CAPITOLO: 13 A SECRET FOR A SECRET


CAPITOLO: 13 A SECRET FOR A SECRET

10 MAGGIO 2016

Do-yoon e Isabel si andarono a chiudere in una stanza. Isabel sospirò a voce alta guardando l'uomo in cagnesco, sperava di non aver attirato troppo l'attenzione della gente fuori.

"Si può capire che cazzo ti sta prendendo?" disse con rabbia fronteggiandolo.

"È colpa tua! Tu non mi vuoi dire il tuo segreto, chi è questo, chi è di loro che ti ha regalato la collana e ti ha spezzato il cuore?" chiese lui con tono lamentoso sbattendo i piedi.

"Oddio ti sei ubriacato per questo? Stai scherzando?" disse lei guardandolo con faccia stupita come se lui fosse del tutto impazzito.

"Sei identica a lei! Identica!" disse lui con rabbia, e sofferenza nel tono della voce.

"Identica a chi? Di che stai parlando?" chiese confusa lei, percependo la sofferenza nel tono di lui.

"Lei è qui!" disse lui scivolando per terra e facendo sbiancare notevolmente la ragazza. Sgranò gli occhi per via dell'atteggiamento dell'uomo c'era sicuramente qualcosa che non andasse per aver fatto sia che si fosse ridotto in quella maniera.

"Ok chiamo il mio autista, ti riporta a casa" disse lei di fretta guardandolo preoccupata.

"No, non voglio andare!" disse lui lamentandosi con tono strascicato da ubriaco.

"Aigoo stai facendo il bambino? Non puoi rimanere qui, non sei in condizioni" disse lei con un tono secco sbuffando per la situazione. Era troppo instabile avrebbe combinato dei casini.

"Voglio vedere lei!" disse lui alzandosi "Ho bisogno di lei!" fece per oltrepassare la ragazza che invece fu talmente veloce da farlo tornare con il sedere per terra.

"Tu non vai da nessuna parte così ridotto, Assurdo, pressi per organizzare questa asta e poi ti riduci così" disse lei chinandosi e mettendosi di fronte a lui mantenendolo per le spalle.

"Perché? Perché non mi capisci, perché non vuoi dirmi di lui!" continuò lui a lamentarsi.

"Perché lo vuoi sapere?" chiese lei sconvolta da tutta quella situazione, in cui non ci stava capendo un bel niente, aveva solo fretta di mandarlo via non era il momento delle conversazioni.

"Per non essere solo in questo mondo. Un segreto per un segreto no?" disse lui supplice con gli occhi lucidi.

"I—o non posso parlarne" disse lei tentennando per via dello sguardo sofferente del fotografo, sembrava prossimo al pianto non lo aveva mai visto così sconvolto, Do-yoon non si scomponeva mai.

"Perché?" insistette lui supplice.

"Perché fa male!" quasi urlò lei con gli occhi lucidi "Non è il momento, né il posto per lasciarsi andare a cose del genere, l'amore è un lusso che non possiamo permetterci lo dici sempre" disse lei cercando di trovare un contegno, ma tutto in quella stanza urlava sofferenza da parte di entrambi.

Segreti, avevano tutti e due dei segreti, e lei stava incominciando a capire che probabilmente quello dell'uomo fosse simile al suo.

"Io l'amavo sai? Anche lei mi amava, eravamo fidanzati e felici, poi suo padre...." incominciò a raccontare Do-yoon ubriaco, mentre lei lo guardava con terrore non capendo di cosa il fotografo stesse parlando.

"Suo padre aveva promesso al mio che sua figlia si sarebbe sposata con il mio primo fratello." Disse lui fermandosi e sbattendo un pugno al pavimento facendo saltare per aria Isabel impaurita.

"Ci siamo ribellati, ma io non andavo bene, non avrei mai ereditato l'azienda. Ci hanno minacciato, a me non fregava nulla delle ripercussioni, dei lividi. Hanno provato a farmi fuori sai?" disse con voce tremante, mentre lei ascoltava rapita da quel racconto e anche impaurita.

"Lei si è sposata con lui, diventando mia cognata" disse "Per proteggermi." Soffiò lui, guardando Isabel dritta negli occhi.

"Lei è qui?" chiese Isabel tentennando, non credendo alle parole del fotografo.

