CAPITOLO 19: CHOICE
CAPITOLO 19: CHOICE
14 MAGGIO 2017 HONG KONG SERA
Yun-hee, Dashimen e Taehyung si trovavano tutti in una saletta privata dell'albergo nelle Filippine, per potersi aggiornare sulla situazione e di come avrebbero dovuto agire appena arrivati a Seul il giorno dopo.
"Non hai trovato nulla quindi?" chiese Yun-hee con tono irritato, incrociando le braccia al petto e sbuffando leggermente.
"Nada, de Nada... dovrei accedere al suo computer per capire di più, mi serve l'indirizzo IP, oltre a smanettare sui social, non trovo nulla. Potrei trovare qualcosa andando a indagare da uno dei computer della Big-hit, lì sicuramente ci saranno i dati anagrafici" spiegò Dashimen.
"Allora ti faccio entrare io, in settimana, così può accederci!" esclamò Taehyung con allegria, felice di far parte di un piano.
Yun-hee guardò Taehyung, irritata da tutta quella positività, erano a un punto morto, a meno che il ragazzo non avesse recuperato la collana.
"Tu invece? La collana?" chiese immediatamente, sperando che il buon umore fosse dettato da quello.
"Ho provato diverse volte a chiederle di farmi entrare in camera, mi ha sempre detto di no, vuole sempre venire nella mia. Soo-hee dice che la cugina non ama la gente vicino ai suoi effetti personali. Trova sempre scuse" disse imbronciato Taehyung inclinando improvvisamente il suo solito sorriso. Era stato estenuante per lui provare a convincerla, la ragazzina era stata irremovibile, e lui era rimasto basito dal quell'atteggiamento, non credendo possibile una cosa del genere dato che lei pendeva dalle sue labbra.
"Siamo a un punto morto quindi?" sbuffò Yun-hee, innervosita, aveva promesso a Yoongi che avrebbe recuperato la collana, ma ancora non erano riusciti in nulla, non avevano un bel niente in mano.
"Si... ma Yoongi è sicuro della collana rubata?" chiese Dashimen poco convinto, pensando che il rapper stesse solo avendo un crollo emotivo.
"Si, ne è sicuro, anche tu hai detto che Yuri non ti piaceva!" esclamò Yun-hee guardandolo esterrefatta data l'insinuazione.
"Si, non mi piace nessuna delle due." Disse Dashimen per poi guardare Taehyung riluttante, "Scusa" disse a disagio verso il ragazzo.
"Non ti scusare, anche io trovo strana Soo-hee: mi guarda come se fossi un Dio... mi mette a disagio, però non comprendo perché mi abbia detto di no ad entrare in stanza" disse Taehyung leggermente pensieroso.
"Dovresti lasciarla amico" Dashimen diede qualche pacca d'incoraggiamento sulla spalla al più piccolo.
"NO! Non può lasciarla fino a che non riprendiamo la collana!" urlò Yun-hee in crisi guardando entrambi con orrore.
"Non la lascio... tranquilla non entrare in crisi, che poi picchi entrambi" disse Taehyung con finto terrore, prendendo un cuscino e usandolo come arma di difesa.
"Tranquillo tanto si scaglia prima su di me" disse Dashimen scuotendo il capo, sapendo che Yun-hee avrebbe preso prima lui di mira.
"Domani torniamo a Seul..." sospirò Yun-hee pensierosa, ignorando lo scambio di battute tra i due ragazzi.
"Non me lo ricordare ti prego" disse Dashimen con tono lugubre, avrebbe dovuto fare i conti con suo zio che era adirato con lui per via dell'indirizzo dato a Yoongi, e ancora non sapeva cosa fare con Isabel, se andare a trovarla oppure lasciar correre tutto facendo finta di niente, come un codardo.
"Aigo... io vi odio sapete. Voi potete andare a trovarla e invece siete così riluttanti all'idea, al posto vostro io correrei da lei" disse Taehyung rimproverandoli, avendo intuito immediatamente quale fosse il problema che affiggeva entrambi.
Anche se Isabel aveva detto di aver chiuso con entrambi i ragazzi, Taehyung sapeva perfettamente che la ragazza aveva solo preso una scelta maniera avventata. Bastava solo che loro andassero da lei così da poter risolvere.
"Taehyung è complicato!" disse Dashimen con tono lugubre, mentre il ragazzo vicino a lui sbuffava.
