CAPITOLO 62: AGAIN


CAPITOLO 62 AGAIN

20 NOVEMBRE 2015

Dashimen si trovava in piedi di fronte al divano a guardare la ragazza raggomitolata in una coperta dormire profondamente, con una mano incominciò a toccarle una spalla per farla svegliare.

"Principessa svegliati" disse Dashimen, spostandola con delicatezza.

"Aigoo, mi sono addormentata qui?" chiese lei stropicciando gli occhi e svegliandosi al tocco.

"Si, siamo venuti qui dopo che ti sei ubriacata al fiume, sai non sapevo dove abitavi" disse lui con una scrollata di spalle

"Dovrei smetterla di bere" biascicò lei mettendosi a sedere sul divano dove era sdraiata e cercando di sgrovigliare la coperta in cui si era arrotolata nella notte.

"Vuoi del caffè?" chiese lui osservandola mentre continuava ad aggiustarsi in maniera buffa.

"Si, direi che mi serve" si stiracchiò lei dopo essersi finalmente liberata dalla coperta e averla riposta sulle sue gambe.

"Sembri un gatto, ti prendo del caffè" ridacchiò il ragazzo senza riuscirsi a trattenersi dopo averla osservata in quella lotta sembrava veramente un gatto intrappolato, si voltò e andò verso la piccola cucina per prendere il caffè.

Isabel si alzò dalla sua posizione lasciando la coperta sul divano in modo scomposto, incominciò a girarsi leggermente intorno per poter guardare il piccolo appartamento in cui si trovava. Era pieno zeppo di computer e altre apparecchiature elettroniche, il divano dove era lei si trovava al centro della stanza con un tavolino posizionato di fronte e una grande televisione, dietro il divano in un angolo a destra dall'altra parte della stanza si trovava un letto, con accanto una scrivania con un computer di ultima generazione.

"Hai solo una stanza?" chiese lei continuando ad osservare il posto in cui era e individuando una porta aperte in cui era andato Dashimen in cucina e altre due chiuse.

"Si poi c'è la cucina e il bagno" disse lui tornando da lei con il caffè e indicandole la porta del bagno chiuso.

"Grazie, non hai finestre?" chiese lei confusa continuando a guardare i muri con fare scettico, non c'era nessuna finestra, nessuna luce diurna in quel posto.

"No, ci troviamo in un seminterrato, nel hotel di Do-yoon. Lui mi ha regalato parte del seminterrato, oltre a questo posto che è fatto diventare un appartamento, ci sono altre stanze fuori da quella porta, dove ho altro materiale" le spiegò lui porgendole la tazza che lei ancora non aveva preso. Lei inchinò leggermente il capo e afferrò la tazza calda.

"Capisco... non riuscirei a stare senza finestre" disse lei, mentre sorseggiava il caffè sospirando, non le piaceva non avere luce in casa.

"Pensavo che dicessi: che non riusciresti a stare in una casa così piccola" sorrise lui provocandola.

"Mmmh, non ci sono mai stata, però l'appartamento che avevo prima era più piccolo" disse lei pensierosa.

"Voglio proprio vedere" rise lui.

"Beh sicuramente non era piccolo come questo" sbuffò lei, alzando gli occhi al cielo.

"Certo, quando mai la figlia di un Chaebol sta in un appartamento piccolo" rise lui.

"A te proprio non piacciono i ricchi" disse lei guardandolo con rimprovero.

"Non molto, ne conosco parecchi, non mi piace come mi trattano, ma intanto mi chiamano per i loro affari" disse lui facendo spallucce.

"Beh pur non piacendoti, ieri sei stato con me e mi hai portata addirittura qui" sorrise lei.

"Omo, ho fatto il gentile perché sei una mia cliente" ghignò lui

"E con le clienti ci vai a mangiare il pollo fritto?" lo provocò lei alzando un sopracciglio e continuando a sorridere.

"No, nessuno mi ha mai proposto il pollo fritto, comunque penso che andrei con chiunque per del pollo fritto, e poi hai pagato tu"

"Direi, che ho pagato io, non potevo farti pagare tutte le mie bottiglie d'alcool, tu non bevi molto no?" chiese lei incuriosita continuando a sorseggiare il caffè.

"Io? Mmh non mi sembrava il caso con te che cercavi di consumare tutto l'alcool della Corea, qualcuno doveva essere responsabile"

"Cazzo!" urlò lei spalancando gli occhi e lui la guardò sbalordito per la parola usata, non l'aveva ancora mai sentita dire una parolaccia.

