Masquerade;
"And they say
She's in the Class A Team
Stuck in her daydream
Been this way since eighteen
But lately her face seems
Slowly sinking, wasting
Crumbling like pastries
And they scream
The worst things in life come free to us."
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Harry era sempre stato un tipo determinato, uno di quelli che prefissano un obbiettivo e non mollano finché non lo raggiungono. Un ragazzo dalla mente brillante e i capelli riccissimi, delle fossette profonde, gli occhi verdi come la speranza che il mondo potesse diventare un posto migliore. Harry, infatti, credeva che tutti fossero uguali. Che ognuno avesse il diritto di sentirsi amato ed accettato, e che nessuno avrebbe mai dovuto sentirsi giudicato o inadatto.
Harry odiava che delle persone venissero considerate inferiori ad altre. In compenso, però, amava l'idea di poter cambiare le cose.
Il regno di Doncaster sarebbe diventato suo molto presto, e il ragazzo aveva deciso già da tempo quale sarebbe stato il suo primissimo decreto reale. C'era un'isoletta non molto lontana da Doncaster, in cui erano stati reclusi tutti gli individui più malvagi della storia dell'umanità. Non c'era via di scampo, per coloro che vivevano lì. A loro era stato negato tutto, anche la possibilità di esplorare il mondo esterno.
Harry era convinto che la decisione presa dal padre anni addietro non fosse molto equa. Era giusto che tutti i malvagi pagassero per le cattiverie commesse in passato, ma non era giusto che per loro dovessero pagare anche i figli. Di cosa potevano essere accusati ragazzi di sedici o diciassette anni? Di certo non avevano avuto la possibilità di scegliere che tipo di genitori avere! Per questo, Harry voleva dare loro la possibilità di avere una vita normale, con tanto di corsi e balli scolastici, amicizie e primi amori.
Ed era abbastanza sicuro che il padre sarebbe stato d'accordo con lui. O almeno, lo era fino a quel momento.
-Neanche per idea!-
-Papà, ti giuro che ci ho pens-
-Sono figli di persone malvagie, Harold, cosa credi che sia stato insegnato loro?-
-Tesoro, devo ricordarti che tu eri un'orribile bestia senza scrupoli?-, la madre di Harry era la famosa Belle, l'unica donna che fosse mai stata in grado di addolcire "La Bestia" e farla cambiare del tutto, sia sotto il punto di vista estetico che quello caratteriale. Suo padre non era cattivo, in realtà non lo era mai stato, ma a volte dimostrava di aver mantenuto quell'aria severa caratteristica dei suoi "tempi bui", come era solito chiamarli.
-Tutti possiamo cambiare, tesoro, e tutti abbiamo diritto ad una seconda possibilità.-
L'uomo sembrò soppesare le parole della moglie, poi sbuffò e puntò il dito contro suo figlio.
-Solo tre ragazzi, Harold. E vedremo come si evolverà la situazione.-
Harry dovette sforzarsi tantissimo per non mettersi a saltellare e a battere le mani come una ragazzina, ma alla fine si limitò ad un sorriso tutto fossette e ad un -non ti deluderò, papà.-
Belle gli schiacciò l'occhiolino, per poi seguire Vincent e lasciare la stanza.
Il riccio guardò oltre la finestra della sua camera, da dove si intravedeva la piccola isola Diana.
Sorrise di nuovo. Sapeva che sarebbe andato tutto bene.
༄♡༄༄♡༄༄♡༄
-Lou!-
-Chi è così stupido da chiamarmi Lou e interrompermi mentre disegno?- Louis mise per terra la bomboletta blu, per poi voltarsi verso il suo interlocutore con aria scocciata.
-Il tuo migliore amico, deficiente. Smettila di fare la sassy queen-, Zayn gli mollò uno scappellotto sulla nuca, ma dalla sua aria preoccupata l'amico capì che non c'era aria di scherzi.
-Non ti avevo riconosciuto.-
-Me ne sono accorto, idiota.-
-Finiscila di insultarmi e spiegami perché hai la faccia di uno che sta per vomitare.-
-Perché potrei farlo. Vomitare, intendo-, Louis aggrottò le sopracciglia, confuso. Zayn non era mai stato un tipo che prendeva le cose troppo sul serio, e anche quando c'era qualche guaio era sempre pronto a trovare un motivo per riderci su. Soprattutto quando a combinare guai erano loro due e Niall.
-È arrivato un comunicato da Doncaster.-
-E cos'è, un nuovo tipo di barriera per non farci scappare? È per questo che sei così preoccupato?- Il liscio lo spinse leggermente in maniera scherzosa, ma quando vide Niall correre verso di loro con la stessa faccia da morto di Zayn cominciò a preoccuparsi anche lui. Giusto un po'.
-Avete sentito la notiziona?- disse, piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.
-Si può sapere di che cazzo state parlando?-
-Siamo stati scelti dal principe di Doncaster-
-Per andare a vivere lì. Con loro. Come persone normali.-
-Stavo parlando io, Niall.-
-Sta zitto, Zay.-
Solitamente Louis avrebbe riso, perché quando quei due mettevano su certi battibecchi sapevano essere davvero divertenti, ma in quel momento l'unica cosa che avrebbe voluto fare era piangere. Lui, ragazzo odiato dal mondo intero, figlio di Malefica, sarebbe dovuto andare a vivere in mezzo a principini e principessine?
-Neanche per idea.-
-Tu ci andrai, Louis, e non accetto rifiuti.-
-Ma madre!-
Mancava davvero poco che Louis si mettesse a sbattere i piedi come il ragazzino che non era più da tempo, ma non aveva nessuna intenzione di andare a vivere lì e non si sarebbe arreso. Neanche di fronte alla donna più malvagia dell'universo –il fatto che Malefica fosse sua madre non voleva dire che Louis non la temesse da morire.