"Cosa è complicato?" esclamò Jimin arrivando dietro il divanetto dove era seduta Yun-hee, che sobbalzò per la sorpresa.
"Che fate?? Riunione segreta senza di me!" chiese poi con finto fare accusatorio per poi accomodarsi vicino a Yun-hee che lo guardava leggermente stupita nel trovarlo lì.
"Più o meno" rispose Dashimen con aria annoiata.
Jimin fece un broncio, si sedette meglio sul divano, mettendo una certa distanza strategica tra lui e la ragazza.
"Ah! Che cattivi, dovrei essere incluso anch'io nelle riunioni!" Esclamò con disappunto, continuando a fare il broncio.
"Non fare così... ultimamente dici di essere sempre impegnato, è normale che perdi i pezzi" disse Yun-hee provando a toccarli leggermente il braccio, ma Jimin si scostò immediatamente.
"Io e Jungkook abbiamo delle cose da fare" spiegò lui senza entrare troppo nei dettagli.
Yun-hee riposo la mano sulle sue gambe e incominciò a giocherellare nervosa con un braccialetto al suo polso e chinò la testa, per evitare di guardare Jimin.
Il ragazzo dopo la sera che lei era andata da lui in lacrime, aveva di nuovo preso le distanze, era più di un mese che la situazione era così instabile e lei non ne capiva il motivo, pensava solo che fosse stata troppo avventata ad andare a cercare in quel tremendo giorno e a rimanere a dormire in camera con lui. Aveva comunque provato a far finta di nulla, ma la situazione la stava rendendo sempre più nervosa e triste.
Dashimen percepì una certa tensione e si voltò immediatamente a guardare Tae in cerca di spiegazioni.
Taehyung però non ricambiò lo sguardo del ragazzo, poiché guardava l'amico scuotendo la testa con disapprovazione, trovava il comportamento di Jimin fin troppo esagerato. Erano di nuovo al punto di partenza e la colpa era di Jungkook, che aveva deciso di mettersi in mezzo in quella probabile coppia.
"Impegnato a fare cosa?" Chiese Dashimen poiché nessuno parlava.
"Affari nostri." Tagliò corto Jimin.
"Io vado..." disse improvvisamente Yun-hee alzandosi in piedi, beccandosi un'occhiataccia da Dashimen, che ignorò.
"No, rimani.. ora arriva Jungkook! Così ci aggiornate ad entrambi!" Esclamò Jimin con voce squillante, cercando di fermarla.
Aveva promesso a Jungkook di aiutarlo a conquistare la sua migliore amica, specie dopo la litigata che avevano avuto un mese addietro. Jungkook era andato in camera di Jimin con Taehyung, per chiedere se andassero insieme da Yun-hee e chiedere com'era andata la giornata con Isabel. I due ragazzi però avevano visto Yun-hee dormire profondamente nel letto di Jimin, perciò erano finiti a litigare.
Jimin aveva provato a spiegarsi, ma Jungkook era stato irremovibile, quindi si era dovuto allontanare da Yun-hee per dimostrare la sua innocenza e che non ci fosse niente tra lui e lei.
"Possono aggiornarvi loro... ho altro da fare" rispose Yun-hee frettolosamente, senza neanche guardarlo negli occhi e volendosi solo allontanare da lui, che le stava spezzando nuovamente il cuore con i sui comportamenti evitanti.
Senza aspettare risposta si allontanò da loro, a passo veloce.
Dashimen la guardò con preoccupazione, diede un colpetto a Taehyung vicino a lui.
"Pensaci tu." Disse con tono secco. Si alzò immediatamente per seguire la ragazza, guardando però per un attimo Jimin in malo modo.
"Piccola scout!" Esclamò con il fiatone bloccandola da dietro.
"Dashimen smettila di acchiapparmi così!" Trillò lei irritata cercando divincolandosi.
"Dai e divertente specie perché t'imbarazzi!!" Esclamò lui ridendo cercando di smorzare un po' la tensione della ragazza.
"Dashimen l'ultima volta siamo stati beccati da oppa Jin con questo tuo modo di fare" disse lei sempre irritata.
"Come siamo permalose" disse lui staccandosi e affiancandola cominciando a camminare con lei vicino.
"Mi spieghi che succede con Jimin?" chiese poi subito dopo.
