CAPITOLO 29 MAGIC OINTMENT


CAPITOLO 29 MAGIC OINTMENT (POMATA MAGICA)

04 LUGLIO 2017 NOTTE

Isabel si trovava sul divano di casa, dopo una tremenda giornata.

Lei e Chung-hee erano andati a casa di suo fratello per il compleanno di quest'ultimo. Era stata una festa per intimi, con le varie famiglie, inclusa quella di Ha-rin che aveva un odio verso di lei talmente ampio che era impossibile descrivere. La odiavano tantissimo, sia per aver mandato il proprio piccolo figlio in esilio in America, sia perché era accompagnata di Chung-hee che come sempre in quelle situazioni non l'aveva lasciata solo per un attimo, sempre così estremamente protettivo nei suoi riguardi.

Lei si era sempre sentita come un pesce fuor d'acqua in quegli eventi che racchiudevano tutta la famiglia, ma l'appoggio di Chung-hee aveva sicuramente alleggerito il tutto. Per una volta non era stata lei a subire tutto lo stress dell'evento, bensì Jisoo, che ormai era sempre più presente nella vita dei Kim e che lo sarebbe stata sempre di più. Durante quella piccola festicciola così intima, il padre di Isabel aveva fatto la tanto inaspettata proposta di matrimonio alla donna.

Isabel che nell'ultimo periodo aveva passato molto tempo con Jisoo, aveva percepito che la donna pur provando a rimanere composta, non aveva gradito quella proposta,

L'aveva vista sbiancare e tremare nel dire quel , che avrebbe comportato la sua condanna a morte. A Isabel le era sembrata come un animale braccato, senza via di uscita, consapevole che il futuro accanto al signor Kim, non sarebbe stato mai di amore fiori e dolcezza, ma solo patimento.

Aveva accettato il tutto, pur trovandosi sotto shock, perché non si poteva rifiutare la proposta di matrimonio del signor Kim, nessuno avrebbe mai potuto osare farlo.

Per quanto tutto poteva sembrare tragico, Isabel sapeva che quella non era la sua tragedia, e che non doveva farsi coinvolgere in fatti troppo vicini a suo padre. Non aveva ancora bene capito come quella relazione si fosse venuta a creare, e come fosse possibile che Jisoo si fosse trovata immischiata in tutto ciò, ma non erano sue problematiche.

Lei aveva altri problemi a cui pensare.

Dopo aver visto sua cognata a quella festa mostrare una leggera pancia dovuta alla sua gravidanza, Isabel si era sentita circondata da una debbia densa fatta di tristezza.

Stava facendo ancora fatica a far i conti con quello che era successo, le era stato difficile capire quale fosse stato il motivo scatenante della sua gravidanza isterica e ancora stava cercando di superare il tutto, il suo corpo stava reagendo diminuendo il gonfiore addominale, ma questo comunque non rendeva più semplice il decorso di tutto.

Potevano volerci mesi prima che ciò passasse e già ne erano passati quasi due dalla diagnosi.

Continuava comunque a fare le sedute con lo psichiatra anche a distanza, anche sé l'essere stata per inizio Giungo a Chicago per due settimane in seduta dal vivo aveva aiutato molto. Era riuscita a poter stare per tanto tempo, solo grazie a Chung-hee che con la scusa di volersi allargare di più oltre oceano con i suoi ristoranti, era riuscito a convincere il signor Kim a far andare Isabel con lui.

Chung-hee che ormai era diventato di sostegno per Isabel e che la supportava in ogni occasione, il ragazzo ormai era un faro fisso nella tempesta in cui Isabel era immersa.

La ragazza però si stava impegnando, ed era riuscita ad ammettere, che per quanto la possibilità di un bambino sarebbe potuta essere un problema, lei avrebbe tanto desiderato essere madre del figlio suo e di Yoongi.

Aveva ammesso anche di essere di nuovo depressa, che molto probabilmente aveva sbagliato le dosi farmacologiche.

Aveva compreso le motivazioni che avevano portato il suo corpo a reagire in quella maniera: l'incontro con sua madre, e l'aver chiuso con Yoongi erano stati i fattori scatenanti.