"Cazzo? Che succede?" chiese confuso.

"Non sono stata responsabile! Aigoo, che casino!" si lamentò lei, posò la tazza sul tavolino e si rimise a sedere prendendosi la testa tra le mani.

"Vuoi dirmi che ti sta prendendo?" chiese Dashimen un po' a disagio non sapendo bene cosa fare, sembrava prossima a una crisi, e lui non aveva voglia di avere una ragazzina in crisi sul suo divano.

"Senti Dashimen, devo farti una domanda, sono stata poco attenta ieri, non è hai visto qualcuno che ci seguiva?" chiese lei alzando la testa e guardandolo un po' a disagio.

"Qualcuno come quei due ragazzi?" chiese lui stranito.

"No, una macchina nera, aspetta ti faccio vedere una foto, dov'è il mio telefono?" chiese lei guardandosi intorno con tono leggermente di panico.

"Ti prendo la borsa, un attimo" disse lui confuso.

"Grazie" Isabel incominciò ad armeggiare con il telefono e poi mostrò la foto.

"MMh, no me ne sarei accorto, chi è? Ti da problemi?" chiese lui in modo pacato per poi dirigersi verso uno dei suoi computer "Ti dispiace se mi passo la foto?"

"Ehm... a che ti serve?" chiese lei incerta

"A capire, chi è e se ti ha seguito" disse lui tranquillo.

"Lo so chi è, l'investigatore privato di mio padre, mi segue da anni ormai" disse lei tranquilla alzandosi e avvicinandosi alla postazione del computer.

"Ah, ti segue sempre?" chiese lui

"Ogni tanto sfuggo, non è l'unico sono tre ti ho mostrato questo perché era quello di ieri" disse lei sedendosi dove lui faceva segno.

"Tutto normale per te?" chiese lui rimanendo concentrato sullo schermo.

"No, ma ho imparato a conviverci, comunque ti ho detto ogni tanto gli sfuggo ma ieri mi sono dimenticata, vorrei che non si sapesse che sono venuta qui, infatti dobbiamo trovare un metodo sicuro perché io possa darti tutto il materiale per il lavoro" disse lei con far frettoloso mentre aveva la testa in movimento e quasi sovraccarica di pensieri.

"Ah, si trova un modo, immagino che io non possa venire da te, beh dovrai recarti tu da me, comunque nessuno può risalire al fatto che abito qui, poi è l hotel di Do-yoon tu ci vieni spesso no? E non dovrebbe entrare nessuno senza autorizzazione, quindi in caso saprebbero che sei entrata qui e stop" disse lui cercando di essere tranquillo percependo il panico della ragazza, sembrava come se Isabel stessere ragionando su molti ed eventuali scenari futuri.

"Si, ma se mi ha vista con te ieri è un problema" trillò lei incominciando a ruotare con la sedia quasi in panico.

"E ora controlliamo, mi collego alla mia macchina e alle telecamere qui vicino" disse lui tranquillo, continuando a pigiare tasti e aprendo finestre su finestre sul computer

"Sei bravo" disse lei bloccando il movimento della sedia e fermandosi ad osservarlo incuriosita cercando di seguire i passaggi e lui la osservò con la coda dell'occhio e trattenne una risata che cercò di trasformare in un colpo di tosse, riuscendoci ben poco.

"Stai cercando di imparare?" chiese lui non riuscendo a trattenersi.

"Si, ma sei troppo veloce" disse lei socchiudendo gli occhi cercando di concentrarsi.

"Se vuoi un domani ti insegno qualche trucchetto" ridacchiò lui, cambiando discorso con la speranza che lei non tornasse ad andare in panico.

"Oh oltre a sistemare i pc, dai anche lezioni private?" lo prese in giro lei, quasi più sollevata e occupata dal nuovo discorso.

"No, vorrei che non mi si rubasse il lavoro, ma con te potrei fare un'eccezione, sono sicuro che mi pagheresti bene" ghignò lui, lei non riuscì a rispondere alla provocazione perché il telefono squillò e Dashimen le lo passò "Tuo padre" disse tornando a maneggiare con il proprio pc.

"Aish, cosa vorrà ora" sbuffò lei alzandosi di colpo e rispondendo.

"Pronto?" disse con tono secco e distaccato

"Tu ragazzina, ti rendi conto di cosa hai combinato?" urlò quello

"Io non ho combinato nulla" sbuffò lei, cercando di essere innocente.