"Ah boh... sta riprendendo le distanze da me..." sospirò lei triste
"Mmh... stranamente Taehyung non è venuto a spifferarmi nulla" disse pensieroso, pensando che il ragazzo dovesse sapere tutto.
"Aigoo tu e Taehyung siete diventati amici intimi!" Disse lei sconvolta dall'accoppiata appena creatasi, che poteva diventare una bomba a orologeria.
"Anche tu sei andata subito da lui... nessuno sapeva dell'incontro dei due" l'accusò Dashimen, ormai erano un trio loro tre insieme.
"A parte te...." disse con tono sprezzante "Aigoo Dash, li sai custodire bene i segreti." Lo rimproverò lei, non aveva ancora digerito che lui le avesse mentito, e non le avesse detto dell'indirizzo dato a Yoongi.
"Non potevo dirtelo, anche perché hai visto: appena l'hai saputo sei venuta a puntare il dito dritto contro di me" disse lui fingendo di imbronciarsi.
"Per l'amor del cielo, era prevedibile che tu avresti fatto qualche stronzata.. che poi voglio proprio capire cosa hai concluso?" disse lei scuotendo il capo.
"Beh si sono visti... lui ha concluso sicuramente qualcosa" annuì lui seriamente.
"Oh maschi" si lamentò lei, giudicando il genere maschile come altamente idiota. "Fatto sta che ora lui è in uno stato pessimo." Continuò a rimproverarlo lei.
"Se non avesse perso la collana, non starebbe così" rispose pungente Dashimen.
"Perso... lei l'ha rubata" disse con rabbia la ragazza, non sopportava Yuri, la trovava veramente falsa.
"Aigoo... è quello che dice Yoongi." Disse lui.
"Da quando non ti fidi di lui?" chiese lei sconvolta, dandoli un colpetto, indignata.
"Non è che non mi fido... ma lui stava reprimendo il dolore, illudendosi che fosse solo un momento quello di Isabel. Lei ha scelto davvero, le foto confermano..." disse lui insicuro.
"Nessuno di noi crede che lei sia certa della scelta, neanche tu credi che lei possa andare avanti.... io andrò da lei appena tornati!" esclamò con tenacia lei.
"Io non so più che pensare... non la comprendo più, prima mi era semplice capirla, ora non più... Yun-hee ho parlato con il suo terapista..." sussurrò Dashimen.
"Che ha detto?" trillò lei.
"Aigoo non mi rimproveri?" chiese sconvolto lui.
"No, Dash... perché sono più interessata a sapere, come lei stia. Sinceramente è colpa sua se dobbiamo rivolgerci ad altri per capirla, dato che ci ha tagliato fuori..." disse con rabbia lei, lo sconforto per la scelta di Isabel di tagliarla fuori dalla sua vita, si era trasformato in rabbia, Yun-hee era decisamente pronta a farsi valere, e a far in modo che la situazione cambiasse.
"Mi sono rivolto io, non tu..." disse lui, leggermente atterrito dai cambi repentini di umore della ragazza.
"Lo avrei fatto io se avessi avuto il numero..." sbuffò lei innervosita.
"Tu di solito non t'intrometti, perché questo cambio di rotta?" chiese lui incuriosito.
"Perché non sopporto più l'essere messa da parte, senza un valido motivo." Disse tenacia lei.
"Jimin di nuovo..." disse a bassa voce Dashimen.
"No. Non è lui. È Isabel il problema!" lo guardò in malo modo lei.
"Qui siete tutti una banda di matti..." scosse la testa lui.
"Come se tu e il tuo tipo non diate problemi...." lo guardò ironica lei.
"Non mi sembra di dare problemi a qualcuno."
"Certo tu sei l'altro che non parla" sbuffo lei innervosita.
"Come se tu parlassi di Jimin." Sbuffò irritato lui.
"Jimin ed io siamo amici... lui si comporta di nuovo strano... ed io non ci posso fare nulla. Non è colpa mia, se è uno così umorale." scosse la testa lei con rassegnazione.
"Giusto" sospirò lui con tono rassegnato, era meglio chiudere la discussione dandole ragione.
"Il terapista? " tornò al discorso la ragazza.
"Eh... dice che è la strada giusta da seguire, che è buono che lei provi ad andare avanti e ad accettare la vita che ha. Che le farà bene." Disse tentennando Dashimen.
