8. Pochi ma buoni
Stavo tornando in camera mia con la coda tra le gambe e le braccia strette attorno. Avevo bisogno del phon, la testa mi esplodeva e Griffen mi aveva quasi uccisa. Perché avrebbe dovuto prendersi la briga di portarti qui, se poi voleva ucciderti?
Ok, forse era quello che Gillian aveva definito: "essere torchiata". Ora la capivo... Bastardo... Mi asciugai con rabbia una lacrima che aveva abbandonato i miei occhi a dispetto della mia volontà. Piangere non serviva a nulla.
Incrociai Luc che veniva dalla direzione opposta. "Cappuccetto Rosso!".
Non ero in vena. "Vai al diavolo!". Lo scansai senza degnarlo di un'occhiata, ma lui non si lasciò dissuadere, mi seguì e mi afferrò il polso per fermarmi.
Non ci pensai più di tanto: gli feci una leva al braccio e lo scaraventai contro il muro.
Luc sollevò entrambe le mani in un gesto di resa. "Ehi... calma... che ti succede?". Mi osservava come se mi fosse spuntata una seconda testa.
Avevo bisogno di un'arma: la mia glock, o il mio coltello. Meglio entrambi.
Scossi la testa e proseguii verso la mia camera.
"Elise, Elise!", mi raggiunse nuovamente senza toccarmi stavolta. Molto saggio.
Mi voltai stizzita verso di lui. "Lasciami in pace, siete un branco di psicopatici rapitori!". Generalizzare è sbagliato, lo so, ma non mi importava in quel momento.
Luc indurì l'espressione. "Il Griff... si tratta di lui, vero? Cosa ti ha fatto?".
Cosa mi aveva fatto? Niente di che: mi aveva quasi buttato di sotto da un'altezza spaventosa. Dai che non voleva farlo davvero...
Stavo per soddisfare la sua curiosità, quando un fruscio alle nostre spalle catturò la nostra attenzione. Ci voltammo simultaneamente e non potei fare a meno di toccarmi la tempia. Il rumore di fondo era insopportabile.
Dal pavimento si sollevarono le leggere spire di fumo che ormai conoscevo. Le osservai in un certo senso rapita: avevano un che di sinuoso, di elegante, mentre percorrevano le pareti laterali fino a raggiungere il neon la cui luce traballò incerta.
Deglutii a vuoto, la bocca secca. "Tu le vedi?", chiesi a Luc in un bisbiglio.
"Cazzo, certo che le vedo!".
Come attirate dalle nostre voci, le volute ridiscesero le pareti e si addensarono sul pavimento. Sapevo che stavano per diventare qualcosa di peggio, di più forte. Adesso scommetto che lo vuoi nei paraggi Griffen con il suo cappotto.
Iniziammo a indietreggiare, mentre le urla nella mia mente mi assordarono fino a stordirmi. Sentivo a stento la voce di Luc che urlava il mio nome. Non riuscivo a concentrarmi, era come se fossi allo stesso tempo attirata e orripilata dalla nebbia che avanzava verso di noi.
Percepii un braccio di Luc attorno alla mia vita; mi sollevò di peso trascinandomi verso il fondo del corridoio, dove si trovava la mia stanza. Ripigliati Elise! Adesso!
Tornai in me come se mi avessero dato uno schiaffo. Misi i piedi per terra come si deve e afferrai un braccio di Luc tirandolo verso la camera. Luc percepì che mi ero data una mossa e mi assecondò; ci avventammo contro la porta metallica, richiudendocela alle spalle. Sapevo che non sarebbe bastato. Guardai Luc che osservava terrorizzato lo spiraglio al di sotto della porta, attraverso il quale iniziava a filtrare la nebbia. "Fai qualcosa!", gli intimai con il terrore nella voce.
Mi guardò allibito. "Che diamine dovrei fare secondo te?".
Saltai in piedi sul letto per mettere maggior distanza da quella roba schifosa. "Non sei un Signore della Materia? Agisci!".
Per tutta risposta Luc balzò anche lui sul letto, guardandomi malamente. "Non sono un Signore della Materia, io e gli altri siamo semplice carne da macello per loro". Era amareggiato, arrabbiato. Non capivo, ma non c'era tempo: la nebbia stava diventando melma e ciò voleva dire che a breve si sarebbe scagliata verso di noi. Non riuscivo a pensare, i sussurri erano soverchianti, mi rendevano debole.
"Basta! Fate silenzio!", urlai a volume assordante come una pazza e, senza pensarci, saltai giù dal letto e mi precipitai nel bagno, seguita da Luc. Gli lanciai contro il phon e mi rannicchiai sul pavimento. "Accendilo!", urlai a pieni polmoni. "Subito!". L'espressione esterrefatta di Luc durò solo un istante e incredibilmente mi diede retta e accese il phon. Immediatamente la mia mente respirò e potei tornare a pensare.
