Capitolo IX
Cercando di scacciare dalla mente il patibolo che mi attendeva al di fuori di quel lettino, cominciai ad osservare la stanza in cui ero stata portata.
L'infermeria era alquanto bizzarra; numerose liane pendevano – rigogliose ed eleganti – dal soffitto, molteplici giacigli come quello in cui ero stesa erano posti parallelamente l'un l'altro divisi da separé e godevano della vista di una fiorente serra, delimitata da un'ampia e lucente vetrata.
Fiori sgargianti, alberi da frutto, piante aromatiche e curative, tutte meraviglie che sostavano incredibilmente davanti ai miei occhi, risplendendo nel mio sguardo sognante.
Ricordandomi dei due ragazzi al fianco del letto mi volsi verso la biondina
«Lemon, allora, com'è andata? Cosa ti hanno detto? Hai già conosciuto la Savia?» La tartassai di domande, per evitare di pensare a quelle su me stessa, che si torcevano indisturbate nei miei pensieri.
«Sì, cioè, quando mi sono svegliata Miss Coleen mi ha spiegato a grandi linee cosa mi fosse successo; stress emotivo, agitazione... » Ci rivelò gesticolando proprio come una normale, facendomi sorridere sotto i baffi.
«Poi mi hanno detto questa roba del corso speciale, e, dato che conosco solo te per ora, che mi sembri una ragazza abbastanza a posto... A parte la situazione nel corridoio insomma, comunque speravo che facessimo lezione insieme» pronunciò con tono insicuro balbettando di tanto in tanto, proprio come fanno i normali.
Io le feci un sorriso a trentadue denti, gli anni passati tra loro mi permettevano di trovarmi completamente a mio agio col suo buffo modo di fare.
Le strinsi la mano grata e comprensiva, «Non preoccuparti Lemon, staremo divise solo per la prima settimana, a quanto ho capito; la Savia preferisce che iniziamo le lezioni tutti insieme, per fare in modo che nessuno sia svantaggiato in partenza».
Strinse sorridendo il mio palmo di rimando.
Bren, alla parola "lezione", come punto da una scarica elettrica, si destò dal suo silenzio, «Ah, giusto! Lexie la Savia ha inoltre accennato a qualcosa inerente ai lupi bianchi... Ma non è che abbia compreso molto cosa intendesse» Esclamò grattandosi la testa dubbioso mentre osservava il soffitto, probabilmente cercando un'illuminazione Divina.
«In accademia ci sono dei lupi?» Sussurrò Lemon ad occhi sgranati, guardandosi istintivamente attorno impaurita. «Posso comprendere il fatto che ognuno abbia un proprio animale, visto e considerato che riuscite a gestirli proprio bene, ma non so se riuscirei a passeggiare tranquilla di fianco ad un branco di lupi... » Continuò, cercando di mantenere la calma.
Io e Bren ci guardammo e, non riuscendo a trattenerci, scoppiammo in una fragorosa risata.
Tentai di contenermi il prima possibile, scorgendo sul viso diafano di Lemon, punteggiato di graziosissime efelidi, un'espressione confusa e leggermente offesa.
«Scusa... » Iniziai, senza riuscire però a continuare, interrotta dagli ultimi singulti incontrollabili. Terminata la sguaiata ilarità feci dei profondi respiri, provando a restare seria per non ferire Lemon più di quanto non avessi già fatto.
«Allora... » Cominciai nuovamente schiarendomi la gola «Scusami ti prego. Tu non sai proprio niente di questo mondo, vero? Oh, ma non vuole essere una critica!» Mi affrettai a dirle stringendole nuovamente la mano.
«È che non mi era mai capitato di conoscere una strega che non fosse già a conoscenza di questo mondo... non hai mai visto Arteria prima d'ora?» Chiesi nominando il villaggio più famoso di tutto il mondo della magia, proprio il luogo da dove era partita la stragrande maggioranza dei nuovi alunni per approdare alla Maximea.
Ed anche il posto dov'è locato il Palazzo, nonché casa mia.
Lei abbassò gli occhi, ed un rosso acceso le colorò violentemente guance e orecchie, creando un netto contrasto con il suo incarnato naturale.