Il: non ti ho mai voluta da parte di sua madre, il non ti ho mai amato che la madre le aveva rivolto, aveva creato una forte spaccatura nella sua mente, tanto da voler diventare lei stessa una madre, così da poter dimostrare di essere migliore della propria, così da poter far vedere che lei era capace di amare.

Scegliere un altro uomo, avere la consapevolezza di non poter avere più un futuro con Yoongi, avevano molto probabilmente riportato in superfice una frase detta da Ha-rin molto tempo addietro:

"Rimani incinta, così tuo padre è costretto a farci stare insieme"

Una frase che per lei era stata assurda, un'idea che aveva giudicato insana, ma che molto probabilmente era rimasta dentro di lei, assopita.

Anche se al tempo, razionalmente aveva pensato che rimanere incinta di Yoongi non avrebbe portato a niente, la sua mente aveva fatto un ragionamento del tutto opposto, a lei nascosto.

Tutto ciò, tutti i traumi, il far i conti con il passato e il dover chiudere con tutto, aveva portato il corpo a reagire dandole illusione di essere incinta, così da darle un briciolo di speranza, che lei e Yoongi sarebbero stati insieme per via di un bambino.

Speranza, che non portava mai a niente di buono, ma solo a illudersi.

Aveva tutti questi problemi ad accerchiarla, questi pensieri, che la portavano sempre a sentirsi dentro un baratro profondo e scuro. Non aveva il tempo e la forza di pensare anche ai problemi delle altre persone, o al tragico destino che si era scagliato su la donna, un destino che Isabel sapeva l'avrebbe portata a far la stessa sorte della madre.

Lei non poteva aiutarla, per quanto nell'ultimo periodo si era resa conto che non fosse poi così tremenda come persona.

Lei non poteva aiutare nessuno, anche perché non riusciva neanche ad aiutare se stessa, a uscire dalla depressione.


Pensava a tutto Chung-hee, che si era rivelato essere veramente un ragazzo di buon cuore e premuroso.

Chung-hee con cui viveva ormai, e con cui passava ogni momento della sua giornata a parte quando era in ufficio a lavorare.

Chung-hee che aveva anche accettato la sua amicizia con Dashimen, e che aveva coinvolto il ragazzo ad andare con loro a Chicago, così che lei avesse potuto avere più sostegno possibile.

Chung-hee che in quel momento era appena apparso in soggiorno con un sorriso gentile, si era accomodato sul divano e le aveva passato un vasetto di gelato con due cucchiaini.

"Ti va un po' di gelato?" chiese lui con affetto.

"Dopo questa giornata direi che è un'ottima idea mangiare qualcosa di dolce" sorrise lei grata di quel gesto.

"Giornataccia, odio queste riunioni di famiglia, ma so che siamo costretti ad andare" sbuffò lui porgendole un cucchiaino.

"Si... grazie che ci sei sempre e mi appoggi, sono felice di avere te con me" disse lei colma di amore e gratitudine nei confronti del suo ragazzo.

"Volevo proporti una cosa... però non so come la prenderai" disse lui incerto se farle quella proposto o meno.

"Dimmi pure" disse lei alzando lo sguardo su di lui e distogliendo l'attenzione dal gelato, aveva mangiato solo una cucchiaiata, ma lasciò il barattolino sul tavolino, dato l'espressione seria di Chung-hee.

"Pensavo che fosse meglio per entrambi, partire per un po' di giorni" provò a proporre lui.

"Come mai? Per via di stasera e della proposta di matrimonio?" chiese lei non capendo il collegamento.

"No, la proposta di matrimonio di tuo padre, non c'entra nulla. Domani dovrebbero tornare i bts dal loro tour, penso che sia meglio non rischiare incontri" disse con voce piatta, ma con una punta di preoccupazione.

"Lo so... dopo domani ho un pranzo con Yun-hee in Hotel" disse lei pensierosa, non le andava poi molto di scappare solo perché lui stava tornando in città.

