Capitolo unico

Come promesso sono tornata! Questa volta non con una Drarry ma bensì una Larry.

Ho scritto questa One shot per dare una mia interpretazione a quello che potrebbe essere successo a Philadelphia, dove si vocifera che Louis sia stato al concerto di Harry.

Nel frattempo vi annuncio che sto scrivendo un'altra storia, sempre Larry, ma che pubblichero' una volta terminata. Non so bene se sarà una mini o una long story, dipende da cosa salterà fuori.

Spero vi piaccia questa piccola One shot, anche perché è la prima Larry che scrivo.

Una precisazione: i fatti descritti non sempre si riferiscono a cose realmente accadute e, non ho volutamente parlato di Brianna ed il bambino perché è un argomento che non voglio trattare.

Choose love.

Evanesco

Ps: per la copertina grazie come sempre a galaxystories ❤️❤️❤️❤️

Harry Styles, fish&chips a Londra per Gucci.

Harry Styles mezzo nudo in una nuova foto nel backstage.

Harry Styles e Camille Rowe, nuova coppia?

Harry Styles, tracce di coming out nella nuova canzone "Medicine"?

Smentita la relazione tra Harry Styles e Nick Grimshaw.

Louis spense il pc sbuffando. Ormai erano passati 8 anni dall'inizio della loro carriera, ed i giornalisti non si erano ancora stufati nel fare gossip su di loro.

Quello era l'aspetto che meno gli piaceva del loro lavoro: essere sempre e costantemente sulla bocca di tutti.

Dovevi stare attento a quello che dicevi, a come lo dicevi, a chi lo dicevi.

Spesso non potevi avere una tua opinione, le interviste erano organizzate, sapevi in anticipo le domande e chi di dovere ti scriveva le risposte, dovevi solo impararle a memoria.

Ma quello che odiava di più era il fatto di non potersi concedere neanche un caffè o una passeggiata tranquillo senza venire fermato o assalito da qualche paparazzo.

Era arrivato alla conclusione che il mondo dello spettacolo rovina le relazioni personali, che più vuoi dare un po' di privacy alla tua vita, più i tuoi gesti sono sempre messi in primo piano.

E nessuno gli toglierà dalla testa che quel mondo, che tanto gli ha dato, gli abbia anche tolto la cosa più importante al mondo.

Si maledì per esserci cascato di nuovo, ogni volta si prometteva di non accendere il computer, ma puntualmente si trovava lì, seduto sulla scrivania a digitare su google il suo nome, e quando non aveva il computer, il telefono diventava suo complice.

Perché ormai quello era l'unico modo per avere sue notizie.

Era orgoglioso di lui, era diventato quello che aveva sempre sognato.

Spesso si trovava a guardare qualche live dei suoi concerti in giro per il mondo, e sorrideva.

Harry era cambiato. Non era più il ragazzino impacciato che aveva paura del giudizio degli altri.

Era diventato un uomo, sicuro di se, con le idee chiare e senza paura di esprimersi.

E Louis lo sapeva che era stato questo il loro problema, la voglia di Harry di fare e dire quello che voleva.

Gli avevano tappato le ali negli anni precedenti, era come se avessero rinchiuso une farfalla in un barattolo, e questa continuava a sbattere decisa contro le pareti di vetro.

Poi il tappo venne improvvisamente tolto e la farfalla riprese a volare.

Louis aveva paura.

Gli dicevano che non potevano, che ne andava della loro carriera, che dovevano smetterla.

Era sempre stato Harry quello combattivo, quello che andava contro a tutti, e per un po' Louis lo aveva assecondato.

Ma poi i rumors divennero sempre più forti, le minacce sempre più chiare, e lui non voleva perdere quello che aveva ottenuto con fatica.

Si allontanò piano piano, cercando di non pensare agli occhi tristi di Harry che continuavano a guardarlo chiedendogli in silenzio perché gli stava facendo tutto questo.

Lo stava facendo soffrire come un cane, lo sapeva, eppure al momento pensava fosse la cosa giusta.

Poi iniziarono a farsi del male a vicenda.

Harry non aveva mai sopportato l'idea di doversi far vedere in giro con la prima che capitava, ma lo faceva per il quieto vivere.

A Louis era indifferente la cosa, ma non poteva non notare la tristezza di Harry ogni volta che gli passava davanti mano nella mano con Eleonor.

