CAPITOLO 7: AN APPROACH AND A BREAKAGE

CAPITOLO 7: AN APPROACH AND A BREAKAGE

02 APRILE 2017 21:30 HONOLULU (23:30 A LOS ANGELES)

Isabel al suono della porta, lasciò il bicchiere appena riempito di Rum, sul ripiano della cucina e si avviò verso l'entrata per andare a vedere chi fosse a quell'ora.

Sperava di non vedere Win-hoo già di ritorno, il ragazzo aveva di nuovo un appuntamento con Nate, se fosse stato lui, ciò avrebbe voluto dire soltanto una cosa: cioè che l'appuntamento fosse andato male e lei sperava proprio di no, dato che sembravano una coppia carina insieme.

Aprì la porta senza neanche chiedere chi fosse e si trovò di fronte Chung-hee con sempre un ampio sorriso stampato in faccia e un pacchetto tra le mani.

"Non dovresti aprire senza sapere chi sia" rimproverò dolcemente lui.

Lei arricciò il naso, leggermente stupita nel trovarlo lì.

"Se vuoi richiudo la porta e chiedo?" disse lei facendo la finta di chiuderla, lui le bloccò la mano e incominciò a ridacchiare.

"Non c'è bisogno, ormai mi hai visto, e non sono un estraneo"

"Ah non sei un estraneo? Io non credo proprio, com'è che ti chiami?" finse di non ricordarsi di lui.

"Mi chiamo colui che ti ha portato un dolce? Dici che ti ricordi di me? Disse lui alzando il sacchetto all'altezza del suo viso per farglielo vedere.

"OH! Ora ricordo! Ma ciao Chung-hee!" esclamò lei con allegria "Un dolce dici?" chiese lei saltellando allegra e leggermente brilla per via dell'alcool che aveva già ingerito prima.

"Si, hai detto che la cena era andata male e ti saresti data all'alcool, ho pensato che qualcosa di dolce sarebbe stato un po' meglio non credi?" sorrise lui gentile.

"Non avevi una cena anche tu?" chiese lei sospettosa.

"Mmh, ho deciso di raggiungerti, dato il tuo messaggio" disse lui, cercando di celare la preoccupazione, l'aveva sentita triste tramite messaggi e aveva deciso subito di raggiungerla.

"Ti sei preoccupato per me?" chiese lei incredula.

"Un po'... mi fai entrare e mangiamo insieme?"

"Si, hai fatto tutta la strada e comprato dei dolci direi che è doveroso farti entrare" disse lei facendosi da parte per farlo entrare in casa.

"Hai già bevuto immagino, sei rossa in viso" disse lui toccandole con un dito una guancia, con far affettuoso.

"Qualche bicchiere" disse sorridendo e mentendo quella quantità effettiva.

"Hai mangiato almeno?" chiese lui sospettoso e scompigliandole i capelli con far affettivo.

"Ehm...mangerò il dolce che hai portato!" esclamò lei con allegria indicando il pacchetto.

"Aigoo.... non puoi mangiare solo il dolce, ti cucino qualcosa io" disse lui

"Ah.. non ho poi molto in casa" disse lei non ricordando cosa realmente avesse nel frigo.

"Qualcosa m'inventerò... fammi strada verso la cucina, se non mangi qualcosa di sostanzioso non ti do il dolce" disse lui rimproverandola e lei fece musetto, incrociò le braccia finta contrariata.

"Va bene... mangerò qualunque cosa tu riuscirai a elaborare..." disse un po' contro voglia, fece per farli strada, ma si fermò di colpo per poterlo guardare un attimo.

Lui ricambiò lo sguardo, incuriosito dal suo atteggiamento, Isabel fece dei passi sicuri verso il ragazzo gli sorrise, si alzò sulle punte e gli diede un leggero bacio sulla guancia. Si allontanò velocemente da lui e incominciò a ridacchiare, per poi voltarsi e fargli strada verso la cucina, leggermente più di buon umore rispetto a prima.

Lui sorrise trovandola buffa e la seguì verso la cucina.

Isabel era seduta su uno sgabello appoggiata con la testa all'isola della cucina mentre osservava Chung-hee che sistemava alcuni ingredienti e si metteva a lavoro.