"Si, è qui non la vedo da cinque anni, da quando mi ha lasciato per proteggermi, e continuo a non dimenticarla, chiedendomi se lei mi abbia dimenticato"

"Non l'ha fatto, non lo farà mai" disse Isabel prendendosi la collana tra le mani, quel tipo di amore che loro avevano era difficile da mandar via, lei lo sapeva bene.

"Tu cosa ne sai?" chiese lui con tono affranto, continuava a guardarla intensamente sperando che lei avesse le risposte per lui.

"Un segreto per un segreto, no? Hai detto che sono uguale a lei" soffiò lei, prese un respiro profondo, si sedette a terra di fronte a lui. Quello sicuramente non era il momento adatto per parlare, l'asta sarebbe iniziata a breve, ma Do-yoon aveva bisogno di rassicurazioni, aveva bisogno di non sentirsi solo, e solo lei poteva aiutarlo, quindi iniziò a parlare.

"È stato il mio primo amico qui, era il mio compagno di banco, era trainer alla Big Hit. Io mi ero trasferita da poco, sai degli scandali della mia famiglia, sai di mia madre?" chiese lei riferendosi al divorzio dei suoi e del fatto che la donna fosse rimasta in America per anni, senza aver mai fatto più ritorno in Corea, Do-yoon annuì continuando ad osservarla.

"Vivevo con lei in America, ma ero sola, lei non c'era mai, cambiava spesso uomo, fino a che con l'ultimo con cui stava decise di andarsene. Andò via senza dire niente, venne da me il segretario di mio padre e decise di portarmi qui. Io non volevo, avevo una vita in America, lontano dai problemi, avevo delle amicizie. Non ho avuto molta scelta, ho dovuto lasciare tutto" disse lei con un sospiro, trattenendo la rabbia per quel ricordo.

"Qui in Corea ero sola, a mio padre non importava realmente di me, mi aveva lasciata in un appartamento vuoto a badare a me stessa da sola, mio fratello mi odiava senza neanche conoscermi e mi odia tuttora e lei mia madre mi aveva abbandonata. Non avevo nulla solo una carta di credito e i miei libri. Ma non avevo perso il mio essere allegra e spensierata."

"Eri allegra?" chiese lui con stupore.

"Oh si, in America durante l'adolescenza dopo il divorzio dei miei, ho deciso di provare a vivere la vita, sorridevo sempre, saltellavo, ballavo e cantavo, ero esuberante. Avevo sempre la testa dipinta di tanti colori. Quando mi hai chiesto di farmi una tinta e ti ho detto categoricamente no, la ragione è lui, è per chi amo. Da quando mi sono lasciata con lui, ho deciso di vivere senza colori" disse lei con tono sofferenze, si rigirava una ciocca tra i capelli, osservandola con tristezza, le mancavano i colori.

"Comunque ero esuberante, arrivata qui in Corea sapevo che dovevo esserlo di meno, ma a lui mi sono mostrata per quella che ero, senza maschere e non so perché lui diventò mio amico.

Lui era chiuso, timido, sbuffava sempre e si lamentava e io ero allegra, con sempre la voglia di fare esperienza.

Io ero energia pura, lui tranquillità pura. Ma insieme ci compensavamo. E siamo diventati inseparabili, era il mio tutto"

"è uno dei bts?" chiese lui pur sapendo la verità.

"Si, conobbi tutti prima che diventassero famosi, erano solo dei trainer, ogni tanto passavo le giornate anche con loro. Mio padre voleva che il mondo mi conoscesse e io riuscì a farlo desistere fino alla fine della laurea promettendoli di fare quello che ero tenuta a fare, un paio di anni di libertà per una prigione di una vita intera" sospirò tristemente lei.

"Che è successo?" chiese

"Tra me e lui successe che ci innamorammo, ma lui era un trainer io una chaebol, mio padre mi aveva detto che neanche come amico andava bene perché di famiglia povera, perché di due classi sociali diverse. Io l'ho ignorato. Ho cercato di prendere tempo, ci promettemmo che dopo i suoi tre anni dal debutto ci saremmo fidanzati. A breve saranno tre anni" disse lei cercando di non piangere, prendendo un respiro per continuare a raccontare, faceva male dire tutto ad alta voce, non aveva mai raccontato la storia in quella maniera, ma sapeva che era giusto farlo in quel momento.