-Non capisci, tesoro? Ci stanno servendo su un vassoio d'argento la possibilità di tornare a splendere!-
-Davvero?-
-Ti prego, mamma, lascia stare-, perché non aveva avuto la fortuna di Zayn? Insomma, sua madre era abbastanza stupida per essere la regina cattiva di Biancaneve. Per Niall la situazione era un po' differente, dato che Crudelia era diventata mezza pazza dopo che tutti i dalmata erano riusciti a scappare.
E a lui, ovviamente, era toccata la genitrice più cattiva e malefica di tutti i tempi, che oltretutto voleva obbligarlo a vivere in mezzo alla brava gente. Non era stato (mal)educato per quell'evenienza, lui.
-Voi tre andrete a Doncaster, ragazzi, ruberete la bacchetta magica e il male tornerà al suo originale potere.-
-Non ci penso neanche.-
Il caro vecchio Zayn.
-Ma a Doncaster ci sono i cani, e mia madre dice che i cani sono creature brutte e cattive che mangiano gli umani-, Louis vide sua madre alzare gli occhi al cielo alle parole di Niall, poi la guardò spostare l'attenzione su di lui e ghignare furbescamente.
-Madre, ti prego.-
-È per il tuo bene, Louis. Perché tu possa avere un futuro pieno di gloria e potere-, Louis sapeva bene che quella sarebbe stata una battaglia persa a prescindere, quindi sbuffò e si lasciò cadere sulla sedia dietro di lui, in segno di resa. Sua madre alzò il pugno in aria e rise, mentre Zayn e Niall sembravano ancora più terrorizzati di qualche ora prima.
Forse, però, Malefica non aveva tutti i torti. Forse quella sarebbe stata la giusta occasione per vendicare tutti quegli anni passati su un'isola sperduta, senza possibilità di contatto con il mondo esterno. Forse Louis sarebbe stato abbastanza bravo da non deludere la madre. Forse, se non ci fossero stati imprevisti, ce l'avrebbe fatta.
Purtroppo per lui, però, la vita è piena di imprevisti.
༄♡༄༄♡༄༄♡༄
-Vuoi finirla di ingurgitare qualsiasi cosa ti capiti a tiro?-
-Ma questa roba è così dolce! Sull'isola non esistono certe cose.-
-Beh, a quanto pare avrai tutto il tempo del mondo per sperimentarle-, Zayn sembrava entusiasta quanto lui dell'idea che aveva avuto sua madre, mentre Niall era stato abbandonato da ogni dubbio dopo aver assaggiato quella specie di tavoletta marrone. Malefica aveva dato loro il suo vecchio libro di incantesimi, in modo che potessero rubare la bacchetta con più facilità. Zayn invece si era portato dietro lo specchio magico di sua madre. Lui sosteneva che fosse per rendersi utile nell'impresa, ma Louis era sicuro che la sua vena vanitosa avesse avuto la meglio. Non per niente in quel preciso momento si stava specchiando. Niall... Niall mangiava e basta.
Era arrivato a prenderli un uomo in giacca e cravatta, con l'aria troppo seria e degli occhiali scurissimi poggiati sul naso. In compenso, però, la macchina su cui erano saliti era davvero stratosferisca, dotata di ogni tipo di tecnologia e con cibo commestibile in ogni angolo.
Louis, Zayn e Niall non sapevano come funzionassero computer o cellulari, e in realtà neanche avevano mai mangiato qualcosa di lontanamente decente. Insomma, i malvagi non erano di certo famosi per le loro doti culinarie.
Per arrivare al regno di Doncaster avevano dovuto attraversare la barriera. Il tizio antipatico aveva spinto il bottoncino di un telecomando, e all'improvviso sotto gli pneumatici dell'auto si era materializzata una strada. Niall aveva rilasciato un -che figata!-, mentre Zayn era rimasto abbastanza impassibile. Avevano impiegato circa dieci minuti per arrivare dall'altra parte, ed almeno altri cinque per raggiungere la scuola di Doncaster. Era un edificio enorme, e al centro del giardino che lo circondava si ergeva una statua piuttosto alta. Non era scolpita nel migliore dei modi, ma Louis intuì che dovesse trattarsi di una bestia. Bel modo di accogliere gente nuova, pensò.
-Quello è un cane?- sussurrò Niall al suo orecchio, sputacchiando qua e là resti di cibo. Louis seguì il suo dito, e constatò che stesse indicando proprio la statua. Sogghignò, per poi girarsi verso l'amico ed annuire. Il ragazzo dai capelli bicolore sgranò gli occhi e incrociò le braccia sul petto, e Louis giurò di vederlo tremare impercettibilmente.
-Benvenuti, ragazzi!- smise di ridere dell'aria terrorizzata del suo migliore amico e si voltò verso la voce che li aveva richiamati. Era una donna con un elegante vestito azzurro, i capelli ordinati in uno chignon perfetto, il volto sorridente e l'aria fastidiosamente allegra.
-Io sono la fata di Cenerentola, e loro sono Harry e Taylor, i futuri sovrani di Doncaster.-
Louis notò solo in quel momento i due ragazzi in piedi vicino alla donna –i classici principini che lui aveva temuto di incontrare non appena Malefica gli aveva imposto di andare a Doncaster. Fece un cenno con la testa ad entrambi, soffermando lo sguardo sul ragazzo riccio e sorridente che non smetteva di fissarli con aria contenta. Lo avrebbe considerato carino, se non fosse stato per quel vestito troppo blu e quel sorriso troppo tirato. La ragazza, invece, non gli faceva alcun effetto –come tutte le ragazze, d'altronde. Era bionda, esageratamente alta, con gli occhi azzurri e la faccia da stupida. Tutto in lei gridava Principessina, a partire dal vestito enorme e rosa che la faceva somigliare ad un confetto.
-Bene, vi lascio a fare conoscenza. Io ho qualcosa da fare, anche se non ricordo esattamente cosa.-
La tizia che anni addietro aveva regalato il bellissimo abito azzurro a Cenerentola, scomparve veloce così come era arrivata, e Louis sospirò con aria annoiata. Si trovava in quel posto da meno di dieci minuti e già sarebbe voluto tornare a casa sua.