"Avevi detto di non aver molto nel frigorifero" disse l'uomo confuso dalla vastità degli ingredienti trovati.

"Avrà fatto la spesa Win-hoo" disse lei pensierosa.

"Che sarebbe il tuo assistente, ti ha seguito fin qui?" chiese lui incuriosito dal tipo di rapporto che avevano.

"Si, Win-hoo mi segue un po' ovunque, si occupa dei miei appuntamenti e della mia agenda, fa anche qualcosina per l'hotel"

"Comprendo quindi siete solo tu e lui?" chiese lui guardandola con curiosità.

"C'è Nabi anche... ma starà da qualche parte nella villa" disse lei facendo spallucce mentre lo osservava con interesse affettare le verdure, era veramente veloce e neanche le guardava.

"Nessun domestico? Nessun altro in casa?" chiese lui confuso, di solito i ragazzi ricchi avevano sempre qualcuno in casa ad occuparsi di essa, lui non era il tipo, ma non aveva mai conosciuto qualcuno del loro ambiente che facesse come lui.

"No... neanche a casa mia, a parte una signora che viene due volte a settimane a pulire, ma quella è più che altro un'esigenza, non stando mai a casa" spiegò lei.

"Qui non ne hai bisogno?" chiese lui osservandosi intorno e comunque trovando la casa pulita.

"No, io e Win-hoo abbiamo anche un orario per le pulizie, le facciamo insieme, qui il tempo libero non manca, non abbiamo bisogno di qualcuno che entri in casa"

"Non avevi da lavorare?" chiese lui insospettito da tutto quel tempo libero.

"Ehm..." disse lei indecisa, posò un attimo gli occhi sulla bottiglia di rum rimasta sul tavolo e sospirò passando una mano tra i capelli nervosa.

"Non proprio... nel senso faccio tutto a distanza, almeno quello che potrei fare, a cui non serve presenza fisica. Non sono qui per lavoro" disse lei incominciando a giocherellare con la sua collana, girandosi il ciondolo tra le dita.

"Ah... se non vuoi parlarne tranquilla" disse lui poggiando il coltello sul tagliere e sorridendole affabile, Isabel lo guardò e ricambiò con un sorriso timido.

"Sono qui per mia madre al dire il vero, è in un centro di recupero. Sono venuta per questo, no per lavoro. Per questo non ti sapevo dire quando sarebbe stato il mio ritorno" ammise lei senza troppi giri di parole.

"Oh.... Mi dispiace... sta molto male?" chiese lui con tono preoccupato.

"Mmh... non ti so dire, sinceramente non la capisco, e sono passati anni dall'ultima volta che l'ho vista"

"Ricordo... sembrava molto infelice" disse lui ricordandosi di quel giorno in cui la donna aveva tentato il suicidio, la madre di Isabel sembrava essere sempre molto triste e assente ogni volta che la incontrava in quell'enorme casa dove andava da ragazzino.

"Oh te la ricordi? Giusto tu veniva a casa nostra? Spesso?" chiese lei leggermente confusa, proprio non riusciva a collegarlo a qualche ragazzino passante di lì.

"Si può dire spesso... tu eri piccola avevi sui sette anni" disse lui sorridendo affabile, cercando di non mostrare quanto lo confondesse che lei non si ricordasse di lui.

"Mmh... scusa se non ricordo, ma non ho molti ricordi vividi del passato. Ho dei vuoti e alcuni ricordi sono mescolati, non riesco a metterli in ordine cronologicamente." Si scuso di nuovo lei, non ricordare il passato stava incominciando a darle problemi e anche un leggero fastidio, più osservava Chung-hee più cercava di capire se fosse quell'Oppa dei biscotti, aveva avuto un flash di un ragazzino che l'aiutava a prendere una scatola di biscotti in cucina in un ripiano più alto, ma nulla di più.

"Vuoi che ti aiuto a ricordare qualcosa?" chiese lui provando a offrirli il suo aiuto.

"Non so se sia il caso, sinceramente non ho voglia di soffermarmi troppo sul passato, anche se mi ci ritrovo sempre a doverne fare i conti" disse in modo pensieroso, leggermente confusa dal tutto, e molto probabilmente il problema della sua confusione era l'alcool ingerito e no il discorso in se per se.

