Reveries of Flight

Yuuri poteva sentire il sorriso di Victor contro le sue labbra mentre si baciavano in mezzo al silenzio stupefatto del magazzino. All'esterno il mondo andava avanti come avrebbe sempre fatto, con l'allarme dei carrelli elevatori e l'incessante stridio dei gabbiani che volavano sopra il porto in cerca di cibo o qualche lavoratore in turno da infastidire. Poteva sentire il tremolio delle sue mani contro le proprie, il sudore dei suoi palmi mescolato con ripensamenti e rimpianti, e in quell'istante Yuuri pensò che forse aveva chiesto troppo, dopotutto, perché era vero che Victor stava per perdere così molto di più di lui.

Prima che il suo stomaco sprofondasse, prima di sentire il dolore irradiare nel suo petto che avrebbe fatto molto più male di qualsiasi coltellata nelle costole, Victor si scansò e quel sorriso che lo teneva in vita era ancora sulle sue labbra. Aveva gli occhi più feroci di qualsiasi tempesta che Yuuri aveva visto, vivi con quel fuoco blu che pulsava famelico e pieno di adrenalina, e quelle mani tremanti che lo stringevano non con rimpianto, ma con eccitazione perché l'avrebbero veramente fatto dopo anni di sotterfugi nell'ombra per così fottutamente tanto tempo.

"Scappiamo, Yuuri", sussurrò Victor con più convinzione di qualsiasi altra persona sana che sapeva a cosa andava incontro, quel tipo di convinzione che poteva terrorizzare il cielo, far conoscere alle stelle la paura, che poteva far rabbrividire il sole e la luna, perché adesso anche loro potevano raggiungerli. Invece, Victor si limitò a sghignazzare in maniera infantile e ridacchiare, e prima che Yuuri potesse fare alcunché, quella mano tremolante si stava già intrecciando tra le sue dite per portarlo via dalle ombre verso la luce del sole così che il mondo potesse finalmente sapere il loro segreto.

Lo sguardo dei loro uomini era senza prezzo: lasciarono degli adulti maturi in sofisticati completi, armati di pistole cariche e pronte, immobili e con la bocca aperta, senza idea di che cosa avrebbero dovuto fare perché avrebbero dovuto prendere ordini dalle stesse persone che stavano disertando. Tutto ciò che Yuuri poteva fare era ridere mentre continuavano a correre, non sapeva nemmeno dove stavano andando, cosa avrebbero fatto quando sarebbero arrivati, quanto tempo avevano prima che i problemi arrivassero, e non gli importava perché quell'espressione nel volto di Victor era tutto ciò che voleva veramente, dopotutto.

Era ovvio che Victor sapesse dove stava andando, mescolandosi tra i giganteschi capannoni e ombre incombenti, passando frettolosamente attraverso i macchinari in movimento, avventurandosi sui calcestruzzi scrostati con le loro scarpe in pelle italiana che erano state prodotte per qualsiasi cosa tranne che per correre, e si ritrovarono entrambi a ridere e senza fiato in un edificio deserto dall'altra parte del porto, svuotato da tutti i container e macchinari, privo di persone a parte loro due e una Station Wagon nera con i vetri oscurati e i telai lucidi parcheggiata in mezzo all'immenso spazio che odorava di acqua piovana stantia e polvere vecchia di anni.

"Hai pianificato tutto questo fin dall'inizio!", esclamò Yuuri quando Victor si fermò e tirò fuori un set di chiavi dalla tasca del cappotto. Appena Yuuri aveva pensato che Victor non poteva sorprenderlo più di quanto avesse già fatto, gli aveva provato di essere in torto ancora una volta.

"Ho cominciato a pianificare dal momento in cui ho saputo che tu saresti arrivato", ammise biascicando, e avvicinando Yuuri a sé fermandosi davanti all'auto per la fuga. Per un attimo il dolore attraversò il volto arrossato di Victor, l'angoscia che Yuuri aveva sempre provato dentro di sé ogni volta che erano insieme, vulnerabilità e un dolore al cuore per tutto ciò che non potevano avere e l'impossibilita di esprimerlo.

"Non potevo guardati andartene lontano da me ancora una volta", arrivò la promessa greve, e ciò fece capire a Yuuri che Victor avrebbe fatto finire in quel modo quella giornata in tutti i casi, non importava quanto sangue sarebbe potuto essere versato, e se ciò significava proteggere Victor e quelle ambizioni allora avrebbe versato anche il proprio per dargli quello che voleva anche lui.

