CAPITOLO 39: DEPRESSION AND PANIC
CAPITOLO 39: DEPRESSION AND PANIC
10 LUGLIO 2014
Isabel era in un club privato seduta su un divanetto. La pista da ballo brulicava di un'immensità di corpi che stavano danzando, tutti sembravano felici e spensierati, anche le persone che si trovavano ai tavolini vicino a lei sembravano felici. Tutti intorno a lei bevevano, ridevano e si divertivano. Tutte le persone in quel posto sembravano allegre e prive di problemi.
Lei invece a differenza di tutti, in quel locale, si trovava seduta ed osservava il suo bicchiere che reggeva tra le mani quasi vuoto. Non aveva nulla per cui essere felice e non aveva nulla per cui essere spensierata. Non beveva per divertirsi in compagnia, ma beveva sola, e solamente per non pensare a lui, al fatto che al momento si trovasse in America e che a breve avrebbe fatto un concerto. Un altro concerto a cui lei non sarebbe potuta andare.
Yoongi continuava a mandarle messaggi da lontano e ad aggiornarla e lei continuava ad non avere il coraggio di chiudere la loro relazione. Il sapere tutto quello che lui stesse facendo le dava un attimo di allegria, anche se poi subentravano i sensi di colpa.
Si rigirò il bicchiere tra le mani e diede un ultimo sorso, la sua mente ancora non si spegneva e insisteva nel pensare a lui. Si guardò un attimo intorno e vide Ha-rin che la osservava, lo aveva seguito in quel luogo, come ormai lo seguiva ogni volta che lui le chiedeva di uscire.
Ha-rin come lei lavorava in azienda e ogni tanto provava a tenerle compagnia o a costringerla ad uscire. Isabel gli aveva detto di aver lasciato Yoongi e lui aveva deciso di starle accanto come promesso.
"Ti va di ballare?" chiese Ha-rin sperando in un sì e in un modo per distrarla da tutto quell'alcool che stava ingoiando.
"Mi andrebbe un altro bicchiere" rispose apatica lei poggiando il bicchiere vuoto sul tavolino di fronte, con sguardo vuoto.
"Non hai bevuto un po' troppo?" chiese lui osservandola bene, preoccupato per lei.
"Non ho alcun divieto per bere" disse lei con voce piatta continuando ad osservare il bicchiere vuoto, pensando che la sua vita fosse come quel bicchiere, vuota.
"Capisco, prendo altro" disse il ragazzo con rassegnazione, avrebbe voluto provare a provocarla per avere una qualche reazione, ma ci aveva provato altre volte, e lei non aveva mai reagito a nulla, aveva solo alzato le spalle ignorando la conversazione e non rispondendo più.
Ha-rin aveva sempre pensato che Isabel avesse il fuoco dentro, che fosse la persona più forte e vera che avesse mai conosciuto, ma la ragazzo ormai era solo un fantasma, l'ombra di se stessa. Studiava, lavorava e faceva nuovi affari, passava tutto il suo tempo a studiare piani lavorativi, o a provare a creare nuovi progetti innovativi.
Era fredda distaccata, e si occupava di tutto il lavoro che ci fosse, andava ormai anche in altri uffici a fare il lavoro degli altri, e Ha-rin aveva capito che facesse così solo per pensare il meno possibile a Yoongi.
Preoccupato per la ragazza, si era recato dal padre di lei per dirgli che la figlia non stava bene, e che solo dandole la possibilità di riavere Yoongi avrebbe fatto si che stesse meglio. Il signor Kim sentendolo dire quelle assurdità l'aveva preso per pazzo per via di quella proposta, gli aveva riso in faccia e gli aveva detto di farsi gli affari propri, e che sua figlia in quella maniera era più produttiva che mai e di non nominare mai più il ragazzo di Daegu.
Ha-rin a quella reazione si era zittito, aveva abbassato la testa impaurito e aveva lasciato l'ufficio e si era dato dello stupido solo per aver provato a proporre al padre di lei una cosa del genere.