Avrebbe voluto ricordare, ma ne aveva paura.

"Se non si risolve con le questioni in sospeso del passato, è difficile poi riuscire ad andare avanti" disse lui serio.

"Tu hai questioni in sospeso?" chiese lei incuriosita dalla frase del ragazzo.

"Ne avevo..."Disse lui rabbuiandosi e tornando a concentrarsi sul cibo.

"Comprendo" disse lei tranquillamente senza chiedere di più, e tornò a guardarlo in silenzio.

"Non mi chiedi nulla?" chiese lui stupito per l'assenza della domanda.

"No, io non amo parlare dei miei affari, quindi evito di chiedere agli altri." Disse lei con un'alzata di spalle.

"Questioni delicate passate anche tu?"

"Mmh a bizzeffe!" esclamò lei ridacchiando.

"Io avevo una questione in sospeso, dovevo far i conti con un dolore e non ne avevo voglia, sono scappato. Nel vero senso della parola, sono andavo via da Seul, in un'università qui in America."

"Anche io molte volte scappo...." Disse lei tornando un attimo seria per via del discorso di lui.

"Immagino che torni sempre tutto? Almeno con me è stato così, non importasse dove andassi, con chi stessi, tornava sempre tutto alla mente."

"Si, è così... come hai risolto?" chiese sperando in una soluzione.

"Non so se ho risolto, c'è stato un altro dolore, sono scoppiato, e ho dovuto fare i conti con le mie emozioni e con me stesso. Ho accettato che a volte accadano delle cose e non dipendono da noi, e che per andare avanti bisogna solo accettarle, non si può rimanere fermi, la vita va vissuta."

"È un buon ragionamento, in teoria.. in pratica è un po' più complicato"

"Si, nella pratica è complicato, ma ci si può riuscire, bisogna solo amarsi un po' di più"

"Complicato anche questo" annuì lei con la testa.

"Si, direi che lo è molto specie se non si hanno avuti genitori che ti abbiano mostrato amore, o un fratello che ti faceva i dispetti e ti ignorava da piccola" disse lui ricordando di come lei fosse sola.

"Cavolo! Ci stavi molto a casa mia" disse lei stupita.

"Si, direi di si, e conosco tuo padre e tuo fratello fin troppo bene" alzò gli occhi al cielo il ragazzo infastidito.

"Non ti piacciono?"

"Non penso che i soldi e il potere facciano di un maschio un uomo. Non so se capisco cosa intendo?"

"Mmh.. più o meno" disse lei impacciata, lui ridacchiò a quel modo di fare di lei.

"Sei ancora un po' ubriaca immagino" disse lui comprensivo.

"Non ho bevuto tanto" si giustificò lei, scuotendo le mani in modo energico.

"Non sei brava a mentire, te lo si legge negli occhi. Direi che sia il caso che la smettiamo con i discorsi seri, tanto avremo tempo in futuro tu che dici?"

"Si... avremo tempo in futuro" abbozzò un sorriso lei.

"Riesci a darmi una mano a cucinare?" chiese lui con allegria.

"Ah... si, ma è bello guardarti all'opera, sei così svelto" si complimentò lei.

"Allora direi che puoi rimanere lì ad osservarmi in quel modo sognante che avevi prima che ricominciassimo a parlare" la prese in giro lui.

"Ehi! Non ti stavo guardando sognante" si imbronciò lei.

"Si... certo... ti ho detto che non sai mentire, la tua voce diventa molto acuta" ridacchiò lui prendendola in giro.

"Aigoo... perché la gente non crede mai a quello che dico" sbuffò lei.

"Sei ubriaca"

"Lo sarei se bevessi altro.... Ma non lo sto facendo" disse lei piccata, per poi sorridere comunque.

"Saresti finita per collassare senza di me" disse lui con un cipiglio alzato.

"Può essere, probabile. Mi sono innervosita... dovevo andare a cena con mia madre al centro, obbligata da lei. E non lo so... lei ha avuto una reazione strana e mi ha lasciata lì, andando via in lacrime. Non so il perché, ho provato a collegare qualcosa di quello che ho detto alla causa di quella crisi. Non ci arrivo"

"Quindi pensavi che l'alcool ti avrebbe dato una rivelazione?" chiese lui scettico.