"Ma...", sorrise Victor, ambiguo e pieno di compiaciuta soddisfazione questa volta, mentre esaminava lo spazio vuoto intorno a loro e capì che erano entrambi illesi, "L'avrei fatto prima se avessi saputo che ti avrei fatto ridere così". Il respiro caldo di Victor solleticava le nocche di Yuuri mentre ridacchiava, baciando le sue dita una per una, non togliendogli gli occhi di dosso per un momento. Probabilmente non l'avrebbe mai fatto da quel momento.

"Sei davvero sicuro, Victor?". Yuuri non poté fare a meno di chiederglielo anche se era già troppo tardi, non sarebbero più esistite cose come diventare il capo della famiglia, nessuna attività familiare e nessuna protezione che accompagnava la mafia e il nome Nikiforov. I propri bisogni e desideri egoistici di Yuuri aumentarono vertiginosamente dal piacere al pensiero di essere colui per il quale Victor stava abbandonando tutto, ma anni di dubbi e fin troppi pensieri non avrebbero fatto svanire quell'inquietudine così del tutto.

Con ciò, Victor voltò Yuuri con una stravagante piroetta, spingendolo indietro con il suo respiro colmo di ambizione. "Me lo stai davvero chiedendo, Yuuri, quando sei tu colui che ho aspettato per tutto questo tempo", lo provocò Victor, con parole giocose e provocatrici come se avesse aspettato di mettere in atto quella bravata per la sua intera vita. "Cosa più importante, cosa ne pensi tu?".

Dal momento che non avevano mai avuto veramente il tempo di parlare della realtà delle loro posizioni, Yuuri sapeva soltanto ciò che sapeva in quanto tutti erano a conoscenza cosa Victor Nikiforov era per la mafia. Per Yuuri, dal canto suo, se avesse voluto prendere il possesso della sua organizzazione, anche se era figlio di suo padre, la successione non sarebbe stata così semplice. Suo padre gli aveva rivelato la verità solo da pochi anni, che Yuuri era suo figlio solo per pochi eletti, e nessuno avrebbe pensato automaticamente che era meritevole o che ce l'avrebbe persino fatta. Sarebbe stato sempre visto come Yuuri, quello che era bravo a mercanteggiare e a costringere le persone a pagare i loro debiti.

No, per lui la successione sarebbe sanguinosa e confusionaria come sarebbe fuggire via con Victor. Per quanto Yuuri si preoccupasse quella sarebbe sempre stata la migliore opzione, l'unica opzione adesso, e poteva dire lo stesso di Victor.

Victor si limitò ad aggrottare pensosamente la fronte durante tutta la sua spiegazione, e quando Yuuri finì abbaiò una risata divertita, sonora e piena di quella carismatica sicurezza che lo attraeva in primo luogo. "Beh, allora, perché non mostriamo a tutti quanto siano in torto e sorprendiamoli insieme, invece?", e solo Victor poteva proporre di prendere il mondo, solo loro due, e farlo sembrare come se fossero già in cima con tutto ai loro piedi, perché non c'era niente di più eccitante per lui che fare l'inaspettato, e quella era la cosa più inaspettata di tutte. Yuuri avrebbe dovuto sapere fin dall'inizio che Victor voleva proprio quello.

"Per favore, da ora in poi guardami le spalle". Yuuri diede la sua risposta nel solo modo che conosceva, e in cambio avrebbe fatto in modo di proteggere Victor a sua volta. Sarebbe stato facile, perché non avrebbe più dovuto fingere alcunché adesso, avrebbe potuto gettare la sua maschera con la certezza che Victor era veramente suo.

L'abbraccio che poi lo avvolse era come cadere e trovarsi un posto da chiamare casa. Era stretto e sicuro, come nessun altro abbraccio Victor aveva mai dato, perché loro si erano sempre dovuti abbracciare per dirsi addio, ma quella volta non ci sarebbero stati più addii, solo dei 'per sempre' o finché morte non li avrebbe separati, cosa davvero molto possibile.

"Sempre, Yuuri". Le parole di Victor viaggiarono lungo la pelle del suo collo mentre rimanevano lì, stretti in un forte abbraccio, e Yuuri sapeva che non l'avrebbe mai rimpianto.

