CAPITOLO 48: PTSD


CAPITOLO 48: PTSD

25 FEBBRAIO 2017 22:00

Era sera, ed Isabel si trovava a camminare per l'hotel diretta all'appartamento di Dashimen, il giorno dopo sarebbe dovuta partecipare a un meeting in Hotel e preferiva dormire da lui che in una camera d'albergo. Si sentiva un po' insicura ad andare dal ragazzo, dato gli ultimi giorni d'assenza. Erano giorni che non si incontravano e sentiva la sua mancanza.

Sentiva come se Dashimen la stesse un po' evitando, preoccupata da ciò ne aveva anche parlato con Chin-hae per essere sicura che andasse tutto bene, l'uomo le aveva riferito che Dashimen stesse solo svolgendo un lavoro per l'attività investigativa che aveva e che per questo era poco raggiungibile.

Isabel arrivò davanti all'appartamento del ragazzo e come sempre entrò senza neppure bussare.

Chiuse la porta alle sue spalle, e guardò con sguardo criptico Dashimen che era spaparanzato sul divano in tutta tranquillità.

"Sei di nuovo ubriaco?" chiese lei, facendo notare la sua presenza nell'appartamento.

"No, non lo sono" rispose il ragazzo stiracchiandosi sul divano, senza dare importanza al fatto che lei fosse entrata senza permesso, ormai era anche abituato al suo modo fare in casa propria.

"Serie tv?" chiese lei mentre si toglieva le scarpe e poi si avviava verso il divano.

"No, al dire il vero mi ero appisolato" disse sbadigliando e stiracchiandosi per bene facendo scricchiolare le ossa, per via del rumore Isabel arricciò leggermente il naso infastidita.

"Ti dispiace se rimango qui a dormire? Se non vuoi vado in una stanza sopra, domani ho un meeting qui in albergo, è un po' inutile tornare a casa" trillò lei per poi dirigersi verso il divano.

"Come mai tanto gentile? Come mai chiedi il permesso?" chiese lui voltandosi a guardarla sospettoso da quel modo di fare.

Lei lo fissava con lo sguardo penetrante come a volergli leggere dentro, non lo faceva quasi mai, però quelle rare volte che lo guardava così, lui si sentiva senza alcuna protezione.

"Sei sparito in questi giorni, ti ho chiamato un paio di giorni fa e non mi hai richiamata, mi hai scritto solo che eri impegnato con del lavoro. Eh...boh non lo so, pensavo fossi stanco, o non mi volessi tra i piedi" disse lei con un'alzata di spalle, cominciando a dondolare da un piede all'altro, leggermente nervosa, distolse lo sguardo, guardandosi i piedi.

"Periodo un po' stressante, scusa. Non ti sto evitando se è quello che pensi" disse lui grattandosi leggermente il naso d'istinto. "Perché non ti siedi?" Chiese lui osservando il disagio della ragazza.

"Ti gratti il naso quando menti lo sapevi?" disse lei con voce soffice sedendosi subito dopo.

"Non ti sto mentendo" trillò lui mentendo di nuovo, stava per grattarsi il naso di nuovo, ma si fermò improvvisamente dato il suo commento.

"Posso rimanere qui?" chiese di nuovo lei per poi sporgersi a prendere il telecomando del televisore cambiando canale, indecisa su cosa guardare, lui annuì con un verso e poi passo un braccio sulla spalla della ragazza per poterla abbracciare.

Calò il silenzio tra di loro, lei cercava di trovare un qualche programma da guardare in televisione, mentre lui rimaneva tranquillo tenendola stretta, osservandola di tanto in tanto, sembrava annoiata e anche piuttosto triste.

Dashimen si grattò leggermente il mento con la mano libera, cercando di decifrare il modo strano di comportarsi di lei.

"Sembri triste" sussurrò al suo orecchio, per poi lasciarle un leggero bacio sulla tempia.

"Anche tu, c'entra il cucciolo di unicorno?" chiese lei accoccolandosi di più verso di lui.

"Forse, non lo so. Periodo un po' così" fece spallucce lui, cercando di evitare di parlare di ciò, non voleva pensare a Hoseok, che Isabel insisteva a chiamare cucciolo di unicorno, poiché conosceva il reale nome.