"No... pensavo avrebbe spento i pensieri, ma non funziona mai." Disse lei scuotendo la testa in modo buffo e lui la guardò leggermente confuso.

"Mmh non capisco se tu ne voglia parlare oppure no?" chiese lui titubante.

"Oh... no, non ne posso parlare, non posso dirti la conversazione" trillò lei.

"Vuoi che cambi discorso?" chiese sempre titubante.

"Si, riesci a non farmi pensare?" chiese ridacchiando.

"Aigoo... sei ubriaca" disse lui scuotendo il capo, e poi prendendo una padella ungendola di olio, alzò di nuovo lo sguardo su di lei.

"Ora dov'è il tuo assistente?" chiese lui cambiando discorso e bloccando la risata di lei.

"Uscito, con qualcuno! Appuntamento!" esclamò allegra.

"Wao, ne sembri molto entusiasta." Disse lui ridacchiando.

"Si! Tantissimo, se lo merita. Si merita un po' di svago.... Anche se lui è il tipo da relazione seria, quindi non so bene cosa accadrà." Disse lei incerta.

"Potrebbe decidersi di trasferirsi qui?" chiese lui.

"Ah non lo so, ma se lo vorrà fare per me andrà bene. Adoro Win-hoo, non è solo un assistente, è una buona spalla, è un amico. Ma l'amore non si dovrebbe mai dire di no" disse lei pensierosa e tornando a giocherellare con la collana al suo collo.

"Ti sei mai innamorata?" chiese lui incuriosito da ciò che aveva detto, lei lo guardò sorridendo appena.

"Non era destino... come hai detto tu, a volte accadono cose che non dipendono da noi" disse lei sorridendo di nuovo tristemente.

"Si a volte è così" annuì lui ricambiando lo stesso sorriso triste.

"Tu?" chiese lei con interesse.

"Si, ma come hai detto tu non era destino. Sono arrivato a pensare che la soluzione migliore sia andare avanti e non chiudersi completamente all'amore. L'ho rifiutato per anni, non mi sono mai dato l'opportunità di provare di nuovo quei sentimenti per un'altra. Sinceramente vorrei poter avere un altro amore nella vita. Voglio potermi risentire come un tempo." disse lui cercando di essere ottimista.

"Mmh... coprendo" annuì lei poi tornò con lo sguardo basso, sulla sua collana.

"A breve e pronto, per la bistecca non serve molto tempo, dove vuoi mangiare?" chiese lui cambiando discorso notando che lei si fosse ammutolita.

"Fuori! Possiamo andare nella veranda fuori, da sul mare, è bello lì!" disse tornando con il sorriso, provando a cacciare via la tristezza e i pensieri che la stavano tormentando.

"Perfetto e fuori sia!" disse con un sorriso.

"Vado ad apparecchiare, hai detto che è quasi pronto no?" chiese lei.

"Si quasi pronto"

"Perfetto, prima vado un attimo in bagno però" annunciò lei saltando in piedi e sorridendo.

"Vai, io finisco qui" sorrise gentile lui.

Lei si avviò verso il bagno, entrò e fece un respiro profondo.

Si voltò verso lo specchio, provò a sorridere, il suo sguardo si posò sul riflesso della sua collana.

Una lacrima le scivolò furtiva, cercò di cacciare via le altre che sarebbero volute scendere.

Sospirò, scuotendo la testa leggermente, con le mani andò al gancio della collana, l'aprì e se la tolse dal collo.

La rigirò tra le mani tremanti.

"Mi dispiace, Yoongi... mi dispiace tanto, ma io devo provarci. Sono stanca di vivere solo di tristezza e rabbia. Voglio qualcosa che mi renda felice" disse guardando la collana, come se stesse guardando lui.

Aprì un cassetto e la posò dentro con cura, e chiuse il peso del suo cuore lì dentro.

Non sapeva se era l'alcool, o il discorso di Chung-hee.

Non sapeva il motivo del perché aveva appena deciso di compiere quella scelta, l'unica cosa che sapeva era che doveva farlo.