"Ah no? E Ha-rin che sta a casa del ragazzo di Daegu?" disse lui con tono aspro, Isabel assottigliò gli occhi per un attimo confusa e poi rispose al padre provando a essere più apatica possibile

"Ciò che fa Ha-rin non mi riguarda, ci siamo lasciati te l'ho detto, sto frequentando altre persone, quelle che volevi tu" disse lei con tono fermo senza preoccuparsi che Dashimen stesse sentendo tutto.

"A quanto pare ieri stavate tutti nello stesso club, mi stai dicendo che questo non ha niente a che vedere con te?" chiese lui.

"Non sapevo che Ha-rin stesse lì, sono andata via presto con altre persone. Chiedi al tuo investigatore no? Te lo confermerà"

"Il mio investigatore ti ha persa di vista di nuovo, e ha seguito Ha-rin che stava con quel rapper"

"Allora sai che non sono stata con loro. Non vedo Yoongi da una vita, così come volevi. Ti ho detto che ho chiuso e che lo puoi lasciar perdere, non è un problema" disse lei secca

"Sai penso che sia ora che tu vada a trovarlo" disse lui con tono perfido.

"Cosa? Per quale motivo dovrei andare a trovarlo ti ho detto che ho chiuso" disse lei cercando in tutti i modi di non far vacillare la voce, ma riuscendoci poco. Non poteva incontrare Yoongi.

"Per andare a recuperare Ha-rin!" urlò il padre

"Non vedo perché ci debba andare io!" urlò Isabel facendo saltare Dashimen dalla sedia e facendolo voltare preoccupato.

"Perchè ho sempre qualcosa con cui minacciarti ed è in quella casa con Ha-rin. Io non mi fido di te, e il fatto che il tuo amichetto stia a casa del tuo ragazzo ancora meno"

"Ma cosa stai dicendo? Non vedo Yoongi da più di un anno lo sai! Mi fai seguire sempre, sai i miei movimenti. Come sai che Ha-rin e io non stiamo insieme e non siamo amici, cosa vuoi dimostrare mandandomi lì?" disse Isabel cercando di tornare a un tono normale, ma con solo la voglia di urlare di nuovo con quell'essere che si ritrovava come padre.

Dashimen aveva staccato gli occhi dal computer e ora guardava la ragazza ferma in mezzo alla stanza con la sua tuta indosso i capelli sciolti e scompigliati, una mano stretta alla collana e un cipiglio arrabbiato sul viso, gli occhi lucidissimi pronti a scoppiare in un pianto nervoso. Dashimen si ritrovò a pensare che la vita dei ricchi, dovesse fare proprio schifo, ed avere tenerezza per quella ragazza che aveva incontrato solo il la sera prima.

"Voglio avere la conferma che sia finita con quel tizio, quindi andrai a casa sua entrerai con l'investigatore e porterai Ha-rin dritto da me" disse con tono severo il padre.

"E poi la finirai con questa storia? Mi toglierai l'investigatore?" disse lei con voce arrabbiata.

"Se ti comporterai come IO voglio si, non avrò più bisogno di farti seguire"

"Non ho alternative vero?" disse lei in un ringhio.

"Nessuna, vai a recuperarlo. ORA"

"Come vuoi." disse lei chiudendo il telefono e lanciandolo sul divano "Assol" ringhiò tra i denti.

"Tutto bene?" chiese lui

"Ti sembra che vada bene?" ringhiò lei.

"Waoo che caratterino, ehi dolcezza vedi che ti sto aiutando" disse cercando di sdrammatizzare, lei si passò una mano in mezzo ai capelli stanca e poi guardò Dashimen, chiuse gli occhi un attimo e provò a fare un respiro profondo.

"Scusa, situazione di merda. Comunque l'investigatore mi ha persa di vista ieri, non è un genio quello lì e quello più incompetente" sbuffò lei tornando a sedersi vicino a lui.

"Controllo comunque" disse lui tornando al pc "Devi andare via?" chiese

"Si, dovrei fare una cosa che non voglio proprio" disse lei tra i denti.

"Vuoi parlarne ti posso aiutare forse?" provò a offrirsi lui.

"No, nessuno può, devo sbrigarmela io. Comunque sia ti lascio il numero così possiamo accordarci per quelle cose, ho bisogno che mi sistemi un telefono anche" disse lei .

"Mmh avevi detto che non ti serviva?"

"é un altro no questo" disse lei

"Quanti segreti"

"Immagino tu voglia scoprirli tutti?" chiese lei avvicinandosi al viso di lui sfidandolo.