-Io sono Harry, mentre lei è Taylor. Cosa posso mostrarvi, ragazzi?- Il principino aveva l'aria timida e quasi timorosa, mentre si avvicinava a loro dondolandosi sui talloni.
-Il ristorante!-
-Smettila, Niall-, Louis pensò che a Zayn mancassero solo una lima per le unghie ed un pettine, dopodichè sarebbe sembrato proprio una donna mestruata con problemi a nascondere le sue emozioni –noia era ciò che si leggeva sul suo volto in quel momento.
-A me andrebbe bene il bagno, grazie.-
Zayn ridacchiò, mentre il futuro Re di Doncaster si voltava verso di lui e lo guardava incuriosito. Gli abiti di Louis, logorati e rovinati dappertutto, non erano di certo all'altezza dei suoi, perfettamente puliti e stirati. Né lo erano i suoi capelli o le condizioni della sua barba incolta da giorni. Il viso del principino era liscio come una pesca, e i suoi capelli adorabilmente arricciati sulla nuca. Louis sbuffò interiormente.
-Beh, direi di incominciare a mostrarvi le vostre stanze.-
-C'è il bagno? Perché avrei bisogno del bagno-, La bionda –Tiffany? Tracee? Taylor?– alzò le sopracciglia con aria scettica, prima di voltarsi dall'altra parte e cominciare a camminare verso l'entrata del castello. Louis poté giurare di aver visto un sorrisetto sul volto del principe riccio –Harry.
Quando arrivarono all'interno –non senza che Niall lanciasse qualche urletto poco virile alla vista della statua/bestia/cane– i tre ospiti non fecero in tempo a guardarsi intorno, che verso di loro si precipitò un ragazzo muscoloso con indosso una divista e in volto un'aria contenta.
-Hey, Haz! Ho preso un fottuto otto e mezzo in matematica!-
-Complimenti, amico!-, il riccio gli diede qualche pacca amichevole sulla spalla, prima di girarsi verso gli altri tre e presentare loro il ragazzo come 'Liam, il mio migliore amico'. Le prime cose che notò Louis, furono lo sguardo strano di Zayn su Liam e le guance rosse del tizio senza capelli.
-Bene, io ho visto abbastanza. Me ne vado in stanza.-
-Sono al piano di sopra, in fondo a destra.-
-Grazie delle informazioni, principino-, Louis gli riservò un occhiolino malizioso e sorrise della sua espressione imbarazzata, prima di dileguarsi al piano di sopra, seguito da Niall e Zayn.
-Ma in questo castello a che ora si mangia?-
-Sta zitto, Niall!-
Il caro vecchio Zayn.
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Quella stessa sera, Niall giocava alla playstation –nelle orecchie di Louis ancora risuonava il suo urlo di gioia alla vista di tutti quei videogiochi–, Zayn cercava di tingersi il ciuffo di viola e Louis studiava un piano per rubare la dannata bacchetta. Sembrava che la donna svitata che li aveva accolti quel pomeriggio avesse preferito esporla in un museo, insieme a tutte le altre diavolerie magiche che nessuno utilizzava più da anni. Louis pensò che, con l'aiuto del libro di Malefica e dello specchio di Zayn, entrare nel museo non avrebbe dovuto rivelarsi troppo difficile. Avrebbero addormentato le guardie sicuramente presenti, sarebbero entrati, avrebbero preso la bacchetta e sarebbero usciti.
-Trovato qualcosa, Lou?-, il tentativo di Zayn non doveva essere andato troppo bene, dato che il ciuffo era diventato biondo e non viola. Ma gli stava a meraviglia comunque, perché quello che aveva davanti era Zayn e quindi era impossibile che qualcosa non gli donasse incredibilmente tanto.
-La bacchetta si trova nel Doncaster's Museum of Black Magic.-
-Cazzo, avrebbero potuto scegliere un nome un po' più lungo, no?-, domandò ironico Niall, mentre cercava di schivare gli zombie che volevano mangiargli il cervello. Aveva gli occhi sbarrati e la lingua in mezzo ai denti, mentre si muoveva senza sosta a destra e sinistra, quasi fosse impossessato da qualcuno. Louis ridacchiò e scosse la testa, prima di riportare gli occhi sul computer.
-Quindi...- cominciò Zayn, prendendo posto al suo fianco -come ci muoviamo?-
-Con calma, Zay. Prima cerchiamo di guadagnarci la fiducia di tutti, poi prendiamo ciò che dobbiamo prendere.-
Il liscio sospirò pesantemente e Zayn aggrottò le sopracciglia. Louis sapeva che qualcosa gli stava passando per la testa.
-Che diavolo hai, Lou?-
-Solo poca voglia di restare in questo posto, quindi faremmo meglio a sbrigarci. Non voglio prendermi una strigliata da mia madre e non voglio deludere nessuno.-
-Non la deluderai, Lou.- Niall spense la console e si sedette vicino ai suoi amici, per poi allungare le gambe sul tavolo che aveva di fronte. Le sue scarpe erano sporchissime, e Louis si appuntò di pulire il ripiano più tardi.
-Semplicemente, non ho voglia di sentire una delle sue solite e infinite ramanzine che cominciano con "io alla tua età" e finiscono con "distruggevo regni interi".-
Il biondo arricciò le labbra e annuì leggermente, mentre Zayn si limitò a scrutarlo con i suoi occhi neri ed inquietanti. Louis sapeva che non gli avevano creduto, ma era stanco e non aveva voglia di parlarne.
-Poi organizzeremo i dettagli del piano. Me ne vado a letto.-
Li sentì sussurrare un "buonanotte", prima di chiudersi la porta della sua stanza alle spalle. Avrebbe pulito l'indomani.
