Capitolo 4

Ecco qui il quarto capitolo, pieno pieno di novità!

Vi auguro buona lettura e come al solito non vedo l'ora di leggere i vostri pensieri, suggerimenti e consigli!

Vi amo

Mel




Capitolo 4

POV HERMIONE

Un rumore fastidioso disturba il mio sonno.

Mi alzo svogliatamente e lentamente dalla poltroncina scomoda della camera di Edward e cerco di localizzare la fonte di questo suono.

Lo schermo del mio cellulare lampeggia appoggiato al piano del comò.

"Pronto?" rispondo ancora assonnata dopo aver premuto il tasto verde.

"Ciao Herm. Scusa se ti disturbo così presto ma ci sono delle buone notizie." Sento dire dalla voce allegra di Pansy.

"Tuo marito ha deciso di venire all'incontro di oggi quindi vi troverete al ministero all'ora già stabilita in precedenza" continua.

Benissimo! Proprio quello che aspettavo.

Chissà come mai ha cambiato idea?

O mio dio!

Ma se lui ha deciso di partecipare all'incontro vuol dire che oggi lo incontrerò!

Questo non era previsto nel mio piano originale ma tanto cosa potrà mai succedere?!

Dopotutto sono davvero curiosa di vedere come è mio marito!

"Senti Hermione, ci sarebbe una cosa che ti devo dire..." aggiuge Pansy in risposta al mio silenzio dall'altra parte della cornetta.

"E' una cosa grave? Perché ora sono molto di fretta" aggiungo euforica dopo aver metabolizzato la bella notizia.

Edward oggi diventerà ufficialmente mio figlio!

"No, ma..." non faccio neanche terminare la frase alla mia amica che, frettolosamente, dopo averla salutata, chiudo la chiamata.

Non c'è tempo da perdere.

Indosso un paio di morbidi pantaloni, un top color nude con scarpe e borsa abbinati.

Afferro velocemente il cappotto e mi avvicino al corpicino disteso nel letto.

"Presto sarò davvero la tua mamma, piccolo mio" gli sussurro prima di scoccargli un bacio sulla fronte leggermente calda.

Avviso il medico del mio spostamento momentaneo e, una volta fuori dall'edificio, mi smaterializzo al ministero.

"Buon giorno Hermione. Il Signor Lewis, il capo del dell'ufficio adozioni, ci attende nella stanza qui in fondo" mi avvisa Kelly, dopo averla incontrata nel corridoio del terzo piano.

"Lo aspetti tu tuo marito per indicargli la stanza? Intanto io preparo con il Signor Lewis tutte le ultime carte da firmare" aggiunge prima di allontanarsi.

Mancano pochi minuti all'orario dell'incontro ma il corridoio è ancora deserto.

Spero che rispetti gli impegni presi e non mi lasci qui ad aspettarlo invano.

Il rumore di una smaterializzazione mi distrae dai miei pensieri e vedo una figura maschile, una figura che mi sembra familiare, apparire in lontananza.

Immagino sia "mio marito" (come mi fa strano anche solo pensarlo!) visto che questo piano è di solito poco frequentato e accoglie solo gli addetti ai lavori normalmente.

Mano a mano che si avvicina, con passo sicuro ed elegante, i tratti mi sembrano sempre più noti.

Corpo slanciato ed asciutto, capelli biondi e spettinati.

Il viso, abbassato a leggere qualcosa sullo schermo del cellulare, non riesco ancora a vederlo.

Quando si trova ormai a pochi passi da me alza il volto, probabilmente percependo la mia presenza.

L'ultima persona che mi aspettavo di rivedere nella mia vita si trova ora di fronte a me.

Draco Malfoy, in tutta la sua regale e arrogante presenza, mi guarda scioccato.

"Tu?" esclamiamo urlando entrambi.

"Tu sei mio marito?"

"Tu sei mia moglie" strilliamo continuando a sovrapporci.

Socchiude gli occhi e si strofina le tempie innervosito.

Io non so cosa pensare.

Pansy questa me la paga sul serio.

Questo è certo.

"Malfoy, ti prego. Seguimi ora in questo ufficio, mettiamo su una scenetta da perfetti sposini, completiamo le carte e poi non ci rivedremo mai più" gli propongo dopo svariati minuti in cui ho cercato di recuperare la mia razionalità.

Draco non risponde ma quando io inizio a dirigermi verso l'ufficio in fondo al corridoio sento il rumore delle sue scarpe di pelle, sicuramente di ottima fattura, seguire i miei passi.



POV DRACO

Seguo la Granger, mia moglie, con passo sicuro.

Mia. Moglie.

La Granger.

Assurdo.

Tutto questo è un grande caos ma una cosa è certa.

I responsabili di questo disastro la pagheranno cara.

Tra tutte le donne che Pansy poteva trovarmi lei ha scelto proprio la Granger.

Inaudito.

Devo ammettere, in tutta onestà, che, pensandoci bene, lei possiede tutte le caratteristiche da me richieste: è sicuramente intelligente, di carattere, bella e con gran gusto nel vestire.

Ma poteva sceglierne un'altra.

Non lei.

