Capitolo XIX

La sala tornò a risplendere, le nostre Ierofanie tornarono gioiose ad azzuffarsi tra loro, e la fame protestava molesta, così addentai subito qualcosa che mi zittisse lo stomaco mentre Margot ci riempiva curiosa di domande.

Dagli altri tavoli si percepivano i bisbigli degli alunni che ci additavano e osservavano sottecchi, alcuni con curiosità, molti altri con malcelata indifferenza e invidia.

L'atteggiamento più dispotico, ovviamente, lo aveva Ruben, il gemello di Bren, che non si premurava di trattenersi da scoccarci sguardi sprezzanti, confabulando chissà cosa coi suoi compari, che sghignazzavano malevoli.

Sospirai e mi accorsi che Bren, al mio contrario, aveva lasciato fuggire via sia la stanchezza, non più visibile nei begli occhi di selva, e si stava dilettando a rispondere alle domande della nuova ragazza, non trattenendosi oltre dall'ingurgitare avido grosse forchettate di succulento cibo ancora fumante.

Concentrandomi sulla conversazione captai l'ultima esclamazione di Margot: «Davvero? Oh, le vostre camere saranno strepitose! Io non so ancora con chi capiterò, spero non sia qualcuna troppo conservatrice o snob... » Pronunciò, rabbuiandosi leggermente.

«Come mai?»  Chiese curiosa Lemon, spiluccando a malapena le zucchine gratinate che aveva nel piatto.

«Beh, non sono tutti come voi, molti appena vedono questa maglia si allontanano come se avessi i bubboloni Atlantidei!» Affermò afflitta, addentando lo sformato di patate prima che il suo procione glielo rubasse dal piatto, come aveva fatto per tutta la durata della chiacchierata con il resto del cibo che l'appartenente aveva accuratamente ammassato.

«Alla comunità magica non piace il rosa?» Chiese Lemon a bassa voce, quasi appuntandosi mentalmente la nuova scoperta.

«Cosa?» Rise Margot, «Per tutte le mosche essiccate! La biondina è uno spasso!» Aggiunse dandomi una gomitata, strizzando allegra l'occhio a quest'ultima, come fosse la più esperta tra i giullari.

Lemon mi guardò interrogativa, ma neanch'io avevo idea di cosa stesse succedendo, e le restituii uno sguardo vuoto, «Lemon in realtà è entrata a far parte della comunità magica da soli un paio di giorni» La informò Bren leggermente imbarazzato dall'esuberanza della ragazza.

«Oh» Si sorprese la giovane strega allungando l'esclamazione all'inverosimile, «Certo che siete una continua sorpresa... Vabbè, buon per me, avrò tanto di cui parlare!» Sorrise entusiasta all'esile bionda.

Camuffai l'improvvisa risata con un colpo di tosse, che comunque non la diede a bere al lupetto, inducendolo a lanciarmi un'occhiata incuriosita, insomma avrà da parlare ancora più di così? Mi chiesi mentre tentavo di tornare seria.

«Io sono una delle fondatrici della M.G.C.» Spiegò orgogliosa, indicando la sigla sulla sua maglietta.

Aggrottai le sopracciglia facendo mente locale, non avevo idea di cosa stesse parlando la ragazza; accorgendosi che né io né Lemon avemmo alcuna reazione, tranne che una leggera confusione, Margot alzò sorpresa un sopracciglio, mentre il vispo procione le si arrampicava sulle spalle, intrattenendosi divertito con le ciocche rosa della ragazza.

«La "Magic Gay Community" non vi dice nulla?» Domandò sorpresa. Scossi la testa, immaginando che comunque ci avrebbe informati a priori di qualsiasi cosa stesse parlando. 

«Vorrà dire che mi impegnerò ancora di più! Ogni nuovo componente è il benvenuto... Elvis, ti sembra il momento? Uscirò da qui che sembrerò un Prippfull!» Aggiunse spostando il movimentato procione sulle proprie ginocchia.

Io e Bren sghignazzammo davanti alla chioma della ragazza che, effettivamente, in quel momento richiamava alla mente i buffi folletti dei cespugli.