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Harry, oltre ad essere un tipo molto determinato, tendeva ad essere sempre parecchio positivo. Forse anche troppo. Bastava pensare che nei decenni passati nessuno, prima di lui, aveva mai osato far avvicinare certa gente al regno di Doncaster. Fino ad una settimana prima, in realtà, sembrava un sacrilegio anche solo pronunciare il nome dell'isola maledetta –come era stata soprannominata dai cittadini del regno. Ma Harry, proprio per questa sua indole da ragazzo determinato e positivo, sapeva che tutto era destinato ad andare per il meglio. Quei tre ragazzi non sembravano aver portato troppi problemi, anche se il principe era abbastanza sicuro che Niall avesse finito tutte le scorte di cioccolato presenti in cucina. Lo aveva beccato più volte sul ripiano vicino alla credenza, intento a sgranocchiare qualche barretta. Oltre a questo, però, Zayn si limitava a lanciare sguardi ambigui a Liam, e Louis... Louis era solo Louis. Lo sguardo perennemente duro e le solite occhiate raggelanti. Harry poteva giurare di averlo visto ridere, una volta, e che intorno ai suoi occhi fossero comparse delle adorabili rughette d'espressione. E se negli ultimi giorni avesse provato l'improvviso bisogno di farlo sorridere di nuovo, beh, a nessuno è dato saperlo.
Comunque, Harry pensava –ne era quasi sicuro, in realtà– che il vero Louis fosse molto lontano da ciò che voleva apparire. Ed era abbastanza determinato a tirare fuori ciò che aveva visto in quel sorriso.
-Hey, principino!-, il riccio sobbalzò, voltandosi di scatto verso destra. Louis lo stava guardando divertito, stretto nei suoi soliti jeans neri e strappati all'altezza delle ginocchia. Harry sorrise.
-Ciao, Louis-, erano fermi nel bel mezzo del corridoio, tra l'aula di biologia e quella del corso avanzato di bontà. Una cazzata, sì, ma Vincent aveva pensato che fosse una buona idea. "Per riportarli sulla buona strada", gli aveva detto. Harry lo aveva lasciato stare, perché contraddire suo padre non era mai stata un'opzione contemplabile.
-Che lezione hai ora, principino?-, il riccio pensò che quel soprannome avrebbe dovuto dargli fastidio, ma in realtà gli piaceva il modo in cui Louis arricciava le labbra nel pronunciarlo.
-Biologia. Penso ci saranno anche Liam e Zayn.-
-Povero Liam, allora-, Harry ridacchiò e portò una mano a coprirsi la bocca, mentre il liscio lo scrutava senza mai distogliere gli occhi dalla sua figura. Il suo sguardo aveva un qualcosa di calcolatore, ed Harry si ritrovò a rabbrividire. Non pensava che fosse dovuto alla paura.
-Ti va di saltare le lezioni, riccio?-
-Con te?-
-Vedi qualcun altro fermo come un idiota in mezzo al corridoio?- Harry notò solo in quel momento che la campanella doveva essere suonata, perché la scuola era completamente vuota e dalle aule provenivano dei brusii. Soppesò la richiesta di Louis, e sapeva che il professor Cowell avrebbe riferito a suo padre dell'assenza. Per una volta decise che non gli importava.
-Va bene.-
Il ragazzo sorrise, poi lo prese per mano e lo trascinò fuori dall'edificio.
-Quanto manca?-
-Mi hai chiesto la stessa cosa circa un metro fa, principino.-
-Lo so, ma stiamo camminando da almeno quindici minuti e i miei piedi chiedono pietà.-
-Smettila di lamentarti e muovi quel bel culetto che ti ritrovi-, Harry sentì le guance andare a fuoco e si zittì di colpo. Gli sembrava di poter vedere il ghigno di Louis anche da lì dietro, mentre continuava a seguirlo, ma non gli importava più di tanto.
-Comunque manca un minuto.-
Stavano vagando in quel bosco da un tempo che sembrava interminabile, ed Harry era abbastanza sicuro che i suoi piedi sarebbero potuti andare in pezzi da un momento all'altro. Non avevano parlato per niente, salvo qualche insulto scherzoso –o almeno sperava fosse così– da parte di Louis. Il riccio era lento e leggermente fifone, okay, ma a sua discolpa poteva affermare di non aver mai saputo dell'esistenza di quel bosco. Inoltre non è che le sue gambe fossero troppo allenate, anzi.
-Eccoci qui-, Harry alzò gli occhi dalle sue scarpe piene di fango –Vincent lo avrebbe ucciso– e lo puntò sul paesaggio che si ritrovava davanti. Era un piccolo lago circondato da colline e rocce, e il riccio se lo immaginò alla sera, con il sole che tramontava dietro i rilievi e l'acqua che assumeva sfumature arancioni. Louis si sedette agilmente su un masso più grande degli altri e Harry lo seguì, seppur con qualche difficoltà.
-Sei sempre così goffo?-
-E tu non ti stanchi mai di prendermi per il culo?-
-Uh, ma allora le sai dire le parolacce!-, il principe sussurrò un impercettibile "vaffanculo" all'espressione fintamente stupita di Louis, mentre il liscio abbassò lo sguardo e strinse le labbra per reprimere un ghigno.
-Sei un tipo permaloso.-
-Non è vero!-, e sembrava un bambino, in quel momento, con le braccia incrociate al petto e le guance leggermente arrossate. Louis ridacchiò, e lui si sentì più rilassato alla vista di quelle adorabili rughette intorno agli occhi.
-Quindi... stare qui non fa completamente schifo come pensavi, no?-, tentò, con la voce ridotta ad un sussurro. In realtà Harry sperava davvero tanto che il ragazzo si stesse trovando bene a Doncaster. Avrebbe potuto cominciare ad abituarsi alla sua espressione annoiata mentre girava per i corridoi della scuola.
-Beh, di sicuro la stanza del castello è molto più confortevole della catapecchia in cui vivo- il riccio ridacchiò, per poi avvicinarsi un po' all'acqua. Toccò la superficie con la punta delle dita per controllare che non fosse troppo fredda, quindi si tolse le scarpe e immerse i piedi. Sospirò alla piacevole sensazione e poggiò le mani dietro la schiena, poi alzò il volto verso il cielo e chiuse gli occhi.
-Ti piace questo posto?-, chiese Louis, con una punta di quella che sembrava dolcezza nel tono della voce.