02 APRILE 2017 23:30 LOS ANGELES (21:30 HONOLULU)

Hoseok si avviò verso la macchina che il manager li aveva segnato, si passò una mano nei capelli appiccicaticci per via del sudore, si sentiva stremato per il concerto appena concluso, ma in lui c'era ancora una leggera scarica di adrenalina.

Aprì lo sportello entrando in macchina, brontolando un sonoro sbadiglio.

"Molto stanco?" esclamò una voce vicino a lui.

Hoseok saltò sul proprio sedile sbattendo la testa al tettuccio della macchina urlando acutamente.

"Come diavolo fai a spaventarti per ogni cosa?" esclamò il ragazzo ridendo sonoramente per via della scena.

Hoseok tornò a sedersi massaggiandosi la testa e invenendo a bassa voce, mentre guardava Dashimen aspettandosi che finisse di ridere.

"Aigoo, quanti insulti coloriti stanno uscendo dalla tua candida boccuccia" disse il ragazzo continuando a ridere, avendo sentito i vari insulti che Hoseok aveva brontolato sottovoce.

"Stronzo" disse a voce più alta guardandolo arrabbiato.

"Non volevo spaventarti!" esclamò Dashimen provando a fare il serio, ma non riuscendoci per via della ridarella, gonfiò le guance cercando di fermare le risa, riuscendoci ben poco.

"Ti odio!" esclamò risentito scuotendo la testa.

"Non è vero!" esclamò a sua volta Dashimen ilare e avvicinandosi a lui con il viso e smettendo di ridere diventando poi improvvisamente serio in volto. "Non puoi odiarmi non te lo permetto" disse ammiccandoli, con la mano afferrò la maglia del ragazzo di fronte a lui e se lo tirò addosso, con altra andò verso la schiena del ragazzo tenendolo ben fermo.

Si ritrovarono faccia a faccia a guardarsi.

"So benissimo cosa fare per non farmi odiare, o diciamo perdonare?" disse con voce bassa vicino alle sue labbra, Hoseok sospirò a sentire il fiato del ragazzo così vicino e si leccò il labbro inferiore. Dashimen non riuscì a più trattenersi e lì ficcò la lingua in bocca con irruenza, senza dare a Hoseok il tempo di poter ribattere, tanto non lo avrebbe mai fatto, si desideravano e quella era sicuramente l'unica certezza che entrambi avevano.

Hoseok ricambiò il bacio immediatamente, arrossendo visibilmente sulle guance nel buio dell'automobile che aveva preso a muoversi.

Dashimen li passò una mano sul collo, si aggrappò ai capelli del ballerino facendoli inclinare la testa all'indietro, si staccò dalle sue labbra e si avventò con voglia a baciarli il mento per poi scendere sul collo e fermarsi con forza sul pomo d'Adamo, mordendolo leggermente, facendo saltare Hoseok che ansimò acutamente, dimenticandosi di dove si trovasse e che ci fosse solo un leggero separé a dividere loro dall'autista che li stava portando in hotel.

Dashimen continuò a baciarlo con forza, lasciando una scia di piccoli morsi fino ad arrivare al lobo dell'orecchio.

"Shh.. non troppo forte non vorrai essere beccato" ridacchiò con voce rauca all'orecchio del ragazzo.

Hoseok all'udire quelle parole, tornò improvvisamente alla realtà, il suo corpo s'irrigidì all'istante.

Dashimen tornò a leccarli l'orecchio aggrappandosi di più ai capelli dandoli un leggero scossone, Hoseok sospirò e scosse la testa.

"Aigoo... che ti prende?" disse immediatamente Dashimen staccandosi da lui e puntandogli gli occhi in faccia.

"C'è l'autista" tentennò Hoseok.

"Beh allora evita i tuoi gridolini?" disse Dashimen tranquillamente provando a tornare a baciarli le labbra, ma Hoseok lo bloccò per le spalle.

"Non penso sia il caso, e se ci becca?"

"È un'autista non se ne frega nulla!" si lamentò Dashimen leggermente frustrato.

"Lo sai che non posso rischiare"

"Sei noioso quando fai così, non ci stavi neanche pensando un attimo fa" disse il ragazzo irritato, allontanandosi dalla presa e incrociando le braccia al petto, posò un attimo gli occhi sul suo pantalone, stringeva terribilmente.