Il suo atto suicida era stato dipeso dal fatto che vedeva ormai ogni giorno Isabel sempre più vuota, sempre più depressa. Vedeva quella magnifica ragazza cadere sempre di più nell'oscurità della depressione. L'aveva dovuta accompagnare parecchie volte a casa, ubriaca e priva di sensi. L'aveva vista parecchie volte a prima mattina dormire con la faccia spiaccicata sulla scrivania, addormentata dopo la notte passata in ufficio a continuare a lavorare.
Ha-rin pensava che prima o poi sarebbe o morta per il troppo alcool o in quella maledetta azienda per scarsità di cibo e sonno.
Isabel in quei due mesi era anche terribilmente dimagrita quasi da sembrare un fantasma e da che si truccava pochissimo, ora invece era solita mettere molto più trucco per coprire le grosse occhiaie sotto gli occhi o la pelle fin troppo bianca. Sembrava veramente malata. Anzi lo era.
Ha-rin tornò con una bottiglia di alcool e le versò, da bere lei annuì e con la testa e fece segno di ringraziamento e si bevve tutto il bicchiere in un solo sorso, facendo impallidire il ragazzo, che ne verso un altro, non sapendo cosa fare.
Poi si sedette vicino a lei sospirando e rimase zitto ad osservarla mentre lei guardava con occhi vuoti ciò che la circondava e continuava a bere, lontana con la mente chissà dove.
Ci volle un'altra ora di alcool per stordirla del tutto e per farla addormentare su quel malefico divanetto. Dopo che si fosse spenta Ha-rin la prese in braccio e la portò fuori dal locale, dentro l'auto che aveva chiamato un attimo prima, pronto a riportarla a casa. Non era la prima volta che la faceva uscire e che lui dovesse fare così, anzi ormai la situazione era la stessa ogni weekend.
Non poteva far a meno di prendersi cura di lei, aveva capito in quell'ultimo anno e specialmente da quel periodo in Giappone che lei era sola, completamente sola, il suo provare a fare la fredda e la stronza era solo un'armatura per difendersi. Lo faceva con chiunque si avvicinasse a lei per approfittarne, e si era reso conto che quello non era il caso di Yoongi o del suo gruppo di idol, Isabel si fidava di loro, Isabel voleva bene a loro.
Avrebbe voluto che lei lo trattasse come trattava loro, che si fidasse di lui, voleva renderla felice, ma aveva capito che non poteva farlo, che l'unica cosa che poteva fare era quella di farla uscire, tenerla d'occhio ogni tanto e provare a occuparsi di lei senza aspettarsi nulla in cambio.
Arrivarono a casa, lui inserì il pin e aprì la porta a fatica con la ragazza in braccio addormentata, si fece largo per l'appartamento fino ad arrivare in camera da letto e la posò sul letto.
Si guardò intorno come al solito, e si soffermò sempre sulla solita foto gigante appesa al muro lei con gli altri ragazzi vestiti per halloween sorridenti, e lei in quella foto era abbracciata da dietro da Yoongi ed entrambi sorridevano felici e spensierati.
Ha-rin pensò che non avrebbe mai avuto l'occasione di vedere Isabel dal vivo con quel sorriso.
Spense la luce e fece un giro per la casa, fermandosi per un attimo davanti ad una porta chiuse, non era mai entrato in quella stanza e incuriosito ci entro. Accese la luce e si trovò davanti a sé una scrivania con varie apparecchiature per comporre e produrre, alcune foto in giro di Isabel e Yoongi. Si avvicinò alla sedia trovando una felpa appesa sopra, immaginando che fosse del ragazzo e sulla scrivania un quaderno con la copertina nera.
Preso dalla curiosità lo aprì, si sedette comodo e incominciò a sfogliare il quaderno, trovando vari scritti.
Mi hai detto ti amo, non sono riuscito a dirtelo.
Ero talmente felice da non riuscire neanche a pronunciare una parola.
Avrei voluto risponderti, sai ti amo anche io.
Ma mi sono trovato bloccato.
Quindi ti strinsi a me.
Avrei tanto voluto fermare quell'attimo, ma lo so il tempo non si può fermare.
Ho dovuto sciogliere quell'abbraccio, e vederti andare via.
