continua con Win-hoo e aiuta un po' i più a capire Isabel che è sempre in un momento di crisi, la troviamo però più tranquilla e dolce con il suo assistente. Uno dei grandi problemi della ragazza è appunto che tutti prendano scelte per lei e le nascondono le cose. Odia i segreti come odia comunque il fatto di avere lei il segreto più grande verso Yoongi. Lei comunque continua a vivere in questa solitudine, anche se ha Win-hoo e Dashimen questo non cambia il come si sente e il fatto che l'unica persona che non la faccia sentire sola sia colui che non può avere.

Continua ad essere depressa, ha dei momenti che sembra stare meglio ma lei è in continuò Down.

Tornano i dipinti della mostra che Do-yoon voleva fare! Do-yoon è sempre un colpo al cuore per me!

La canzone è Whalien 52 dei bts, comunica alla perfezione come lei si senta.

Ultimo pezzo capirete più avanti o forse no! 

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