Gli ripeteva in continuo che erano solo amici, che lo faceva per azzittire le voci, ed Harry gli rispondeva che ormai non era importante, ma lo sapeva non era così.

Le cose peggiorarono quando Harry iniziò a frequentare Xander.

Non capì mai se lo fece per ripicca o meno, ma vederli sempre insieme era un colpo al cuore.

Erano affiatati si vedeva, Louis voleva sapere se oltre l'amicizia ci fosse qualcosa di più, ma Harry ormai non gli parlava più, e quelle poche volte che lo faceva gli diceva che non era affar suo.

Louis non ce la faceva, non riusciva a concepire come non poteva essere affar suo se fino a poco tempo prima avevano condiviso tutto.

Ma poi stringeva i pugni, consapevole che era colpa sua se erano finiti così, quindi serrava la bocca e ingoiava il groppone amaro.

Poi decisero di separarsi. Era meglio così dicevano, una pausa per capire come andare avanti.

Alla fine ognuno prese la propria strada, come era prevedibile, e lui di Harry non seppe più nulla.

Non lo aveva dimenticato, non avrebbe mai potuto farlo, e col passare degli anni si pentì ogni giorno per averlo allontanato così.

Non era sicuro da dove tutto fosse iniziato, se nei bagni durante i provini di X-factor, se nell'appartamento che condividevano, se durante i tour...Ma era sicuro dove fosse finito tutto.

Harry era la perfezione.

Timido, impacciato, gli diventavano le guance rosse non appena gli rivolgevi la parola e quando sorrideva abbassava il capo puntando lo sguardo per terra, come se si vergognasse a sfoggiare la sua risata.

Ma poi sul palco diventava un'altra persona. Era nato per fare quello, e anche se spesso la sua goffaggine lo portava a fare delle cadute strepitose, quando si esibiva era una regina dell'intrattenimento.

Louis spesso si incantava a guardarlo dimenticandosi a volte che era il suo momento per cantare.

Lui ed Harry vivevano in simbiosi, i loro occhi si rincorrevano ovunque andassero, non c'era mai l'uno senza l'altro.

Si alzò dalla sedia ed apri la portafinestra per uscire dal balcone.

C'era un venticello piacevole, così portò entrambe le mani sotto la maglia per accendersi la sigaretta.

Senti il telefono vibrare in tasca ma lo ignorò.

Dall'alto del suo palazzo in una anonima via di Londra, si soffermò ad osservare il traffico delle macchine nelle strade sotto di lui.

Avrebbe voluto sparire, essere una persona qualsiasi, invece era Louis Tomlinson, non poteva nascondersi facilmente.

Il telefono riprese a suonare con insistenza.

Spense la sigaretta, e rassegnato si costrinse a guardare.

Forse sarebbe stato meglio non farlo, ma ancora non lo sapeva, o forse fu la svolta per cambiare tutto.

Guardò il numero sconosciuto per qualche minuto prima di decidersi a rispondere.

"Pronto?"

"Oh...Ehm...Louis? Louis Tomlinson?"

"Chi parla?"

"Sono Jeffrey"

"Jeffrey?"

"Oh si scusami, Jeffrey Azoff, il manager di Harry."

Un tuffo al cuore, ecco cos'era quella sensazione di malessere e vuoto che sentì all'improvviso.

"Cosa posso fare per te Jeffrey?"

Cercò di essere tranquillo, come se in quella frase il nome di Harry non fosse stato pronunciato.

"Ti disturbo? Mi spiace per l'ora ma girando per gli Stati Uniti mi sono un po' perso coi fusi orari..."

"No, non disturbi"

Era vero, non disturbava, ma una sensazione di fastidio si impossessò di lui.

"Ok allora, ehm...Non so proprio da dove cominciare..."

Louis chiuse gli occhi obbligandosi a stare tranquillo. Iniziava a non piacergli quella telefonata. Decise di non rispondere.

"Ho bisogno che tu domani parta per Philadelphia, ecco, l'ho detto"

Louis aggrottò le sopracciglia.

"Come prego?"

Cosa voleva dire che doveva partire per Philadelphia?

"Louis per favore, so che non ci conosciamo, ma non ti chiederei mai una cosa del genere se non fosse importante..."

"Ok ma non capisco, cosa dovrei fare a Philadelphia?"

"Incontrare Harry"

Una secchiata d'acqua gelata avrebbe fatto meno male.

Apri la bocca per rispondere, ma non emise alcun suono.