Ansia, paura, timore... tutte emozioni che conosco bene, tutte emozioni che quando sono con te svaniscono.
Ma ora tu stai andando via e io non so se riuscirò a sopravvivere a tutta questa oscurità che mi butta giù.
Ti amo avrei voluto dirtelo, ma il coraggio di ammetterlo ad alta voce mi manca, se solo dovessi urlarlo so che poi subentrerebbe la paura.
La paura che un giorno potrei perdere la persona a me più cara. TE.
Sei la mia felicità, sei il mio sorriso, sei l'aria che respiro.
Ma io sono solo un vigliacco che coraggio non ne ha....
Vivo nella paura di perderti, vivo nella paura di non essere abbastanza, vivo nella paura che un giorno mi lascerai e troverai di meglio.
Case, soldi, macchine, investimenti non né ho....
L'unica cosa che possiedo è un sogno, che sarà difficile da realizzare.
Non ho nulla da darti, se no un me stesso senza sicurezze per il futuro,
io il mio sogno, le mie incertezze e le mie paure.
Sono solo questo, alcuni accordi, note, rime, e un sogno.
Ho solo questo. Sarà abbastanza? Io non credo.
Tu mi dici ti amo, mi guardi e mi sorridi.
Per te tutto va bene, mi dici tutto questo è abbastanza, mi dici che io lo sono. Che con te io posso essere realmente me stesso e fare tutto quello che voglio. Mi dici che con te posso essere libero.
Ma il pensiero di non essere abbastanza è un tarlo che mi consuma dentro. È sempre lì e non se ne va...
Ha-rin rimase fermo alla pagina che aveva appena letto, chiuse il quaderno con uno scatto, e decise di portarselo via con sé, se lei avesse letto quelle parole, sarebbe stata peggio.
Uscì da quella casa confuso, Yoongi aveva ragione non aveva nulla da darle, ma Isabel lo amava comunque. Quando li aveva visti, pensava fosse una storia simile a quella che aveva avuto lui con la sua ex ma non era così, lui l'amava veramente. Incominciò ad avere pena per quel ragazzo, per il suo avversario.
14 LUGLIO 2014
I Bts avevano appena finito di festeggiare per il concerto gratuito appena avvenuto in America, finita l'adrenalina ancora in circolo, verso le due i notte tutti si stavano finalmente mettendo a letto per poter aver un po' di riposo prima di dover organizzare la partenza.
L'esperienza in America era stata ricolma di impegni e in special modo molto formativa, tutti i ragazzi si sentivano pieni di entusiasmo e fiduciosi sul futuro della propria carriera che aveva da poco passato l'anniversario di un anno.
Il giorno dopo sarebbero partiti per andare in Giappone, e poi sarebbero tornati per qualche giorno in Corea e poi di nuovo ripartiti per un nuovo viaggio, sarebbe stata un'estate per loro ricolma di viaggi e nuove esperienze lavorative infatti, le loro schedule si stavano riempiendo sempre di più.
Presero tutti sonno velocemente, stremanti per il duro lavoro, tutti tranne Yoongi che continuava a rigirarsi nel letto, senza possibilità di trovare pace. L'ultimo mese era stato dalla parte lavorativa molto pieno e felice, dalla parte sentimentale molto frustrante, non ci capiva più niente di quella situazione, non capiva più Isabel.
Dopo aver finito il concerto aveva riscritto di nuovo a Isabel e non aveva ricevuto alcuna risposta. I messaggi erano diminuiti drasticamente, e lui non aveva modo di sentire la voce della ragazza da tempo ormai impossibile da ricordare.
Si trovava in uno stato di confusione totale, da star impazzendo.
In quel momento steso in quel letto si sentiva come se avesse un qualcosa di molto pesante a schiacciargli il petto. Non ne capiva il motivo, doveva essere felice dopo il concerto, dopo il grande risultato avuto. E invece no, non si sentiva felice, ma solo ansioso e non riusciva a dormire, continuava a voltarsi e rivoltarsi in quelle coperte.
Yoongi si alzò di scatto, per poi dirigersi alla velocità della luce verso il bagno, una volta entrato si chiuse la porta alle spalle senza accorgersi del rumore causato, scivolò velocemente con la spalla contro il muro sedendosi a terra.
