Capitolo XXV

Non riuscii a staccarmi dalla mia felina per le prime quattro ore dopo averla riabbracciata, cercandone il contatto con qualsiasi parte del corpo e, dalla beatitudine dipinta sul suo bel musone, lei non sembrò affatto contrariata.

Eravamo sdraiate insieme sulla mia brandina, dopo che zia Cara l'aveva aiutata a piazzarsi vicino ai miei piedi.

Se i miei calcoli non erano del tutto errati, l'indomani sarebbero iniziate le lezioni e, conciata in quel modo, non ero certa di poterle seguire.

Fantastico, sarei rimasta indietro ancora prima di iniziare!

Oltretutto c'era ancora tutta la faccenda "dell'incidente" da affrontare, il discorso era stato solo momentaneamente messo da parte, ma aleggiava nell'aria trascinandosi dietro il puzzo indesiderato delle sventure.

Fin dopo pranzo non si fece vivo nessuno, anche zia Cara era sparita subito dopo essersi assicurata che mi stessi riprendendo, ed io avevo una voglia matta di parlare con qualcuno di quanto successo.

Mi stavano dando troppo tempo per arrovellarmi su qualsiasi cosa e le mie elucubrazioni diventavano sempre più inverosimili.

Avevo comunque deciso di mettere zia Cara spalle al muro, anche se trattandosi di lei sarebbe stato difficile. Prima tra tutte avevo intenzione di capire se fosse disposta a parlarmi degli attacchi a palazzo e poi perché mi aveva tenuta all'oscuro da troppe cose. Insomma, non avevo dimenticato che probabilmente la sua migliore amica era la Savia!

Stavo prendendo in considerazione l'ipotesi di confidarmi con la druida, l'unica che faceva avanti e indietro per cambiarmi fasciature ed impacchi, di positivo c'era che la stanchezza del mio corpo era quasi del tutto sparita, sentivo solo l'eco di qualche puntura e un po' di pizzicore alle mani.

«Perché sono spariti tutti?» Chiesi non riuscendo più a trattenermi e cerando di sollevarmi leggermente sulla schiena.

La druida inizialmente strabuzzò gli occhi, probabilmente pensando che non avrei avuto il coraggio di farle quella domanda, poi mi osservò assorta, dondolandosi lievemente sui tacchetti delle sue scarpette color cielo.

«Sono contenta che ti stai riprendendo in fretta, tra un paio di giorni sarai come nuova!» rispose con finto entusiasmo, decidendo d'ignorare la mia domanda. Sbuffai – neanche troppo elegantemente – e guardai la strega con cipiglio, se credeva che sarebbe stato così semplice distrarmi non aveva capito ancora quanto fossi cocciuta.

Incrociai le braccia al petto, non senza riuscire a trattenere qualche lieve gemito di dolore, «che differenza fa chi mi spiegherà quel che è successo?» sputai squadrandola indolente «Tanto nessuno può farmi credere che io ed Esme non abbiamo rischiato la vita, avete avuto dei giorni per discuterne prima che riprendessi coscienza!» Affermai ancora cercando di tenere un tono di voce basso, per quanto i rimedi di Miss Coleen fossero efficaci, la mia gola si era affezionata alle varie escoriazioni più di quanto credessi.

Esme si agitò leggermente, guardandomi attenta, valutando la situazione ed il mio stato d'animo, la osservai e ancora una volta il mio cuore si sciolse, rendendomi difficile persino mantenere l'aria gelida di cui avevo bisogno per far sbottonare la druida.

L'accarezzai abbondantemente e dopo averle dato molteplici baci sul dorato testone mi voltai nuovamente verso la strega con la cuffietta.

«Sarà stato atroce» Affermò studiando il nostro atteggiamento
«Non voglio neanche immaginare in che modo, bambina mia» disse accarezzandomi dolcemente i capelli e mandandomi in confusione per qualche minuto.

Certo che non poteva immaginarlo, nessuno mi aveva chiesto cosa fosse accaduto ed io avevo dato per scontato che in realtà ne fossero già a conoscenza, in fondo si trattava di due delle streghe più colte e potenti dell'intera comunità, per non parlare dei molteplici docenti che ancora dovevo conoscere, dotati sicuramente anch'essi di grandi conoscenze.

