LE MORNE

Oggi partiamo presto per il trekking. È un bel gruppo. I miei amici uomini, con cui ho scelto di passare gran parte del tempo in questa vacanza, ci sono tutti.
Fa già caldo anche se è presto, ma qui fa sempre caldo. Appena partiamo sto nel gruppo, poi io, Marco e Franco ci stacchiamo. Il primo pezzo è un sentiero abbastanza largo non troppo ripido poi arriviamo in un tratto roccioso, ripidissimo. Ci tocca salire a carponi, usare anche le mani per cercare gli appigli. Accidenti, penso agli altri, la maggior parte non ha scarpe adeguate. È pericoloso.
Ci sono dei punti di vista meravigliosi. Siamo in anticipo sul gruppo quindi possiamo fermarci per goderci il panorama.

Facciamo fatica, è una salita dura e fa molto caldo.

- Ci fermiamo qui, non andiamo in cima, è troppo pericoloso, - dice Alex, il responsabile dell'escursione.

Certo, mi spiace, ma sono d'accordo, è troppo rischioso.
La discesa è ancor più difficile. Continuiamo a usare le mani, i palmi cercano gli appigli. Occorre attenzione. Non sono mai scesa con lo sguardo rivolto a valle su percorsi simili. Solitamente scendo a ritroso come i gamberi, ma le guide ci consigliano il contrario. Funziona. Sudiamo tanto, non solo per il caldo.

Penso a cosa potrebbe succedere se si mettesse a piovere anche ai pochi che hanno scarpe adeguate. La pioggia su queste pietre si trasformerebbe in sapone. È una bella giornata per fortuna, ma siamo ancora nella stagione delle piogge e il tempo muta velocemente.
Arriviamo tutti senza imprevisti alla fine del tratto roccioso.
Le guide sono su un albero, aspettano che arrivino tutti.

- Marco, corsetta?
- Chiara, non ne avrei tanta voglia... ma sì, dài.

Ci stacchiamo dal gruppo, Marco fa il passo ed è veloce. È pericoloso perché ci sono pietre. Le caviglie...

- Meno male che non volevi correre...

A una biforcazione scegliamo un sentiero che ci porta da un'altra parte. E ora? Chiediamo indicazioni a due poliziotti seduti in un'auto. Ci mostrano la direzione. Arriviamo insieme agli altri, per fortuna. Sarebbe stato spiacevole farsi aspettare per aver sbagliato strada dopo esserci staccati dal gruppo.
Le Morne Brabant, è un piccolo monte (556 m) che ha una storia triste e paradossale. Nel XIX secolo alcuni schiavi scapparono su questa montagna per rifugiarsi. Nel 1836, dopo l'abolizione della schiavitù, una spedizione di soldati andò sul monte per avvisare gli schiavi. Questi mal interpretarono l'arrivo dei soldati e per timore si gettarono nel vuoto e morirono tutti. Le vittime furono circa quattrocento.
I mauriziani creoli, ogni anno, ne celebrano la commemorazione.
Mi ha sorpresa la difficoltà di questo trekking, certo fossi stata sola con una guida, in cima ci sarai andata, ma la decisione di fermare il gruppo a una certa altezza è stata corretta.
Il pomeriggio lo trascorro in spiaggia. Leggo, cammino e faccio la foto migliore, al tramonto. Catturo gli ultimi raggi sotto un ombrellone, il sole pare lo incendi.

La cena è in un'elegante casa coloniale. Il bianco è il tema della serata. Belli i colleghi di bianco vestiti, li fotografo. Le donne, tutte col cappello di paglia. Mi siedo vicino ad Alberto, conversiamo di arte, lui è un collezionista. Cambia espressione quando parla di artisti contemporanei. Com'è che quella luce negli occhi, nelle riunioni di lavoro, non gliel'ho mai vista?!
Quando in una cena si parla di argomenti che appassionano ci si alza nutriti anche su un altro piano.

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