27. Banchetto
La sera mi ero ripresa abbastanza da scendere a cercare qualcosa da mangiare.
Quando giunsi nell'ampia sala, il camino era acceso e Griffen sedeva a un capo del lungo tavolo, le sue gambe allungate al di sotto di esso, mentre con una mano roteava un calice di vino rosso e con l'altra scriveva apparentemente un messaggio sul suo cellulare.
Senza distogliere lo sguardo fece cenno verso il tavolo. "Accomodati e scegli ciò che più preferisci".
Il lato opposto del tavolo era imbandito di ogni ben di Dio: tra le tante cose arrosto, un enorme trancio di pizza, muffin al cioccolato e vari tipi di frutta.
Il mio stomaco, reduce dal maltrattamento del volo, si fece sentire rumorosamente. Mi sedetti e non c'è neanche bisogno di dire che ignorai del tutto la frutta per lanciarmi con entusiasmo sulla pizza. Nella mia mente stavo creando una dettagliata scaletta di ciò che avrei ingurgitato di lì a poco.
Griffen continuò ad armeggiare con il telefono; di tanto in tanto portava il calice al di sotto del suo bel naso, ma non beveva. La cosa continuava a inquietarmi, nonostante tutto ciò che ormai sapevo.
"Hai creato tu tutto questo cibo?", chiesi tra il curioso e l'ammirato.
Sorrise, mostrandomi il cellulare. "consegna a domicilio".
Oh. "Ma davvero non hai mai bisogno di mangiare?". Non era carino chiederlo, ma non riuscii proprio a trattenermi.
"Il cibo altro non è che un insieme di particelle; come ben sai le particelle compongono la materia e noi siamo fatti di materia. Che bisogno c'è di ingerire ciò di cui siamo composti ?".
Ci pensai su un attimo. "Perché fa bene all'umore".
Griffen gettò la testa all'indietro e rise di gusto, forse per la prima volta in mille anni; ne fui quasi spaventata.
"Elise, non oso immaginare cosa potresti diventare se praticassi anche il digiuno".
Rimasi interdetta e un pensiero mi colpì. Nonostante anche nella scuola venisse caldamente consigliato a tutti di nutrirsi con una dieta leggera, ciò non mi era mai stato né imposto, né consigliato.
Guardai inorridita la tavola imbandita per me. "Stai dicendo che mi fai mangiare perché così sono meno pericolosa e non distruggerò il tuo grazioso castello?".
Si fece improvvisamente serio. "Non è detto che basterà".
Sentii un'ondata di rabbia montarmi dentro. "Lo sai che l'unica cosa che vorrei distruggere è mio padre. Per quello che ha fatto a mia madre, a Luc...". La voce mi si incrinò, mio malgrado.
"Cos'è successo con Edevane quella sera?".
Quella sera... La sera in cui avevamo rotto ed eravamo stati attaccati e Luc aveva ucciso Phil.
Abbassai lo sguardo, non mi andava di parlarne con lui. Non poteva capire perché Luc si fosse comportato in quel modo, perché mi aveva tradito. Diglielo Elise, digli che lo comprendi bene perché anche tu hai tradito tutti loro.
"Elise?". Come sempre non mi permetteva di sorvolare, ogni domanda richiedeva risposta.
Sollevai lo sguardo. "Avevamo litigato".
"Perché?".
Cercai disperatamente un aiuto dai muffin, li osservai come se potessero svelarmi i segreti dell'universo.
Risposi controvoglia. " Lui... mi aveva dato una sorta di ultimatum". "Credo che dovrai fare una scelta", aveva detto.
I suoi occhi si assottigliarono mentre valutava la mia risposta. Annuì piano, stringendo la presa sul bicchiere. "E' stato un bene che tu l'abbia sbattuto fuori dalla tua stanza. Non riesco a pensare a cosa sarebbe potuto accadere se quella notte fosse rimasto con te".
No infatti, invece era andata benissimo: metà degli studenti della scuola era morta, Lady Irene era ringiovanita di cinquant'anni a causa di ciò che aveva dovuto affrontare; Luc aveva ucciso Phil e io... Io avevo perso tre anni della mia vita e avevo nel mentre aiutato mio padre a... Non riuscivo ad ammetterlo neanche con me stessa. Se non lo dico non è reale.
Illusa.
"Griffen", cominciai incerta.
Lui sembrò comprendere che avevo qualcosa di importante da dire, perché posò il bicchiere e mi osservò immobile, in attesa. "Sì, Elise?".
Come potevo dirglielo... Come potevo ammettere che sarei stata la loro rovina? Che mio padre aveva avuto ragione nel predire che avrei causato la sua morte?
Ma io potevo risolvere tutto, potevo sistemare le cose. Come l'ultima volta? Quante volte ancora vorrai rischiare la sua vita, la vita dell'unica persona che ti abbia aiutato e abbia creduto in te a dispetto di tutto?
Ingoiai le parole di confessione che stavo per pronunciare e ne tirai fuori altre, più urgenti. "Tra quanto sarò pronta?".
Sembrò lievemente deluso dalla mia domanda. "Mesi, probabilmente anni", rispose secco.
Annaspai. "Non ho tutto questo tempo! Luc non ha tutto questo tempo!".
Griffen non si scompose e mentre parlò non distolse mai lo sguardo, come a voler chiarire che fosse serio. "Non commetterò una seconda volta lo stesso errore: non anteporrò mai più l'interesse di chiunque altro al tuo e voglio che questo sia chiaro una volta per tutte. Lui è perso".
Divenni di ghiaccio. Griffen era capace di essere crudele e spietato, lo sapevo. Era anche la persona più forte che conoscessi. Dopo me, che però ero imprevedibile e potenzialmente esplosiva. Ero perfettamente in grado di riconoscere i miei limiti, che erano tanti, troppi.
Aveva detto anni? Tutto ciò che ero disposta a concedergli erano settimane, ma lui non doveva necessariamente saperlo.
Mi alzai lentamente da tavola e dovetti fare uno sforzo enorme per non scappare via da lui, da tutto. "Scusami, sono molto stanca".
Griffen annuì piano, uno strano sorrisetto gli incurvava le labbra. Non tentai di decifrarlo, volevo solo sfuggire al suo sguardo il più in fretta possibile.
Il pensiero crea la materia, il pensiero è frequenza e non volevo assolutamente che lui decifrasse i miei.
Mi diressi verso le scale, cercando di apparire disinvolta.
"Elise?", mi chiamò senza voltarsi.
Mi fermai dov'ero, limitandomi a guardare la sua schiena.
Parlò rivolgendosi al suo bicchiere, che aveva ripreso a roteare nella sua mano. "Domattina cominciamo all'alba".
Perfetto. Non aspettavo altro.
Quando Elise decide di agire, in genere succede un disastro. Avrà imparato dai suoi errori passati? :D
B.
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