Non dopo quello che le ho confessato.

Interrompo i miei pensieri confusi nel momento in cui sento Hermione aprire la porta dell'ufficio del Signor Lewis, o almeno questo è quello che dice la targhetta affissa sul muro.

Ci accomodiamo sulle poltroncine di fronte alla scrivania e diamo inizio a questa sceneggiata.



POV HERMIONE

Mi attardo un attimo nello studio a sistemare le carte consegnatemi dall'assistente sociale e, una volta uscita in corridoio, non trovo più nessuno ad attendermi.

Ho capito che gli avevo detto che, una volta terminato l'incontro, non ci saremmo più rivisti, ma pensavo che almeno due parole di cortesia le avremmo potute scambiare.

Comunque l'importante è che lui abbia cambiato idea e si sia presentato a questo benedetto incontro.

Ora che ho risolto tutti i problemi burocratici posso finalmente occuparmi del mio piccolo a tutti gli effetti.

Mi smaterializzo nel parcheggio del più noto ospedale magico della Gran Bretagna e mi affretto a raggiungere la stanza di Edward al quinto piano.

Quando giungo lì la scena che trovo mi fa scogliere il cuore: Eddy è rannicchiato sotto le coperte, ancora immerso nel sonno indotto dai medimaghi questa mattina, stringe al petto il peluche che gli ho regalato e sussurra il mio nome.

Lo raggiungo immediatamente e, dopo aver preso posto di fianco a lui nel lettino, inizio ad accarezzargli i capelli lisci e a riempirgli il volto di baci.

Continuo per quelle che mi sembrano ore fino a che non sento il mio nome pronunciato dalla sua flebile voce e una delle sue manine stringermi il maglioncino che indosso.

"Piccolo mio! Come ti senti?" gli chiedo sorridente.

Come mi erano mancati i suoi occhioni chiari, splendenti e sinceri.

"Sono un pochino stanco, Hermi" mi risponde con voce piccola.

"Senti Eddi, ci sarebbero delle cose che devo dirti. Vuoi ascoltare queste novità?" gli domando seria.

Dopo aver ottenuto il suo assenso mi preparo a una lunga spiegazione di tutto ciò che lo aspetta in questi mesi.

"Piccolo mio, presto Madama Kelly verrà a farti visita e a portarti le cose che hai lasciato all'orfanotrofio"

"Perché? Dove vado?" mi domanda curioso e un po' preoccupato.

"Tesoro, io ti voglio molto bene e così ho chiesto a Madame Kelly se potevo diventare la tua mamma."

"Davvero? Davvero sarai la mia mamma? Tutta mia?" dice Eddy interrompendo la mia spiegazione.

"Si, Eddy. Sono la tua mamma. Tutta tua. Io sono davvero contenta. Tu?" gli chiedo un po' preoccupata.

Eddy non risponde a parole ma mi salta in braccia e mi stringe il collo.

Delle lacrime solleticano la mia pelle.

Gli alzo il visetto preoccupata e vedo delle stille brillare sulle sue guance.

"Perché piangi Eddy? Non sei contento?" gli chiedo sempre più impaurita.

"Mamma! Ti voglio bene!" mi urla prima di riempirmi il viso di bacetti.

E queste parole valgono più di qualunque altra cosa al mondo.

L'amore di un bambino.

La felicità di un bambino e della sua mamma.




POV DRACO

Mi smaterializzo più determinato che mai a trovare delle spiegazioni a tutta questa vicenda.

Al momento non mi importa di aver lasciato la Granger da sola nel corridoio.

Non mi importa di aver probabilmente mandato all'aria tutte le possibilità di convincerla a venire in America con me.

Ora voglio solo sapere cosa è passato nella mente di Pansy per organizzare tutto ciò.

Spalanco la porta dell'agenzia e trovo una Daphne stupita ad attendermi alla scrivania.

"Niente convenevoli. Voglio solo sapere dove si trova quell'incosciente della tua socia" digrigno fra i denti infuriato.

La Grengrass non si fa pregare oltre e mi indica una porta in fondo al piccolo corridoio.

"Tu mi devi delle spiegazioni. Molte spiegazioni" le dico minaccioso una volta entrato nella piccola stanzetta.

"Oh! Ben tornato in patria, Draco Malfoy. Che bello rivederti dopo così tanto tempo" mi risponde ironica la ex serpeverde.

"C'è poco da scherzare signorina Parkinson. Cosa ti è passato nella mente quando hai deciso di farmi sposare la Granger?" la incalzo.

"Non mi sembra che la mia amica ti dispiacesse così tanto ai tempi di Hogwarts" mi risponde con un sorriso malizioso.

"Proprio per questo! Come ti sei permessa di fare tutto ciò dopo che anni fa ti ho confessato del mio interessamento nei suoi confronti?"

"Sei stata davvero malvagia nei miei confronti" aggiungo deluso dalla sua poca sensibilità.

Mi lascio cadere sfinito sulla poltroncina davanti alla sua scrivania e mi prendo la testa fra le mani torturandomi i capelli dal nervoso.

Non capisco più niente di quello che mi sta succedendo.

Mi sembra tutto così assurdo.