«Tornando a noi... Da quanto ne so, i normali hanno fatto molti progressi sull'accettazione della libera preferenza sessuale, beh per lo meno dal materiale che sono riuscita a raccogliere tramite alcuni clienti della bottega... Tutto è iniziato quando, circa un anno e mezzo fa, sono stata brutalmente lasciata dalla mia ragazza» Rivelò cercando di mascherare la tristezza con una rabbia forzata;

«In quel periodo delle nostre clienti abituali si trovavano spesso a passare dalla bottega, stavano cercando abiti elfici, ma di questo ve ne parlerò un'altra volta» Aggiunse «Voi due dovreste sapere di chi parlo, sono le Bumb Jockers, le cantanti più famose della dimensione magica» Rivelò con gli occhi che le brillavano, rivolgendosi a me e al lupetto

«Oh sì!» Affermò Bren euforico «Ho seguito tutti i loro tour da tre anni a questa parte, sono fantastiche!» Continuò esultante, «Purtroppo, però, non sono riuscito a fare più di tre tappe a giro» Aggiunse sgonfiando leggermente il suo entusiasmo. 

«Penso di aver sentito qualche loro pezzo... Ma non ne sono un'esperta, con i miei viaggi avanti e indietro tra i normali ho avuto poche possibilità di affezionarmi all'una o all'altra cultura, nonostante appartenga a questa» Sussurrai sovrappensiero.

«Se volete al prossimo tour vi faccio infiltrare nel backstage» Aggiunse Margot, riprendendo la sua instancabile parlantina, «Davvero?! Oh Margot sarebbe meraviglioso! Un sogno che si realizza!» Le confidò Bren, con il sorriso più grande che gli avessi visto fino ad allora in viso.

«Certo, certo, ma fammi finire... Dopo essere stata lasciata, mi trascinavo per la bottega come una specie di burattino dai fili tagliati, o almeno questo era ciò che mi ripeteva spesso la mamma; Josie e Teray, le Bumb Jockers appunto, hanno subito notato il mio cambiamento d'umore e dopo aver raccontato loro che la ragazza che amavo mi aveva lasciata per paura che i suoi non avessero mai accettato questo lato di lei» Rivelò, parlando talmente veloce da impormi di ripetere le sue parole in mente per assorbirne il significato, «Mi proposero la realizzazione di questo progetto con loro, visto che sono una coppia, da tempo gli ronzava in mente la creazione di qualcosa che potesse sensibilizzare il nostro popolo a questa realtà... L'ostacolo più grande sono da sempre le menti conservatrici, poiché, avendo la possibilità di generare al massimo due eredi a strega hanno il timore che un giorno la nostra società si estingua... Ma, proprio grazie alle informazioni dei normali, ho potuto documentare modi alternativi di concepire, senza precludere la possibilità di amare chiunque si voglia» Ci spiegò appassionata, raccontando ogni cosa con un trasporto immenso.

Io la guardavo ammirata, mi stavo chiedendo se avessi mai messo tanta passione in qualcosa...

«Dalle vostre facce non sembra che vogliate allontanarvi da me, come la maggior parte delle persone che ho incontrato da un paio di giorni a questa parte, ma questo silenzio sta iniziando ad inquietarmi!»

Aggiunse guardandoci uno ad uno con occhi sgranati, mordicchiando avida nel frattempo un bastoncino di mozzarella impanata

«Penso che chiunque si sia allontanato da te semplicemente per un tuo modo di essere non meriti affatto la tua compagnia» Affermò Lemon estremamente decisa, prendendo la questione quasi sul personale, riuscì addirittura a non arrossire.

«Oh grazie biondina... » Le sorrise Margot cercando di nascondere i suoi occhioni lucidi «Se solo fossi il mio tipo ci proverei!» Aggiunse sdrammatizzando, coinvolgendoci tutti in una breve risata. 

«Concordo con Lemon!» La seguii mentre osservavo un Bren stranamente silenzioso. «Posso farmi un po' i fatti tuoi? La ragazza che ti ha mollata frequenta la Maximea?» Continuai, non riuscendo a trattenermi e guardandomi intorno incuriosita, beandomi nel frattempo dell'avvolgente sapore di ricotta e noci.