"Si, me l'avevi detto... comunque ci penserai a questa mia proposta? Potremmo approfittarne e farci un viaggio, ti farebbe bene un distacco da questo posto, da tuo padre e da tutto"

"Si, prometto che ci penserò" disse lei sorridendo gentile.

"Mangiamo il gelato e andiamo a dormire, domani ti aspetta una giornata faticosa"

"Te ne avevo parlato?" chiese lei confusa, non ricordava di avergli detto che suo padre le aveva dato l'ordine di licenziare un po' di persone, un po' come punizione per non si sa quale motivo.

"Me ne ha parlato Win-hoo, che tra l'altro ti verrà a prender domani mattina" la informò lui.

"Ah... non dovevi accompagnarmi tu, sempre e ovunque?" chiese lei esterrefatta da quella novità.

"Sono mesi che lo faccio, direi che sia abbastanza non credi? Pensavo che potevamo provare a vedere cosa succede se ti prendi un po' di libertà in più" disse lui studiandola per bene. "Non vuoi? La tua faccia ha una strana espressione" disse lui non capendola.

"Mi piace... andare a lavoro con te, andiamo sempre in quella caffetteria a fare colazione all'americana... però va bene se non lo facciamo più" disse lei tentennante, abbassando lo sguardo sulle sue mani che stringevano i pantaloncini del pigiama.

Lui rimase ad osservarla, cercando di leggere tra le righe, molte volte trovava difficile capirla del tutto. "Isabel? Vuoi che continuo ad accompagnarti"

"Se a te non va, possiamo fare come vuoi" disse lei con tono piatto.

"Isabel, non ho detto che non mi piace, pensavo volessi riperdere un po' in mano la tua vita, non voglio soffocarti, non mi piacciono le relazioni morbose, questo non significa che non mi piace stare con te. Non voglio che mi fraintendi" disse lui avvicinandosi di più a lei e alzandole il mento con due dita, così che lei potesse guardarlo in volto.

"La nostra relazione è morbosa?"

"No, non lo è... ma non voglio che ti senti in gabbia anche con me." Disse lui gentile.

"Possiamo continuare con le colazioni?" chiese lei leggermente intimorita dal ricevere un rifiuto.

"Si, piacciono anche a me" sorrise lui avvicinandosi a lei e baciandola tra il capelli.

"Va bene" disse con voce lieve, lui se la tirò più avvicino e l'abbracciò.

"Quello che abbiamo, anche se è complicato e difficile alle volte, mi piace tanto. Isabel sto bene con te, e non sono importanti i problemi, gli risolviamo. Gli stiamo risolvendo, sta andando meglio. Comprendo che oggi sia stato difficile, per via di tua cognata, ma andrà meglio con il tempo" disse lui tenendola stretta tra le sue braccia e facendola ondeggiare leggermente in modo rassicurante.

"Si, va già meglio, rispetto a due mesi fa non trovi?" chiese lei continuando a rimanere al sicuro tra le sue braccia e aspettando solo una conferma.

"Si, va già meglio" disse lui baciandole la testa con affetto.

"Mangiamo il gelato e andiamo a letto?" chiese lei alzando il volto per guardarlo, lui sorrise gentile e le diede un leggero bacio sulle labbra, che lei ricambiò timidamente.

MATTINA PRESTO 5:30

Isabel si trovava in piedi a girovagare per la cucina, aveva dormito solo per un paio di ore, e l'insonnia si era fatta largo in lei.

Mentre gironzolava, guardava con insistenza l'acqua sul pentolino del soggiorno, aspettando che si riscaldasse per potersi fare una camomilla, per rilassarsi.

Si passò la mano sulla pancia accarezzandola leggermente, il gonfiore stava sempre più diminuendo, e incominciava a sentirsi sollevata.

Si avvicinò al fornello, spense il fuoco e verso l'acqua bollente in una tazza gialla a forma di papera dove all'interno c'era la bustina di camomilla. Soffiò leggera sul fumo e incominciò a giocare con il filo della bustina di camomilla, facendo in modo che saltellasse e girasse nell'acqua, rimanendo per un momento incantata dal movimento.