"No, io voglio essere solo pagato, più cose hai da nascondere meglio è per me" disse lui

"Allora metti sul conto anche l'indagine che hai fatto ora, e se riesci trova un modo di farmi arrivare qui senza essere beccata"

"Puoi pagarmi in altro pollo per quello che ho fatto oggi, e in alcool che berrò io e no tu" ghignò lui

"Ah si?" chiese lei scettica

"Si non sei male, di solito i ricchi come te mi trattano come nullità, sai hanno quello sguardo del tipo io sono meglio di te. Tu avevi uno sguardo diverso quando ci hanno presentato ieri, del tipo fingo che mi piacete tutti. Poi ti ho detto che non ero un nato ricco e i tuoi occhi sono completamente cambiati, c'era un luccichio" disse lui.

"Aish, Do-Yoon forse ha ragione quando dice che mi si legge ciò che penso negli occhi" si imbronciò lei, facendolo ridere

"Mmh dai un altro po' di allenamento" disse lui ridacchiando ancora, stava cercando in tutti i modo di alleggerire la tensione che percepiva provenisse da lei, e riuscendoci poco lo sapeva bene.

"Devo andare ora."

"Se hai bisogno di bere e un posto dove sparire, vieni qui" propose lui, c'era un qualcosa lei che lo portava a essere gentile.

"Perché?" chiese lei

"Perchè è sicuro, e io non faccio domande" disse con un'alzata di spalle.

"Si, perché non ne hai bisogno. Dashimen sembri il tipo che se vuole arrivare a qualcosa ci arriva" disse lei.

"Non ti fidi?" chiese lui e lei lo guardò negli occhi

"Do-yoon mi ha insegnato che si può pagare il silenzio delle persone" disse lei

"Beh puoi stare al sicuro" disse lui

"No, se so che c'è qualcuno che ti potrebbe pagare più di me per rovinarmi"

"Si, ma io ho preso accordi con te" disse lui serio, risentito dalla frase di lei.

"Puoi prenderne con altri, vince il miglior offerente"

"Io ho un'etica del lavoro"

"Sarebbe?"

"Cerco di non far del male alla gente" disse serio lui guardandola dritta negli occhi.

"Voglio provare a credere che sia realmente così" disse lei con un tono triste, rimise distanza tra loro due, quello scambi di sguardi la stavano facendo sentire senza armatura a proteggerla, come se Dashimen fosse capace di leggerla dentro, non poteva lasciarsi andare così.

Però aveva bisogno del calore di qualcuno, di fidarsi di qualcuno. In quel momento aveva bisogno di non sentirsi sola, di avere supporto.

Probabilmente avrebbe rivisto Yoongi e questo le avrebbe causato problemi su problemi e l'avrebbe fatta sentire sempre più sola.

"Senti ti dispiace se uso il bagno e mi rimetto i vestiti di ieri? Vado un po' di fretta" disse lei leggermente a disagio.

"Tutto quello che vuoi, vai pure principessa" disse con un ghigno, lei alzò gli occhi al cielo sbuffando per via di quel nomignolo, appoggiò il telefono su un tavolino, prese la borsa e i vestiti e si recò in bagno.

Dashimen osservò la porta chiudersi, lanciò uno sguardo al telefono della ragazza, si alzò lo prese e poi lo collego al pc per potersi passare tutto e scoprire altro su di lei, così come Do-yoon gli aveva chiesto.

Pensando che Isabel avesse ragione a dire che vince il miglior offerente, e in quel caso era così, Do-yoon era il miglior offerente li aveva dato un posto in cui vivere, lavoro e agganci, doveva molto al fotografo. Una parte di sé si sentiva in colpa per quello che stesse facendo alla ragazza, e sperava che Do-yoon con quelle informazioni su di lei non le avrebbero causato problemi.

Isabel si trovava davanti al palazzo, dove si trovava il dormitorio dei bts.

Il viaggio in macchina per arrivare fin lì era stato fin troppo breve, aveva avuto troppo poco tempo, per poter elaborare un piano su come agire e su come comportarsi davanti ai ragazzi.

La testa le stava scoppiando causandole fitte atroci alla parte frontale. Con mani tremanti incominciò ad armeggiare con la cerniera della borsa, l'aprì e sfilò dal suo interno una bottiglietta d'acqua e una confezione di pillole. Con mani che continuavano a tremare insistentemente, cercò di prendere l'aspirina e di aprire la bottiglietta d'acqua cercando di non far cadere il liquido.