"Chin-hae mi ha detto che stai lavorando per un caso" disse lei intuendo che lui non voleva parlare dei vari problemi di cuore, "Ti va di parlarmene? Forse posso aiutarti" chiese in modo gentile.

"Non ti basta il lavoro che fai? Vuoi fare anche il mio ora?" Disse lui con una risata, cominciando a darle fastidio toccandole il fianco, facendola saltellare leggermente sul divano per via del solletico.

"Okay.. non vuoi parlare neanche di ciò" alzò gli occhi al cielo lei "Volevo solo darti un aiuto" borbottò lei leggermente imbronciata.

"Tu pensi al tuo di lavoro, io al mio... sbaglio o qui non si parlava di lavoro e di problemi?"

"Giusto è casa mia il luogo dove puoi urlarmi contro" fece dell'ironia lei.

"Non mi sembra che nell'ultimo periodo io mi stia arrabbiando con te " la guardò lui con un sopracciglio rialzato.

"Si, perché non ci vediamo mai, e se ci vediamo. Beh non parliamo" rispose lei con ovvietà.

"Pensavo ti andasse bene, di solito sei tu che mi salti addosso per evitare un discorso" sogghignò lui dandole poi un bacio vicino alle labbra e cominciando ad accarezzare la schiena.

"Questa volta mi sembra che lo voglia fare tu" Lei si voltò a guardarlo dritto negli occhi e lui ricambiò lo sguardo d'intesa e lei lo baciò.

Incominciarono a baciarsi con foga, ormai si conoscevano bene da sapere perfettamente come muoversi in quell'atto, conoscevano tutti e due i loro punti deboli, e sapevano perfettamente come far perdere la testa all'altro, sapevano come utilizzare quell'alchimia tra di loro in modo tale da spegnere il cervello e non pensare ai propri problemi.


Avrebbero dovuto parlare tra di loro, ma entrambi non avevano il coraggio.

Isabel avrebbe dovuto dirgli dei suoi problemi con il fratello, che continuava ad infastidita ed a minacciare in modo velato, aveva rischiato più di una volta di prenderlo per il collo e strangolarlo ma si era limitata poiché si trovava sempre circondata da qualcuno. Avrebbe dovuto dire tutto a Dashimen prima che lo facesse Win-hoo, ma aveva paura della reazione che avrebbe potuto avere il ragazzo. Avrebbe anche dovuto riferirgli che sarebbe dovuta partire per le Hawaii, ma aveva il timore che lui non la volesse accompagnare. 

Sapeva che qualcosa non andava e che Dashimen aveva incontrato il magico unicorno e pensava che molto probabilmente lui fosse anche impegnato a risolvere la propria situazione d'amore.

Forse Dashimen ci sarebbe riuscito e questo avrebbe comportato un nuovo cambiamento nel loro rapporto e in tutta onestà lei non era pronta a ciò.


Dashimen si sentiva completamente in colpa specie dopo essersi visto da solo con Yoongi a casa sua. Il rapporto creatosi con il rapper era strano, sembrava una sottospecie di amicizia, avevano Isabel a come collegamento e anche Hoseok. Yoongi era il migliore amico del ballerino, e lui d'altro canto era quello di Isabel.

Anzi era più di un amico per la ragazza, entrambi avevano un legame così stretto e intimo, un legame che non pensava che avrebbe mai potuto creare con qualcuno. Voleva considerarla una sorella, ma in fin dei conti non lo poteva fare, poiché entrambi andavano a letto insieme e ormai anche con regolarità.

Avrebbe dovuto fermare quel loro modo di fare, doveva mettere una fine a tutto ciò, gli stava diventando difficile stare accanto ad Isabel, avendo quel segreto con lei e sapendo quanto amore ci fosse ancora da parte di Yoongi.


"Isabel fermati, un attimo" disse Dashimen improvvisamente il volto di Yoongi si palesò nella sua testa, ormai era diventato troppo amico al ragazzo l'aveva sentito parlare di Isabel e di quanto fosse innamorato di lei.