"Stiamo sbagliando?" Chiese Yun-hee, fermandosi di colpo sul posto.
"Forse si.... forse ho sbagliato tutto, ho sbagliato a forzarla... avrei dovuto spalleggiarla. Lei ha ragione le ho urlato tante volte che: sarebbe dovuta andare avanti, essere più egoista. Improvvisamente ho cambiato fazione, sono diventato amico a Yoongi. Lei ha avuto ragione ad accusarmi." Disse Dashimen tristemente.
"Dovremmo stare con lei e no qui vero?" chiese lei titubante.
"A essere sincero non lo so... dove dovemmo stare. A me sembra come se io non sia adatto a nessun posto. Non mi sentivo adatto in America perché immigrato, a Seul non mi sentivo adatto per la mia mentalità aperta." Incominciò ad aprirsi lui.
"Ma a Seul ci sono Isabel e Hoseok..." tentenno lei, leggermente incredula dal discorso appena iniziato dal ragazzo.
"Lo so, ma il padre di Isabel non sa della mia esistenza, ci potrebbero essere ripercussioni. Hoseok... non ha detto a nessuno di noi, è come se io non mi sentissi adatto, a lui. Non mi sento parte di nessun posto. " Era come se Dashimen avesse da poco realizzato che: si sentisse come un nomade che viaggia senza una metà da raggiungere, sempre in cerca di un posto dove sentirsi a casa, e non trovandolo.
Yun-hee guardò Dashimen tristemente, si affianco a lui e poggiò la testa sul suo braccio con far affettivo.
"Dash... non so bene cosa dirti... ma siamo una squadra... quindi almeno posso darti la conferma che fai parte di ciò" disse lei dolcemente alzando lo sguardo su di lui, che la guardò sorridendo triste.
"Non credo andrò da Isabel.... come non credo di riseguirvi in tour dopo Seul... penso di aver bisogno di un po' di tempo per chiarirmi le idee." Disse lui con dispiacere.
"Va bene.. mi toccherà stare con Taehyung allora." Provò a fare dell' ironia lei, scaturendo una risata in lui.
"Aigoo chi l'avrebbe detto... destinati alla compagnia di Taehyung." Scherzò anche lui sull'argomento.
"Ho una bottiglia in camera... beviamo e saliamo sopra nella terrazza dell'hotel." Asserti lei con un sorriso.
"Waoo, piccola scout mi sorprende la tua spavalderia!"
"Ti va o no?" chiese sorridendoli.
"Si" disse Dashimen ammiccandole.
15 MAGGIO MATTINA SEUL
Isabel beveva il suo caffè con calma, guardava il pezzo di dolce davanti a sé, con intensità tale da averlo già nello stomaco, o molto probabilmente lo stava fissando per non guardare la persona di fronte a se.
Il silenzio regnava al loro tavolo, le due donne avevano aperto bocca solo per ordinare e si erano azzittite entrambe.
Quell'appuntamento alla caffetteria non era per niente voluto da entrambe le parte e ciò si poteva notare visibilmente.
"Quanto tempo dovrebbe durare tutto ciò?" chiese Jisoo, parlando finalmente dopo eternità di silenzio.
"Non ho idea." Rispose secca Isabel.
"Forse dovremmo provare a parlare?" chiese leggermente a disagio la donna.
Isabel alzò lo sguardo su di lei, leggermente indecisa su cosa dire.
"Vuoi parlare?" chiese con tono amaro.
"Forse potremmo, avere una conversazione civile, se solo tu provassi a non trasmettere tanto rifiuto" disse riluttante la donna, distogliendo lo sguardo da Isabel subito dopo.
"Dubito... continuo a non capire il perché di tutto ciò." Disse Isabel con tono piccato.
"Comprendo..."
"L'hai lasciato?" chiese poi schiettamente Isabel, guardandola in cagnesco.
"No... torna oggi dal tour" disse lei sospirando.
"Devi lasciarlo, se hai deciso di mandare avanti quest'assurda relazione con mio padre." Disse sotto forma di minaccia guardandola con odio.
"Tu non capisci" sospirò lei.
"Si, io non capisco come ti ritrovi a stare con mio padre, vecchia conoscenza quando vi sareste mai conosciuti?" chiese con astio lei.
"Non capiresti, se te lo raccontasti..." disse lei indecisa.