Mi sarei presa a calci nel didietro, come al solito la mia sensibilità era pari a quella di un orangotango in calore; «Scusami, oggi non ne dico una giusta! Non sei obbligata a rispondere Lemon, perdonami»
Dissi alzandomi dritta sulla schiena, senza pensarci, per avvicinarmi ed abbracciarla. «Lexie!» Mi rimproverò Bren ma io, a parte lo spavento per il suo grido, stavo – stranamente – benissimo, venni colpita solo da un leggero capogiro, che passò nell'arco di un paio di minuti.
«Sto bene» Rassicurai il lupo, piacevolmente sorpresa.
Lemon si avvicinò, pronta a sorreggermi in caso di necessità. Le sorrisi grata e non attardai a spiegarmi.
«Voglio dire, che se hai bisogno di qualche delucidazione prima di iniziare il corso speciale, io sarò più che disponibile ad aiutarti e mi scuso per il mio poco tatto... Comunque i lupi bianchi sono i maschi della popolazione magica, lo studierai sicuramente in questa settimana. La parte femminile del mondo magico ha invece poteri che le identifica come streghe, mentre il sesso opposto ha delle caratteristiche particolari: velocità, forza e fedeltà, che ricordano quelle dei lupi, da qui, la denominazione lupi bianchi... Ciò che ti ho appena detto è molto riduttivo, ma potrebbe tornarti utile»
«Oh – sussurrò pensierosa – Grazie Lexie, vedi io sono cresciuta lontana dalla dimensione magica... perché, beh, ho vissuto fino a ieri in un orfanotrofio» Sputò, mangiandosi quasi le ultime parole, senza distogliere lo sguardo su un punto immaginario oltre me e Bren.
Sorpresa cercai di trovare qualcosa da dire per metter fine al silenzio opprimente che aveva seguito la sua rivelazione.
«Mi dispiace... Non che questo sia un problema sia chiaro... Volevo solo dire che... Okay, non sono per nulla brava in queste cose, scusami! Oggi non faccio altro che chiedere scusa, ma non è questo il punto! Sappi che se non sei pronta a parlarne lo capisco, altrimenti se e quando vorrai sappi solo che sono qui».
Non appena terminai il mio maldestro monologo una voce tuonò su di me,
«Mi sembrava di essere stata chiara, ragazzina!» Avanzò Miss Coleen, facendomi sussultare.
Mi volsi intimorita verso la "druida" e mi sdraiai il più velocemente possibile, scelta non molto saggia dato che fui colpita da un forte senso di nausea ed un leggero capogiro.
«Ben ti sta, sconsiderata! Ora aspetterai qualche minuto prima di sollevarti» Mi ammonì seria «a breve giungerà la colazione» Aggiunse ammorbidendo la voce e sorridendo mentre sistemava le caramellate ciocche di capelli che le erano sfuggite, ancora una volta, dalla sghemba cuffietta.
«Scusi, Miss Coleen» Soffiai, nuovamente scossa, «È che non mi ero neanche accorta di essermi alzata e, non avendo avvertito nessun effetto collaterale, pensavo fosse terminata la mia convalescenza» Mi giustificai.
«Bambina mia, quanta fretta di tornar in avanscoperta per la Maximea! Hai bisogno di riposo... Quanto a voi due» Si rivolse al lupo e alla mancata normale, mentre un tavolino si staccava dalla parete e gli si avvicinava, «Prendete una sedia, c'è da mangiare per tutti, su!» Li spronò; nel frattanto tre vassoi carichi di cibo si avvicinarono fluttuando.
Lemon rimase basita ad osservare incantata la scena, in effetti colpiva me che avevo convissuto tutta la mia vita con la magia, potevo immaginare quanto fosse incredibile quello spettacolo per i suoi occhi.
Bren intanto si diede da fare ed andò a recuperare un paio di sedie.
Guardai Miss Coleen ammirata, usava i suoi poteri senza neanche il minimo sforzo.