Non poteva farlo.

Non riusciva a continuare a baciarla e a fare qualcosa di più.

Si staccò da lei che lo guardò stupita dal quel gesto improvviso.

"Perché? Cosa c'è che non va?" chiese lei confusa.

"Dobbiamo parlare" disse lui serio, poggiandole le mani sulle spalle per tenerla lontana da lui.

"Aigo, è successo qualcosa? Stai per rimproverarmi per qualcosa? Pensavo che ormai risolvessimo così " disse lei aggrottando la fronte, sempre più confusa nel vedere in Dashimen la fretta di fermare tutto e parlarle, qualcosa non andava lo percepiva da giorni.

"No, non è questo. Non voglio rimproverarti per qualcosa. Penso che dovremmo smetterla" disse lui sempre con sguardo impassibile.

"Smetterla? Smettere cosa?" chiese lei guardandolo malo modo estremante confusa, avevano passato l'ultimo mese a incontrarsi in orari più strani e a fare sesso di continuo.

"Di andare a letto" disse lui in modo secco e diretto, quasi tagliente.

"Aigoo avevi detto che andava bene, ritornare a farlo. Ora che altro problema ti stai facendo?" sbuffò lei irritata, incrociando le braccia sotto il seno e con il volto arrossato.

"Penso solo che così non funzioni" disse lui tentennando, il sesso nell'ultimo mese era stato incredibile, ma dopo si sentiva sempre più in colpa e aveva bisogno di altro sesso per dimenticare. Fare sesso stava diventando una cosa malsana e ossessiva per sfuggire a tutti i problemi che aveva, si stava rendendo conto che non era la cosa più giusta da fare. Non poteva essere amico di Yoongi se poi si portava il suo amore al letto.

"Ti sei innamorato?" chiese lei spalancando la bocca e staccandosi da lui, mettendosi a sedere sul divano guardandolo scioccata. Non capendo quel repentino cambio di rotta, era del tutto in uno stato di confusione, quasi vicina al panico.

"No, perché tu si?" boccheggiò guardandola con orrore nel volto.

"No, il nostro rapporto è abbastanza chiaro. Non capisco perché vuoi smettere allora?" chiese lei sempre più confusa, avvicinando le gambe al petto e abbracciandole, appoggiando la testa su di esse.

"Perché devo dirti una cosa, e ti arrabbierai molto, ma proprio non posso più mentire" disse lui affranto, non poteva baciarla di nuovo, solo toccarle le labbra gli veniva in mente lo sguardo innamorato e affranto del rapper.

"C'entra mio padre? Ti ha scoperto?" chiese lei sbarrando gli occhi, pensando che solo quella poteva essere una ragione a quel cambio d'idea così improvviso.


Suo padre l'aveva scoperta, ed era per quello che la stava mandando alle Hawaii, lontana, era come se la storia si stesse per ripetere, la paura la incominciò a invadere.

Strinse di più la presa sulle sue ginocchia che teneva ancora ancorate al petto.

Aveva lo sguardo vuoto e la mente altrove.

Non poteva affrontare tutta la storia, non di nuovo, non poteva perdere anche lui, no, per via di suo padre.

Non poteva affrontarlo di nuovo.

"Isabel?" Chiamò Dashimen tentennando, ma sembrava come se la ragazza fosse assente per un momento lontano con i suoi pensieri.

Si avvicinò a lei e le afferrò una mano che stringeva il ginocchio con forza, provando a farle mollare la presa.


"Isabel?" Richiamò lui cominciando ad accarezzarle la mano e prendendo anche l'altra.

Finalmente il contatto sembrò farla tornare alla realtà.

"Tuo padre non ci ha scoperti, va tutto bene!" Esclamò lui con voce squillante.

"Allora cosa c'è che non va?" Tentennò lei non del tutto sicura che tutto andasse bene.

"Io Ehm..." tergiversò lui

"Hai risolto con l'unicorno? Perché se è così, va bene, basta dirmelo, io capirò e finiremo qui" se il motivo non era suo padre, allora doveva essere per forza quello, Dashimen era riuscito a risolvere o stava per farlo. Non era pronta al cambiamento, ma era meglio che avvenisse per via di un unicorno e non di suo padre.