"Allora non raccontare, non spiegare. Fa quello che vuoi. Ma non trascinare Namjoon nella tua merda." Disse velenosa Isabel, provando a chiudere la conversazione, irritata dal modo di fare di Jisoo.
"Non lo farò... anche se non mi credi, io ci tengo a lui." disse lei titubante, alzando lo sguardo verso la ragazza.
"Ah si? E lo dimostri così?" chiese lei piccata.
"Ti ho detto che è complicato, non posso lasciare tuo padre." Si lasciò sfuggire Jisoo.
Isabel assottigliò lo sguardo, non riusciva veramente a inquadrala come persona, sembrava essere solo interessata ai soldi. Il fascicolo, dov'era raccontata la sua storia e di come aveva accalappiato un uomo facoltoso, la faceva pensare male.
C'era un però, sembrava come se Jisoo fosse in trappola per via degli eventi, senza una via d'uscita.
Sembrava ci fosse altro.
Forse se Isabel fosse stata più gentile, avrebbe potuto farla parlare, ma proprio non ci riusciva ad essere cordiale con lei.
"Allora devi lasciare Namjoon." Disse secca Isabel.
Jisoo rimase immobile a guardare Isabel, chinò il capo.
"È meglio che io vada." Disse in modo frettoloso alzandosi dalla sua sedia, Isabel si alzò a sua volta e le afferrò il polso con violenza.
"Ti avevo già avvertita, non voglio che fai del male a Namjoon."
"Cosa ti importa? Perché un'amica che neanche può vederlo, si preoccupa tanto per lui?" chiese Jisoo alzando lo sguardo su Isabel e digrignando i denti innervosita.
"Perché anche se non posso essergli accanto, lui rimane la mia famiglia." Disse Isabel con far protettivo.
"Non ho paura delle tue minacce." Provò a tagliar corto la donna, cercando di svincolare il polso.
"Invece dovresti... sai io non ho nulla da perdere. Non mi è rimasto niente. La mia vita non vale poi tanto, comunque sia non permetterò a nessuno di far del male a Namjoon e a nessuno del gruppo. Ti conviene lasciarlo."
"Sai anch' io non ho nulla da perdere nella mia vita. Io non ho mai avuto niente. Giochiamo alla pari. Deciderò io se lasciarlo o no. È la mia vita, e non sarà una mocciosa a farmi tremare di paura." Disse con rabbia Jisoo, e con un violento strattone fece in modo che Isabel lasciasse la presa sul suo polso, si allontanò da lei e con passi pensanti andò via lasciando la ragazza immobile sul posto.
Isabel sospirò, si rimise a sedere prendendosi la testa fra le mani.
Avrebbe dovuto tenersi alla larga dai fatti riguardanti i bts, lei stava andando avanti.
Almeno ci stava provando.
Si passò una mano sul petto vicino al collo, accarezzandolo.
Anche senza collana non avrebbe mai potuto dimenticare, loro sarebbero stati sempre parte di lei, tutti loro, e lei li avrebbe sempre voluti proteggere.
15 MAGGIO 2017 SEUL POMERIGGIO
Isabel si trovava davanti la porta dell'appartamento di Dashimen, con il fascicolo di suo padre stretto tra le braccia, Chin-hae l'aveva chiamata quella mattina per dirle che Dashimen era tornato, cosa che lei già aveva saputo da Jisoo.
Aveva bisogno di Dashimen, e delle sue doti informatiche.
Il loro rapporto però era ormai spezzato, e si sentiva completamente una sciocca a trovarsi lì da quasi trenta minuti cercando il coraggio di chiedergli aiuto.
Si fece coraggio e bussò alla porta, sarebbe potuta direttamente entrare, ma decise di evitare, lasciando intatta la distanza tra entrambi.
"Si?" aprì la porta Dashimen per poi spalancare la bocca alla vista di Isabel di fronte a lui.
"Ch—e... cos-a?" balbettò lui non riuscendo a credere ai suoi occhi che lei fosse di fronte a lui.
"Io... non sono qui per noi. Ho solo bisogno del tuo aiuto." Provò a dire lei mantenendo un tono fermo della voce.
"Non sei qui per noi?" chiese lui titubante, l'averla vista di fronte a lui gli aveva fatto credere per un attimo di averla riavuta nella sua vita.
