CAPITOLO 4: CHICKEN
APRILE 2011
Isabel andò ad aprire la porta al suono del campanello finalmente il suo pollo fritto era arrivato, aveva studiato tutto il giorno ai corsi dopo la scuola, ed era sfinita, e non aveva la minima intenzione di cucinare.
"Yoongi?" chiese appena spalancò la porta riconoscendo gli occhi immediatamente.
"Isabel? È casa tua questa?" chiese lui vestito con una divisa da fattorino gialla e rossa e il sacchetto del pollo fritto in mano, e uno zaino nero in spalla.
"Si, non mi hai mai detto che lavoravi Part-time!" esclamò lei contrariata, rimproverandolo
"Ah si, è rilevante?" chiese lui con un tono leggermente infastidito per l'imbarazzo, dato che la ragazza abitava in uno dei palazzi più costosi di Seul.
"No, ma devi essere esausto, tra scuola, il fare il trainer e questo lavoro" sospirò lei guardandolo triste, sentendosi preoccupata per lui, e intuendo che fosse un ragazzo devoto al sacrificare qualunque cosa per il suo sogno.
"Si, infatti, questa è la mia ultima consegna, se la prendi posso andare a casa" disse lui sbuffando passandosi un braccio sulla fronte per togliersi il sudore e portando l'altro davanti a se facendo dondolare leggermente il sacchetto con il pollo
"Ma hai cenato?" chiese lei preoccupata inclinando leggermente la testa per studiarlo meglio.
"No, penso che mi farò qualcosa a casa, prendi o no il tuo cibo?" chiese lui irritato continuando a muovere il sacchetto, tamburellando con il piede nervoso.
"Mmmh, ho ordinato pollo per un esercito entra!" esclamò lei avvicinandosi a lui e tirandolo per il braccio libero
"Devo andare a casa!" esclamò lui mentre si faceva trascinare in casa, sconvolto e rischiando di inciampare, perdendo leggermente l'equilibrio.
"Ci vai dopo, entra, mangi con me!" disse lei chiudendo la porta di casa e avviandosi a prendere le ciabatte per gli ospiti, mentre lui rimaneva fermo voltandosi un attimo la guardare la porta chiusa alle sue spalle con risentimento.
"Ma, io devo andare a casa, puzzo di frittura ho bisogno di una doccia" sbuffò lui mentre lei gli porgeva le ciabatte felice e lui la guardava contrariato
"Te la puoi fare qui! Vedi che ce l'ho un bagno" rise lei prendendo il pacchetto con il pollo "Puoi poggiare il giobbotto e lo zaino dove vuoi! Dai muoviti! Fai come se fossi a casa tua!" disse allegra mentre lui tentennava a spogliarsi e a seguirla in quella pazzia
"Ma non ci sono i tuoi?" chiese lui sconvolto, mentre si voltava verso la sua sinistra e guardava il grande soggiorno stupito, qualunque cosa nella stanza trasudava ricchezza, a partire dalla televisione a schermo piatto un ultimo modello sicuramente, poi il tavolino di vetro e i divani sembravano anche essi costosi, per non parlare della vista c'era una enorme vetrata con le tende non del tutte chiuse da dove sicuramente si vedevano i palazzi della città, vicino alla vetrata c'era anche un tavolo in ciliegio con delle sedie anche esse in ciliegio, e dietro il tavolo una grande libreria colma di volumi e due poltroncine dove ci si poteva sedere tranquillamente a leggere.
"No! Io abito sola dai non fare il solito brontolone! Ti fai una doccia e mangiamo, ho anche del buonissimo Ramen!" sorrise lei tirandolo per un braccio.
"Aspetta non mi sono tolto le scarpe" si lamentò lui, scosso per via del soggiorno di lei e per via di quanto fosse grande la sua casa e per il fatto che vivesse anche sola
"E muoviti allora!" rise lei mettendoli fretta incominciando a saltellare.
"Ma, il dormitorio è lontanissimo da qui, tornerò tardi, e non posso" disse lui con voce bassa, non si trovava molto a suo agio in quella casa.
"Ti accompagno io! Tranquillo" sorrise lei e lui la guardò, vide tutta la sua contentezza, con uno sbuffò si tolse le scarpe, pensando che sarebbe stato impossibile dirle di no, e poi aveva voglia di pollo fritto, si mise le ciabatte riluttante e imbronciato da quel rapimento improvviso avuto in un luogo così sfarzoso non per niente nelle sue corde.
Lei gli prese la mano e se lo tirò verso il soggiorno per poi girare a destra verso una ampia porta ad arco che dava sulla cucina, arrivati gli lasciò la mano e poi appoggio il pacchetto sulla penisola della cucina.