Sbatte gli occhi un paio di volte, tolse la bustina afferrò la tazza calda e si avviò verso il soggiorno per andarsi a mettere sul divano.

Si accomodò tranquilla, fece per fare il primo sorso della sua camomilla, e si scottò la lingua per quanto fosse bollente, e anche per via del suono del campanello che l'aveva improvvisamente sorpresa.

Tenne stretta la tazza, per non rischiare di farla cadere.

Alzò lo sguardo verso l'orologio al pendolo sul muro, segnava le cinque e mezzo del mattino. Pensò che solo un pazzo potesse suonare a casa della gente a quell'ora.*

Rimase immobile, pensando che forse non avesse sentito bene.

Il campanello suonò di nuovo, strizzò gli occhi confusa.*

Lasciò la tazza e si avviò verso la porta per capire chi fosse.

Non poteva essere la vicina incapace di crescere i figli, poiché aveva lasciato quell'appartamento da molti anni. Molto probabilmente non poteva essere neanche lui, che al momento era sicuramente su un aereo di ritorno.


Aprì la porta e si trovò davanti a se Jisoo tremante e con il trucco tutto sfatto, che si teneva a mala pena in piedi tremante, la guardò per un attimo capendo immediatamente la situazione, e con un cennò del capo la invitò ad entrare.

"Seguimi in soggiorno" disse con filo di voce Isabel e la donna la seguì in silenzio, a corto di parole, non aveva neanche la forza di spiegare.

Si avviarono in soggiorno e Isabel l'aiutò a sedersi.

"Vuoi che chiamo il medico?" chiese lei con voce gentile.

"No... non c'è bisogno non è nulla di che" disse lei.

"Come sei riuscita a fuggire e venire qui?" chiese Isabel, dubitando che suo padre l'avesse lasciata andare così tranquillamente.

"Mi ha detto lui di venire, qui. Ha detto che tu sapevi come far passare i lividi" disse con voce sottile e trattenendo un singhiozzo.

"Che stronzo... vado a prendere la mia cassetta del pronto soccorso. Rimani qui" disse cercando di mantenere un tono di voce calmo, per non far vedere che fosse preoccupata.


Isabel si avviò a prendere il necessario in cucina leggermente perplessa dalla situazione, non sapeva perché suo padre avesse deciso di punire Jisoo, le era sembrato che la donna si fosse comportata bene e avesse accettato la proposta senza tentennamenti.

"Isabel?" chiamò Chung-hee che era appena sceso le scale e l'aveva fermata prima che entrasse in cucina.

"Oh.. ti sei svegliato" disse lei dispiaciuta.

"Chi era alla porta?" chiese lui confuso, dal fatto che fosse mattina presto.

"Jisoo... è nel nostro soggiorno, ha avuto dei problemi con mio padre" disse con voce triste la ragazza, mordendosi il labbro inferiore a disagio.

"Ti serve una mano?" chiese lui avvicinandosi a lei.

"No, faccio io, si sentirà in imbarazzo, forse è meglio se non la vedi." Disse lei seria in volto, sapeva benissimo che quando si subivano abusi e violenza, dentro se stessi nasceva un senso di vergogna e di inadeguatezza, si aveva solo la voglia di scomparire da tutti e da tutto. Dentro se stessi nasceva la consapevolezza di non essere abbastanza forti, e il timore che qualcuno si potesse accorgere di quanto fragili si fosse realmente.

"Come preferisci, se hai bisogno mi trovi di sopra" disse lui, baciandole con dolcezza la fronte.

"Grazie, ma penso di riuscire a cavarmela. Torna a letto tranquillo"

Lui annuì e lei si avviò verso la cucina per prendere tutto il necessario.


Tornò in Soggiorno, trovando Jisoo che guardava il vuoto e che era rannicchiata sul divano.

"La mia pomata fa miracoli. È magica. Ti aiuterà a stare meglio" disse Isabel sorridendole gentile, dopo averle sfiorato con delicatezza una gamba per attirare la sua attenzione.