-È rilassante. Come lo hai scoperto?-
-L'altro giorno eravamo al campo di football, e ad un certo punto è sbucato fuori un cane. Niall ha cominciato a correre il più lontano possibile. Zayn ed io lo abbiamo seguito per paura che si perdesse, e alla fine siamo arrivati qui.-
-È davvero bellissimo-, sussurrò Harry, con lo sguardo perso nel nulla. Pensò a quanto sarebbe stato bello andarsene, scappare in un posto in cui il suo modo di essere non doveva soddisfare nessuno. Sospirò, però, quando ricordò che tra meno di due mesi sarebbe divenuto Re, che tutte le responsabilità sarebbero cadute sulle sue spalle, e che sarebbe stato suo dovere prendere decisioni più grandi di lui.
-Avrei giurato che fossi un chiacchierone, ma a quanto pare non parli molto-, sobbalzò leggermente al suono della sua voce e si voltò verso di lui. Aveva un'espressione seria, quasi interessata, la fronte corrugata e le labbra arricciate in un mezzo-broncio, come se stesse riflettendo su qualcosa. Harry avrebbe voluto sorridere, ma poi pensò che sarebbe stato imbarazzante e represse il ghigno.
-In realtà tutti mi dicono che tendo a straparlare.-
-Io sono qui da una settimana e ci siamo scambiati a malapena qualche "buongiorno"-, il principe si ritrovò a boccheggiare, mentre Louis continuava a fissarlo come se non sapesse fare altro. Era quasi inquietante, e avrebbe davvero voluto dirgli di smetterla. La verità era che non sapeva cosa gli prendesse quando si trovava a meno di due metri di distanza da lui. Sapeva che Louis era una di quelle persone che sanno intimorire ed attrarre al tempo stesso, come i suoi occhi sempre severi che lo facevano rabbrividire e il suo sorriso raro ma dolce che lo faceva sorridere di riflesso.
Vide la sua mano piccola e ossuta solo quando ormai era troppo vicina al suo volto, e sobbalzò quando toccò i suoi ricci. Louis si ritrasse di scatto.
-Hai paura di me, Harry?-
-No! Solo... mi metti un po' in imbarazzo-, bisbigliò, le guance che andavano letteralmente a fuoco e lo sguardo che cadeva verso il basso.
-Dici davvero?-, sembrava sinceramente stupido, ed Harry pensò di aver appena fatto una cazzata. Quello non era propriamente un bel modo di iniziare la loro prima vera conversazione.
-Lascia stare, Lou, sul serio-, lui arricciò le labbra con aria indecisa, poi scrollò le spalle e puntò lo sguardo verso le colline al di là del lago. Rimasero in silenzio per qualche minuto, prima che Louis ricominciasse a parlare.
-Ti sei mai sentito in gabbia, Harry?- al riccio non sarebbe dovuto piacere così tanto il modo in cui la voce delicata di Louis avvolgeva le lettere del suo nome.
-Non ti seguo.-
-Come se gli altri si aspettassero da te qualcosa che tu non sei in grado di fare.-
Harry sbarrò gli occhi, perché non se lo aspettava. Louis sembrava un ragazzo che non si faceva toccare da nulla, protetto dai suoi sguardi imperscrutabili e la sua perenne aria da menefreghista. Ma in quel momento i suoi occhi erano tristi, le labbra strette in una linea dura e le mani chiuse in due pugni sopra le cosce. Avrebbe voluto abbracciarlo ma sapeva che gli avrebbe dato fastidio, quindi annuì e basta...
-Cos'è che non sei in grado di fare, principino?-, la sua voce si era ridotta ad un sussurro, e il soprannome era privo dell'ironia che utilizzava di solito.
-Essere all'altezza del ruolo che mi spetta, forse-, Louis sembrò soppesare le sue parole, mentre aggrottava le sopracciglia e sbatteva velocemente le palpebre.
-Sarai un buon re-, si limitò a dire.
-E da cosa lo hai dedotto, sentiamo-, Harry mosse le gambe, cacciando i pesciolini che avevano cominciato a fargli il solletico sotto i piedi, poi spostò lo sguardo sul ragazzo alla sua sinistra. Si prese qualche secondo per studiarlo, e gli sembrò di vederlo per la prima volta –magari si era perso a guardarlo anche in precedenza, durante la lezione di storia o a pranzo, e quindi quella non era propriamente la prima volta, ma questo non è dato saperlo.
-Io sono il figlio della donna più malvagia e cattiva che sia mai esistita al mondo. Tu mi hai accolto nel tuo regno ed ora mi stai rivolgendo la parola. Sarai un buon re, Harry.- Era incredibile come Louis sapesse stupirlo con una semplice frase o un piccolo gesto. Harry non aveva mai visto tutta la situazione sotto quel punto di vista. Per lui, i tre ragazzi che aveva accolto nel suo regno non erano altro che, appunto, ragazzi. Non i figli di persone cattive e destinati ad essere malvagi a loro volta. Semplicemente, erano tre diciottenni che meritavano di vivere una vita normale, senza essere condannati a passare il resto dei loro giorni intrappolati su un'isola sperduta, a pagare per le brutte azioni che altre persone avevano commesso. A quanto pare, però, Louis non la pensava in quel modo, perché per lui non doveva essere assolutamente normale una cosa del genere. Forse era abituato agli sguardi sprezzanti che la gente era solita riservagli, ed Harry li aveva visti tutti quei pregiudizi negli occhi di chi lo guardava aggirarsi per il castello. Forse quello era solo il suo modo di ringraziarlo, infondo.
-Non devi sentirti costretto ad apparire per ciò che non sei, Louis- mormorò Harry, gli occhi ancora puntati sull'altro ragazzo, che si ostinava a non voler alzare i suoi.
-Non cercare di trovare del buono in me, Harry. Non ce n'è- la sua voce era piena di amarezza, e il principe si sentì invadere da una tristezza enorme. Louis non era stato educato per conoscere il bene del mondo, ed era arrivato ad un punto in cui si era autoconvinto di non meritarlo, quel bene. Aveva imparato a convivere con i pregiudizi della gente, e non gli importava di dimostrare quanto fossero falsi. Quella maschera che si era cucito addosso gli stava comoda, lo faceva sentire protetto.