"Vuoi fare prima la doccia o vuoi prima mangiare?" chiese lei voltandosi a guardandolo appoggiandosi con la schiena alla penisola e scuotendo la trecce in cui aveva raccolto i suoi capelli. Lui rimase per un attimo incantato non aveva neanche fatto caso a come fosse vestita, era stato troppo occupato a rimanere imbambolato da tutta la ricchezza. Era carina come al solito, indossava una larga felpa e dei leggins, non aveva le ciabatte ma dei buffi calzettoni di lana con su disegnati dei porcellini. Era così semplice e stonava con il design della casa che traspariva ricchezza e soldi.
"Ehm, non sono tanto sicuro di questa tua idea di farmi rimanere qui" disse lui mentre non riusciva a toglierle gli occhi d'addosso, c'era qualcosa a non convincerlo del tutto, sarebbe stato per lui la prima volta in cui si trovava da solo con una ragazza in una casa, senza genitori in giro, non era una cosa molto consona ma Isabel sembrasse come se non ci avesse neanche minimamente pensato a ciò e questo lo mandava in confusione, il suo modo così spontaneo e senza limiti era qualcosa che lo portava ad avvicinarsi a lei, sarebbe voluto essere anche lui così spontaneo, senza dover sottostare a delle etichette e alle regole sociali imposte dalla società.
"Doccia o cibo?" chiese di nuovo lei senza badare minimamente al fatto che lui non fosse convinto del tutto di rimanere lì, lei era solo felice di avere qualcuno in quel grande appartamento in cui stava sempre da sola.
"Cibo, se no il pollo fritto diventa brutto freddo" decise di accettare quell'invito e farsi guidare da lei e dal suo modo di fare, forse gli sarebbe piaciuto essere più spontaneo.
"Ottimo! Poi ti fai una doccia e se abbiamo ancora fame facciamo il ramen dopo!" sorrise lei incominciando a prendere piatti e bicchieri e un paio di bottiglie di Soju
"Beviamo quello?" chiese lui stranito nel vederla uscire l'alcool dal frigo.
"Non bevi alcool? O anche della coca cola!" sorrise, tornando al frigorifero per prendere la bottiglia e poggiarla sulla penisola "Bevi quello che vuoi!"
"Ehm, no il soju va bene" sorrise incerto "Mangiamo qui?" chiese voltandosi sulla destra e indicando un altro tavolo.
"No, sul divano, così stiamo più comodi, io mangio sempre lì vedendo la televisione, mangiare qui al silenzio non mi piace tanto" disse storcendo la bocca
"Okay... ehm ti aiuto a portare tutto da quella parte" disse lui leggermente a disagio riprendendo la busta del pollo e avvicinandosi a lei che gli passo i piatti e le bacchette e le posate.
Tornarono in soggiorno lei fece strada e appoggio tutto sul tavolini di vetro che stava di fronte alla televisione, lui la imito leggermente riluttante.
"Non si rovina se mangiamo qui?" chiese con un tono preoccupato
"Mmmh, ci mangio sempre, non mi sono mai preoccupata di ciò, preferisco mangiare qui a terra" disse lei confusa dalla preoccupazione di lui, che annuì stranito pensando che ai ricchi proprio non importasse niente dei propri oggetti tanto potevano comprarsene di nuovi ogni volta che volevano.
"Perché rimani in piedi siediti dai!" disse li che si era già seduta a terra con le gambe incrociate mentre spacchettava il tutto e posizionava meglio sul tavolino, lui deglutì a vuoto e si sedette a terra impacciato, più la guardava più non capiva come lei potesse essere tanto ricca, apparendo così normale e semplice.
Incominciarono a mangiare con lei che parlava di un po' di tutto e lui che l'ascoltava stanco per quella giornata, incominciò a rilassarsi seduto lì a terra e a sentirsi meno a disagio e felice di essere lì con lei, il modo di fare di Isabel li dava energia, e adorava il fatto che fosse così informale con lui, come anche il fatto che sembrasse non dare peso a nessun parere degli altri, continuando a mostrare di essere se stessa.
Dopo essersi ingozzati di pollo, Isabel mostrò il bagno a Yoongi dandoli tutto l'occorrente "Non ci stare le ore!" esclamò sorridendo
"Questo bagno è fantastico, io ne divido uno misero con altre persone" sbuffò lui con gli occhi fuori dalle orbite mentre osservava lo splendore della doccia e come fosse tutto così pulito e ordinato.
"Allora stai le ore e rilassati, ti aspetto in salotto" disse chiudendosi la porta alle spalle.