Il tempo di due battiti del cuore e sentirono il suono distinto di spari e urla infuriate in distanza, tre battiti quando si staccarono dall'altro con le pulsazioni che battevano in sincrono, e il fuoco ruggì. Poteva vedere la velocità del respiro di Victor accelerare, poteva vedere le sue labbra arricciarsi mentre formavano un ghigno. Yuuri sentì il cielo tremare in risposta, sentiva il suo sangue scorrere caldo grazie al potere di Victor al suo fianco.

E scapparono.

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La guida era incostante e senza alcuna particolare direzione, Victor prese svolte a caso e fece marcia indietro diverse volte, Yuuri si sedette nel teso silenzio elettrico accanto a lui con i suoi occhi spalancati, le sue mani ferme sul fucile d'assalto sul suo grembo, perché Victor era preparato al centoventi percento. C'erano abbastanza armi per una guerra nel portabagagli, una veste in kevlar, un sacco di contanti, vestiti e rifornimenti per entrambi, telefoni nuovi non tracciabili, acqua, cibo non deperibile, benzina – tutto ciò di cui avevano bisogno per sparire dalla faccia della terra.

Yuuri non avrebbe potuto pianificare il tutto meglio di così, e mentre lasciavano la città e ritrovandosi in una strada aperta dirigendosi verso le colline di San Pietroburgo, sentì l'eccitazione salire mentre Victor sorrideva con ghigno sulle labbra e spingendo il pedale fino in fondo, il motore ruggì vivacemente e la macchina sbandò, la sua testa batté contro il poggiatesta, e tutto ciò che Yuuri poteva fare era divertirsi nella forza dell'accelerazione.

Era passata solo mezz'ora di strade tortuose e svolte agli angoli, mezz'ora finché non emersero in una strada che si affacciava sulla costa e portava in un cottage su una collina. Aveva un aspetto innocente e non appariscente con i suoi giardini d'arbusti, le grondaie bianche e il tetto d'ardesia grigio, e se Yuuri non fosse stato così preoccupato con i suoi pensieri su Victor avrebbe notato come la vista sulla strada fosse chiara in entrambe le direzioni, la presenza di due vialetti di ghiaia per uscire dalla casa nel caso uno dei due fosse stato bloccato, come Yuuri avrebbe potuto guardare dalla facciata della proprietà l'oceano e vedere il confine del mondo.

Anche se prima di tutto ciò avrebbero resistito a mesi di agonizzante distanza, settimane e settimane senza scambiarsi una parola, quella mezz'ora in macchina durò troppo tempo per Yuuri, questa volta, e fu lui a condurre Victor verso la casa prima ancora che potessero spegnere la macchina, fu Yuuri a sfilare le chiavi dalle mani di Victor armeggiando con la serratura della veranda sul retro prima che Victor ridacchiasse dietro di lui mentre si accoccolava contro la sua schiena con il suo petto. Gli afferrò i fianchi con dita beffarde mentre Yuuri continuava a sbagliare chiave ancora ed ancora. Avrebbe dovuto lasciarlo fare a lui, dopotutto, perché Victor mordicchiava il suo collo, affamato, con denti affilati e labbra tentatrici. "Abbiamo fretta, Yuuri?".

Yuuri trovò finalmente la chiave giusta mentre la tensione gli torceva l'intestino grazie alle parole di Victor, scattando all'interno come se non l'avesse fatto da troppo tempo, la serratura scattò e la porta si spalancò, e prima che Victor potesse realizzare le sue provocazioni, lo prese per la sua cravatta nera di seta ridicolamente morbida con una fantasia paisley in rilievo, tirandolo e spingendolo contro il morbido tappeto con la porta ancora spalancata dietro di loro.

Ma Victor cominciò a ridere di nuovo, e fu semplicemente così che il terribile nodo di tensione che si creava durante le situazioni di vita e di morte si dissolse nel nulla, sciolto dal riflesso della luce diurna senza nuvole negli occhi di cobalto di Victor mentre avvolgeva le sue braccia intorno a Yuuri e strizzando fuori l'aria dai sui polmoni con tutta la sua forza. "Adesso abbiamo tutto il tempo che vogliamo, Yuuri", sussurrò Victor mentre faceva poggiare la testa del moro sul suo petto. Yuuri non aveva mai veramente ascoltato il suo battito cardiaco prima, perché gli ricordava solamente come la vita sia in realtà delicata, come quel ritmo costante fosse così facile da soffocare con una sola parola. Questa volta, Yuuri si costrinse ad ascoltare, a sentire il battito dell'esistenza di Victor, forte e costante, come Victor stesso, ma continuava a correre come se non sapesse che per adesso erano al sicuro, e fu allora che realizzò che lui lo stava ancora stringendo così forte mentre erano stesi sul pavimento con il sole che scaldava la sua schiena.