"Io non lo so cosa sia successo tra di voi, ma Harry ha bisogno di te, non può mandare all'aria il tour, devi aiutarmi"

"Sono passati anni, cosa ti fa credere che abbia bisogno di me?"

"Andiamo Louis, hai mai visto un suo concerto? Non ti sei accorto di come trattiene le lacrime durante Sweet Creature? Di come pretende silenzio prima della tua strofa in If I Could Fly? O devo dirti che una volta sceso dal palco nessuno è più in grado di farlo sorridere?"

Louis sospirò portandosi una mano fra i capelli.

"Pensavo stesse bene, che l'avesse superata dopo tutto questo tempo, poi ho visto delle foto...Non si sta frequentando con una modella?"

Jeffrey scoppio' a ridere.

"Davvero tu credi che Harry e Camille...ahahah!"

No non ci credeva, non ci aveva mai creduto, eppure sentirsi dare conferma lo fece sentire meglio.

"Comunque Jeffrey mi dispiace ma non posso, non posso presentarmi li così all'improvviso e...Cosa gli dico? Lui mi odia, non vorrà nemmeno vedermi!"

"No, non ti odia credimi, fai un tentativo per favore..."

"Perché? Perché adesso dopo tutti questi anni?"

"Ti cito una frase presa da un film che mi piace molto: alcune cose una volta che le hai amate, diventano tue per sempre. E se tenti di lasciarle andare, fanno solo un giro e tornano da te."

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Inutile dire che il pomeriggio successivo si ritrovò alquanto spaesato all'aeroporto di Philadelphia, con un borsone in mano ed una paura fottuta.

Le cose non andarono subito come previsto, nessuno avrebbe dovuto sapere che lui era lì, altrimenti la voce che lui fosse nella stessa città dove si sarebbe esibito Harry sarebbe girata facilmente, e fare due più due non era difficile.

Ma qualcuno lo vide e nel giro di pochi minuti inizio' a girare su Twitter una sua foto che lo ritraeva in aeroporto.

Le fan iniziarono a impazzire, e come previsto #LarryStylinson svettò in tendenza mondiale.

Trovarono un diversivo, e per fortuna Louis fu così previdente da non partire da solo, i suoi amici di sempre ed Eleonor erano con lui.

La scusa fu io Firefly festival.

A Louis non poteva fregarne di meno, ma dovevano calmare le acque, e farsi vedere in giro con Eleonor per il festival sembrava l'idea migliore.

Non era dell'umore adatto, non ci provò neanche a fare il finto fidanzato, non voleva stare lì, men che meno con lei.

Si sentiva male, non era mai stato così vicino ad Harry da molto tempo.

All'improvviso si sentì quasi soffocare. Erano anni che sognava il momento di rivederlo, di chiedergli scusa per il passato, ma ora avrebbe solo voluto fuggire.

Era convinto di star facendo la cazzata più grande della sua vita, soprattutto perché non avrebbe sopportato di vedere lo sguardo gelido di Harry, che aveva tutto il diritto di essere in collera con lui.

A pomeriggio ormai inoltrato, quando il festival era nel mezzo del caos più totale, si allontanò dalla folla.

Raggiunta la strada principale fermo' un taxi al volo, annunciando all'autista l'indirizzo dell'albergo dove sapeva avrebbe alloggiato Harry.

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Le pareti color crema del salotto dove lo avevano fatto accomodare gli stavano mettendo ansia.

L'ambiente era davvero rilassante, pieno di poltrone imbottite e tavolini sparsi qua e la, ma Louis non riusciva a rilassarsi per niente.

Gli sembrava di avere le spille sotto il sedere, non riusciva a stare fermo, e la gamba sinistra prese a muoversi velocemente con un tic nervoso.

Jeffrey se n'era andato, spiegandogli che Harry sarebbe arrivato a momenti.

Non sapeva nulla, non aveva idea che Louis fosse lì, non era stato difficile tenerlo lontano dai social network, sapeva benissimo la reticenza di Harry per quelle cose.

Ora che si trovava da solo fra quelle quattro mura però, l'ansia iniziò' a farsi sentire.

Si alzò dalla poltrona e prese a camminare avanti e indietro, fino a quando il cigolio della porta che si apriva lo fece fermare.

Non ebbe il coraggio di voltarsi subito, ma quando lo fece rimase senza parole.

Harry era di fronte a lui, un'espressione stupita sul volto.