"No, non è questo" disse lui con la bocca impastata, gli mancava la saliva, sentiva tutto estremamente secco in bocca.

Doveva dirlo, era il momento per farlo.

"C'entra Yoongi" disse lui guardandola colpevole.

"Cos' è successo?" chiese lei, staccandosi dalle sue gambe e mettendo più distanza, dal ragazzo appoggiando le spalle contro il bracciolo del divano.

La sua mano andò istintivamente al suo collo per afferrare la sua collana, che non trovò, ricordandosi che se l'era tolta e riposta nella borsa.

Lo faceva sempre prima di fare sesso, toglieva quel peso dal suo collo, come se così poteva per un attimo distaccarsi mentalmente da Yoongi.

"Nulla di grave, ma l'ho incontrato. Ora ti prego non arrabbiarti cerca di rimanere calma e ascoltami" disse lui mettendo le mani davanti a sé, in sua difesa.

"Hai incontrato Yoongi? Perché com'è possibile?" chiese lei boccheggiando, non capiva cosa lui stesse tentando di dirle, non capiva come fosse possibile una cosa del genere, cosa c'entrasse Yoongi tra loro due.

"Do-yoon ha lasciato alcuni recapiti al tuo ex" disse lui sospirando, consapevole di una sua possibile esplosione.

"Non lo chiamare Ex" disse a denti stretti, una fitta al cuore invaderla.

"Okay, ha lasciato alcuni recapiti a Suga, va meglio il suo nome da Idol?" provò a chiedere lui in modo gentile.

"Si, va meglio" disse lei piccata, alzandosi in piedi e prendendo le distanze dal ragazzo.

"Okay, Suga ha usato il numero di mio zio, voleva un investigatore...." Incominciò a spiegare il tutto il ragazzo, ma fu subito interrotto da lei che lo guardò con lo sguardo colmo di paura.

"Per? È nei guai? Sta bene?" chiese con fretta, un brivido inquietante la percorse per tutta la schiena, paura che qualcosa potesse essergli successo.

"Si sta bene! Smettila di interrompermi, voleva informazioni su di te!" esclamò lui in panico.

"Cosa?" boccheggiò lei "Perché? Cosa?" era in panico.

" Beh è colpa tua." Rispose lui con ovvietà.

"Ma è fidanzato!" Esclamò lei alzando gli occhi al cielo, il panico incominciava a scemare lasciando spazio allo stupore, lui la cercava ancora, lui aveva chiesto un investigatore per avere informazioni su di lei.

Dopo tutto quel tempo, dopo come lei si fosse comportata, dopo la lettera che gli aveva scritto con cattiveria, lui era ancora lì ad aspettarla, a cercarla.

"Si, è fidanzato con Suran, ma rimane innamorato di te, anche tu vieni a letto con me, e sei andata con altri uomini. Rimani innamorata" disse lui cercando un modo di farla ragionare.

"Cazzo! Cazzo! Cazzo!" Urlo lei sbattendo i piedi a terra, lui non doveva essere ancora innamorato di lei, lui avrebbe dovuto vivere la sua vita.

Sapeva che era colpa sua se Yoongi continuava a cercarla, non si sarebbe, mai dovuta presentare all'agenzia a gennaio, non avrebbe mai dovuto incontrare Namjoon o parlare con Jungkook, non sarebbe neanche dovuta andare al diploma del più piccolo.

"Isabel calmati!" urlò lui alzandosi a sua volta, lei lo fulminò con lo sguardo.

"Sei andato da lui? Tu? Perché non Chin-hae? Perché gli avete detto di si?" incominciò a fare una serie di domande.

"Chin-hae e co proprietario dell'hotel con te, io risulto anonimo. Abbiamo pensato che fosse meglio che andassi io." provò a spiegare lui.

"Perché diavolo sei andato da lui! Perché? Mi dici di stare lontana, di chiudere con il mio passato e tu lo vai a trovare! Perché avete detto di sì alla richiesta di Yoongi! Perché vi siete intromessi!" Urlò lei non riuscendo a credere a quella situazione.