"Sai, mi sono assicurato che tutto fosse pronto per questo", esclamò ad alta voce più a se stesso che a Yuuri. La sua voce era un solenne, solitario suono, come se avesse sempre parlato tra sé e sé perché il silenzio era l'unica cosa che si prendeva cura di lui, ma c'era Yuuri ad ascoltarlo questa volta, grato del rimbombo che veniva dal profondo dentro il petto insieme con la cadenza del suo cuore. "Ma non so cosa avrei fatto se tu mi avessi lasciato lì ancora una volta".

Fu circa allora quando Yuuri si sentì peggio delle schifezze dalle quale si doveva liberare, perché il Victor Nikiforov che non aveva paura di niente e nessuno, che poteva far bloccare una persona sul posto con un solo sguardo, il cui potere era indiscutibile e lo sarebbe sempre stato; aveva avuto paura, aveva tremato al pensiero che Yuuri avrebbe fatto ciò che aveva sempre fatto e se ne sarebbe andato, o avrebbe fatto come la notte scorsa e che avrebbe detto che non ce la faceva più, e Yuuri era stato troppo egoista a riguardo, troppo assorbito nei suoi propri dubbi da pensare che forse Victor ne aveva alcuni per conto suo.

Yuuri si spinse in su prima di parlare, ingabbiando Victor tra i suoi palmi piantati sul pavimento e guardandolo con ogni oncia di determinazione che aveva. "Victor, io non me ne andrò più". Non c'era niente di così servile come quella promessa che aveva bisogno di essere fatta, perché se Yuuri diceva che avrebbe fatto qualcosa allora l'avrebbe fatta, era così semplice.

Anche Victor lo sapeva, lo diceva anche il suo sorriso. "Ecco come mi piaci".

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Portarono i beni di prima necessità e i loro effetti personali dentro la casa, Yuuri passeggiava tra le stanze notando che ognuna di esse avevano una feritoia da dove puntare la pistola, o uno stand vuoto nel quale nascondersi in caso fosse necessario tendere un'imboscata a qualcuno, tutto era preparato per una guerra difensiva o una rapida guida. Victor era stato accurato come sarebbe stato chiunque altro, ma era anche stato frivolo come era sempre stato con i suoi gusti. I letti prendevano la maggior parte dello spazio in ciascuna delle tre camere da letto con degli enormi copriletti bianchi e soffici cuscini nei quali ti potevi facilmente perdere. Tutto, dalle pareti rivestite di bianco alle cornici in gesso, era impeccabile, ma privo di vita, e Yuuri sapeva che ciò significava che non sarebbero rimasti lì a lungo. Se dovesse indovinare, avevano una settimana al massimo prima di doversi trasferire, prima di dover parlare di stabilire qualcosa di nuovo insieme, perché l'unico modo in cui sarebbero potuti essere liberi era se avessero effettivamente sorpreso il mondo e gli avessero fatto realizzare che era meglio lasciare Victor e Yuuri in pace.

Sentiva il peso costante delle sue armi nelle sue fondine, assicurandosi che fossero caricate a dovere e di avere altre stringhe di munizioni nella tasca della giacca. Sentiva il coltello a scatto che teneva nascosto nella manica, e Yuuri sapeva che sarebbe stato pronto a qualsiasi cosa.

Fu mentre guardava le pistole tra le sue mani che Victor lo trovò, e Yuuri si girò per vederlo mugolare tra sé e sé con occhi socchiusi mentre lo osservava dal portone con le braccia leggermente incrociate, il suo trench e la giacca erano stati già gettati da qualche parte, e rimase lì in tutta la sua gloria incisiva con i primi bottoni slacciati, la personificazione della spavalderia e della soavità.

"Hai una pistola anche nei tuoi pantaloni? O sei solo felice di vedermi?", scherzò Victor con un occhiolino, e Yuuri si era fottutamente scordato che era un vero coglione a volte, capace di dire frasi fatte smielate come se fosse completamente serio.

"Davvero, Victor?", domandò Yuuri, impassibile.