Jisoo alzò lo sguardo su di lei con gli occhi lucidi, annuì con la testa, senza riuscire a dire una parola, con le mani andò ai suoi capelli per poterli tirare sopra la testa e legarli scoprendo il collo.

"Ahia.. le strette al collo fanno sempre male, ha una presa forte, e non si riesce a trattenere" disse Isabel con un leggero tono di sarcasmo e disprezzo nella voce.

Jisoo annuì, abbassando lo sguardo sulle sue mani che ora stringevano il suo esile vestito.

Isabel prese il tubicino della pomata e incominciò ad applicarla sul rossore del collo, senza più dire nulla, lasciando la donna per un attimo persa nei suoi pensieri.

Jisoo, rimase immobile a farsi applicare la pomata, troppo sotto shock. Era certa che in qualche modo sarebbe sopravvissuta, che lui non l'avrebbe malmenata, era certa di sapere bene come ingannarlo. Pensava di essere forte, di essere diventata una brava giocatrice nel gioco della vita, invece si era resa conto di aver fatto un passo falso, aveva sbagliato il suo gioco, e tutto per via dei sentimenti che provava per Namjoon.

Non avrebbe mai potuto rifiutare la proposta di matrimonio, e non l'aveva rifiutata, si era mostrata anche felice sul momento, emozionata, aveva recitato bene la sua parte.

Una volta ritornata a casa aveva però vacillato, dopo averlo soddisfatto sessualmente, dopo aver tenuto duro. Quando pensava che la giornata fosse finita e lei finalmente avrebbe potuto avere per un attimo del riposo, lui le aveva dato un ordine, e lei aveva vacillato.

Aveva detto di no.

Non si diceva di no al signor Kim.

Quel suo piccolo no, al suo ordine di lasciare il suo lavoro alla Big-hit aveva comportato la sua furia.

Lei ora si trovava sul divano di Isabel, con la ragazza che provava a darle una mano.

"Alza la maglietta" disse Isabel accarezzandole dolcemente un braccio.

"Perché?" chiese tremante.

"Gli piace dare dei colpi all'addome, dubito che ti abbia messo solo le mani al collo" disse Isabel, consapevole di dove a suo padre piacesse colpire.

Jisoo annuì con il capo, e con un'espressione sofferente sul volto, alzò leggermente la maglietta mentre Isabel la fissava con una faccia corrucciata e incominciò a spalmare la pomata sull'addome della ragazza.

"Lo so è ghiacciata, dopo ti devi alzare un attimo che ti fascio" disse con gentilezza.

"Aveva ragione a dirmi di venire da te" disse con tono triste, trovando Isabel molto migliorata nel saper come trattare certe felice.

"Carino, ti ha dato un consiglio utile, dopo averti ridotta così." Sbuffò con ironia Isabel.

"Sono in trappola" sussurrò Jisoo affranta. Lo era, non aveva via di fuga.

"Perché gli hai detto di sì? Non dico alla proposta di matrimonio, quella non l'avresti potuta evitare. Perché gli hai detto di sì a iniziare una relazione con lui?"

"Non avevo altra scelta" disse senza guardarla negli occhi.

"Non è una risposta chiara" disse Isabel alzando lo sguardo incerto su di lei.

"Non posso dirtelo"

"Come vuoi" disse con una scrollata di spalle "Alzati ti fascio, dopo ti do delle medicine, puoi riposare nella stanza degli ospiti" disse Isabel seria in volto, comprendendo che non era il momento di fare altre domande.

Jisoo si alzò a fatica, e Isabel si avvicinò per darle una mano.

Jisoo guardò Isabel negli occhi, con gli occhi colmi di lacrime, voleva dirle la verità, ma se ne vergognava troppo, non sapeva se avrebbe mai capito, anche se in quel momento vedendola prendersi cura di lei, le ricordava la dolce bambina che l'aveva aiutata in passato, senza far domande.

Isabel ricambiò lo sguardo cercando di essere più comprensibile possibile, si avvicinò a prendere le garze sul tavolino.