Lui sbuffò tornando a sedersi sul divano mentre la osservava, sapeva che avrebbe dato di matto.

"Dici che devo liberarmene come faccio? Come pensi che possa fare con tutte queste vicende!" continuò a urlare lei.

"Hai finito di urlare?" Disse lui mentre aspettava che la crisi di nervi scemasse.

"No! Ho appena incominciato!"

"Okay. Continua pure" disse lui con tono piatto.

"Quando fai così mi fai infervorare molto di più!"

"Aigoo..." sbuffò lui sul divano mentre lei continuava a fare avanti e dietro come una trottola impazzita.

"Perché?" Urlò poi lei voltandosi di scatto verso di lui.

"Perché meglio che siamo noi a comunicargli informazioni che qualcun altro.. non poteva andare mio zio, quindi sono andato io"

"Quando? Quando sei andato? Da quanto va avanti questa storia?"

"Da un po'... circa un mese" disse secco "Se non ti siedi e ti calmi non ti dico nulla" disse sempre con tono secco e fermo, aspettando che si sedette per ascoltare tutto, Isabel era ferma davanti a lui i pugni stretti e lo guardava con gli occhi assottigliati.

"Ti calmi e fai in modo che io ti spieghi?" chiese lui di nuovo.

Lei lo guardò con astio, poi annuì e tornò a sedersi sul divano, incrociò le braccia al petto, sbuffò, tornò a guardarlo e gli fece segno di spiegare tutto.

Dashimen aveva appena finito di raccontare tutto a Isabel, ogni piccolo dettaglio, anche il fatto che aveva lavorato per i bts per aiutare Jungkook, aveva deciso di raccontarle anche di ciò con la speranza che lei si calmasse un pochino.

Lei era rimasta in silenzio, annuendo di tanto in tanto, faceva domande per avere più informazioni e lui rispose a tutto.


Aveva veramente raccontato tutto, omettendo di lui e Hoseok. Sarebbe stato il momento giusto, ma non era riuscito ad ammettere quanto realmente stesse male per il ragazzo e che le aveva mentito da quando l'aveva conosciuta.

La realtà era che quando Do-yoon al tempo gli aveva detto che avrebbe dovuto conoscere Isabel, guadagnarsi la sua fiducia e indagare su di lei, lui l'aveva unicamente fatto per via del nome e cognome della ragazza e per capire se fosse la stessa che l'aveva aiutato a Chicago, dandogli la scimmietta porta soldi.

Aveva anche avuto il sospetto che potesse essere la stessa ragazza amica di Hoseok.

Tutti i suoi sospetti si erano subito risolti, appena aveva avuto modo di fare le varie ricerche e aveva trovato tutte le foto di Isabel con il gruppo.

Nel periodo in cui era stato molto amico di Hoseok, aveva sentito parlare della ragazza talmente tante volte, e ne era stato molto incuriosito.

C'era stato un giorno in cui lui avrebbe dovuto raggiungere tutto il gruppetto di lui con anche lei al seguito in sala giochi.

Ricordava bene quel giorno, era rimasto fuori la sala giochi ad osservare il gruppo e li aveva visti tutti così allegri e affiatati, non era riuscito ad entrare, non aveva avuto il coraggio di unirsi a loro, si era sentito troppo fuori luogo e non adatto a quel gruppo.


In quel momento in silenzio su quel divano con lei imbronciata vicino a lui, si sentiva di nuovo come in quel giorno, completamente inadatto.

Non si sentiva una bella persona, non aveva mai creduto di essere una buona persona, aveva un passato burrascoso, ed era incapace di affezionarsi alle persone, lui era capace solo di soffrire e far soffrire gli altri.

"Forse è meglio se vado via" disse Isabel dopo un silenzio durato fin troppo.

"Mi dispiace, ti ho raccontato tutto, cerca di capire la situazione" provò a scusarsi di nuovo Dashimen.

"Io capisco, che è meglio che vada tu da loro, ma andare da lui chiacchierare, essergli amico.... No, non posso capirlo... Dashimen io no, non ce la faccio. Sono arrabbiata, lo sono tanto. Ho bisogno di allontanarmi da te." Disse a denti stretti mentre cercava di rimanere calma e non urlargli contro di nuovo.