"Davvero". Yuuri sentì l'invito a reggere il gioco, poteva vedere la giocosità negli occhi di Victor, sentire questa nuova tensione nell'aria perché sembrava che Victor non intendeva quello che diceva su quanto tempo avevano.

"È una pistola, non sono felice di vederti", lo provocò Yuuri.

"Stai mentendo", borbottò Victor, perché era appena stato preso per il suo stesso gioco. Guardò Yuuri con sguardo affamato, e Yuuri era l'unica cosa che avrebbe mai voluto mangiare.

Solo Victor poteva far fremere Yuuri con un solo sguardo, mandare il suo battito in tachicardia e fargli scordare qualsiasi altra cosa nell'intero mondo in quel momento, forse era perché il suo intero mondo era stato finalmente ridotto a Victor, comunque sia.

"Provalo, dunque", e Yuuri lasciò cadere le sue armi nel letto in segno d'arresa, rimanendo con le ginocchia contro il materasso, le braccia alzate, e aspettò con il peso dell'attenzione di Victor puntata su di lui.

Udì Victor risucchiare un respiro attraverso la camera a quelle parole, sentendo i suoi passi morbidi attraverso il tappeto e il calore del suo respiro sul suo collo mentre si fermava dietro la sua schiena.

"Non te lo farò ripetere un'altra volta, Yuuri". Victor mormorò quelle parole contro il collo, baciandolo, avvolgendo le sue braccia intorno al suo corpo, le mani che percorrevano il suo petto mentre tirava i loro corpi a contatto.

"Bene". Yuuri inclinò indietro il collo, sospirando contro la mascella di Victor mentre i loro ultimi strati cadevano, mentre la restrizione e preservazione crollò, mentre la loro possessività nei confronti dell'altro prendeva il sopravvento, e il volto dell'avidità e della lussuria e la piena ossessione finalmente si rivelava. "Non trattenerti".

"Cazzo", gemette Victor mentre lasciava andare il suo autocontrollo per la prima volta sotto gli occhi di Yuuri, quella tumultuosa tempesta nei suoi occhi che li stava travolgendo entrambi.

Tutto ciò che Yuuri poteva fare era seguire e sentire mentre veniva spazzato via, quando Victor ignorò il modo in cui avevano fatto qualsiasi cosa prima e lasciava anni colmi di urgenza e disperazione prendere parola con le tende aperte alla vista abbagliante sull'oceano fuori di fronte alla finestra.

Victor fece girare Yuuri con la schiena spinta contro il materasso in meno di un secondo, mordicchiandogli il labbro inferiore, succhiando il suo collo, mordendogli il petto attraverso i vestiti mentre lavorava alla fibbia della cintura di Yuuri e alla zip dei suoi pantaloni. Victor non stava sprecando tempo per una volta, e di questo Yuuri ne era fottutamente felice.

Yuuri guardò la splendida vista sopra di lui, la visione di Victor Nikiforov che aveva perso il suo autocontrollo, ed era la miglior cosa che avesse fottutamente mai visto. Capelli scompigliati, i tendini tesi del suo collo, il respiro già spezzato, le guance arrossate e i suoi occhi oscurati da tutti i suoi desideri inespressi: quello era il Victor che aveva sempre voluto vedere, colui che non avrebbe aspettato che fosse Yuuri a chiedere.

Victor lasciò le loro camice indosso per la prima volta, le fondine ancora allacciate al loro posto, le sue pistole ancora cariche e pronte, non c'era alcuna delicatezza mentre lo baciava con rudezza, grugnendo ancora perché era troppo impaziente adesso, borbottando un "fanculo", sbottonandosi i pantaloni e sistemando il suo peso in mezzo alle gambe di Yuuri per spingere il suo bacino, trascinando i denti sulla pelle del compagno.

Victor era pesante, il suo peso inebriante, i muscoli della schiena tesi sotto le dita di Yuuri mentre affondavano nel morbido tessuto bianco per incoraggiarlo, perché l'avevano permesso, permesso di fare le cose nella loro maniera, permesso di concedersi reciprocamente in qualcosa di disordinato e incasinato come lo strofinio dei loro corpi per spogliarsi a vicenda.

Tutto ciò che servì per farli venire scompostamente fu la mano di Yuuri che si allungò tra di loro prendendoli entrambi mentre spingevano il bacino, Victor singhiozzò il suo nome mentre il suo corpo tremava, perdendo il ritmo e rilasciando nel pugno di Yuuri con una velocità svergognata, i suoi baci pigri sul suo collo mentre Yuuri lo seguiva immediatamente, perché sentire il suo nome in quel tono adorante l'avrebbe sempre portato a ciò.