Indossava un pantaloncino grigio della tuta, una t-shirt bianca abbastanza larga, calzettoni lunghi e scarpe da tennis, sembrava avesse appena finito di fare palestra.

I capelli erano tirati indietro con una bandana blu. Sorrise nel vederla, i riccioli che lui tanto adorava stavano tornando.

Fece un passo avanti, non riusciva a smettere di guardarlo.

Harry invece se ne stava immobile, girandosi gli anelli sulle dita con nervosismo.

"Ciao..."

Louis si morse subito la lingua. La voce gli uscì spezzata, doveva darsi una calmata.

Harry abbassò lo sguardo e non rispose.

Decise di avvicinarsi di più. Da dov'era adesso riusciva a percepire il suo odore, era sudato.

Inspiro' profondamente chiudendo gli occhi, godendosi quell'attimo.

"Harry..."

"Lo so come mi chiamo"

La sua voce. Gli era mancata così tanto. Il suo modo di parlare lento e cadenzato, come se si trascinasse le parole, lo aveva sempre amato.

"Cosa ci fai qui Louis?"

Louis scosse la testa.

"A dir la verità non lo so nemmeno io"

Se uno sguardo potesse uccidere, Louis sarebbe molto all'istante. Harry lo guardò con rabbia ed una punta di delusione.

"Te ne sei andato Louis, mi hai lasciato solo, poi ricompari qui all'improvviso dopo anni, e l'unica cosa che sai dirmi è che non sai il perché?"

Sospirò sentendosi in colpa. Aveva ragione, ma non era mai stato bravo con le parole, come poteva dirgli che gli dispiaceva per tutto? Che non aveva passato un minuto della sua vita senza pensare a lui? E che in quel momento avrebbe solo voluto stringerlo e non farlo andare via?

"Scusa"

Harry finalmente alzò lo sguardo, e forse era meglio non lo avrebbe fatto. Si perse in quel verde, consapevole che aveva intuitivo che quel scusa sussurrato era per tutto.

"Devo andare a prepararmi"

Louis si sentì mancare. Non era ancora pronto a lasciarlo, non gli aveva ancora detto nulla, non lo aveva nemmeno sfiorato...

"Posso...Posso venire? Al concerto intendo, mi piacerebbe guardarti..."

Harry sembrò pensarci su, poi annuì flebilmente con un cenno del capo.

Non sa dove trovò la forza per farlo, ma allungò una mano e gli sfiorò una guancia.

Harry si abbandonò per un secondo a quella carezza chiudendo gli occhi, ma poi si spostò tornando a guardarlo con un velo di tristezza.

"Devo davvero andare"

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Harry era bellissimo, lo era sempre stato, ma quella sera lo era ancora di più in quel look total black se non per la giacca bianca che spezzava.

Raggiunse l'albergo prima di tutti, e quando Harry arrivò' insieme al resto del gruppo, si era già scolato due bicchierini di vodka.

Gli fecero tutti un cenno di saluto col capo prima di lasciarli da soli.

"Sei stato magnifico"

Una morsa allo stomaco lo invase mentre lo guardava arrossire appena per il complimento.

"Grazie"

Calò' un silenzio imbarazzante. Come erano cambiate le cose, loro due non sarebbero mai rimasti in silenzio per così tanto tempo.

"Dovrei farmi una doccia"

Fu Harry a interrompere la tensione creatasi.

"Vuoi...Uhm...Salire? Possiamo bere qualcosa e...uhm...Parlare?"

La salita in ascensore fu quasi imbarazzante.

Louis non riusciva a togliergli gli occhi di dosso mentre Harry faceva di tutto per non guardarlo.

Raggiunta la camera, il riccio si chiuse in bagno senza pronunciare una parola.

Louis si guardò un po' intorno. La stanza era davvero enorme, come un appartamento.

Si avvicinò ai fornelli e mise il bollitore sul fuoco, consapevole che a Harry sarebbe piaciuto bere un po' di the.

Uscì dal bagno appena prese bollire, e mentre versava il contenuto nelle tazze se lo trovò alle spalle.

"Ora me lo dici perché sei qui?"

Si era cambiato, indossava un paio di pantaloni della tuta decisamente troppo stretti ed una canotta bianca.

Osservò per un momento i tatuaggi che conosceva a memoria e che si divertiva a delineare con le dita.

"Ti prenderai il raffreddore" rispose, accennando ai capelli ancora un po' bagnati.