"Isabel... io non potevo dirgli di no" disse lui supplice provando a prenderle una mano, che lei scostò.

Isabel guardava un punto indefinito della stanza, proprio non riusciva a guardarlo negli occhi.

"Isabel..." Provò a richiamare lui.

"No. Non è giusto mi dici di evitarlo e poi tu invece diventi suo amico, con questo dargli informazioni su di me fai solo danni, gli dai la speranza che io un giorno possa tornare da lui. Lui dovrebbe smetterla. Ha una fidanzata, dovrebbe pensare a lei. Non continuare a vivere nel passato, nel nostro passato. Non lo può fare. Non voglio questo per lui!" Urlò lei a pieni polmoni alzandosi di scatto dal divano.

Guardò Dashimen scuotendo il capo, in segno di diniego.

"Continuerebbe a pensare a te con o senza le mie informazioni, lo sai benissimo! Vivete insieme nel passato." provò a dire lui con voce lieve.

"Così è peggio! È continuamente informato della mia vita! Non dovrebbe esserlo" esclamò lei.

"Perché invece tu dovresti esserlo? Anche tu stai sempre a cercare informazioni su di lui, sei tornata loro fan per questo, per avere le informazioni. Fate le stesse cose!" incominciò ad alzare il tono di voce anche Dashimen.

"Non paragonare me a lui! Lui può vivere, io no, non posso essere libera, lo sai anche tu! Lui potrebbe portare avanti la storia con Suran crearsi un qualcosa."

"Potresti farlo anche tu un domani!"

"Con chi? Con il riccone che mio padre mi obbligherà a sposare? Sai cosa accadrà? Che quando finirò in un matrimonio combinato, tutto finirà anche il nostro rapporto." sputò lei fuori con rabbia.

Era così e lei ne era al corrente, per quanto provasse ad organizzare un piano contro suo padre per riacquistare la libertà, sapeva che il fallimento poteva essere dietro l'angolo.

"Non essere stupida! Il nostro rapporto non finirà mai, io non lo permetterò! Poi abbiamo un piano! Il tuo libro!" esclamò lui.

"Aigoo! Il mio libro non aiuterà a nulla, io lo so benissimo! Pensi realmente che io possa vincere? Sei un illuso, come sei un illuso a pensare che il nostro rapporto non finirà mai!" esclamò lei sotto lo sguardo scettico di lui.

Dashimen rimase immobile, non pensava che Isabel avesse realmente così poche speranze sul suo futuro.

"Sai? Io penso che il nostro rapporto sia già finito oggi. Non voglio che Yoongi abbia informazioni su di me. Non voglio sapere che tu ti incontri con lui, che sei suo amico. Penso che tu dovresti accettare quel lavoro con i bts e andare con loro. Forse dovresti risolvere con l'unicorno! Vai da lui. Vuoi chiudere con me, bene ora abbiamo chiuso. Tanto la fine arriverà comunque." Disse con rabbia lei dirigendosi verso la porta.

"Che stai dicendo!! Dove stai andando! Non puoi andartene così" esclamò lui correndole dietro dopo un primo momento di smarrimento per via di ciò che lei aveva appena detto. La bloccò per il braccio e lei provò a divincolarsi.

"Mollami!" Disse lei con rabbia, divincolando ancora il braccio.

"Ora ti calmi e ne parliamo come due persone normali. ISABEL!"

"NO. Non parliamo un cazzo. Fai quello che ti pare e lasciami sola."

"Sei arrabbiata, stai soffrendo, lo capisco ma tu devi cercare di capire me!" disse lui provando a prendere anche l'altro braccio per tenerla più ferma, ma non riuscendoci.

"No. Molla la presa." reagì con rabbia lei.

"Isabel..." Non riuscì a dire niente che lei lo colpì in pieno viso con uno schiaffo.

Il suono dello scontro della manata contro la guancia fu l'unico rumore che risuonò per la stanza.

Dashimen lasciò andare il braccio della ragazza, fece dei passi indietro allontanandosi da lei, la guardava incredulo, non si capacitava di come lei avesse provato a colpirlo.