Quando tutto fu pronto Miss Coleen mi aiutò ad alzarmi su a sedere piazzando un cuscino dietro la mia schiena per sorreggermi; la ringraziai con uno sguardo e lei mi fece un occhiolino.
Il bracciolo di legno del lettino si trasformò in un comodissimo piano da appoggio e, proprio nel momento in cui il mio stomaco iniziava a brontolare per l'aroma succulento che giungeva alle mie narici, la druida fece fluttuare l'ultimo vassoio sotto il mio naso.
Mi armai di forchetta e coltello ed iniziai a mangiare come se non lo facessi da anni.
«Fame incontenibile, eh? Ci avrei scommesso!» affermò Miss Coleen divertita.
Alzai brevemente gli occhi dal piatto e mi accorsi che i tre mi guardavano scioccati; «Non fo che mi fuffede» Sbrodolai con la bocca piena di omelette. «Non riefco proprio a rallentare!» Chiesi aiuto con difficoltà, tra un boccone ed un altro.
«Non preoccuparti cara, è perfettamente normale. Il tuo corpo si prende quello che gli spetta dopo uno sforzo come quello di stamattina» Intervenne pacata la druida.
«Ma a me neanche piaffiono le fipolle!» Protestai inghiottendone una grossa forchettata.
I tre sghignazzarono divertiti; «A quanto pare il tuo corpo non è d'accordo, bellezza!» Si beffeggiò di me Bren, tra una risata e l'altra.
«Ftai allerta, lupetto! Ti aliterò a morte quando finirò!» Lo minacciai, ingurgitandone delle altre in salsa agrodolce.
I tre ripresero a ridacchiare e finalmente anche Bren e Lemon iniziarono a mangiare.
Nonostante fosse cresciuta lontana dalla comunità magica notai che anche Lemon preferiva un'alimentazione vegetariana, come tutte le streghe, infatti le salsicce poste all'angolo del piatto rimasero immacolate.
Probabilmente Miss Coleen, non conoscendo il tipo di alimentazione che la ragazza aveva potuto seguire nel mondo dei normali, aveva preferito rimpinzarla di ogni tipo di vivanda.
Bren invece, come tutti i lupi bianchi, ingurgitava qualsiasi cosa gli arrivasse a portata di forchetta, più avido anche della mia fame magica.
«Qualcuno ha una fame da lupi, eh?» Lo canzonai, mentre finalmente riuscivo a riprendere il controllo del mio corpo.
«Ah-Ah» Mi snobbò lui; al contrario Lemon apprezzò molto la battuta e sghignazzò senza pudore, sotto lo sguardo stupito di Bren.
«Vado un attimo nella serra, non ti alzare più di così signorina, evitiamo di peggiorare la situazione!» Si raccomandò la druida mentre si dirigeva oltre la vetrata.
Annuii sbocconcellando ancora qualcosa, per eliminare il terribile sapore di cipolla che stanziava sul mio palato.
«Lexie, posso farti una domanda?» Domandò timidamente Lemon. Assentii sorridendole a bocca piena.
«Come sono diventata una strega? È tipo un premio? O bisogna avere delle doti particolari? Non capisco perché proprio io!» Chiese rigirando le uova nel piatto.
Io e Bren ci guardammo allibiti, accidenti, non era informata proprio su nulla! La guardai con dolcezza, per metterla il più possibile a suo agio
«In realtà la magia viaggia con il sangue» Affermai, cercando di essere il più delicata possibile, «In pratica se sei una strega è perché anche tua madre lo era, così come tua nonna, la tua bisnonna, e così via»
«Quindi mia madre è o è stata una strega!» Mormorò pensierosa e malinconica.
«Non l'hai mai conosciuta?» Le domandò con poco tatto Bren, mentre la ragazza addentava sovrappensiero una carota; «In realtà no, sono stata lasciata all'orfanotrofio quando avevo appena una settimana» Rivelò cercando di celare la rabbia che in quel momento doveva animarla, anche se con scarsi risultati.
Io mi schiarii la gola alla ricerca di qualcosa da dire, ma fui bloccata, non seppi se purtroppo o per fortuna, da Miss Coleen che tornava dalla serra con un grosso fiore argentato in mano, ed una scimmietta gialla e nera aggrappata sulla schiena, presunsi fosse la sua Ierofania.