"Non cambiare discorso"

Louis sospirò rassegnato porgendogli la tazza di the.

"Possiamo sederci?"

Harry annuì indicandogli lo sgabello di fianco al tavolo.

"Ho ricevuto una telefonata ieri sera, Jeffrey..."

Harry aggrottò le sopracciglia rimanendo in piedi di fronte a lui.

"Cosa c'entra Jeffrey?!"

"Mi ha chiamato pregandomi di venire qui..."

Harry lasciò' la tazza sul tavolo per incrociare le braccia.

"Quindi sei qui solo perché te lo ha chiesto lui?"

Louis scosse la testa.

"Sono qui per te, anche se avrei dovuto farlo prima"

Harry si morse il labbro inferiore che divenne subito rosso. Stava trattenendo le lacrime?

"Ti rendi conto di cosa ho passato?! Eravamo tutto Louis, e tu lo hai buttato via..."

"Lo so mi dispiace, sono stato uno stupido"

"Cosa me ne faccio ora delle tue scuse? Non mi daranno indietro quello che volevo..."

Louis fece finta di non aver notato che Harry parlava al passato, non lo voleva più?

"E adesso cosa vuoi?"

Harry arricciò il naso. Lo faceva sempre quando era in imbarazzo o a disagio.

E Louis non resistette oltre.

Lo afferrò per la maglietta e lo trascino' verso di se. Allargo' le gambe per fargli spazio e poi lo strinse forte.

Ed Harry si sciolse.

Scoppio' a piangere come un bambino singhiozzando mentre ricambiava l'abbraccio, il viso nascosto nell'incavo del collo.

Louis seppellì il suo fra i ricci del moro, lasciandogli qualche bacio sulla nuca mentre gli sussurrava quanto gli dispiacesse per tutto.

E si ricordò quello che aveva sempre pensato, ovvero che valeva la pena vivere in quello schifo di mondo solo per ricevere un abbraccio da Harry Styles.

"Voglio te Louis, ho sempre voluto te, non c'è mai stato nessun altro"

A Louis mancò il fiato, perché lo sapeva che Harry sarebbe stato sempre suo, non importa quanto tempo fosse passato, si era sbagliato, tra di loro non era mai cambiato niente.

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La premessa era quella di rivedersi il giorno dopo, ma una volta arrivati sul ciglio della porta nessuno dei due sapeva come congedarsi, o semplicemente non ne avevano voglia.

"Quindi a domani?" chiese Harry speranzoso guardandolo con quegli occhioni enormi.

Louis annuì. Si passò una mano sul viso frustrato perché diamine, doveva andarsene via così?

Harry non gli stava rendendo le cose facili, dopo quell'abbraccio non aveva accennato a nessun tipo di avvicinamento.

E adesso, con la porta della stanza aperta, lo stava salutando come se fosse passato a trovarlo un amico.

Decise di buttarsi.

Con passo deciso rientro' nella camera chiudendo la porta con un piede.

Harry lo osservo' stupito.

Louis si avvicinò posando entrambe le mani sul viso del riccio.

"Se vuoi che mi fermi dimmelo subito e me ne andrò"

Harry lo guardò' negli occhi prima di abbassarli ad osservare le sue labbra.

"Fai quello che devi fare Boo"

E Louis non se lo fece ripetere.

Assali quelle labbra famelico come un disperso nel deserto quando trova una pozza d'acqua.

Harry si lasciò' trasportare facilmente, emettendo un gemito quando le mani di Louis gli afferrarono i fianchi.

Aveva sempre avuto un debole per i fianchi pronunciati di Harry. Il riccio si ammazzava di fatica per mantenere quel fisico, ma sapeva quanto la morbidezza su quei lati lo faceva impazzire, per cui non ci lavorava sopra davvero molto.

Indietreggiarono fino a quando Harry arrivò con le spalle al muro.

Louis aveva sempre amato il modo che aveva il riccio di lasciarsi plasmare dalle sue mani, si concedeva del tutto, ed era anche piuttosto rumoroso.

Ansimante, col fiato spezzato, Harry tirò indietro il capo, dando a Louis il permesso di affondare le labbra sul suo collo niveo.

Ma Louis andò oltre, gli era mancato troppo l'odore ed il sapore del moro per trattenersi dal morderlo e succhiarlo.

"Lo sai che casino verrà fuori domani quando mi vedranno col succhiotto?"