"Mio padre si mise in mezzo prima dello scadere del tempo di libertà che avevo ricevuto, solo per ricordarmi che io fossi in suo potere, di sua proprietà. Mi mandò in Giappone, non contento anche in Cina. Persi il suo debutto, gli ero stata accanto per tutti quegli anni di trainer e... persi il suo debutto. Dato che io non ragionavo secondo lui e non volevo stare ai suoi ordini, decise di minacciare Hit man, portandoli tutte le prove di noi insieme, tutte le nostre foto. Ero controllata sempre da qualcuno e io non lo sapevo." Disse scuotendo la testa leggermente, era stata una stupida a non accorgersi di nulla.

"Hai deciso di lasciarlo" disse lui abbassando leggermente lo sguardo afflitto.

"Si, Hit Man mi raccontò tutto, non mi ha obbligato a fare nulla, ho scelto io di sparire, è stato atroce non riuscivo a chiudere con lui, continuavo la messaggistica, anche se non avrei dovuto. Sono stata male, gli ho fatto del male, ho incominciato a rispondere meno, ad essere fredda, distaccata. A Dirgli bugie." Disse lei con rabbia, provava ancora rabbia per se stessa, senso di colpa.

"E lui che ha fatto?"

"Ha provato a contattarmi, è venuto fino alla mia università, non poteva venire a casa perché sapeva che avevo un investigatore privato alle calcagna e che avrei passato i guai."

"Quindi lui sapeva che tuo padre non voleva?" chiese Do-Yoon confuso.

"Si, ma gli dissi che avremmo superato tutto che andava tutto bene. Gli raccontai bugie, non potevo dirgli delle minacce alla sua carriera. Comunque è continuata per un po' fino a che io non sono stata male. Ha-rin mi ha aiutata mi ha portata via in un in quell'istituto in America, dove ora rifaccio terapia con il dottore, Ha-rin riuscì a convincere mio padre che avessi bisogno di terapia e di recupero."

"Quindi la lieve depressione che hai detto non era lieve" continuo lui a farla parlare, rapito dalla storia di lei.

"Si, non ero lievemente depressa, lo ero tanto, volevo lasciarmi morire, non riuscivo ad uccidermi, per non causarli dolore, quindi ho pensato che se fossi morta gradualmente sarebbe stato meglio per lui. Un suicidio lo avrebbe sconvolto. Ero quasi diventata anoressica in quattro mesi, mi reggevo per via dell'alcool in corpo" disse lei tentennando, ammettere tutto quello che aveva passato, il male che si era fatto davanti a qualcuno che non fosse il suo terapista, era un passo avanti, ma allo stesso tempo era la cosa più difficile che stava facendo, le ci voleva molta forza per continuare il racconto.

"Mi dispiace" disse lui, lei sorrise leggermente, e continuò a raccontare, doveva finire il tutto, ormai era quasi arrivata alla fine.

"Poi mi sono ripresa e sono tornata a Seul, ma lui mi cercava comunque, insisteva nel voler parlare, venne anche nel mio appartamento e quindi feci finta di trasferirmi, e andai in un altro dove lui non avrebbe mai potuto raggiungermi. Non ho mai venduto il mio primo appartamento, non riesco e il mio posto con lui. Lui continuò di nuovo a cercarmi e alla fine lo chiamai gli dissi che mi ero fidanzata Ha-rin, che era finito tutto, di dimenticarmi." Trattenne per un attimo il respiro, chiuse gli occhi.

"Mi disse Ti amo, per la prima volta supplice. Lo liquidai. Cambiai numero di telefono sparii del tutto." Disse tremante lei, faceva tremendamente male dover ammettere tutte le sue colpe.

"Non gli hai mai detto il perché? Non gli hai dato la possibilità di lottare?"

"Lottare? Mio padre avrebbe stroncato la sua carriera come quella di altre sei persone, volevo bene anche ai ragazzi. Il mio amore non poteva mettere fine al suo sogno, non l'avrei messo mai nella posizione di dover scegliere. No, mi sono presa la responsabilità e ho fatto tutto da sola" disse lei con forza nella voce, aveva preso la sua scelta e per quanto dolorosa fosse stata, per quanto il senso di colpa l'aveva quasi uccisa internamente, mai avrebbe fatto una scelta diversa.

"Questo mondo fa schifo" soffiò il fotografo, scuotendo il capo.