"Elise, non so cosa..."
"Zitto!", gli urlai contro ancora una volta, mentre il nemico si assottigliava nuovamente per passare al di sotto della porta del bagno. Poggiai la fronte alle ginocchia. Se non lo vedi non esiste, se non lo vedi non esiste... Lo ripetei come un mantra e continuai a ripeterlo mentre le luci si spegnevano di botto.
"Cazzo", imprecò Luc a mezza voce. Evidentemente aveva preso sul serio il non dovermi disturbare eccessivamente.
Il buio durò un attimo perché immediatamente dopo si attivarono le luci di emergenza: luce fredda, bianca e potente.
"Se non lo vedo non esiste!", ripetei in un sussurro un'ultima volta mentre la porta si spalancava e passi frenetici irrompevano nell'angusto bagno.
Non avevo il coraggio di aprire gli occhi: se, vedendo ciò che forse c'era, avessi decretato la mia fine rendendolo reale?
Rumore di colluttazione.
"Togliti di mezzo". La voce di Griffen, bassa e autorevole. Aprii gli occhi – esitante - mentre Griffen lanciava il phon fuori dalla porta. Non era sufficiente spegnerlo? Quello era un ottimo phon: buona potenza, asciugava i capelli in un attimo.
Si chinò davanti a me, guardandomi con attenzione. "Cosa sentivi?".
Alzai lo sguardo. Luc mi guardava preoccupato, i begli occhi verdi spiccavano sull'incarnato stranamente pallido del suo viso. C'erano Phil e persino Lady Irene.
"Elise". Griffen richiamò la mia attenzione. Era la prima volta che mi chiamava con il mio nome. Mi decisi a guardarlo e ripeté la domanda lentamente, come se non fossi nel pieno delle mie capacità mentali. Bingo. "Cosa hai sentito?".
Lo guardai negli occhi, i suoi occhi di quel singolare color caramello e dissi la verità con tono incerto. "I sussurri... Gli avvertimenti". Fu strano, ma incredibilmente liberatorio, ammetterlo a voce alta.
Colsi un trasalimento generale, ma non la classica reazione di chi pensa : "Oddio questa è pazza". Erano sorpresi.
Griffen non trasalì – no - lui sorrise e questo fu ancora più inquietante dell'essere ritenuta folle. "Non devi mai sopprimerli, devi ascoltarli. Sempre".
Alcuni attimi dopo ebbero la buona grazia di uscire dalla mia camera. Si misero a confabulare in corridoio lasciando la porta aperta, come se io non esistessi; ne approfittai per ascoltare. Luc, ancora palesemente sconvolto, si era seduto sul pavimento, sotto la finestra. Probabilmente stare nel forte fascio di luce che proveniva dall'esterno gli dava sicurezza. Come biasimarlo.
Riportai lo sguardo verso il corridoio e colsi qualche brandello di conversazione.
"Come ha fatto a farla sparire?", chiese a bassa voce lady Irene. I suoi lungi capelli bianchi per una volta non erano raccolti nell'elegante chignon, ma legati a coda.
Griffen scosse la testa. "Non lo so".
Phil si sistemò gli occhiali. "Non possiamo lasciarla sola, neanche un attimo".
Griffen si voltò nella mia direzione e io trasalii, distogliendo immediatamente lo sguardo. Parla adesso! Prima che te lo ritrovi notte e giorno nella tua camera!
"Starà lui con me", dissi decisa indicando Luc.
Luc mi osservò aprendo la bocca, ma seguì il mio sguardo e non appena mise a fuoco Griffen la sua bocca prese una piega amara, lo sguardo determinato. "Certo, non c'è problema. Resto io con lei".
Griffen aggrottò la fronte voltandosi verso gli altri ."Se credete che affiderò la sua incolumità al bambino, siete fuori strada".
Lady Irene sospirò e parlò con tono conciliatorio. "Edevane è di una famiglia leale. Gli daremo un mezzo per comunicare con la sala controllo e la ragazza sarà più a suo agio". Non esattamente a mio agio.
Non osai rialzare lo sguardo su Griffen, però ebbi come la sensazione che parlò a mio unico beneficio. "Nessuno mi schioderà dall'esterno di questa porta".
Nessuno ebbe l'ardire di controbattere e dopo alcuni minuti se ne andarono. La porta fu chiusa con il consueto scatto metallico, solo che stavolta non ero sola e avrei avuto delle risposte.
Io e Luc ci osservammo per un istante da una parte all'altra della stanza. Percepimmo chiaramente il rumore di un corpo che si appoggiava all'esterno della porta.
Perfetto. Ero in buona e abbondante compagnia.
A quanto pare Elise non è poi così al sicuro! Riuscirà a ottenere qualche informazione utile da Luc?
A martedì prossimo. :)
B.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top