Louis sorrise, soffiando sul segno rossastro che aveva appena lasciato.

"Esiste il fondotinta" mormorò prima di fiondarsi di nuovo sulle sue labbra.

Harry aveva delle labbra perfette, piene al punto giusto ed ogni volta si divertiva a torturarle per vederle diventare ancora più rosse di come già lo fossero'.

Mosse le mani ancora sui fianchi fino ad accarezzargli la schiena, poi Harry alzò le braccia, in un chiaro invito a rimuovere la maglietta.

Louis lo accontentò, sfilò anche la propria lasciandole per terra, poi lo prese per mano e lo trascinò in camera da letto.

Harry si sdraiò, in attesa di una sua qualsiasi mossa. Lo sguardo che faceva intendere che avrebbe fatto qualsiasi cosa avesse voluto.

Gli fu presto sopra, soffermandosi ad osservare quel corpo perfetto che lo aveva sempre fatto impazzire.

Con l'indice della mano destra, prese a tracciare i contorni della farfalla che aveva sul petto, per poi scendere lungo il profilo dell'addome.

Sentì Harry muoversi irrequieto sotto di lui, prime di far scivolare ancora la mano e posarla sulla sua erezione semi formata.

"Louis..."

Harry stava diventando impaziente, lo sentiva da come si muoveva, da come respirava più velocemente.

Strinse la mano avvolgendola su quel profilo bene in vista dato i pantaloni stretti.

Si tuffò di nuovo sulle sue labbra, mordendole, succhiandole, mentre Harry disperato prese a sfilarsi i pantaloni.

Louis lo lasciò fare, perché sapeva che quando Harry diventava così irrequieto, poi avrebbe preso in mano la situazione.

Non si stupì infatti quando ribaltò' le posizioni e lo fece sdraiare di schiena sul materasso.

Gli occhi gli brillavano dalla voglia di averlo.

Gli sfilò rapido i jeans, portandosi via anche i boxer, scarpe e calzini.

Poi, senza smettere di guardarlo, e Louis giuro' che quello sguardo avrebbe potuto uccidere chiunque, si calò in mezzo alle sue gambe.

Ebbe appena il tempo di sollevarsi sui gomiti, prima che il riccio glielo prese completamente in bocca.

Louis non se lo aspettava, spalancò la bocca pieno di eccitazione mentre lo osservava calarsi sulla sua erezione e iniziare a succhiare.

Avverti la lingua compiere movimenti scoordinati, prima sulla sua punta ormai sensibile, poi verso il basso.

"Dio!" Imprecò quando avverti le labbra del moro lappare un testicolo per poi risalire lungo l'erezione e riprendere a succhiare.

"Le tue labbra sono fatte apposta per questo, lo sai Harold? Per fare pompini magnifici"

Ed Harry lo sapeva, perché glielo diceva ogni volta, ed ogni volta lui lo guardava sconvolto perché Lou non si dicono queste cose.

Gli afferrò i capelli con le mani, lo faceva impazzire quando gli aveva lunghi e glieli tirava con forza.

Ora non c'erano più quei bei boccoli, Harry glieli faceva spesso pettinare, e Louis si era specializzato nel fargli le trecce.

Strinse forte una ciocca di capelli spingendogli il capo verso il basso, ed Harry apri subito la bocca capendo le sue intenzioni.

Louis mosse di istinto il bacino, fino a quando la sua punta tocco' il palato del riccio che trattenne un conato di vomito.

Poi Harry si ritrasse, si pulì soddisfatto la bocca e si posizionò a cavalcioni su di lui.

"Boo..."

"Dimmi sweetcheeks..."

"Ti voglio"

Harry era implorante, e Louis amava vederlo così a pezzi per lui.

Portò un dito alle sue labbra ed Harry prese a bagnarlo con più saliva possibile.

Poi fece scivolare le mani lungo la schiena fino a raggiungere il suo sedere sodo.

"E questo da dove è uscito? Fino a prova contraria ero io quello col culo perfetto!"

Harry rise e le sue fossette furono la cosa più bella che vedeva da anni.

"Mi sono allenato" rispose sollevando le spalle.

"Sei bellissimo lo sai? Lo sei sempre stato"

Harry arrossì, fino a quando percepì un dito accarezzargli l'entrata grinzosa.

Chiuse gli occhi muovendo il bacino, andando incontro a quei movimenti, fino a quando Louis lo introdusse dentro per metà.

Harry boccheggiò.