Isabel rimase immobile a guardarsi la mano, fece saettare gli occhi sull'amico, la sua espressione era di pura rabbia, risentimento e sofferenza tutte insieme.

"Fa come vuoi... chiudi con me. Vattene." Disse lui per poi lasciarla lì e andare a chiudersi in bagno.

La ragazza si chinò, prese le sue scarpe e la borsa e uscì fuori da quell'appartamento, incominciò a correre per dirigersi più lontano possibile da lui.


Dashimen si trovava davanti lo specchio del bagno le mani strette a stringere il lavabo di fronte a lui, aveva aperto l'acqua del rubinetto ed essa scorreva veloce.

Tremava, mentre continuava a stringere con forza il marmo del lavabo.

Lei aveva chiuso il loro rapporto, lo odiava, lui non era abbastanza.

Non lo era per Hoseok, non lo era per lei.

Non lo era mai stato.

Lo sguardo di lei, la rabbia, la delusione sul suo volto.

Sapeva che Isabel stava soffrendo e la causa era lui.

Lui non era abbastanza per proteggerla.

Lui non era abbastanza per essere suo amico.

Lui era un fuggitivo e scappava sempre, ma con Isabel aveva deciso di rimanere. Pessima scelta.

Pensava che lei lo avrebbe sempre capito, che ci sarebbe sempre stata.

Bugie. Erano tutte bugie.


ANNO 2000

"In America saremo più felici!" Esclamò la mamma mentre accarezzava la testa di Dashimen che annuiva capendo ben poco, era piccolo aveva sei anni e non sapeva cosa fosse l'America, da quello che aveva sentito dai discorsi dei suoi genitori era un posto dove i sogni si realizzavano.

Il sogno americano: si realizzava per tutti.

Lui non sapeva quale fosse, sperava solo di ricevere un gelato quando sarebbero atterrati, suo padre aveva detto che se si fossero comportati bene durante il volo, avrebbe comprato un gelato a tutti.

Vicino a lui si trovava sua sorella, che parlava a macchinetta con il papà raccontato che sarebbe diventata un astronauta da grande.

Erano tutte bugie.

ANNO 2003

"Non vi preoccupate, noi vi aiuteremo" disse la signora Lee, accarezzando i capelli di sua sorella.

"I vostri genitori sono stati tanto importanti per noi, hanno aiutato a gestire questa enorme casa, noi non vi lasceremo soli in mezzo alla strada" continuò a dire la signora Lee con un tono solenne.

Dashimen si passò una mano sugli occhi asciugando le lacrime, diede un'occhiata alla sorella che era in lacrime e singhiozzava isterica.

I loro genitori erano morti. E quella signora piena di soldi che beveva cinque bicchieri di vino ogni sera non aveva mai avuto figli, non si sarebbe occupata loro.

Erano tutte bugie.

ANNO 2003

"Questa sarà la vostra nuova casa, vi troverete bene!" Esclamò sorridente l'assistente sociale davanti una casa mezza disastrosa, con erbacce nel giardino e pezzi di rottame vari, una cane legato a una catena vicino a una vecchia cuccia con un buco sul tetto che abbaiava incattivito dalla nuova presenza rivelata.

Dashimen strinse la mano della sorella e lei ricambiò la stretta, allarmati entrambi da quello che vedevano.

Una bugia, non si sarebbero trovati bene con quella famiglia.

Erano tutte bugie.

ANNO 2004

"Mi dispiace per quella famiglia, ma vi prometto che questa sarà migliore" disse l'assistente sociale mentre erano in macchina e li accompagnava da un'altra famiglia affidataria, avevano dovuto lasciare la precedente perché erano andati alla nuova scuola con gli stessi vestiti, che puzzavano di alcool ed erano tutti sporchi e malridotti, una professoressa non loro si era allarmata e aveva chiamato i servizi sociali.

Entrambi i bambini uscirono dalla vettura, era la quarta famiglia che cambiavano, erano stati anche a un centro con altri bambini, ma in quei posti non si erano trovati bene, erano sempre sbeffeggiati perché asiatici.