"Aigoo... che strazio" sbuffò sonoramente.

"Dai... non fare l'offeso, possiamo fare appena arriviamo in camera e dopo che mi sarò fatto la doccia, sono anche in uno stato orrendo! Puzzo!" provò ad alleggerire la tensione che si era appena creata tra entrambi.

"Non è mai stato un problema il tuo sudore, dovresti saperlo benissimo, puzzavi di sudore anche alla nostra prima volta"

"Bel modo di ricordarla" Rispose con ironia Hoseok.

"Aigoo.. è così.. dai non me ne faccio problemi, mai fatti. Dovresti rischiare un po'. Fino a due secondi fa lo volevi anche tu, non vedevi l'ora che io lo facessi!" esclamò Dashimen avvicinandosi con una mano al pantalone della tuta del ragazzo e salendo verso l'interno coscia, arrivando all'inguine e toccandolo con un ghignò stampato sul viso e leccandosi le labbra.

"Dash no, non fare così" disse cercando di trattenere malamente un sospiro, sentendosi molto eccitato, quella situazione così naturale in macchina, così rischiosa, li stava scaturendo sempre più voglia.

"Tentenni, non sembri essere sicuro di questa tua scelta" provò Dashimen "Lo sai benissimo, che vuoi fare un qualcosa di avventato e rischioso, lo desideri" continuò a dire il ragazzo muovendo la mano sopra il pantalone del ballerino, che chiuse un attimo gli occhi e si lasciò andare a un sospiro.

Dashimen ghignò soddisfatto e con un movimento repentino infilò la mano all'interno dei pantaloni.

"Ahia ahia, Hoseok, piccolo Hoseok, hai dimenticato un qualcosa" ridacchiò Dash ritrovatosi a toccare la nudità del ragazzo senza essere dovuto passare prima dai boxer.

Hoseok rabbrividì al tocco gelido.

"Sei ghi-acci-ato" ansimò mentre Dashimen continuava a toccarlo lentamente, stuzzicandolo con la punta dei polpastrelli, muovendoli delicatamente su e giù per tutta l'asta.

"Ora si riscalda la mano, basta un po' di movimento" soffiò Dashimen, riavvicinandosi alle labbra di Hoseok e intensificando il movimento della mano afferrandolo del tutto e smettendo improvvisamente di essere delicato.

Hoseok chiuse gli occhi godendosi quel tocco rude che solo Dashimen riusciva ad avere, lo faceva impazzire, talmente tanto da farlo completamente perdere.

"Che dici continuo? Vuoi unirti a me in questo rischio?" scandì lentamente quelle parole vicino alle labbra del ragazzo, convinto che avrebbe ceduto e si sarebbe lasciato finalmente andare.

La frenata improvvisa della macchina fece sì che Hoseok spalancò gli occhi trovandosi quelli scuri e vogliosi di Dashimen che lo osservavano in attesa di una risposta positiva.

"No... è meglio non rischiare" disse di colpo, non credendo realmente alle proprie parole, con la propria mano andò anche lui all'interno dei propri pantaloni, afferrando quella del ragazzo per toglierla dal suo membro.

Dashimen sgranò gli occhi, levò la sua mano dalla presa di Hoseok e si allontanò di nuovo da lui, si avvicinò di più al finestrino e rivolse il proprio sguardo fuori, lontano da Hoseok.

Rifiuto, veniva sempre rifiutato per una piccola possibilità che qualcuno li beccasse.

"Non fare l'offeso, non voglio che ci becchino, qualcuno deve pur essere responsabile" provò a dire tentennando Hoseok.

"Stai dicendo che non lo sono?" chiese Dashimen fulminandolo con lo sguardo.

"Sei avventato, lo sei sempre." disse Hoseok schietto.

"Aigoo, per un po' di sesso in una macchina? Sei tu che non ti godi la vita, neanche una piccola trasgressione." Sbuffò irritato Dashimen "È solo sesso, lo fanno tutti"

"Non è vero che non mi godo la vita!" esclamò risentito Hoseok.