"Si, fa schifo hai ragione"

"E con Ha-rin?" chiese lui

"Con Ha-rin diciamo che ero sua amica, lui mi è stato accanto per molto tempo, quando ho detto a Yoongi, è così che si chiama il mio amore, che mi ero fidanzata con Ha-rin, non era vero. Quello è successo mesi dopo, non so come ci sono finita a letto a capodanno" disse lei

"Ah, scusami è colpa mia" disse lui

"Eh? In che senso che c'entri tu?" chiese lei guardandolo stranita.

"Ehm poi te lo dirò, dobbiamo andare a presentare l'asta" disse lui provando ad alzarsi.

"Aish, tu così non vai da nessuna parte, no con lei in sala. Dirò che ti sei sentito male e ti ho fatto mandare a casa. Finito il tutto, vengo a controllarti" ordinò lei.

"Sei identica a lei" ridisse lui scuotendo il capo.

"Ma non sono lei. Mi dispiace non posso sostituirla e tu non puoi sostituire lui"

"Ma possiamo non sentirci soli almeno per un po'?'" chiese lui guardandola tristemente, non voleva sentirsi solo, nessuno dei due lo voleva.

"Si possiamo non sentirci soli per un po'" acconsentì lei.

"Grazie, per avermi detto il tuo segreto" disse lui porgendole la mano, le si alzò e afferrò la mano dell'uomo.

"L'hai detto tu: un segreto per un segreto, siamo pari ora" disse lei aiutandolo ad alzarsi.


Si erano tutti accorti della loro assenza, ma Isabel era riuscita miracolosamente a limitare i danni, dicendo a tutti che il fotografo si era sentito poco bene.

Finita, l'asta prese un sospiro di sollievo, finalmente quell'orrenda giornata era giunta al termine. C'era ancora un buffet per tutti gli ospiti che continuavano a chiacchierare, i reporter ormai stanchi erano andati quasi del tutto via, sicuramente con parecchio materiale a disposizione.

Sfinita, si sedette a un tavolo, potendosi finalmente godere per due secondi un po' d'alcool, sia suo padre che suo fratello erano andati via presto dopo essersi fatti una bella foto di famiglia, in cui lei aveva sorriso come sempre in modo falso.

"Noi stiamo andando via" disse Namjoon, avvicinandosi alla ragazza che era seduta con gli occhi chiusi.

"Oh, si, scusate per prima, ma Do-yoon sta passando un brutto periodo, non vi darà fastidio" disse lei aprendo gli occhi e sorridendo stanca.

"Ehm per la foto? Puoi risolvere?" chiese Namjoon a disagio.

"Si risolvo io, non verrà pubblicata" disse la ragazza facendosi seria.

"Okay grazie, sai lo hyung non gradirebbe" disse poi e lei annuì pensierosa.

"Noona perché hai ancora la sua collana?" chiese Tae invece accomodandosi su una sedia libera del tavolo, Namjoon lo guardò scuotendo il capo.

"Tae ti ho detto che non puoi chiamarla noona" lo rimproverò il maggiore a bassa voce.

"L'abitudine scusa" abbassò il capo il ragazzo, per poi riguardare la sua Noona in cerca di risposte, lei ricambiò lo sguardo, annuì con il capo.

"Perché ogni mattina mi sveglio, mi guardo allo specchio e mi ricordo quanto male gli ho fatto. È il mio peso da portare" disse lei stanca ormai di dover sempre svincolare alle domande e a essere falsa solo per l'apparire.

"Noona forse potreste risolvere, lui non ti odia" provò a dire Tae, sperando di farle cambiare idea.

"Ragazzi, non voglio. Lui sta meglio senza di me" disse secca.

"Non è vero, non sta meglio, ogni volta che ti vede su qualche tabloide è intrattabile. Pensa sempre a te, anche se non lo da a vedere, gli manchi. Noi non sappiamo più cosa fare, noona abbiamo bisogno del tuo aiuto" disse Namjoon sedendosi anche lui al tavolino e guardandola in cerca di aiuto.

"Che cosa vuol dire bisogno del mio aiuto?" chiese lei non capendo e cambiando tono di voce dall'essere duro, a non lo essere più.

"Lui, non sta bene è arrabbiato con te e tanto, specie dopo novembre, non vuole sentire ragioni, noona noi sabbiamo che ci tieni ancora a lui e a tutto il gruppo, se solo potessi parlarli un attimo..." provò a convincerla il leader, non sapeva se stava facendo la scelta giusta parlando, ma ormai erano lì, tanto valeva provarci.