"No. Rimango della mia decisione. Tuo zio non riesce ad aiutarmi, ha detto di chiedere a te." sbuffò lei, sapeva benissimo che fosse solo un modo per fargli fare pace.
"Mio zio non riesce?" chiese lui stupito, non credendoci poi molto.
"È una scusa per farmi venire da te, pensa che faremo pace." Disse lei piccata.
"E non sarà così?" chiese lui alzando un sopracciglio, se lei era lì e aveva ceduto a suo zio, forse c'era una speranza.
"Gli hai dato il mio indirizzo." Disse lei con astio.
"Lo so, ero arrabbiato."
"Lo so, ti sei vendicato, non ti sono stata ad ascoltare e tu hai agito contro il mio volere di nuovo." Disse con tono presuntuoso lei.
"Non avresti dovuto allontanarmi. Lo avevi promesso." Disse lui non riuscendo a trattenersi, lei aveva rotto la promessa.
"Mi aiuti o no?" chiese lei cambiando discorso, non era pronta a fare pace con lui, ma si sentiva in colpa di aver dovuto mettere fine a quell'amicizia, lei voleva bene a Dashimen, ma ormai era certa che era la scelta giusta per entrambi.
"Faremo pace?" chiese lui speranzoso.
"No, Dashimen no. Non avresti dovuto farlo." Disse secca, per poi voltarsi e far per andare via, capendo che lui non l'avrebbe aiutata.
"Dove vai?" chiese lui tremolante, non voleva vederla andare via.
"Via... non mi aiuterai lo so, a meno che io non ti perdoni, e non è nei miei piani." Disse lei con una scrollata di spalle.
"Io ti voglio bene." disse lui con il cuore a pezzi, sperando che ciò le facesse cambiare idea.
Lei lo guardò con rancore misto a tristezza.
"Anche io, ma non cambia la mia decisione." Provò a dire con decisione.
"Va bene... farò come ha fatto lui, mi farò andare bene la tua decisione, hai solo bisogno di tempo." Provò a dire lui.
"Come lui?" tentennò lei.
"Lui non ha rinunciato a te. Lo sai, ti ha solo dato un accontentino." Disse schietto Dashimen.
Lei rise amaramente, scosse la testa, stanca della situazione.
"Non sarei dovuta venire. Fai finta di non avermi vista. Costringerò tuo zio ad aiutarmi." Disse con rabbia lei, non voleva sentirsi sbattere quella verità in piena faccia, anche se lo sapeva anche lei, lui l'aveva solo accontentata. Nessuno dei due era andato avanti in quegli anni, difficilmente avrebbero potuto rinunciare improvvisamente al loro amore.
"No, aspetta." Lui la raggiunse e la bloccò.
"Ti aiuto, non parleremo di lui, o di noi o di qualunque cosa. Prometto che rispetterò le tue scelte. Ti aiuto, entra in casa." Disse cercando di essere convincente.
"Me ne pentirò già lo so. Andiamo, dentro, offrimi da bere così ti spiego tutto"
"Si certo!" esclamò lui facendole strada verso l'appartamento, convinto che forse passare del tempo insieme avrebbe fatto si che tutto si sarebbe risolto.
Dashimen si era messo già a smanettare al suo computer dopo un paio di bicchieri di vodka e una spiegazione e lo studio di tutto il fascicolo.
Isabel sarebbe voluta tornare a casa propria, ma lui l'aveva convinta a rimanere, dicendo che ci avrebbe messo poco a trovare delle informazioni.
"Hai trovato qualcosa?" chiese mentre camminava avanti e dietro per la stanza e versava un altro paio di bicchieri ad entrambi.
"Penso sia questa la ragazzina che cercavi" disse facendosi da parte, lei si avvicinò al computer per osservare meglio.
"La foto ce l'ho!" disse lei con voce lamentosa.
"C'è un articolo di giornale, stupida leggi" disse lui infastidito dal comportamento di lei.
"Il signore Min Si-woo, arrestato per produzione illegale di filmografia pornografica, la figlia è scomparsa, indagato per la scomparsa della ragazzina minorenne" lesse lei, per poi fermarsi immobile ad osservare la notizia con un'espressione disgustata sul volto.
"Riesci ad accedere alle udienze e alle cause di lui?" chiese lei.
"Ci vorrà un po'... sai dovrei hackerare un paio di sistemi giuridici" disse lui leggermente incerto.