"Si, è vero, devi essere sempre così dannatamente perfetto. È questo uno dei motivi del perché hai sbalzi d'umore, quando una cosa non è come pensi sia giusto, entri in crisi. Ti conosco Hoseokie... conosco te e i tuoi schemi. Tutto deve essere in ordine, tutto deve andare come programmato, non esiste rischio, non esiste il provare qualcosa di nuovo, perché l'incertezza non fa per te. Metti che non è la cosa giusta e sbagli? Tu non puoi permetterti di sbagliare" lo accusò Dashimen, aveva quei pensieri da troppo tempo, aveva messo pezze a colori un po' ovunque per cercare di far andare bene il rapporto, ma la realtà era che il loro rapporto era sempre così dannatamente instabile.

"Cosa? Non è vero" trillò Hoseok boccheggiando incredulo da quell'accusa appena ricevuta.

"Ah no? Non fai tutto quello che ti viene detto? Non segui i programmi nel dettaglio, cazzo Hoseok nelle tue schedule hai segnato gli orari in cui devi andare in bagno.

È successo un imprevisto con Jimin, che non ti saresti mai aspettato e sei finito in una crisi emotiva, perché non sapevi come risolverlo. Appena ti viene detto un qualcosa di nuovo, e non te lo aspetti entri in crisi" sospirò Dashimen passandosi una mano tra i capelli, era stanco di quella situazione, stanco delle crisi isteriche da prima donna di Hoseok.

"Non è vero! Io ero sotto stress, sto bene ora, anche se c'è sempre questa pazza che lo vuole morto. Come avrei dovuto reagire al fatto che un mio amico ha ricevuto una minaccia di morte?" trillò con panico nella voce il ragazzo.

"Non c'è più la pazza, l'abbiamo presa, è al distretto ora. Non hai reagito in quella maniera perché era un tuo amico, ma perché era un imprevisto che tu non avevi calcolato"

"Cosa? L'hai presa? Ci sei riuscito? Visto non è vero che non sapevo risolverlo, ho chiamato te per risolverlo!"

"Quindi è merito tuo?" chiese Dashimen alzando un sopracciglio scettico.

"Beh ti ho chiamato io!" esclamò con convinzione.

"Aigoo... ma ti senti come parli? L'avrebbero presa anche senza il mio aiuto, non dipendeva né da te, né da me. A volte ci sono situazioni che devono gestire gli altri. Non possiamo avere tutto sotto controllo, e se qualcosa non va come vogliamo non dobbiamo entrare in panico. Hoseok tu hai un problema, e non lo capisci, sono stato gentile in questi giorni, ho provato a spiegartelo gentilmente. Ma così non va" ci aveva provato, era stato accomodante, ma non aveva raggiunto nessun risultato.

"Io non ho nessun problema, di cosa stai parlando!"

"Di cosa sto parlando? Del fatto che debba andare tutto come vuoi tu, che devi avere il controllo su tutto, mi hai urlato contro perché ti ho piegato la maglia nel verso sbagliato stamattina!"

"L'ho stai dicendo tu, era sbagliato!" si giustificò il ragazzo.

"Sbagliato secondo te! Io le ho sempre piegate in quella maniera. Hoseok non è perché se qualcuno fa le cose diversamente da te vuol dire che sono sbagliate. Non vuol dire che se qualcuno agisce diversamente da come ti è stato insegnato è sbagliato. Non vuol dire che se in un momento di spensieratezza tu decidi di fare un qualcosa di diverso da quello che la gente dice che sia giusto, sia per forza sbagliato"

"Aigoo... smettila" disse riluttante Hoseok .

"Dillo allora... Secondo tutti è sbagliato farlo in un'auto, quindi tu non puoi fare sesso in auto?"

"È solo per il sesso, okay ti accontento ora lo facciamo, forza spogliati" disse Hoseok cercando di mettere fine a quel battibecco che lo faceva sentire instabile.

"Non è il sesso! Possiamo anche non farlo mai se tu non ne hai voglia"

"Spogliati ne ho voglia, ti faccio vedere come so rischiare anche io! Non è la prima volta che trasgredisco, con te l'ho fatto dal principio"

"Trasgredire? No?" rise amaramente Dashimen scuotendo la testa. "Sono questo no? Una trasgressione per le stupide regole che la società ha imposto a tutti? La maggior parte delle persone in Corea pensa che l'essere omosessuale sia una malattia, sia una perversione. Un rischio?"