Lui rimase per un attimo fermo in quel enorme bagno, tornando a sentirsi leggermente a disagio. Il livello di classe dei due era uno l'opposto dell'altro, pensandoci bene aveva già notato, il cellulare di lei e l'ipod o il fatto che ogni mattina lei ormai aveva preso il vizio di lasciarli un succo e degli snack sul banco per lui, ma realmente non avrebbe mai potuto immaginare che fossero tanto diversi. Doveva essere piena di soldi, ma non lo dava mai a vedere e poi era strano che fosse in una scuola pubblica e no privata, pieno paranoie su di lei, decise di entrare in doccia e godersi un attimo di pace.
"Ho finito, grazie per avermi prestato il tuo bagno" disse inchinandosi leggermente arrivando in soggiorno
"Oh my God! quanto sei formale!" rise lei muovendo energeticamente le gambe seduta sul divano.
"Perché ridi sempre di me?" chiese lui imbronciandosi
"Perché mi fai ridere! Vuoi che ti accompagno?" chiese lei gentile.
"mmh.." rimuginò lui sulla domanda, se fosse rimasto un altro po' non sarebbe successo niente di grave.
"Ok! Siediti sul divano vediamo qualcosa alla Tv!" disse lei tirando due schiaffetti al divano su dove stava seduta vicino a lei prendendo la decisione per lui
"mmh, ok" disse sedendosi tranquillamente, aspettava solo che lei prendesse quella decisione per lui, si sarebbe sentito a disagio a darle che avrebbe gradito passare altro tempo con lei.
"Hai il coprifuoco?" chiese poi lei con preoccupazione che lo stesse portando a fare qualcosa contro le regole dell'agenzia
"No, non proprio ma domani devo lavorare" disse lui
"Part time o come trainer?" continuò con le domande lei sempre mostrando allegria e interesse nei suoi confronti.
"Trainer giornata piena inizio alle cinque del mattino" sbuffò, mentre si stiracchiava leggermente e tirava su le gambe sul divano lasciando le ciabatte per terra
"Orrido!" disse facendo una faccia schifata, lei odiava alzarsi presto la mattina.
"Ma vivi veramente sola?" chiese lui troppo curioso da ciò ma senza far vedere il suo interesse
"Si, mio padre vive in un altro appartamento vicino al lavoro e mio fratello anche nello stesso stabile" disse lei con una smorfia
"Tua madre?" chiese lui
"In America, ha tradito mio padre un bel po' di anni fa io ero rimasta con lei là, ma poi ha deciso di andarsene alle Hawaii con il suo nuovo compagno, e non voleva portarmi con sé, quindi mi ha rispedito qui" disse lei sbuffando, mentre giocava con la manica della felpa, leggermente nervosa.
"Mi dispiace" disse lui chinando la testa
"E perché dovresti dispiacerti? È la vita! Io in America stavo sempre sola, ti avevo detto che mi ero trasferita a dodici anni con tutta la famiglia no? Beh questo perché mio padre doveva gestire la nuova sede in America, e poi dopo due anni è tornato in Corea perché doveva ereditare l'azienda suo padre che era da poco deceduto. Poi mia madre gli ha fatto le corna." Disse parlando a macchinetta e raccontando la storia come se non fosse la sua, ma fosse solo un racconto con qualcun altro protagonista, non c'erano sentimenti nel suo modo di raccontare solo fatti.
"Gestisce una grande azienda?" chiese lui spalancando la bocca
"Si, Sk Group" disse lei abbassando un po' il capo in imbarazzo, a lei non le piaceva essere ricca e non voleva si sapesse in giro, ma quando l'aveva visto non aveva minimamente pensato a ciò voleva solo passare la serata con qualcuno e no sempre da sola.
"Aspetta sei una Chaebol?" chiese lui sconvolto mostrando un puro e vero stupore
"Ehm, si è importante?" disse lei un po' irritata.
"Cosa ci fai in una scuola pubblica?" chiese lui stranito non comprendendo il perché una come lei si pressasse a stare in una scuola comune, apposto di avere un'istruzione migliore.
"Per mio padre è importante mio fratello, non io, gli ho detto che volevo stare in una scuola pubblica o che se no non ci sarei andata a scuola e lui ha fatto spallucce ed ha accettato, per il momento sono libera di fare quello che voglio, fino a che non mi obbligherà a sposare qualcuno per allargare il patrimonio. Sono tipo un pacco postale da spedire da una parte all'altra del mondo e poi a un povero disgraziato" disse lei mostrando realmente la sua irritazione mentre diceva quelle parole con astio.
"E tu? Che pensi di questo?" chiese lui, aveva sentito il tono di voce di lei ed era veramente incuriosito da ciò che lei potesse pensare a riguardo.