Aveva il respiro affannoso, e la testa gli pulsava fin troppo, se l'afferrò tra le mani, voleva solo che il dolore diminuisse.
Pensieri, la sua testa ne era ricolma, non voleva tornare a Seoul, aveva paura in un rifiuto da parte di lei, aveva paura che la loro storia fosse realmente finita. Non voleva, non poteva perderla.
Cercò di alzarsi per dirigersi verso il lavello per sciacquarsi la faccia, stava sudando freddo e si sentiva tutto appiccicoso.
Per quanto volesse alzarsi le sue gambe però non volevano saperne di collaborare con lui, erano divenute di gelatina e tremavano. Riuscì a portarsi le ginocchia al petto e incominciò a stringerle, ma anche le sue mani tremavano. Più guardava il suo corpo, più voleva che quel tremolio finisse, ma quello non faceva altro che aumentare.
Strinse sempre di più le sue gambe con le mani, le nocche gli stavano diventando bianche per via dello sforzo della stretta. Chiuse gli occhi, doveva provare a calmarsi, non voleva avere un attacco di panico.
Ma invece il panico era lì per lui e lo inondava tramite i suoi pensieri che si facevano sempre più chiassosi nella mente.
Non sei buono, non vali abbastanza, lei ti ha lasciato, lei sta con uno meglio di te, non puoi fare nulla per migliorare. Sei nato povero, e morirai povero. Le tue rime fanno schifo, sembrano scritte da un bambino di sette anni. Non sarai mai buono a comporre, componi solo merda, produci solo merda.
I pensieri, le critiche avute in passato, incominciarono a diventare sempre più confusionarie nella sua testa, diventavano fastidiosi rumori. Lo facevano sentire come se fosse in una trappola.
Il battito cardiaco aumentava, il respiro diventava corto, i muscoli tesi, la testa scoppiava da far un male atroce. Si stava trovando sempre di più in un bagno di sudore.
Tutto per lui in quel momento era così insopportabile, avrebbe voluto solo che lei fosse lì con lui, a stringergli una mano, a fargli passare tutto il dolore.
Si sentiva sempre più stanco, stremato.
Aveva bisogno di lei, non poteva farcela senza di lei.
"Hyung?" la voce di Namjoon arrivò da fuori la porta.
Yoongi spalancò gli occhi, e guardò la porta impaurito, non potevano vederlo in quello stato. Non poteva farsi vedere così debole, ma proprio non riusciva ad alzarsi, non riusciva a riprendersi.
"Hyung sto entrando" disse Namjoon aprendo la porta e trovandolo a terra rannicchiato con la testa nascosta tra le gambe.
"Va tutto bene, ti aiuto io" disse il leader con voce dolce e tranquillizzante, mentre si inginocchiava, avvicinandosi a lui, Yoongi soffocò un singhiozzo, e Namjoon decise di abbracciarlo per farlo calmare.
"Non sei solo, ci sono io, ci sono anche gli altri. Passerà, starai meglio. Troveremo una soluzione." incominciò a dire parole d'incoraggiamento, mentre anche Jin che stava vicino alla porta si avvicinò per aiutare.
Yoongi alzò lo sguardo verso i suoi due amici, e lì guardò con gli occhi lucidi.
"Ho paura di perderla" disse con voce bassa e poco udibile.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo triste, si sentivano impotenti da fin troppo tempo, nessuno di loro sapeva realmente cosa fare per aiutare il loro amico.
"Lo sappiamo, ma faremo il possibile per aiutarti, siamo la tua famiglia" provò a dire il maggiore sperando che anche solo quella frase potesse aiutarlo un minimo a stare meglio, si avvicinò sempre di più, sorrise gentilmente a Yoongi "Ora proviamo ad alzarci, ok? Starai meglio" provò a dire porgendoli una mano per aiutarlo.
"Si, ci siamo noi con te" disse Namjoon mentre gli porgeva l'altra mano
"Sempre" disse Jin.
Angolo dell'autrice:
..... no comment ...
Bye!
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