Non c'era alcuna fretta di ripulirsi e di cadere nel malinconico postumo, o fare falsi piani e giocare a fingere. Victor si sedette sulle ginocchia e guardò Yuuri, quel colore che sbocciava sul suo collo e l'appiccicoso casino sulla sua camicia, le sue labbra gonfie, e Yuuri poteva vedere il ghigno nei suoi occhi prima che comparisse sulle sue labbra. "Mentivi".

"Col cazzo", rise Yuuri e guardò lo stato in cui versava. C'era dello sperma in una delle cinghie di pelle delle sue fondine, nel suo stomaco, dove si stava essiccando, nei peli fini del suo inguine. Era un disastro.

A Victor non importava, comunque, non mentre faceva le cose in ordine inverso, sciogliendo le fibbie sul petto di Yuuri e sotto i suoi avambracci, mentre attirava Yuuri con i baci per portare le fondine sopra la sua testa e gettarle via, mentre le sue mani delicate si avvolsero intorno i polsi di Yuuri per guidarlo a fare lo stesso.

Quando le loro camice furono tolte, Victor sospirò ancora mentre guardava la pelle colorata di Yuuri. Prese una sua mano e si strofinò nel suo palmo un momento prima di iniziare a baciare la pelle tatuata dell'avambraccio, e quella era la parte dove il tempo si fermava di colpo per Yuuri.

Victor baciò su per il suo braccio, adorante attraverso il suo petto con le soffici labbra e il respiro caldo che lasciava una scia di pelle d'oca mentre quell'umidità si asciugava. Baciò giù tutto l'altro braccio prima di girarlo e di dedicarsi ad ogni scaglia del dragone che si estendeva lungo la schiena, centinaia e centinaia di baci infuocati giù per il suo corpo fino alle cosce, finché non ne rimase nessuna, passando invece ad ogni petalo dei fiori, finché non finì anche con essi e si spostò sulle sue varie cicatrici come se non l'avesse mai fatto prima. Adesso Victor si stava prendendo il suo tempo come aveva sempre voluto fare, perché adesso non erano limitati ad una misera manciata di ore in mezzo ai propri mondi.

Anche dopo tutto il fantastico sesso e i cuori spezzati che si erano dati l'un l'altro, questa era la più grande sopraffazione che Yuuri aveva provato, perché solo adesso aveva capito quanto prezioso fosse per lui, dal modo in cui Victor guardava in malo modo ogni piccola cicatrice prima di provare a baciarla via, in cui Victor brontolava all'inconfondibile pelle raggrinzita di una cicatrice da proiettile sul suo stomaco premendoci contro la fronte come se la sua sola volontà fosse sufficiente a farla sparire, e davvero, non sarebbero dovuti essere così legati dato le loro professioni, questo coinvolgimento reciproco, perché c'erano cose molto peggiori di un cuore spezzato che avrebbero dovuto attraversare da soli se fossero mai successe.

Yuuri l'aveva già quasi capito, realizzò mentre si prese il suo turno di esplorare il corpo quasi perfetto di Victor, se non fosse stato per la cicatrice lunga sei pollici che partiva da sotto l'ombelico fino l'incavo del fianco, e si picchiò interiormente per quella cantonata di nuovo. Era la peggior cicatrice che Victor aveva, una che sarebbe potuta risultare fatale se non si fosse trattenuto subconsciamente.

"Ricordi quella volta in cui ti ho quasi ucciso?", soppesò Yuuri mentre si stendeva sul fianco con Victor steso di schiena vicino a lui, facendo scorrere le dita sulla pelle screpolata che sembrava essere stata ricucita a maglia, perché l'aveva ricucito lui stesso dopo aver trascinato Victor nella camera d'albergo dove si erano promessi di incontrarsi quel giorno ad Hong Kong.

Il sorriso di Victor diceva che era tutto perdonato. Quella era stata l'unica volta che si erano diretti insieme in un hotel, si erano tenuti per mano attraverso un vicolo ombroso nelle viscere scure della notte, subendo un agguato da un branco di gangsters che erano troppo stupidi per avere farsi un'idea dei loro obbiettivi nell'oscurità prima di attaccare.