-Io non sto cercando di fare niente, davvero. Sei simpatico, e se non allontanassi chiunque osi avvicinarsi a te, forse anche tu la penseresti così.-
-Oh, andiamo! Io non allontano nessuno, Harry, il fatto è che da quando sono arrivato, l'unico che ha provato ad avvicinarsi a me sei tu- disse indicandolo, per poi sbuffare pesantemente e portare di nuovo lo sguardo lontano da lui. Harry sospirò sconsolato e si passò una mano tra i ricci, nel tentativo di metterli un po' in ordine. Il fatto che Louis avesse ragione gli dava tremendamente fastidio.
-Beh, meglio di niente, no?- tentò. Il liscio rise piano ed annuì, lasciando cadere la conversazione. Ma Harry era un tipo molto chiacchierone.
-Ti manca tua madre?- gli chiese, un po' timido. Louis si irrigidì e lasciò vagare il suo sguardo dappertutto, tranne che verso il riccio.
-Io... non molto, a dire il vero- si arrese infine, con aria quasi rassegnata -il nostro non è il classico rapporto madre-figlio, ecco.-
Harry mormorò qualcosa in segno d'assenso, poi nessuno dei due parlò più.
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Louis quella mattina pensò di aver visto tutto, quando si svegliò e trovò Niall intento a rovistare nel suo armadio con un'espressione esageratamente allarmata. Insomma, Niall non era mai allarmato.
-Hey, Lou! Per fortuna ti sei svegliato, mi serve il tuo aiuto.-
-Buongiorno anche a te, Nialler- borbottò contrariato, mentre cercava di scomparire tra le coperte e i cuscini. Era abbastanza sicuro che un incantesimo del genere non esistesse, ma comunque aveva intenzione di controllare.
-Alza le tue chiappe d'oro, Louis!-
-Va bene, va bene. Basta che ti calmi, oppure ti butto fuori a calci in culo.-
-Gentile già ti prima mattina, vedo.-
-Cosa vuoi, Nì-, e no, non era una domanda, quindi Niall divenne serio e si sedette con uno sbuffo sulla scrivania vicino all'armadio.
-Ecco, vedi... c'è questa ragazza che, sì insomma, potrebbe piacermi e...-
-E...?- lo invitò a continuare.
-E lei potrebbe avermi chiesto di uscire, ecco-, sussurrò, per poi abbassare lo sguardo e prendere a torturarsi le mani.
-E chi è questa ragazza?-
-Si chiama Jade. È la proprietaria del cagnolino che mi ha spaventato al campo di football. L'altro ieri è venuta a chiedermi scusa, ed è simpatica. Anche Boo lo è.-
-Boo?-
-Il cagnolino.-
-Oh-, Louis si sentiva confuso, e non capiva se fosse perché si era svegliato da poco o perché Niall gli aveva appena detto che aveva intenzione di uscire con una ragazza. Non che avesse mai pensato che il suo amico fosse gay, assolutamente, forse solo... cibosessuale, ecco.
-Quindi sei qui perché vuoi la mia benedizione o ti serve solo qualcosa da indossare?-, gli chiese ironico, per poi mettersi a sedere ed incrociare le braccia al petto.
-Non ho niente da mettere quindi mi servirebbe qualche vestito, ma in realtà mi farebbe piacere anche sapere cosa ne pensi-, buttò fuori Niall, talmente veloce che Louis capì a stento ciò che aveva detto.
-Cosa ti importa di ciò che penso io?-
-Sei il mio migliore amico da sempre, Louis. Mi importa e basta-, il suo sguardo era determinato, mentre si avvicinava al suo letto e si sedeva sul lato opposto del materasso.
Niall era un raggio di sole. Lo era sempre stato, sin da quando erano piccoli. Louis ricordava che una volta, mentre stavano giocando nel piccolo parco giochi malridotto vicino casa loro, Zayn era caduto dall'altalena e si era sbucciato un ginocchio. Niall –all'epoca ancora biondo– aveva poi passato tutto il pomeriggio a cercare di farlo ridere, con smorfie buffe e battute che solo lui riusciva a capire. Zayn non aveva versato neanche una delle lacrime che premevano per uscire, e Louis aveva pensato che fosse una fortuna avere un amico come lui. Lo pensava ancora, in realtà, perché anche se non riusciva a dimostrarlo –o non voleva, dipende dai punti di vista–, quei due erano i suoi migliori amici ed erano la cosa più preziosa che aveva.
-Beh, se a te questa Jade piace, chi sono io per impedirti di uscirci insieme?-, il volto di Niall si rilassò all'istante, e Louis non fece in tempo a prevederlo che le sue braccia erano già allacciate intorno al suo collo. Rimase interdetto per qualche secondo, ma poi sorrise leggermente e ricambiò la stretta. Non lo abbracciava da tempo, troppo preso a diventare ciò che sua madre voleva che fosse. E i segni d'affetto non erano assolutamente adatti per quello che sarebbe dovuto diventare l'essere più malvagio del mondo. Ma Malefica in quel momento non c'era e non poteva vederlo, quindi accantonò i suoi pensieri per un po' e lasciò andare la testa sulla spalla dell'ex-biondo. Poteva percepire il sorrisone di Niall anche senza vederlo realmente.
-Che mi sono perso?- Zayn fece il suo ingresso con un ridicolo pigiama pieno di gatti e pulcini, la faccia insonnolita e le palpebre che lottavano per rimanere aperte. Sembrava un bambino mentre si strofinava la mano sull'occhio destro, e la sua voce era più roca del solito.
-Niall si è preso una cotta per una certa Jade-, gli rispose Louis, con la sua solita ironia ad impregnare il tono della voce.
-Uuuh, voglio i dettagli!- il moro si svegliò improvvisamente, saltando da un piede all'altro come una ragazzina di tredici anni alle prese con il primo amore della sua migliore amica –che forse non era poi così lontano da ciò che stava accadendo realmente, ma dettagli.