Ma l'affermazione della strega che continuava a carezzarmi mi aveva destabilizzata, perché non erano accorsi a riempirmi di domande se effettivamente nessuno sapeva come fosse andata in realtà? Cosa c'era dietro da dover tergiversare così a lungo prima di darmi qualche spiegazione?

Fummo interrotte da qualcuno che si schiarì la gola, seguito da una moltitudine di incerti passetti che si avvicinavano nella nostra direzione.

Mi sporsi leggermente ed incontrai il viso preoccupato di Bren, seguito a ruota da quello delle due ricce che presentavano all'incirca la stessa espressione.

«Ciao ragazzi!» Esclamai sorpresa mentre il mio malridotto cuore si riempiva nuovamente di gioia.

Risposero in coro e mi squadrarono sconvolti, soppesando le varie bende con lo sguardo.

L'orsetta accorse entusiasta in direzione della mia felina che però le dedicò solo qualche piccola effusione, non voleva allontanarsi da me e sicuramente non ne aveva ancora le forze.

La guardai triste, non desideravo che cambiasse il suo modo di essere per ciò che era successo e, ovviamente, mi sentivo tremendamente in colpa.
Se non avessi deciso di fare l'intrepida non ci saremmo ficcate in quella situazione.

Rivolsi nuovamente l'attenzione ai miei amici, sì, potevo considerarli tali ormai, e percependo il loro disagio sdrammatizzai con un: «Sembro una mummia, ma vi giuro che se vi avvicinate non proverò ad uccidervi!» Scatenando in loro una reazione ilare e simultaneamente di sollievo, accettarono di buon grado il mio consiglio e si avvicinarono finalmente sbrogliando le loro lingue intimidite, premurandosi sul mio stato di salute.

Prima tra tutti Margot, che non riuscendo a trovare un modo sicuro per dedicarmi un gesto affettivo si tuffò sui miei capelli imbrigliati ed iniziò a pettinarli con le mani, chiedendo nel frattempo a Miss Coleen qualche incantesimo di facile fattura per ripulirli.

Lemon invece mi sorrise rassicurante, nel suo modo timido di farmi sentire che mi era vicina e Bren, come al solito, si muoveva impacciato, indeciso su quale sarebbe stata la mossa giusta da fare in quel momento.

Fortunatamente nel giro di qualche minuto la druida se ne andò, dicendo che sarebbe tornata a distanza di un'oretta per inumidirmi le bende e, se avessi avuto problemi, di mandarla a chiamare nel suo ufficio.

«Allora?» Chiese Bren appena la druida ebbe varcato la porta «Si può sapere perché sei ridotta così?» Continuò squadrandomi «Non siamo riusciti a capire cosa sia successo, qui è tutto un mistero!» Sbottò infastidito «Qualcuno vocifera addirittura di aver visto la regnante tra i corridoi!» Esclamò infine guardandomi con gli occhi spalancati, passeggiando avanti e indietro agitato e gesticolando in modo convulso.

«Beh» risposi frastornata, in un'altra situazione sarei scoppiata a ridere per il suo atteggiamento, ma potevo capire la sua preoccupazione, soprattutto perché rifletteva la mia.

«Non sono solo delle voci...» aggiunsi sistemandomi le bende sulle mani, non perché effettivamente ne avessero bisogno, solo per evitare di incrociare i tre sguardi che mi inchiodavano al letto più di quanto lo fossi già, «Quelle su mia zia, intendo» aggiunsi mentre sentivo i loro respiri mozzarsi.

«Cosa?!» Urlò Margot allungando la "o" all'infinito con l'unico scopo di lesionarmi i timpani, ancora troppo vicina per via del lavoro che stava eseguendo sui miei poveri capelli.

«Devi esserti cacciata proprio nei guai, stavolta!» aggiunse Lemon ispezionandomi comprensiva e soffermandosi sulla figura slanciata di Esme accoccolata ai miei piedi «E, a quanto pare, le conseguenze le avete pagate entrambe...» concluse passando delicata la piccola mano diafana sul testone della mia felina, che si beò delle nuove attenzioni, subito dopo essersi accertata con un'annusatina delle buone intenzioni della strega.