"A cosa ti servono tutte queste informazioni, non ti basta il fascicolo?" chiese lui sempre più confuso, lei lo guardò indecisa e poi si sedette vicino a lui.
"Mia madre aveva una storia con il segretario di mio padre, ed entrambi avevano trovato tutte le informazioni che sono nel fascicolo che ti ho dato con le foto. Informazioni che mio padre non vuole si sappiano"
"Si fin qui ci sono arrivato, ma non è la stessa cosa per cui lo minacciava Do-yoon?" chiese lui confuso pensando che fosse uno degli assi della manica del fotografo.
"No, Do-yoon lo minacciava per quello che mi hai detto tu, e per altri fatti illeciti dell'azienda. Di questa cosa delle ragazzine minorenni non la sapeva nessuno"
"Scusa perché il segretario non ha denunciato a tuo padre?" chiese lui, consapevole che li mancasse qualche pezzo.
"Lo stava per fare, aveva trovato questa ragazzina che era pronta a testimoniare in cambio di molti soldi, mia madre si era accordata con lei. Solo che mio padre ha scoperto tutto, e il segretario è morto in un misterioso incidente dove: i freni dell'auto non funzionavano, è morto anche l'autista." Spiegò lei, guardando con preoccupazione Dashimen.
"Tuo padre l'ha fatto fuori?" chiese sconcertato.
"Si, te ne stupisci? Io no, ho sempre pensato che le sue minacce si sarebbero compiute se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Non m'impaurisco tanto per!" si lamentò lei.
Dashimen rimase fermo a guardarla, leggermente titubante. Forse Isabel aveva avuto ragione ad essere tanto impaurita.
"Mmh sai l'anno in cui è morto il segretario?" chiese lui con una pessima idea nella testa.
"Duemila... perché?" chiese lei mentre osservava Dashimen armeggiare con il computer.
"Stesso anno in cui il padre della ragazzina è stato arrestato e lei è scomparsa!" esclamò lui indicando poi l'articolo di giornale.
"Aigoo, dici che ha ucciso anche una minorenne? Ti prego dimmi di no! Non può essere tanto un mostro" disse lei sconvolta, non poteva credere che avesse ucciso una ragazzina, che tra altro si era portato pure a letto.
"Di essere mostro lo è: si fa le minorenni e ha ucciso un uomo" disse basito Dashimen.
"Si, ma andare a letto con una ragazzina e poi ucciderla? Dai sarebbe impensabile! Non voglio crederci! Non voglio!" trillò lei, non voleva credere a tanto.
"Cazzo forse dovresti realmente scappare Isabel... tutto ciò non mi piace" disse lui pensieroso.
"Dobbiamo trovare la ragazza, dobbiamo farlo!" disse lei saltando in piedi all'improvviso e facendo spaventare Dashimen.
"E come vuoi che la trovi!" chiese lui spalancando la bocca, non credendo che potesse arrivare a fare tanto.
"Ah boh, un modo lo troverai, hai trovato la pazza che stalkerava Jungkook e anche i proprietari delle minacce di morte per Jimin!"
"Isabel avevo degli account da hackerare, avevo dei computer... non posso trovare una ragazzina scomparsa che nessuno ha mai trovato e che probabilmente ora si trova in qualche fosse e di lei sono rimaste solo le ossa e i capelli!" strillò lui sconvolto, non comprendendo la pazzia della ragazza.
"Puoi trovare altre foto, non so... la scuola, dove andava, l'annuario! Le impronte digitali? Forse ha cambiato nome! Forse trovi le impronte su un'altra persona! Anzi, cerca il padre, forse è in galera possiamo andare da lui!" incominciò a proporre una serie d'idee lei.
"Tu sei impazzita! No! È troppo pericoloso non andrai in una prigione solo per indagare, perché ti è venuta la voglia" disse lui sconvolto, reputando il tutto fin troppo rischioso.
"Tu non capisci, se io trovo questa persona e con questo fascicolo tra le mie mani, io potrei denunciare mio padre, forse posso usare il piano di mia madre per liberarmi di lui!" esclamò lei su di giri, come se fosse tremendamente fatta di qualche sostanza.
"Aigoo, sei pazza! Non puoi usare tutto questo! No! Isabel è pericoloso, se ha ucciso questa ragazza, cosa ti fa pensare che non ucciderà te in un momento X facendolo sembrare un incidente?" chiese lui sconvolto.