Guardò per un attimo la pomata, aveva sempre avuto nella sua vita scorte di pomate, anche da piccola era consona a nascondere i tubetti un po' ovunque in caso fossero serviti a sua madre per via delle violenze di suo padre.

Tornò con lo sguardo a Jisoo che stava in piedi a fatica e aveva gli occhi chiusi, e in quel momento ebbe la sensazione che Jisoo fosse qualcuno di conosciuto in passato.

MARZO 2000

Jisoo si guardava intorno a disagio, la donna con cui aveva appena parlato, l'aveva lasciata un attimo da sola in quell'enorme casa, che trasudava lusso da tutti gli angoli.

Era stata a disagio per tutto, e tremava di paura. La situazione in cui si trovava sembrava rischiosa, non pensava che sarebbe mai arrivata a quel punto. Le veniva da piangere, ma stava cercando di sembrare forte, davanti a tutto.

Si torturava le mani, consapevole che non sarebbe dovuta stare lì, se lui avesse scoperto che sua moglie l'avesse contattata da giorni e la stava pressando per denunciare tutto, avrebbero tutti fatto una fine tremenda.

Lui era il peggiore dei suoi clienti, era quello che si divertiva a legarla, a darle cinghiate per tutto il corpo mentre lei rimaneva inerme e nuda in piedi in una lussuosa stanza di un albergo di lusso che mai si sarebbe potuta permettere.

Lui era il peggiore, ma era anche quello che pagava meglio, e suo padre la mandava sempre da lui.

Suo padre un uomo meschino, che la faceva vivere nello squallore, nella perversione e la utilizzava per i suoi sporchi traffici, i film porno con le ragazzine non erano abbastanza da farlo guadagnare, e ciò lo aveva portato a utilizzare lei vendendola a uomini facoltosi. Vendendo tutto di lei.

La porta di un mobile di fronte a lei si aprì improvvisamente, da farla spaventare e trattenere un urlo.

Qualcuno di molto piccolo, con lunghissimi capelli neri, uscì fuori dal mobile, scrollandosi tutta, come un piccolo animaletto coccoloso.

Jisoo rimase paralizzata sul divano a guardare la piccola ragazzina mettersi dritta in piedi e sistemarsi i capelli, che le erano finiti su tutta la faccia.

"Ciao!" esclamò con voce trillante, per poi guardarsi intorno con circospezione.

Jisoo, continuò a rimanere immobile osservando la ragazzina che saltellando come un coniglio si stava avvicinando a lei.

"Hai per caso visto un ragazzino girare qui nei dintorni?" chiese lei incuriosita, Jisoo scosse la testa in segno di diniego.

"Sicura? Sono nascosta da un bel po' penso di essermi anche addormentata lì dentro"

"Perché eri nascosta?" chiese titubante Jisoo, continuando a osservare la ragazzina e cercando di capire se fosse reale o un fantasma.

"è mio fratello" sbuffò lei innervosita "Ogni tanto gioca alla caccia a Isabel... che sarei io." disse lei scuotendo la testa.

"Ah! Giocate a nascondino?" chiese Jisoo confusa, non sembrava felice di quel gioco.

"No, lui mi insegue e poi mi fa male. incomincia a chiamarmi da lontano cercandomi, e poi in silenzio cerca di acchiapparmi, come un cacciatore acchiapperebbe la sua preda." Disse lei seria in volto.

"Oh..." disse lei senza parole.

"Si.. però casa è grande ci sono molti nascondigli, quello è uno dei miei preferiti, non mi trova mai, ne ho un altro in cucina sempre in un mobile..." disse lei poi con faccia pensierosa. "Anzi! È quello della cucina il mio preferito!" esclamò con un sorriso sghembo. "Lì ho le riserve di cibo!" annuì con il capo convinta.

"Oh..." disse leggermente scossa Jisoo, non sapendo bene cosa dire.

"Tu chi sei? Omo mandano quell'arpia di tata via e fanno venire te? sembri carina!" esclamò con un sorriso.