"Nam.... Io sono stanca, è stata una giornata frenetica e piena di problematiche, e devo andare via, devo controllare Do-yoon. Io non posso aiutarti con lui. È meglio così, è meglio che mi odi, è meglio che sia arrabbiato con me, forse è la volta buona che mi dimenticherà" disse lei alzandosi e guardandolo dispiaciuta.

"Tu l'hai dimenticato? Tu lo dimenticherai mai?" chiese in maniera diretta Namjoon.

"Non parliamo di me, ma di lui, io e Yoongi siamo diversi" provò a dire lei.

"Ma il vostro amore era reale, Noona tieni la sua collana e hai detto che è il tuo peso da portare. Come puoi pensare che lui ti dimenticherà, se tu sei la prima a non farlo, a non smettere di amarlo" disse Tae, colpendola dritta alcuore.

"Io ho fatto la mia scelta, non si può tornare indietro, perché continuate a sperarci? Smettetela non c'è speranza riguardo questa faccenda" disse lei con tono triste.

"Hai fatto la tua scelta, sai quanta gente è stata male per questa? Sai quanto ci stiamo ancora male" disse Namjoon arrabbiato, guardandola fissa negli occhi.

"Io non posso risolvere, non posso" disse schietta "Ho fatto quello che mi avevate chiesto, di chiudere con lui a voce, di smetterla di farvi vivere di Ma e di sé. Lo chiamai e chiusi, dandoli le miei spiegazioni. Non vedo perché insistere su un caso perso come me" disse lei duramente, tornando improvvisamente distante.

"Perché erano bugie, perché lo sappiamo che non volevi, sappiamo che sei ancora nei guai, se solo tu parlassi con noi, forse potremmo aiutarti" disse supplice Nam.

"Namjoon, ti dirò quello che ho detto a Jin, pensate alla vostra vita, andate avanti. Avete una carriera a cui pensare, io non sono una vostra preoccupazione. Se vi sentite in colpa per qualcosa state sbagliando. Io non sono una vittima. Io ho scelto. Se proprio non riuscite a farlo. Ficcatevi nella vostra testolina che sono una stronza, così come sta facendo Yoongi per andare avanti" disse con uno sbuffò lei, incrociò le braccia al petto, era stanca di quelle pressioni, di loro che la supplicavano, non poteva tornare indietro, non poteva far nulla a riguardo. Non comprendeva perché loro non lo capissero dopo tutto quel tempo. Ormai aveva fatto la sua scelta e l'avrebbe portata avanti.

"Non sta andando avanti. Lo sai" disse Namjoon.

"Io non posso aiutarti. Yoongi è vostra responsabilità, siete in sei fate qualcosa" disse lei duramente.

"Dovresti smetterla di fare la stronza" disse Namjoon risentito dall'atteggiamento di lei.

"E voi dovreste smetterla di continuare a fare agguati, dovreste dimenticarmi tutti. Perché io di speranze non ve ne sto dando." Disse secca.

"Vuoi veramente questo? Vuoi che pensiamo che tu sia stronza che sia la causa di tutti i mali? Vuoi che facciamo di te un capo espiatorio?" disse con rabbia, pensando che fosse assurdo che lei facesse una richiesta simile.

"Si."

"Isabel stai sbagliando tutto" disse Namjoon serio.

"Può darsi, ma ormai il danno è fatto e non c'è rimedio" disse lei "Ora scusatemi ma devo andare a finire di fare gli onori di casa, siccome Do-yoon è dovuto andare via" disse lei porgendo i suoi saluti inchinandosi.

"Noona, aspetta" disse Tae prendendole una mano, lei si voltò a guardarlo con gli occhi tristi.

"Tu e il fotografo state insieme?" chiese lui duramente, lei rimase un attimo a guardarlo senza sapere cosa dire, persa negli occhi scuri di Tae, era difficile mentirli ma doveva farlo.

"Si, ma non lo sa nessuno" rispose poi.

"è una bugia, come quando hai detto di stare con Ha-rin?" chiese Tae convintissimo di aver ragione.

"Io stavo con Ha-rin" disse Isabel guardandolo confusa.

"No, quando hai lasciato Yoongi, ti sei fidanzata mesi dopo, lo sappiamo" disse lui

"E come lo sapete?" chiese lei con sospetto alzando un sopracciglio.

"Ha-rin quel giorno che stava a casa nostra, l'ha detto lui" disse Tae, mentendo per coprire il fotografo.