«Già» Sospirai afflitta, iniziando a raccontare "l'avventura" che ci aveva ridotte in quello stato, sotto gli occhi a tratti sorpresi e a tratti terrorizzati dei ragazzi che mi circondavano.

«Oh Divini!» Esclamò infine Bren avvicinandosi con il desiderio di stringermi una mano in segno di conforto, ma presto si bloccò, osservando cauto le prove del mio racconto che ancora mi segnavano la pelle.

Gli feci un sorriso tranquillizzante e rassicurai anche le altre due che avevano assunto sfumature cerulee verso la fine, trattenendo il respiro fino all'inverosimile.

«Sei quasi morta e noi dovremmo stare sereni?» Esclamò Margot agitata lasciando perdere i miei capelli e piazzando i suoi grandi occhi ambrati nei miei, mentre Elvis cercava di rassicurarla aggrappato alla schiena, riservandole concitate carezze.

«Ma ora siamo qui, no?» Chiesi retorica, adottando un tono dolce per cercare di ammorbidirla, «La cosa che più mi preme ora è cercare di capire perche è successo tutto ciò e, visto che mia zia Cara è qui, le spiegazioni dovranno essere ben guarnite!» Affermai lisciando il lenzuolo sulle mie gambe.

«A proposito!» Disse Bren iperattivo «abbiamo qualcosa che ti potrà aiutare!» Aggiunse tirando fuori dalla sua sacca a tracolla un paio di pergamene che mi piazzò davanti al naso non appena furono srotolate.

«Cosa sono?» Chiesi mostrandogli le mani fasciate, Bren si tirò uno schiaffetto e bisbigliò un "vero!" Tra sé e sé.

«Questa è la lettera della mamma di Margot, è stata grande! Ci ha messo sulla pista giusta e poi è stato un gioco da ragazzi trovare ciò di cui avevamo bisogno...» affermò entusiasta tenendo in mano la pergamena incorniciata con del merletto, che inondava la stanza di vaniglia e quella che pensai fosse scorza di limone.

«Davvero?» Chiesi cercando di posizionarmi meglio sul lettino, mentre un piccolo brivido mi attraversava la colonna vertebrale.

«Qui spiega i vari utilizzi degli specchi nella magia, ma, cosa più importante, riporta voci di corridoio molto interessanti!» Affermò Bren riprendendo la sua marcia in tondo davanti al mio letto.

Margot mimò col dito un cerchio inesistente vicino alla sua tempia e roteò gli occhi fintamente esasperata, «È fuori come un balcone!» Sussurrò esclusivamente a beneficio mio e di Lemon, che mascherammo una risata con dei colpetti di tosse.

«Secondo Madame Mèlisande,» continuò il lupetto senza prestarci particolare attenzione «alcuni clienti, nel corso del tempo, le hanno confidato che esistono degli specchi oscurati in grado di essere usati come strumenti divinatori!»

Affermò entusiasta guardandomi con occhi brillanti «Come avevamo già intuito, ma, dettaglio di maggior rilevanza, ci ha riferito la definizione esatta con cui vengono chiamati...» aggiunse lasciando aleggiare il silenzio ad effetto che aveva programmato, compiaciuto dall'aspettativa che era riuscito a creare continuò: «Avius Speculum, letteralmente "Specchio – inaccessibile"...» riprese la sua marcia contemplando apparentemente le venature lignee del pavimento «Se ti stai chiedendo il perché di questo appellativo, le nostre voci di corridoio – nonché Madame Mèlisande – danno una spiegazione comprensibile, "Non possono essere creati, comprati o invocati, appaiono per propria volontà o guidati da una coscienza superiore."» Si fermò un attimo e consultò brevemente la lettera merlettata.

«L'hai imparata a memoria?» Chiesi stupita guardando le altre ad occhi sgranati.

Len, nel frattempo, stuzzicava Esme ai miei piedi provando ad attirare la sua attenzione, a volte catturandole la coda altre mordicchiandole affettuosamente le orecchie, ma la mia felina si limitava a risponderle superficialmente, riportando puntualmente la sua attenzione su di me.

Le feci un sorriso d'incoraggiamento e le indicai l'orsetta con gli occhi, di rimando sbadigliò e si acciambellò un po' più lontana dal bordo del letto.