Mi sembra tutto uno scherzo del destino.

"Bhe, non ti ho mica puntato la pistola alla tempia per firmare quelle carte. Era scritto chiaramente il nome e il cognome della tua futura moglie nell'intestazione della pagina che hai firmato" mi risponde piccata Pansy.

Ha ragione.

Ha pienamente ragione.

Sono io che, inconsciamente, ho firmato senza leggere niente, preso dalla fretta di portare avanti la campagna elettorale.

Ma dopotutto, quante possibilità c'erano che Pansy, divenuta amica di Hermione, scegliesse proprio lei come mia futura moglie e che, quest'ultima, avesse tutti i requisiti da me richiesti?

Davvero poche penso.

Di sicuro nella mia mente non c'era neanche il minimo sospetto.

"Hai ragione" mi arrendo sconfitto di fronte alla verità delle sue parole.

"Mi dispiace Draco averti messo in una brutta situazione ma devi credere che io l'ho fatto con le migliori intenzioni, te lo assicuro" mi confessa la mia amica dopo minuti di silenzio.

"Io sapevo della tua cotta per Hermione e, vista la sua richiesta complementare alla tua, ho colto l'occasione. Era molto probabile che, vista la mole di documenti richiesti per un'adozione, vi sareste dovuti incontrare, prima o poi. E così ho voluto darti una possibilità. Una possibilità con lei che i tempi oscuri della Guerra e le vostre famiglie differenti ti avevano precluso."

"Forse ho un po' esagerato nel fare la Capido della situazione" aggiunge Pansy amareggiata.

La guardo serio in volto.

I capelli molto più lunghi rispetto all'ultima volta che l'ho vista incorniciano un volto segnato dal senso di colpa. I sui occhi esprimono un sincero rimpianto.

"Mi dispiace Pansy. Mi dispiace di aver esagerato. Non è colpa tua" la rassicuro allungando una mano sulla scrivania per coprire la sua in segno di scusa.

Sul suo viso si apre un sorriso sincero, smagliante. Si alza dalla scrivania rapidamente e mi raggiunge al di là del tavolo, stringendomi subito in un abbraccio ferreo.

Quando mi sono trasferito in America ho tagliato quasi tutti i ponti con questa Terra per non avere rimpianti e provare malinconia.

Ma devo ammettere che mi è mancata tanto questa piccoletta.

Questo piccolo tornado che mi è stato sempre affianco, nei momenti felici e in quelle più bui.

È stata sempre un'amica sincera e fedele.

Una che si fa fatica a trovare due volte nella vita e che io, incoscientemente, ho rischiato di perdere per sempre.

"Mi sei mancata Pansy. Mi sei mancata davvero amica mia" le sussurro fra i capelli sincero.

È giusto che anche lei sappia.

"Mi sei mancato anche tu Malfoy" mi risponde guardandomi ironica.

"Ma ora non perdere tempo con me, vecchia e fidata amica, stupenda Cupido, aggiungerei. Vai da Hermione e conquistala se ancora sei interessato a lei." Aggiunge colpendomi lievemente al petto in segno di incoraggiamento.

"Ecco, a tal proposito, forse necessito di suggerimenti dalla qui presente Cupido Parkinson" ammetto imbarazzato grattandomi il mento pensoso.

"Cosa hai combinato Draco?" mi chiede con sguardo minaccioso.

"Niente di che. Però dopo l'incontro nell'ufficio me ne sono andato senza salutarla e penso che lei non sia stata super contenta della cosa" ammetto.

"Ovvio che no, bifolco!" mi rimprovera arrabbiata.

"Ma cosa ti passa per la testa? Mi pare che Narcissa te le abbia insegnate le buone maniere, forse te le sei scordate a furia di vivere con quei rozzi americani" aggiunge Pansy con tono disgustato.

"Ora toglimi una curiosità. Come mai hai cambiato idea e hai deciso di venire a quest'incontro? Non eri troppo impegnato?" mi chiede la mia amica curiosa.

"Ho scoperto che è richiesta la presenza di mia moglie del bambino al party conclusivo di campagna elettorale. Quindi ho pensato che un favore fatto valeva un favore ricevuto." Rispondo sincero.

"Giusto ragionamento. Però se continui a comportarti così non so se riuscirai a convincere Hermione. Inoltre ora non è un buon momento per lei" dice Pansy con occhi dispiaciuti.

"Perché? Cosa succede?" le chiedo incuriosito aggrottando le sopracciglia.

"Edward, il bambino che ha adottato Hermione, che ora è anche tuo "figlio", non sta bene. Non so molto altro perché è tutto degenerato da poco. Sicuramente però se cerchi la Granger la troverai lì, al San Mugo." Mi dice rattristata.

Devo andare là.

Per farmi perdonare.

Per ottenere quello che voglio da lei.

In verità per rivederla un'altra volta e per cercare di confortarla.

"Va' da lei. Cosa aspetti ancora?" mi chiede Pansy esprimendo a parole quello che ho appena pensato.

Mi alzo dalla poltroncina e, dopo averla salutata velocemente, mi smaterializzo fuori dall'ospedale magico.

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