"Capisco, non dovreste credere a tutto quello che sentite, specie i fatti detti da Ha-rin" disse lei con rabbia.

"Ha detto che tuo padre ti ha messo davanti a una scelta, una parte delle quote azionarie dell'azienda, un buon posto di lavoro e la ricchezza se avessi lasciato lui. È vero questo?" chiese lui "Perché da quello che ricordo io, Noona a te non è mai importato di tutto ciò, soldi, ricchezza, fama, un posto prestigioso nella società. Non ti è mai piaciuto stare sotto i riflettori" disse V continuando a guardarla fissa negli occhi, sapeva che avrebbe tentennato, sapeva che avrebbe trovato la verità.

"Le cose possono cambiare" disse lei.

"Continui a non rispondere, noona tergiversi. Lo sappiamo entrambi, puoi riuscire a mentire guardando i più grandi negli occhi, ma non so il perché con me Jimin e Jk non ci sei mai riuscita, hai un debole per noi, l'hai sempre avuto." disse V schietto e sorridendole.

"Io devo andare" disse lei provando a staccarsi da lui che però mantenne una attimo la presa su di lei, doveva ancora finire il suo discorso.

"Va bene, vai pure. Noona, ma non lascerò perdere, forse gli altri potranno dire: lasciamola perdere andiamo avanti con la nostra vita, ma lo sappiamo tutti, nessuno lascerà mai perdere. Qualunque cosa sia che non ti permette di stare con noi, la scopriremo e anche contro il tuo volere noi torneremo e ti aiuteremo." Disse schietto

"Tae smettila" disse con voce rotta, sentendo gli occhi terribilmente pizzicarle.

"La smetto, solo perché siamo in pubblico e direi che non è il caso che tu incominci a piangere qui, perché vedo i tuoi occhi in questo momento, vorresti solo piangere perché stai male. Mi dispiace se dicendo queste cose ti sto facendo del male, se stai soffrendo perché vorresti tornare e non puoi. Se dicendoti queste cose ti sto dando una speranza e ti stai sentendo amata di nuovo, devi sentirti tanto sola." Disse Tae tristemente, inclinando leggermente il capo per guardarla meglio.

"Taehyung, dovremmo lasciarla andare" disse Namjoon guardando gli occhi lucidi di Isabel, ormai era certo anche a lui, lei mentiva su tutto e ci teneva a tutti loro.

"No, un attimo non ho finito. Noona non sei sola, noi ci saremo sempre, e non smetteremo di lottare. E anche sé lui ora è arrabbiato e nega la tua sola esistenza, fidati lo conosciamo tutti bene, lui tornerà all'attacco e ti riprenderà. Ho finito." Disse lasciandole la mano lei lo guardò e poi si girò velocemente senza dire una parola per poter fuggire via.

"Penso che basti come conferma non credi?" chiese Tae duramente.

"Hai esagerato" disse Namjoon guardando andar via la ragazza.

"Ma abbiamo avuto una reazione, non sta con il fotografo, l'ha detto solo perché così noi lo riferissimo a Yoongi, e hai visto non ha risposto a nessuna delle miei accuse, perché dirmi che era vero il tutto significava mentire. Lei non sa mentire davanti a me."

"TaeTae a me tutto questo ha solo lasciato un senso di tristezza e angoscia" disse Namjoon sospirando e passandosi una mano tra i capelli, leggermente instabile,

"Era quello che provava lei" disse Tae "è completamente sola e soffre." Disse Tae sapendo che fosse così.

"Che cosa diciamo agli altri?" chiese Namjoon, leggermente confuso.

"Tutto" rispose il ragazzo agguerrito, alla fine sarebbe riuscito a dire tutto anche a Yoongi, doveva solo dargli del tempo.

"Forse dovremmo andare, abbiamo del lavoro da fare" disse triste e Tae annuì.

Angolo dell'autrice:

Aigoooo.... E dopo un anno ecco la risposta al perché Do-yoon si è fissato con Isabel, hanno una storia simile e lui l'ha capito subito quella sera di capodanno, e ha deciso di indagare. Quando do-yoon dice hai gli occhi di un cuore infranto è perché rivede i suoi occhi in lei.

Tae.... Penso che mi abbia appena dato una pugnalata al cuore con quel discorso, no che a Isabel non l'abbia data... questo capitolo mi uccide...

Taehyung è capace di uccidermi ogni volta....

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