Appena raggiunse il mio lettino fece scomparire il vassoio vuoto con uno schiocco di dita e mi mise in mano il gigantesco fiore.
«Ragazzi lei è la mia Ierofania, Elspet, una scimmietta scoiattolo, vi consiglio di stare attenti a ciò che portate con voi, ama prendere le cose altrui in "prestito"» Ci confidò mentre quest'ultima scendeva dalle spalle dell'appartenente ed iniziava un giro di perlustrazione nell'infermeria.
«El, lasciali in pace, almeno per un po'!» Continuò poi rivolta direttamente alla scimmietta bicolore.
Io invece non capivo il perché del fiore che mi aveva messa in mano, pensai a qualche usanza della nostra comunità, ma non me ne venne nessuna in mente.
Proprio quando stavo per considerarlo un piccolo regalo di pronta guarigione, Miss Coleen si rivolse a me: «Questo devi mangiarlo, cara» Mi spiegò la druida indicandomi la grande corolla.
Io la guardai interrogativa rigirando il bocciolo tra le mani. I grandi petali sembravano argento colato ed il pistillo invece cambiava colore in base a come la luce del sole lo colpiva.
«Questo è il Vitasilium, ha proprietà rigenerative sia per il corpo che per la magia, è molto difficile farlo sbocciare, ne cresce solo uno al mese ed ha bisogno di un'irrigazione continua di acqua e zucchero naturale per farlo nascere» Spiegò catturando l'attenzione di tutti e tre.
«Lo vedremo meglio durante le lezioni di "Guarigioni in erba", per ora ti basti sapere che devi staccare il cappellino del pistillo e deglutirne il liquido in un sol sorso» Pronunciò indicandomelo.
Lo staccai e ne ingollai velocemente il contenuto, diligentemente, proprio come mi era stato detto.
Un fuoco erosivo si accese implacabile nella mia bocca passando per l'esofago e scendendo nello stomaco, mi sentii a corto d'aria ed iniziai ad agitarmi sul lettino cercando disperatamente dell'acqua.
«Mangia i petali Miss Lexie, stacca e mangia i petali! È l'unico modo per calmare il bruciore» Mi avvertì Miss Coleen concitata.
Mi affrettai a prendere quel maledetto fiore nuovamente in mano e ne strappai imperiosamente i lucenti petali.
«Masticali cara, per bene, vedrai che ti sentirai subito meglio!» Mi spiegò allegra la druida accarezzandomi le spalle.
Masticai dispoticamente l'argentino fogliame e subito un nettare dolcissimo inondò la mia bocca e lentamente l'inferno si spense. Dovetti mangiare tutti i petali, ma quello non fu affatto un problema. Mi rilassai adagio sul cuscino con la testa estremamente leggera.
«Grazie tante per avermi avvertita, Miss Coleen!» La rimbeccai piccata.
«Oh cara, se ti avessi avvisata non avresti mai mangiato il Vitasilium, non credi? E poi il bello deve ancora venire... » Sorrise fissandomi attentamente.
«Tesoro, il colore delle tue iridi è davvero particolare, magnifico» Aggiunse osservando il giallo acceso che le inondava.
Stavo per ringraziarla, ma le parole non riuscirono a raggiungere la bocca che un acuto pizzicore mi invase, partendo dai piedi ed arrivando alle punte dei capelli.
Fui di nuovo a corto di fiato, sentivo il sangue scorrermi velocemente nei capillari, nelle vene e nelle arterie di tutto il corpo, fino alle palpitazioni accelerate del mio cuore.
Il disagio si placò d'un tratto proprio come era giunto ed avvertii per tutta la pelle un'ondata benefica di purissima energia; dalle mie mani uscirono delle scintille di magia e sentii tutto il corpo pronto e guizzante per qualsiasi sfida. Scoccai alla druida un abbagliante sorriso mentre la fregiavo di uno sguardo piacevolmente sorpreso.
«Ne vale la pena eh, cara?» Gongolò.
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