«Ovvio!» Rispose il lupetto arrotolando la pergamena e prendendo l'altra in esame «Anche Margot e Lemon l'hanno fatto, soprattutto dopo che ci hanno detto che ti era successo qualcosa ma non ci hanno permesso di venire a trovarti!» Aggiunse fermandosi per fare qualche carezza alla sua diavoletta della Tasmania.

Le ragazze mi sorrisero timide, più Lemon in realtà, Margot sembrava molto a suo agio.

«L'avremmo fatto comunque per tutte le volte che l'abbiamo riletta!» Affermò quest'ultima riprendendo a lavorare i miei capelli, «Chissà se ho qualche pozione della mamma che potrebbe fare al caso nostro...» sussurrò disperata rivolta alla mia zazzera.

«Lemon vuoi leggere le scoperte che hai fatto anche a Lexie?» Chiese Bren porgendo il rotolo alla biondina che assentì decisa.

La srotolò in fretta e dopo avergli dato una veloce occhiata iniziò: «Ho pensato che fosse più giusto cercare qualcosa tra le vecchie leggende del vost- cioè nostro popolo» si schiarì la gola leggermente a disagio.

«Sei sempre una sorpresa» dissi sorridendole per tranquillizzarla, ricambiò e riprese un pelo più sicura: «Sai, io ero comunque impegnata con il corso speciale ed è stato un caso che anch'io fossi informata della tua condizione, quando ti hanno trovata ero in biblioteca con Bren e Margot»

«Vuoi dire che sono rimasta lì inerme per tutto il giorno?» Chiesi sconvolta guardandoli e facendo un rapido calcolo mentale, ero rimasta in quel posto all'incirca otto ore, «Non vi siete accorti prima della mia scomparsa?» Chiesi incredula a Bren e Margot che sfuggivano il mio sguardo.

«Ma certo!» Disse il lupetto riprendendosi dal momentaneo imbarazzo «Solo che...» aggiunse grattandosi a disagio il capo «Solo che pensavamo volessi restare a dormire di più!» Concluse Margot al posto del biondo.

Io li guardai allibita, «E quando non ti sei presentata neanche a pranzo Margot è andata a controllare in camera tua, è stato a quel punto che ci siamo allarmati, ma avevamo paura che avvertendo i docenti ti avremmo messa nei guai...» disse il lupetto con sguardo afflitto e un piccolo sorriso di scuse.

«Già! In più abbiamo iniziato subito a cercarti in lungo e in largo fino all'orario dell'appuntamento con Lemon... poi abbiamo voluto verificare che non ti presentassi neanche lì.» Spiegò Margot prendendo posto su una sedia lì vicino, con uno sguardo quasi spento rispetto al solito.

«Avevamo appena deciso di andare ad avvertire qualcuno... ma, lady Pungle o lady Ginze, non riesco mai a distinguerle, ci ha avvertiti tutta affannata del tuo strano ritrovamento...» Aggiunse Lemon guardando Margot preoccupata.

«Ma, come ha già detto Lemon, non ci hanno permesso di venire a trovarti e da quello che abbiamo capito, loro non sapevano affatto che tu fossi scomparsa, devono essere stati allarmati da qualcosa, perché quando ti hanno trovata avevi appena perso i sensi... l'abbiamo origliato qui fuori quando non ci hanno dato l'accesso all'infermeria.» Spiegò Bren prendendo posto sulla brandina di lato alla mia.

«Probabilmente è stato il boato che ho sentito prima di perdere i sensi...» dissi riflettendoci realmente solo in quel momento «Ma in teoria avreste dovuto sentirlo anche voi... comunque vi ringrazio, non eravate costretti a cercarmi, ma l'avete comunque fatto e neanche a fare le ricerche al posto mio, grazie davvero!» Affermai guardandoli uno per uno mentre mi restituivano dei sorrisi da far illuminare l'intera stanza, il più spento però, continuava ad essere quello di Margot che, nonostante s'impegnasse a mascherarlo, aveva lo sguardo avvolto da un'insolita tristezza, quasi malinconia.

Decisi che mi sarei presa del tempo con lei per capire cosa le fosse successo, ma solo quando fossimo state da sole.

«Allora, di cosa parla questa leggenda?» Chiesi infine guardando Lemon con un pizzico di trepidazione, che minacciava di invadere tutte le cellule del mio corpo.

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