Successe così presto nella loro relazione, quando la tensione era ancora alta e ci stavano per il brivido della stessa più che altro. Yuuri non riusciva ancora a fidarsi, e pensò che era tutta una provocazione, quindi, così furioso per il tradimento subito, scattò, affondando il suo coltello fino all'impugnatura sotto le costole e nel cuore di tre di loro prima che il resto si voltasse e scappasse a gambe levate perché era probabile che non avessero mai prima visto un'uccisione efficiente come quella, e nella sua rabbia si rivolse contro Victor maneggiando il suo fidato coltello a scatto già gocciolante della vita di altri.

Fu allora che iniziò a fidarsi, perché Victor non si preoccupò nemmeno di difendersi, prese la lama nel suo intestino che Yuuri intendeva eviscerare, causando una lenta e dolorosa morte, e nel momento prima che il coltello potesse affondare Yuuri colse il luccichio della luce lunare negli occhi di Victor e trovò la sua fiducia proprio lì, una cosa che Victor gli aveva già dato.

"Sì, fu proprio selvaggio", ridacchiò Victor, pieno di nostalgia e calore che lo riportò al presente. "Fu anche la prima volta che ho scoperto quanto tu possa essere spaventoso".

"Non è vero?", borbottò Yuuri mentre si lasciava andare e poggiò la sua testa contro il petto nudo di Victor per ascoltare il suo cuore di nuovo. Batteva lentamente ora, sicuro e costante per il viaggio che avrebbero affrontato.

"Mmh, e adesso sto ricordando quanto sei figo quando diventi cazzuto in quel modo", osservò sognante Victor.

Yuuri si limitò a balbettare prima di sentire il calore risalire fino alle sue guance, le parole lo abbandonarono mentre seppelliva la sua faccia nella curva del collo di Victor per scappare dall'imbarazzo, perché Victor era anche così fottutamente bravo a prenderlo alla sprovvista in quel modo.

Fu allora quando un tuono risuonò dal petto di Victor mentre rideva, il suo corpo si scuoteva divertito mentre raggiunse i capelli di Yuuri per accarezzarglieli. "Sei così tenero, Yuuri".

Avrebbe dovuto ucciderlo, cazzo.

________________________________

I giorni sfumarono in uno solo quella settimana, dormirono le minime ore durante il giorno e giravano nelle vicinanze della casa di notte, entrambi convinti che, se quelle persone avessero trovato l'abitazione, sarebbero arrivati di notte.

Passavano le giornate elaborando piani preventivi solo per finire distratti l'uno dall'altro, non avevano mai passato così tanto tempo insieme prima, era un nuovo territorio per entrambi e risultò che il tempo che volevano era solamente sprecato perché lo spendevano per baciarsi mentre il loro caffè diventava freddo, meravigliarsi per troppo tempo del corpo dell'altro nella doccia mentre l'acqua calda scorreva, o iniziava con Victor che imprigionava Yuuri nella cucina mentre baciava la sua schiena nuda e decorata dall'inchiostro per poi finire semplicemente a scopare sopra il bancone della cucina mentre il loro cibo bruciava. Era rivivere i loro ricordi d'infanzia del loro primo omicidio o della loro prima pistola, era imparare le rispettive abitudini, come il fatto che Victor impugnasse il coltello e la forchetta nel modo sbagliato, che usava il filo interdentale prima di lavare i denti, che canticchiasse la stessa melodia solitaria quando pensava troppo a qualcosa, impararono l'uno sull'altro e quello era la maggior perdita di tempo tra tutto, perché Yuuri non poteva averne abbastanza.

Era la loro sesta notte di quella fase di luna di miele all'inverso quando imbastirono piani solidi, sputando idee da ogni parte con passaporti falsi e documenti sul tavolino nel salotto, le fodere di pelle riflettevano la luce fioca della lampada nell'angolo che era la loro unica fonte di illuminazione.

C'era solo un'altra persona al mondo di cui Yuuri poteva fidarsi, e ciò significava che Victor si sarebbe fidato a sua volta: Phichit e la sua piccola banda di trafficanti d'armi era in Thailandia, il posto perfetto per entrambi dove fermarsi per più di una settimana.

Ciò significava una settimana piena di viaggio attraverso la rete ferroviaria trans-Siberiana e Mongola, ci sarebbero state pesanti tangenti e prezzi da pagare per trasportare una macchina piena di artiglieria con targhe false attraverso il confine. Il prezzo per il silenzio sarebbero stato ancora più alto, perché le informazioni sarebbero potute volare ovunque, e la segretezza era il loro metodo preferito di tenere sotto controllo le cose se loro avessero potuto aiutarli in quel momento.