"Non mi ricordavo fossi così stretto..."

"Bhe...Uhm...Io non ho...Non ho mai..."

"Non sei più stato con nessun altro?"

Harry nego' con la testa, allora preso dall'eccitazione introdusse un secondo dito.

Il riccio si piegò su di lui, le labbra a mordere il lobo dell'orecchio mentre Louis roteava le dita dentro di lui.

"Louis, ti prego..."

"Cosa?"

"Ho bisogno..."

Louis non lo fece finire di parlare che introdusse un terzo facendolo urlare.

"Ho trovato il punto giusto mi sa...Di cosa hai bisogno? Dimmelo"

Harry tremo'. Louis lo sapeva che gli piaceva quando aveva il controllo della situazione. Amava abbandonarsi completamente a lui.

"Prendimi Louis, fammi tuo"

Non ci penso' neanche a mettere il preservativo, Harry non era più stato con nessuno e quanto a lui, le poche volte che si era concesso una sveltina, lo aveva sempre usato.

Lo sollevò appena tenendolo sui fianchi, fino a quando il riccio si calò' piano piano sulle sua erezione.

Gli lascio' il tempo per abituarsi, poi Harry prese a muoversi lentamente quasi cullandosi, puntando gli occhi verdi dritti nei suoi.

"Mi è mancato tutto questo"

"Si anche a me" rispose, iniziando ad andare incontro alle spinte delle riccio.

Ed era bello Harry, i capelli sudati che gli cadevano davanti a piccole ciocche, le labbra semi aperte gonfie per i troppi baci, gli occhi che non smettevano di guardarlo.

"Lasciati andare piccolo, muoviti per me..."

Harry si abbassò col busto e gli afferrò le mani incastrando le dita fra di loro, le portò dietro la nuca di Louis, mentre questo prese a spingere con insistenza.

Gli ansimi di Harry lo facevano sempre impazzire, quei oh si, di più Lou, ti prego più forte, lo stavano portando al culmine.

"Harry io..."

Cercò di avvisarlo perché gli era davvero difficile trattenersi ancora, ma il riccio lo zittì.

"Vienimi dentro"

E Louis al suono di quelle parole, sillabate con voce roca e placata che solo Harry aveva, si riversò completamente ansimando nella sua bocca.

Gli ci volle poco per riprendersi e trascinarsi il moro su di se fino a quando la punta del suo membro gli sfiorò le labbra.

Prese a masturbarlo lentamente, Harry buttò la testa indietro appoggiandosi al muro con una mano per non cadere.

Un movimento più deciso della mano, ed Harry venne sulle sue labbra.

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Avevano perso la cognizione del tempo, e dopo averlo rifatto per altre due volte, crollarono esausti sul letto.

Louis lo abbracciò da dietro, ad Harry era sempre piaciuto essere il suo little spoon.

Dopo un silenzio che sembrò interminabile, Harry parlò.

"Mi abbandonerai di nuovo ora?"

Louis lo strinse più forte.

"Sono venuto per restare"

"Perché? Perché adesso e non prima?"

Sospirò, non lo sapeva nemmeno lui.

"Non lo so H, ma so di certo che sono stato uno stupido e non ti meritavi di soffrire. Ho sofferto anche io insieme a te, forse avevo solo bisogno di una scusa per farmi avanti, e mi si è presentata col tuo manager"

"Non smetterò mai di ringraziarlo per averti riportato da me"

Louis gli lasciò un bacio sulla nuca.

"Quindi mi aspetterai?" chiese Harry "Mi aspetterai mentre finisco il tour?"

"Si lo farò, ti aspetterò"

"E poi cosa faremo?"

Scrollò le spalle.

"Qualcosa ci inventeremo"

"Non voglio più vivere nell'ombra Lou"

"Non lo faremo"

A quel punto Harry si girò, accoccolandosi poi nuovamente fra le sue braccia.

"Dimmi che non è cambiato nulla, che tornerà tutto come prima, che mi ami come quando avevo 16 anni, dimmelo Louis, ne ho bisogno"

"Io non ho mai smesso di amarti Harry, nemmeno quando mi sono allontanato ho smesso di farlo. Tu sei la cosa più bella che mi sia capitata e non ti lascerò andare via mai più."

Harry sorrise.

"Allora posso smettere di scrivere canzoni deprimenti da mettere negli album?"

Louis scoppiò a ridere.

" Si puoi smettere"

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