PORT LUIS
Oggi niente barca a causa del tempo. Il mare non consente.
È nuvoloso.
In spiaggia no, oggi no.
Chiedo se posso aggregarmi a coloro che in programma hanno Port Louis, la capitale.
Un posto c'è ancora, bene!
Andiamo in bus. Ci vuole più di un'ora per raggiungere la città.
Dormo, chiacchiero con Mario, il fotografo che ci segue da anni e poi mi dispiaccio di non esser sola per potermi fermare lungo la strada.
Ecco un cimitero. Quanto mi piacerebbe fermarmi e fare un giro all'interno!
Noto la diversità delle tombe. Mi faccio spiegare. La guida racconta come il popolo mauriziano sia un esempio di tolleranza.
Le tombe sono raggruppate per tipo: quelle cattoliche su cui emerge la croce, quelle mussulmane con una sorta di obelisco e quelle tamil semplici e tutte uguali. Gli induisti non ci sono perché i loro morti vengono cremati.
Dovranno pur star da qualche parte? Dove? Me la pongo ora questa domanda.
La tolleranza dopo la morte dà continuità a quella in vita. Le diverse religioni coesistono in quest'isola.
Il popolo mauriziano è gentile, paziente, sembra non conoscere l'insofferenza.
Molti, i sorrisi sui volti che incontriamo.
Certo, la disoccupazione bassissima, influenza positivamente il carattere delle persone e il clima sociale.
Dal bus vedo giovani, bambini, padri con figlie piccoline che sorridono e si tengono per mano.
Un gruppo di ragazzi dai corpi e visi che si avvicinano alla perfezione scherzano al lato della strada.
Peccato non riuscire a ritrarli.
La prima tappa è al Giardino Botanico, ribattezzato di recente "orto botanico" di Pamplemousses, dove vediamo le ninfee giganti e la palma più grande del mondo. Di palme ce ne sono più di 80 specie. Poche producono frutti commestibili.
Non avevo idea che l'albero di ebano avesse una crescita così lenta. Quattro secoli per poterne utilizzare il legno.
Piantare un albero di cui godrà la quinta generazione...
Mi stacco dal gruppo e osservo. Ho bisogno d'esser sola per gustarmi ciò che vedo.
Ora ci fermiamo al mercato di Port Louis.
È grande.
Sulla destra c'è l'area dedicata all'artigianato, sulla sinistra l'ortofrutta.
Le mie colleghe scelgono la prima.
Io e lo shopping non abbiamo un buon rapporto anzi, spesso provo repulsione con istinto di fuga, in particolare nei centri commerciali. Quindi entro in quella di sinistra..
Uh...magnifico! Uno spettacolo di colori.
Mi colpisce l'esposizione degli ortaggi, i preparati per le zuppe, in particolare.
Irrefrenabili i miei scatti. Apprezzo ogni banco, l'uomo - il commerciante - con i suoi prodotti che espone magnificamente. Non noto donne tra loro. Forse ce ne sono poche e non hanno attratto l'attenzione.
Trascorro tutto il tempo a disposizione qui.
Quando rincontro le mie colleghe con le borse piene di oggetti regalo, per qualche secondo, ma solo per qualche secondo, mi pento. Ripeto, solo per qualche secondo.
Ci fermiamo per un caffè in un bar carino all'interno di un centro commerciale. Meno male, perché sarà per il caldo, sono senza forze, ho bisogno di sedermi.
"Eureka" è una casa coloniale costruita nel 1830 e posseduta da famiglie inglesi e francesi. Si respira l'atmosfera di un altro tempo. I mobili e i quadri sono originali. Vedo muoversi, all'interno delle stanze, una donna che ebbe diciassette figli... Una vita vissuta per mettere al mondo e crescere bambini, ragazzi, uomini. Dove dormivano tutti? Era felice? Vedo una sua foto, era bella. Se era bella era anche felice? Chissà. Ho letto una frase tempo fa Non ci sono donne belle e donne brutte, ci sono donne felici e donne infelici. Un cliché? Forse.
Un grande giardino antistante la casa porta a un sentiero ripido che raggiunge alcune cascate. È appena piovuto,
il terreno è viscido e non abbiamo le scarpe adatte. io provo a scendere, ma sono costretta a tornare indietro.
Pranziamo sulla lunga terrazza.
Mi aggrego a un gruppo di colleghi, uomini con cui starò per quasi tutto il resto del viaggio.
Sin da bambina cercavo la compagnia dei maschi. Da piccola perché mi piaceva giocare a pallone e a biglie nella stradina davanti a casa. Talvolta tornavo insanguinata a seguito di un pugno sul naso, era il mio punto debole. Speravo sempre nella compassione di mia nonna, invano. Chi cerca trova, mi diceva. Aggiustati. Certo, se avessi giocato con le bambole non mi sarebbe successo.
Da ragazza perché andavo in mountain bike e all'epoca poche erano le donne a praticare questo sport. Facevo qualche gara ed ero l'unica donna nella mia categoria.
Oggi per la stessa ragione, preferisco correre, camminare o comunque optare per attività dinamiche e di nuovo sono gli uomini, almeno in questo viaggio a praticarle.
Dopo pranzo visitiamo la casa e io di nuovo mi stacco dal gruppo. Desidero godermi i particolari e sostare quanto voglio davanti a ciò che m'interessa.
Oltre alla donna bella, con tanti figli, vedo gli uomini seduti in terrazza. Giocano a carte, fumano e ridono. In fondo, su una sedia a dondolo un uomo solo, sta leggendo un libro. Ora lo chiude, lo posa sulle ginocchia, abbandona il capo sullo schienale e chiude gli occhi. Ha un abito coloniale. Il suo viso è affilato e attraente, ha i capelli mossi, castani. Lo osservo. Riapre gli occhi, riprende il libro, lo sfoglia ed estrae un foglio ripiegato. Lo apre, è una lettera. Legge. L'annusa inspirando profondamente. Espira. L'espressione del viso cambia. Estrae un fazzoletto con le cifre azzurre - LL - . Si asciuga la fronte, poi, velocemente gli occhi. Si soffia il naso. Ripone il fazzoletto nella tasca dei pantaloni. Ripiega il foglio, lo rimette nel libro che appoggia di nuovo sulle ginocchia. Si lascia andare sullo schienale e richiude gli occhi.
L'uomo attraente, la donna bella e gli uomini che giocano sono nel solito luogo, l'immaginazione.
Nella realtà c'è Stefano che spara battute con l'accento ligure e chi gli sta intorno ride di gusto.
Sono le cinque del pomeriggio quando torniamo in hotel.
Posso godermi le ore più belle.
Non cerco nessuno, vado nella spiaggetta davanti alla mia camera.
Ci sono nuvole.
Leggo qualche pagina e poi vado in acqua.
Io, il calar della sera, le barche in lontananza.
Silenzio.
Mi godo il tramonto e il crepuscolo.
Sola.
Io, il mare e tutto ciò che sta intorno.
Pienezza. Leggerezza.
Nuoto lentamente.
Sospensione. Altra dimensione, sembra.
Le luci si accendono.
È buio quando esco dall'acqua.
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