La risolutezza che caratterizzava i loro piani reali e i discorsi sul futuro era forte nella quiete che riempiva l'aria tra di loro, era solida e tangibile ed inarrestabile. Yuuri si sentiva quasi dispiaciuto per chiunque si sarebbe messo in mezzo, specialmente con il modo in cui Victor sedeva e visualizzava tutto ciò che era giunto a buon fine nella sua mente, il suo sguardo era distante e profondo, la sua mascella si irrigidì, il suo atteggiamento urlava pericolo, e lui era l'unico ad essere così incredibilmente sexy quando i suoi occhi erano pronti ad uccidere in quel modo.

Prima di poter essere spazzato via ancora una volta, Yuuri decise di preparare del caffè prima di cominciare a imballare le cose minime necessarie che straripavano dalle loro borse.

"Caffè?", chiese Yuuri mentre si alzava e si dirigeva verso la cucina, e non aveva più bisogno di chiedere se preferiva latte o zucchero, adesso era qualcosa che si sarebbe sempre ricordato, perché quando lo chiese per la prima volta in quella settimana Victor aveva semplicemente detto "niente latte, niente zucchero, perché sono già dolce abbastanza", e Yuuri si era limitato a lanciargli addosso lo zucchero mentre Victor rideva della sua stessa battuta.

"Mmh", borbottò Victor la sua conferma mentre continuava a mettere insieme i pezzi con i suoi occhi sui documenti e i contanti sul tavoli, ponderando quanto lontani li avrebbe portati tutta quella cifra. Erano sufficienti per vivere felicemente per tre anni abbondanti per qualsiasi coppia normale che non scappava da più gruppi della criminalità organizzata. Le bustarelle erano comunque costose, e uccidere delle persone avrebbe solo reso facile seguire la traccia. Era già ovvio senza dirlo, a quel punto, che la corruzione sarebbe spettata a Yuuri e che lui avrebbe fatto in modo che i soldi durassero il più possibile.

Quindi Yuuri si gingillò con la piccola macchinetta da caffè nella cucina mentre pensava tra sé e sé su come poteva gestire i corrotti ufficiali di confine e tutti coloro che sarebbero interferiti nel loro cammino verso la Thailandia. Se ne sarebbe potuto uscire con un po' di minacce, perché le persone crollavano sempre quando prometti di sterminare la loro intera famiglia e sembrare che farlo ti divertirebbe.

Stava quasi per fare il secondo caffè per Victor quando uno struscio di passi rivelò la presenza di qualcun altro nella piccola cucina. Sarebbe stato convinto che era Victor se il suono non fosse stato così ovviamente atto a non essere sentito, se non avesse tenuto alte le orecchie per rumore esattamente come quelli pe tutta la settimana, per tutta la vita, e Yuuri si rimproverò di essere stato per tutto il tempo con la schiena rivolta verso la porta che portava alla lavanderia, il corridoio e la via di fuga per la porta del retro. Cazzo. Che errore da principiante.

Era troppo tardi, il sangue di Yuuri ribollì di adrenalina e istinto di lotta, poteva sentire il suo stesso peso sulle punte dei piedi, la sua corrente condizione di velocità e agilità, e sapeva che avrebbe potuto prendere quella persona se non fosse per il distinto freddo morso dell'estremità sbagliata di una pistola premuta contro la nuca.

"Muoviti e farò esplodere il tuo cazzo di cervello, maiale", arrivò la vera minaccia dietro di lui.

Il viso corrispondente a quella voce gli venne in mente in un istante. L'aveva incontrato solo una volta prima, tuttavia il diciannovenne biondo che lavorava come sicario diretto dall'attuale capo della Mafia era indimenticabile, e probabilmente era lì anche per ucciderli entrambi.

Oh, l'apparizione di Yuri Plisetsky potrebbe essere un po' un problema.




Spazio della traduttrice

Ecco qua con il secondo capitolo! Scusate se ci ho messo un bel po', ma la sessione estiva universitaria andrebbe abolita e bruciata nelle fiamme dell'inferno, spero comunque che il nuovo capitolo vi piaccia, e grazie a tutti coloro che hanno letto fino a qui!
Per fare due chiacchere insieme, potete contattarmi sulla mia pagina fb dove troverete anche il link per la versione efp.
Alla prossima!



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