-Non c'è nessun dettaglio da raccontare, Zayn.-
-Sicuramente ne avrai tanti dopo che ci sarai uscito.-
-Può darsi, ma tu non ne verrai mai a conoscenza- e come il bambino di cinque anni che a quanto pare era rimasto, fece una linguaccia a Zayn e si dileguò velocemente –ovviamente non prima di aver avvisato che sarebbe passato a prendere un paio di jeans più tardi. Sembrava che non si vergognasse mai di niente, ma in realtà era un tipo che si imbarazzava spesso. Louis scosse la testa con un sorrisetto a mezza bocca, prima di posare lo sguardo sul moro.
-E a te come va la permanenza, LouLou?- gli chiese, sedendosi sul lato del letto occupato da Niall qualche secondo prima.
-Come va a te, suppongo.-
-Oh, a me sta andando piuttosto bene- mormorò, e Louis aggrottò le sopracciglia in un tacito invito a continuare.
-Liam è una bella compagnia- si limitò a spiegare, stavolta con voce più dolce e meno maliziosa di prima. Il liscio capì da sé che non gli avrebbe detto altro finché non se la fosse sentita, quindi gli sorrise sincero e rimase in silenzio. A quanto pare il soggiorno a Doncaster si stava rivelando meno terribile del previsto.
-Tu ti stai occupando del ricciolino, no?- Louis conosceva quei due idioti meglio di quanto conoscesse sé stesso, e sapeva che Zayn fosse un tipo riservato e schivo, ma sapeva anche quanto il suo lato esageratamente curioso prendesse il sopravvento in certi momenti. Quello era uno di quei momenti.
-Cosa vuoi sapere, Zay?-
-Nulla, davvero, solo che in questi giorni vi ho visti spesso insieme.-
-Diciamo che lui è l'unico che non ci guarda come se avessimo il potere di uccidere qualcuno con un solo sguardo- il moro alzò le sopracciglia e arricciò le labbra, annuendo piano in segno d'assenso. Louis notò che la sua espressione si era fatta improvvisamente più triste, e immaginò che Liam lo avesse fatto penare prima di affidargli la sua fiducia. Poi pensò che tutte quelle persone che li consideravano degli stronzi avessero ragione, infondo. Perché Niall sarebbe uscito con quella Jade, Zayn si era preso una colossale sbandata per Liam e lui aveva cominciato ad affezionarsi a quel ragazzo tutto ricci e guance rosse e sbadataggine. Ma avevano comunque un compito da portare a termine, e prima o poi avrebbero inevitabilmente tradito la fiducia che erano riusciti ad acquistare.
-Faremmo meglio a prendere quella dannata bacchetta ed andarcene presto, Lou- borbottò Zayn, lo sguardo basso e le mani strette in due pugni, come se avesse già capito ciò che gli stava passando per la testa. Si alzò dal letto due secondi dopo, gli disse che lo avrebbe aspettato al piano di sotto per la colazione e uscì dalla stanza. Niall doveva essere già sceso, dato che nessuno gli aveva ancora urlato qualcosa del tipo "ho fame, alza il culo".
Louis sospirò pesantemente e si sdraiò sul letto con un tonfo sordo. Sarebbe sceso a fare colazione, avrebbe seguito le lezioni della mattina, e poi sarebbe tornato in camera ad organizzare il piano per prendere la bacchetta.
༄♡༄༄♡༄༄♡༄
Taylor era sempre stata una brava ragazza. Era dolce, gentile, generosa, e anche obiettivamente molto bella, con gli occhioni celesti e la bocca carnosa e rossa a forma di cuore. Harry ricordava che sin da quando erano piccoli e soffriva di attacchi di panico, lei cercava in tutti i modi di aiutarlo, con qualche racconto o qualche battuta, e spesso riusciva a farlo calmare. Quando poi erano cresciuti, lei era stata ben contenta che Vincent l'avesse scelta come futura regina e compagna del ragazzo per cui aveva sempre avuto una cotta. Il principe ne era rimasto un po' più scioccato che contento, ma aveva pensato che quella era una delle sue più care amiche da sempre, e se anche non fosse riuscito ad innamorarsene, almeno sarebbero rimasti legati da un grande affetto. Insomma, sarebbe potuta andargli peggio. Poi erano arrivati i diciassette anni, e con loro la consapevolezza che fossero altri i gusti a cui era predisposto. Si era accorto che erano decisamente di più le volte in cui i suoi complimenti erano rivolti al corpo o agli occhi di un ragazzo, che quelle in cui si ritrovava a dire "sei bellissima" o anche solo un piccolo "stai bene con questo vestito" a quella che ormai era diventata la sua ragazza e che presto sarebbe stata sua moglie. Aveva quindi deciso di vedere come la situazione si sarebbe evoluta, cercare conferme e poi decidersi a parlarne con i genitori.
La conferma che cercava era poi arrivata sotto forma di un ragazzo non troppo alto, con un corpo tonico e degli occhi bellissimi. Louis era a Doncaster ormai da due settimane, e quel piccolo lasso di tempo era bastato ad Harry per accettare appieno il fatto che i suoi gusti non comprendessero belle curve, gambe chilometriche e chili di fondotinta. Quando si era deciso a dirlo a Taylor, tre o quattro giorni dopo aver deciso di farlo ed essersi preparato un discorso decente, lei era sembrata quasi sul punto di svenire.
-Quindi... sei gay?- gli aveva chiesto, il tono di voce talmente bassa che Harry l'aveva a malapena sentita parlare.
-Suppongo di sì- forse era stata la voglia di togliersi quel peso di dosso e farla finita, ma Harry non si era mai sentito più sicuro di sé.
-Oh- Taylor era rimasta in silenzio per qualche secondo, poi gli aveva sorriso con sincerità, aveva scrollato le spalle e lo aveva abbracciato. Harry l'aveva sentita sussurrare un flebile 'ti voglio bene', ed era riuscito a stento a trattenere le lacrime di commozione.