"Quindi dovrei stare ferma? Non fare niente? Ho una bomba tra le mani, pronta a farla esplodere!" disse lei sconvolta, sapeva che lui non avrebbe capito.
"No, non hai niente, solo un fascicolo e se io decido di non aiutarti, tu non hai niente e io decido così" disse lui fermamente, non avrebbe mai aiutata a farla ammazzare dal padre.
Era stato tutto un errore, farle incontrare Yoongi, avrebbe dovuto continuare a tenerla alla larga da lui. Le minacce del padre di lei sembravano essere sempre più terrificanti, dopo le ultime informazioni ricevute.
Si sentiva tremendamente in colpa, aveva capito di aver sbagliato.
"Cosa? Non puoi farmi questo! Quando si tratta dei bts, quando Yoongi ti chiama scappi e lo aiuti!"
"Non era pericoloso per loro, ho aiutato i ragazzi per una buona ragione! Jungkook aveva una pazza che lo seguiva e Jimin ha avuto minacce di morte! Isabel erano a rischio vita! Tu ti metti a rischio vita, se ti aiuto!" urlò lui in preda a una crisi di nervi.
"Me lo devi Dashimen, me lo devi!"
"Perché dovrei dovertelo? Hai detto che non siamo più amici, ti ho trovato quello che potevo, non ti aiuterò in altro." Disse lui schietto.
"Sei assurdo! Ho finalmente tra le mani qualcosa per sconfiggere mio padre, per poter essere libera. E tu non vuoi aiutarmi!" disse lei con astio.
"Ammettilo che vuoi farlo per riprenderti Yoongi." Disse lui alzando un sopracciglio convinto delle sue parole, era quello il motivo perché lei voleva agire. Lui lo sapeva bene, ed era stata colpa sua e colpa del suo mettersi in mezzo.
"Cosa?" chiese lei tentennante.
"Ammetti che non stai andando avanti, che vuoi liberarti di tuo padre, che non è vero quello che hai detto a Yoongi. Ammettilo che stai ancora lottando, anche se a lui hai detto che non ci riuscivi più!" l'accusò lui, volendo sentirglielo dire.
"Non sto lottando per lui. Sto lottando per me." Disse lei con rabbia.
"Non l'hai mai fatto, o saresti andata avanti con la tua vita anni fa. Sei ancora qui, a lottare per lui."
"Non capisci? Non lo riavrò mai. Sinceramente non so neanche se ne uscirò viva, so che quello che voglio fare è rischioso, ma non è importante se rischierò la mia vita."
"Forse non è importante per te! Ma lo è per me e per altre persone. Non ti aiuterò se rischierai di essere scoperta e ammazzata da tuo padre." Disse lui con rabbia.
"E per questo che ti ho detto che non possiamo essere amici. Non posso avere legami se voglio mandare avanti il piano di Do-yoon, e devo accettare che lo devo fare per me, e no per amore." Disse lei sempre più ferma nelle sue convinzioni.
"Non ti aiuterò... ti farai ammazzare. Non voglio questo."
"Perfetto, confermi che non sarei dovuta venire, prendo il fascicolo e vado via." Disse lei.
"No, aspetta!"
"No.. Dashimen no. Non vuoi aiutarmi, quindi non vedo perché io debba rimanere qui." E così dicendo riprese i suoi effetti personali e andò via lasciando Dashimen ancora da solo.
Dashimen in preda alla rabbia diede un calcio al divano.
Doveva parlare con Yoongi, dire la verità al ragazzo, forse insieme avrebbero potuto trovare un modo, forse avrebbero potuto incastrare loro il padre di Isabel, senza mettere la ragazza in pericolo.
L'unico modo per salvarlo era agire prima di lei, così che non rischiasse niente.
Era arrivato il momento di dire la verità a Yoongi.
Angolo dell'autrice:
Capitolo un po' di passaggio... e non doveva essere così lungo.
Niente Yoongi che sarà chissà dove a piangere.
Abbiamo Yun-hee... si Jimin fa il rincretinito di nuovo.
Dashimen protagonista! Con isabel è sempre un casino.
E la segretariaaaaaa! Si sembra campata in aria, ma nella mia logica ci sta.
È tutto collegato!
Baci a sabato o domenica prossima!
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