"Che sono stronzate, la ricchezza, l'accrescimento dell'azienda, tutte stronzate. Penso di pensarla così per l'esperienza in America, per i miei anni lì, se fossi rimasta a Seul frequentando una scuola privata, forse l'avrei pensata diversamente. Forse sarei una snob a cui importa solo di quel che pensa la gente e di dover dimostrare di avere un certo tenore, forse sarei già fidanzata con qualcuno pieno di soldi accontentandomi, senza sapere realmente cosa siano le cose vere" disse lei pensierosa
"Non penso sai?" disse lui rimanendo incantato ad ascoltandola
"Io invece penso di si, in America frequentavo una scuola privata con doppia lingua ma poi ho fatto amicizia all'età di quattordici anni con altre persone di un livello economico molto inferiore al mio, ho imparato tante cose, e di come sia tanto bella la semplicità, loro si divertivano anche stando seduti in una piazza con skateboard e musica, racimolavano i pochi soldi che avevano e compravano da mangiare, passavamo le giornate a girovagare a fare musica e a ballare."
"Deve essere stato bello, ma tuo padre non ti diceva nulla dei tuoi obblighi?" chiese lui e lei si lasciò andare a una leggera risata per via di quella domanda, a suo padre non importava nulla di lei, e sinceramente a lei non importava niente della sua famiglia le importava avere solo la libertà.
"No, lui era tornato in Corea, e io e mia madre siamo rimaste là, lei non c'era mai, erasempre in giro e quando tornava beveva due bicchieri di vino ed era k.o. io ero libera di fare tutto, di imparare, sperimentare essere chi volevo. Mi mancava l'affetto di una famiglia, ma ero cresciuta comunque in una casa fredda in cui si cenava in silenzio o si parlava di affari, di futuro e obblighi e di com'era consono comportarsi. Ma ho trovato affetto al di fuori con i miei amici" continuò a spiegarsi un po'
"Per questo sei così espansiva?" sorrise lui intenerito
"Si, in America gli abbracci sono all'ordine del giorno mi hanno fatta abituare al contatto fisico, mi manca stare lì, venendo qui ci ho guadagnato un appartamento vuoto e il nulla" fece spallucce lei "La tua famiglia com'è?" chiese poi lei per cambiare discorso, prima che perdesse tutta la sua solita allegria.
"Mmh semplice, e non abbiamo molti soldi, mia mamma ha un ristorante, mio fratello studia all'università qui a Seul ma ci vediamo poco, mio padre è un po' severo, non erano molto concordi che facessi musica, pensano che non sia un futuro certo, e che sarebbe meglio che andassi all'università a trovassi un impiego nel pubblico" racconto lui, lei si era aperta con lui doveva fare lo stesso.
"Ma tu invece hai deciso di fare musica!" sorrise lei
"Si, scrivo testi da quando ero piccolo, non riesco a stare senza la musica è parte di me." Sorrise lui convinto
"Quindi ti sei ribellato a tutti per il tuo sogno, sarai un ottimo rapper! I rapper sono ribelli per natura." esclamò allegra lei dandoli una pacca di incoraggiamento
"Beh anche tu sembri una che si ribella" sorrise lui complice di tutto quel discorso
"Vedremo se lo sarò fino in fondo, per il momento va bene così!" sorrise lei
"Vediamo un film?" chiese lui poi, si erano confidati abbastanza, aveva tempo per conoscerla meglio in tutte le sue sfumature e per farsi conoscere, ora aveva solo voglia di rilassarti lì in quella casa, su quel divano con lei.
"Non fai troppo tardi è mezzanotte, e ti devi alzare alle cinque" disse lei preoccupata
"Non sono stanco va bene così" annuì lui, lasciandosi andare a un attimo ammettendo in un certo senso che a lui andava più che bene non dormire e stare con lei e tenerle compagnia.
Misero un film e il futuro rapper si addormentò dopo neanche dieci minuti dall'inizio, Isabel a vederlo sorrise gli mise una coperta addosso e imposto una sveglia verso le quattro e mezza del mattino così da poterlo svegliare e poi rimase anche lei su quel enorme divano a guardarlo fino a quando non si addormento del tutto.
Angolo dell'autrice:
Chaebol: potenti famiglie coreane con monopolio nell'industria e nella politica
SK group è una azienda di Chaebol, è la prima che ho trovato potente e l'ho messa lì, perché serviva un nome all'azienda ^-^
In questo capitolo si capisce qualcosa sul passato della ragazza, e di quanto siano distanti a livello sociale, gli opposti proprio, questa è una informazione molto importante da tenere a mente!
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