"Oh.. ehm no"

"Ah... pensavo che eri qui per me... però si forse non lo sei, mio padre non assumerebbe mai una vestita come te."

"Ah si?" disse lei un po' risentita, e chiudendosi un po' in se stessa con il corpo, cercando di nasconderle lo strappo nella maglietta sulla parte sinistra laterale.

"Si... a me piace però. Solo che a loro piace questo stile" disse indicando l'abito pomposo che aveva indosso.

"Oh comprendo" annuì Jisoo.

"Sei carina a me piaci!" esclamò con allegria "è un vero peccato, vorrei tanto qualcuno che stesse con me, la tata è grande, e antipatica.... Mi dice che devo stare seduta composta, che devo mangiare composta, che devo stare immobile tipo statua. E mi da le bacchettate. Tu non sembri una da bacchettate"

"No, non mi piacciono le bacchettate"

"Si vede sembri carina" disse Isabel sorridendo carinamente, per poi inclinare il capo verso sinistra e osservare meglio la ragazza sul suo divano.

"Ti sei fatta male?" chiese osservando il collo della ragazza.

"Ehm.. non è niente" provò a dire Jisoo passandosi una mano sul collo pieno di lividi, lividi inferti dal padre della ragazzina di fronte a lei, che oltre che ad abusare di lei, gli piaceva strangolarla quasi fino al suo svenimento.

"A me sembrano lividi... ho una pomata, vieni!" esclamò la bimba avvicinandosi e provando a perderle una mano, che Jisoo, provò a nascondere.

"Hai paura?" chiese Isabel facendo dei passi indietro.

"io non dovrei essere qui" disse con voce tremante guardandosi intorno, e provando ad alzarsi.

"Ti do la pomata e ti accompagno fuori?" chiese Isabel titubante allontanandosi di nuovo e lasciandole spazio.

"Io..."

"Hai paura del mio papà?" chiese lei

"Io... no... non lo conosco!"

"mmh... meglio per te! mio papà non è bello, cattivo!" disse Isabel incrociando le braccia e sbuffando, "Come mio fratello!"

"Io... devo andare" disse tremante.

"Ti fai dare la pomata prima?" chiese Isabel.

"Ehm va bene" disse chinando leggermente il capo, Isabel la prese per mano stringendo forte.

"La mia pomata fa miracoli! È magica"

"Ti credo... ma poi mi aiuti ad andare via?" chiese tremante.

"Si tipo piano segreto? Sono brava a non farmi notare qui, se rimani legata a me diventerai un fantasma come me!"

"Si tipo piano segreto!"

"va bene unnie! Non preoccuparti non ci vedrà nessuno, e uscirai da questa casa! Io mi chiamo Isabel tu come ti chiami?" chiese poi sorridendole mentre faceva dondolare il suo braccio facendo dondolare anche quello della ragazza.

"Io.. Jiwoon..." disse sorridendo per la prima volta.

"Bel nome! Andiamo unnie!" esclamò con allegria poi sorrise guardandola e con il dito indice sulla bocca fece "shhh" e la trascinò via dal soggiorno.

Angolo dell'autrice:

Le frasi in corsivo con l'asterisco sono identiche a quelle del capitolo 7 del primo volume XD quando yoongi va allo stesso identico orario a casa di Isabel e fa cadere la pianta!

Capitolo un po' di stallo... lo so ma quando finisco una storline, poi vi tocca il pippone di cosa sia successo nei mesi antecedenti.

Siamo 2 mesi avanti rispetto al ristorante. Isabel sta andando avanti, sta affrontando la sua gravidanza isterica, spiegato il perché sia venuta. Chung-hee è sempre con lei.

Il signor Kim ha fatto la proposta a Jisoo, (con cui Isabel ha comunque passato del tempo e diciamo, e con la donna si è creato un rapporto pacifico) .

Jisoo dice no a lasciare il lavoro, per Namjoon ed ecco le ripercussioni.

Più flashback!

Penso sia chiaro chi sia Jisoo ora.

Troverete il capitolo più corto rispetto ai miei soliti, ma penso che sia abbastanza per via delle tematiche trattate! 

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