«Lexie!» Mi riprese il lupetto, «Un po' di sensibilità!» Aggiunse, indicando l'espressione afflitta della riccia che mi sedeva a fianco.

«Scusami! Pensavo che ormai fosse acqua passata» Dissi stringendole una spalla in segno di conforto.

«Molte volte l'ho pensato anch'io, ma se ogni volta che la incontro il mio cuore salta un battito, probabilmente quello che mi spinge a convincermene è solo la voglia di andare avanti, la realtà che temo di più e trovarmela di fronte un giorno con un giusto e perfetto ragazzo che i suoi possano approvare... non so se riuscirei ad accettarlo, vorrei spegnere l'amore come fosse una candela» Sussurrò, mentre grosse lacrime le solcavano il caliginoso volto, smorzandole quell'area spensierata che mi aveva ammorbidito il cuore. 

Il dolce procione si affrettò ad abbracciare l'appartenente posizionando l'intero corpicino sul prosperoso busto; guardai i ragazzi in difficoltà, non ci aveva messo molto a confidarsi, nonostante ci avesse appena conosciuti, doveva essere una ragazza che riponeva estrema fiducia nel prossimo, di sicuro non meritava il trattamento che le aveva riservato la sua ex ragazza. 

«Su, dai!» Cercai di consolarla con qualche pacca amichevole sulla spalla, non sapendo mai quale fosse il giusto comportamento da adottare con le persone che avevo appena conosciuto, sperai che potesse bastare a non farla sentire sola.

«Non credo che la ragazza in questione meriti altra sofferenza da parte tua, e poi, se continui così ti ingozzerai di lacrime, non mi farò scrupoli a mangiare anche la tua razione di dolce!» Affermai porgendole un tovagliolo.

Margot scoppiò a ridere e lo accettò di buon grado «No, il dolce no!» Si ribellò asciugandosi gli ultimi lacrimoni e stringendomi la mano grata, mentre il suo viso tornava ad assumere un'aria fresca e serena, attorniato da un lieve velo di nostalgia.

La Savia si alzò senza preavviso dal suo piccolo trono.

«È l'ora del dolce! La preside sta per decidere con quale gruppo di studenti vuole condividere questo momento» Bisbigliò qualcuno dal tavolo vicino ad una matricola confusa.

La osservammo procedere spensierata e sicura tra gli studenti fino a fermarsi al tavolo di alcuni appena arrivati ed evidentemente spaesati.

«Posso?» Chiese gentile, mentre uno scranno iniziava ad affacciarsi dal suolo, dopo aver superato un primo momento di shock i ragazzi annuirono, guardandosi straniti l'un l'altro.

Tutte le pietanze vennero gradualmente riassorbite solo per essere rimpiazzate da ogni tipo di dessert mi venisse in mente ed anche da qualcuno che non avevo mai visto.

Mi gettai vorace su dei bignè alla zucca ricoperti di favoloso cioccolato fondente ed osservai la Savia iniziare a dialogare amabilmente.

Era una strega furba ed estremamente intelligente, non erano passati inosservati ai miei occhi i diversi atteggiamenti che assumeva in base alle circostanze, sempre pronta a ricavarne qualcosa personalmente per scopi solo superficialmente esplicitati ed a volte neanche tali.

Esme tornò al mio fianco e, da golosa qual è, strofinò il musone sulla mia coscia, chiedendomi un assaggio del dolce.

Non feci in tempo a prendere nulla, che Elvis raggruppò il maggior numero di pietanze possibili tra le braccine e raggiunse la mia Caracal creando un po' di trambusto con i suoi saltelli impacciati tra me e la sua appartenente, infine le mostrò orgoglioso il bottino e subito dopo lo poggiò in terra per condividerlo con quest'ultima.

Sghignazzai e guardai Margot che nel frattempo scuoteva la testa rassegnata: «L'ho detto che è un procione tutto strano!» Rise affettuosamente guardando la sua Ierofania.

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