Si avviarono per il cortile, con l'assistente sociale, quella casa non sembrava diversa dalle altre, e loro due non si sarebbero trovati bene.

Erano tutte bugie.

ANNO 2005

"Ti ho detto che devi stare buono" Urlava la donna tenendolo per un polso.

Lui si divincolava, cercava di raggiungere la sorella, ma la donna aveva conficcato le sue brutte unghiacce nella pelle del suo braccio.

"Stai buona non ti farò nulla" Urlò l'uomo nell'altra stanza da dove provenivano anche le urla della ragazzina.

Dashimen cercò di divincolarsi per andare dalla sorella, ma un altro uomo, il fratello di quella perfida donna lo prese di peso e lo scaraventò in un altra stanza.

Dashimen provò a tornare indietro, ma la donna gli bloccò la strada e lo colpì in pieno viso facendo cadere per terra.

La porta si chiuse e lui rimase dentro la stanza dolorante e in stato di shock.

Le urla della sorella riecheggiavano.

Lui non era abbastanza per proteggerla.

Non meritava di essere suo fratello.

Lui era un combattente, aveva combattuto sempre, ma questa volta con sua sorella si ritrovava ad essere bloccato.

Tutto nella sua vita era una bugia.


26 FEBBRAIO 2017 3:30

Hoseok aveva appena finito di fare la doccia, era tornato da poco a casa come tutti, avevano passato di nuovo la sera a fare le prove di danza delle varie coreografie. Erano giorni che era sempre nervoso e durante le prove era diventato più severo del solito, se n'era reso conto. Aveva discusso anche con Jin che era inciampato per la troppa stanchezza, li aveva urlato contro e il maggiore a sua volta aveva risposto a tono come sempre, dicendo che stavano esagerando e avevano bisogno di riposo.

Namjoon aveva chiuso quell'inizio di litigata mettendo un freno a tutto e lui se n'era andato via, arrabbiato, seguito da Jimin che aveva provato per tutto il viaggio di ritorno a calmarlo. Aveva trattato in malo modo anche il più piccolo che invece si stava solo preoccupando per lui.

Era nervoso, e diceva che lo era per l'ansia del tour, mentiva a se stesso come sempre, non riuscendo ad ammettere che invece la ragione era Dashimen, il fatto che pensasse a lui e che voleva solo risolvere con lui.

Aveva provato a scrivere diverse volte al ragazzo, ma poi come sempre aveva cambiato idea. Si era dato del codardo.

Aveva anche saputo che Dashimen e Yoongi si erano visti, lui non era stato invitato e ciò lo stava facendo essere sempre più arrabbiare.

Si sdraio sul letto, dopo aver caricato la lavatrice con i panni sporchi, si stiracchiò stanco, e consapevole che non avrebbe mai chiuso occhi.

Si voltò di lato a guardare il letto di Jimin, il ragazzo molto probabilmente offeso si era girato sull'altro fianco e aveva tirato le coperte fin sopra la testa, spuntavano solo alcune ciocche di capelli disordinati.

Sospirò esausto e si sporse leggermente per prendere il cellulare, così da poter vedere qualche video prima di dormire, con la speranza di riuscire a rilassarsi un attimo.

Non fece in tempo ad andare su Youtube che gli arrivò un messaggio inaspettato.

-Vieni da me? Ho bisogno di te-

Lesse il messaggio e dopo un attimo di shock si alzò velocemente dal letto, per correre da lui, senza neanche pensare minimamente a tutti i problemi e alla situazione critica che avevano.

Lui gli aveva scritto che aveva bisogno e l'unica cosa da fare in quel momento era solo correre da lui.


Angolo dell'autrice:

lo so è breve rispetto agli altri ma non riesco ad andare avanti, devo chiuderlo così.

Manca Isabel... lo so... ma Dashimen mi sta prendendo molto in questo momento, questo perché tra tutti è quello che al momento sta peggio.

Questa litigata non gli ha fatto per niente bene... il passato di Dash è sempre un peso che si porta via... se non ricordate la sua storia è stata leggermente detta in un capitolo chiamato Dashimen con un ricordo del 2005 di Isabel. 

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