Prese l'aspirina, sperando, che facesse subito effetto, la testa le doleva talmente tanto da farla quasi impazzire. I pensieri erano tutti confusionari e per quanto volesse bloccarli, proprio non ci riusciva.

Cercava di trovare il modo giusto su come comportarsi, ma proprio non ne veniva a capo, una cosa però le era certa non si sarebbe potuta comportare come la vecchia Isabel, no con l'investigatore al suo fianco pronto a riferire tutto al padre. Sperava in cuor suo che dentro quel dormitorio non fossero presenti tutti e sette, aveva il terrore di trovarsi faccia a faccia con lui e con tutti loro.

Non poteva vacillare, aveva preso una scelta lasciarlo per salvarlo.

Non poteva di certo tornare indietro, dirgli la verità e metterlo in pericolo.

Quello che il padre le stava infliggendo in quel momento, era una prova e lei non poteva fallire.

Le varie minacce che quell'uomo, che si ritrovava come padre, le aveva fatto in quegli anni erano immortalate nella sua testa, e la paura che Yoongi e il gruppo potesse correre qualche pericolo e che tutti i loro sacrifici per realizzare il loro sogno potessero diventare nulli per colpa del padre, per colpa sua, erano pensieri sempre fissi nella sua testa e non andavano via lasciandole solo un senso di terrore.

Avrebbe dovuto far si che quell'incontro si risolvesse il prima possibile, avrebbe dovuto evitare il dialogo, evitare che loro la guardassero negli occhi, perché ancora non era capace di mentire con essi.

I suoi occhi non avrebbero mai potuto mentire a lui, che la conosceva meglio di chiunque altro.

Non aveva altra scelta avrebbe dovuto mettersi la sua maschera di freddezza e nel peggiore dei casi avrebbe dovuto ferirli.

Per quanto continuasse a cercare una soluzione, proprio non ne trovava una di diversa a quella che aveva appena formulato.

Uscì dalla macchina maledicendo Ha-rin e sperando in cuor suo che quel deficiente non avesse detto nulla di troppo rilevante, da far sì che a Yoongi venisse la voglia di lottare e combattere ancora per lei.

"é pronta?" chiese l'investigatore con un ghignò accostandosi a lei.

"Sa non credo che riusciremo ad entrare" disse lei con lo sguardo puntato sull'ingresso di fronte a loro.

"Se sarà così meglio per lei non trova?" disse con cattiveria e una risata sommessa.

"Lei sa essere veramente simpatico, non si è ancora stancato di intascare soldi seguendo una ragazza? Non si annoia?" chiese lei amaramente con tono pungente.

"Signorina come potrei annoiarmi, quando lei si diverte ad andare in giro" disse lui con una smorfia di disgusto.

"Ah si, giusto i miei giri a caso per la città! Ma io faccio tutto ciò per lei e i suoi colleghi, mi sembrava scortese farvi passare tutto il giorno in macchina a mangiare snack, deve essere così noioso il vostro lavoro io cerco solo di rallegrarlo un po'" sorrise lei ghignando come un gatto.

"Cosa dice entriamo?" cambiò argomento l'investigatore leggermente irritato dalla presenza di quella ragazzina.

"Certo, prima finiamo, prima torno a fare i miei giretti" disse lei aria di sfida avviandosi verso l'entrata del palazzo.

Avrebbe preferito continuare a tergiversare, ma non poteva farlo doveva entrare.

Alla fine il portiere la fece entrare tranquillamente, tra i nomi dei visitatori per i ragazzi c'era anche il suo nome.

Aveva sperato con tutta se stessa che il suo nome non ci fosse, ma sapeva in cuor suo che lui non l'avrebbe mai levato, così come aveva fatto lei. Aveva bloccato l'ingresso al suo appartamento per un paio di mesi, poi era tornata dal suo fidato portiere e aveva ricomunicato l'autorizzazione. Il portiere si era dimostrato anche molto felice per via di quel cambiamento, e lei aveva finto che tutto si fosse risolto.

Lei e l'investigatore si avviarono verso la porta e lei rimase un attimo lì ferma a indugiare era giunto il momento, un momento che aveva sperato non arrivasse mai più.

Con il cuore a mille, prese e pigiò il campanello terrorizzata da quello che sarebbe potuto succedere in quel dormitorio.

Angolo dell'autrice:

Non era previsto.... Questo incontro con Yoongi non era previsto!!!

Che dire, capitolo un po' strano, almeno per la prima parte con Dashimen.... Chissà lui e Do-Yoon che hanno in mente.

Ed eccola lei che va da Yoongi! Aigooooooooo! 

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