"No... io no! Cosa stai dicendo!" trillò in preda al panico per via di quell'accusa.

"Quello che pensi davvero, che ti sei posto un rischio con me dal principio, che questo rischio ti sta portando a sbagliare. Perché sei legato agli schemi della società e due uomini insieme è sbagliato" disse con rabbia Dashimen

"Io... non è così, io ci tengo a te!"

"Allora perché non lo dici? Perché appena ti accorgi che siamo, per un attimo, spensierati davanti agli altri e a nostro agio, ti paralizzi? Perché diventi distante improvvisamente? Perché tutti i tuoi amici devono parlare di cotte, di relazioni, ma tu non dici niente! Cazzo due giorni fa stavano facendo commenti su una ragazza e tu ti sei messo a farli con loro, non curante di me vicino a te!" Pezze a colori, aveva messo una pezza a colori anche su quella situazione, aveva provato a non dare importanza ma era sempre lì e lo tormentava.

"È complicato! Io non posso dirlo! La mia carriera, tutto quello a cui lavoro, lo sai! È rischioso!"

"È sbagliato. Tu pensi sia sbagliato! Pensi che noi lo siamo, o l'avresti ammesso davanti a tutti!"

"Ti prego smettila! Smettila di mettermi pressione! Io non posso! Dovresti capirmi." Disse con voce isterica Hoseok.

"Pensavo che avessi deciso di prendere una decisione, pensavo che tu avresti compreso che non fossimo uno sbaglio. Come posso capirti? Io non ci giudico uno sbaglio, io penso che ciò sia normale!"

"Non lo è, un maschio e una femmina lo sono!" esclamò Hoseok per poi guardare lo sguardo di Dashimen cambiare da arrabbiato a triste e deluso.

"No! Aspetta io non volevo"

"Invece si. L'hai detto. L'hai ammesso. Chiudiamola qui."

"Dash io..." provò ad avvicinarsi a lui prendendoli una mano, ma il ragazzo si scostò fulminando con lo sguardo.

"Non ti avvicinare. Abbiamo finito" disse con tono secco e si voltò a guardare il finestrino.

Hoseok soffocò un singhiozzo e si allontanò da lui, si voltò a guardare anche lui il proprio finestrino, aveva appena commesso lo sbaglio più grande della sua vita e lo sapeva bene.

Angolo dell'autrice:

Da una parte abbiamo Isabel che prova ad aprirsi con Chung-hee. Parlano, si scopre che anche lui ha avuto una relazione importate, finita male.

Lei si convince... si toglie la collana! Cazzo come sto male! LA COLLANA!

Vi giuro non so il perché di tutto questo! Io non so più niente perdonatemi!

Passiamo a Dashimen che Hoseok.

La loro litigata può sembrare un po' campata in aria, ma così non è... mancano dei pezzi e quelli ci saranno nella storia che prima o poi uscirà di loro due.

A voi in questa vi serve sapere solo che litigano di nuovo...

Vi sembreranno un po' tutti dei deficienti... beh in realtà lo sono hahahh ma penso che nella vita reale un po' tutta la gente lo sia. A volte si dicono cose e si fanno cose che possono essere sbagliate.

I miei personaggi sbagliano e fanno cose giuste, hanno pregi e difetti.. forse molti più difetti.

Dashimen ha una maschera, sembra che non se ne freghi di niente, ma invece ci sta male, mette pezze spesso su molte cose ed è accomodante, con Hoseok lo è spesso anche se non si vede, poi esplode e dice cose a casaccio molte volte.

Fa lo stesso con Isabel, nota tante cose che non li stanno a genio, se le fa andare bene e poi scoppia da qui le loro litigate. Cerca di proteggerla e lo fa di nascosto.

Hoseok nella vita reale sembra un po' un maniaco dell'ordine, per me ci sta che vuole tenere tutto sotto controllo. Quando qualcosa non va secondo i suoi piani ha le crisi di pianto, specie quando è in confusione. Continua a pensare che sia sbagliato. Lo ammette uomo e donna è giusto.

Loro due mi fanno impazzire! Eeeeh sarà la fine? 

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