Aveva pensato che sarebbe stato più difficile, magari con qualche pianto di disperazione o qualche schiaffo in faccia, ma era contento che tutto fosse andato per il meglio. Ora non gli restava che parlarne con i suoi genitori e sperare che andasse bene anche con loro. Entrambi lo avevano cresciuto dandogli l'idea che "il mondo è bello perché è vario", ma che questa varietà tra gli uomini non stava a significare che qualcuno fosse da considerarsi inferiore o superiore agli altri. Quindi credeva che tutto sarebbe andato per il meglio anche con loro. O almeno, lo sperava.
Tre ore dopo Harry si trovava nell'enorme biblioteca del castello, intento a scegliere un libro da leggere quella stessa sera, prima di andare a letto. Aveva finito da poco 'Cime Tempestose', e suo padre gli aveva consigliato di cominciare 'To kill a mockingbird', di Harper Lee. Gli aveva spiegato che non era il solito romanzo romantico e drammatico, ma che, al contrario, trattava di tematiche completamente differenti. Harry non aveva voglia di deprimersi con qualcosa di strappalacrime –che era effettivamente ciò che era solito leggere–, quindi aveva deciso di seguire il consiglio di Vincent. La biblioteca era completamente vuota, salvo due o tre ragazzi che stavano leggendo vicino alle finestre, e il riccio amava l'aria pacifica e silenziosa che si respirava lì dentro.
-Hey, principino!- avrebbe riconosciuto quella voce ovunque, anche se ridotta ad un bisbiglio. Il principe si voltò verso Louis, che se ne stava in piedi con le braccia incrociate a qualche metro di distanza. Sorrise a trentadue denti e gli si avvicinò, mentre Louis raccoglieva il suo skateboard da terra –Harry non era sicuro che potesse usarlo all'interno del castello, ma non osò farglielo presente.
-Che ci fai qui?- gli chiese piano, quando fu a pochi passi da lui.
-Che c'è, non ti sembro il tipo che legge?-
-Oh no, non volevo dir-
-Stavo scherzando, principino, rilassati- ridacchiò Louis, per poi superarlo e dirigersi verso gli scaffali. Harry lo seguì allungando il passo, e si diede dell'idiota perché, davvero, sembrava un cagnolino.
-Cosa ti serve?- gli chiese poi, ricominciando a cercare il romanzo che avrebbe voluto leggere. Era lì da almeno mezz'ora e ancora non l'aveva trovato, e stava cominciando ad innervosirsi.
-Un libro.-
-Ma dai, non l'avrei mai detto!- Louis lo fulminò con lo sguardo, poi tornò a curiosare tra gli scaffali. Harry trattenne un ghigno e lo imitò, prima che il liscio gli offrisse di andare a bere una cioccolata calda. Il principe annuì contento, senza dar peso al fatto che fosse fine aprile e che quindi non si trovassero nel periodo ideale per una cosa del genere. Ma si era abituato alle stranezze di quel ragazzo, quindi si limitò a seguirlo in silenzio fino al bar che si trovava al piano di sotto. Gli sguardi strani che gli riservavano alcuni studenti gli fecero capire che doveva avere un sorriso da ebete stampato in volto, ma decise di ignorare tutto ciò che non comprendesse Louis –e il suo didietro sculettante di fronte a lui.
Alla fine il liscio ordinò un thè freddo –perché oltre che strano era anche maledettamente lunatico– e lui prese un frappuccino al caramello. Louis aveva voluto assaggiarlo a tutti i costi, per poi storcere la bocca e borbottare un -che schifo- tra i denti appena aveva ingoiato il liquido dolce. Harry aveva intuito da subito che non gli sarebbe piaciuto.
Si sedettero vicino alla vetrata che dava sul giardino esterno, e il riccio si perse per qualche secondo a guardare i fiori colorati che lui stesso aveva voluto piantare. I girasoli erano i suoi preferiti, infatti c'era una piccola parte del prato dedicata esclusivamente a loro.
-Com'è andata la giornata, principino?- domandò Louis, con il naso e la bocca immersi nel bicchiere.
-Non c'è male- si limitò a dire, abbassando per una frazione di secondo gli angoli della bocca verso il basso. Il liscio aggrottò le sopracciglia e ispirò profondamente, poi poggiò la testa sulla mano destra e prese a fissarlo insistentemente.
-Cosa?-
-Che c'è che non va?
-Cosa ti fa pensare che ci sia qualcosa che non va?-
-Di solito sorridi ogni due secondi, e ora sono...- guardò l'orologio sul suo polso -quasi quindici minuti che non lo fai.-
-Davvero controlli quante volte sorrido?- Louis scrollò le spalle e alzò gli occhi al cielo, poi incrociò le braccia al petto senza smettere di fissarlo.
-Ho lasciato Taylor- mormorò Harry, abbassando gli occhi sul suo bicchiere ormai vuoto. Sapeva che Louis avrebbe continuato a guardarlo in quel modo finché non gli avesse detto tutto, ma decise di aspettare e lasciare che fosse il liscio a chiedergli spiegazioni.
-E come mai?-
-Non la amavo e basta, credo.-
-Credi...- arricciò le labbra, e lo sguardo di Harry si perse tra adorabili rughette che si erano formate sulla sua fronte ampia. Sospirò, prima di ricominciare a parlare.
-Penso di... avere altri gusti, ecco- Louis sbatté velocemente le palpebre e sembrò riflettere su quello che gli aveva appena rivelato.
-E l'hai capito adesso, principino?- disse infine.
-Cosa vuoi dire?-
-Che ti conosco da più di due settimane ma l'ho capito appena ti ho visto, Harry.-
-Davvero?-
-Già.-
-Buono a sapersi, allora- si buttò all'indietro e la sua schiena scricchiolò leggermente al contatto con la sedia, ma non ci diede peso.
-No, hey, non voleva essere un insulto, Haz- il suo cuore si fermò per qualche secondo nell'udire il suo soprannome pronunciato da quelle labbra -Volevo solo, non so... non sono capace a fare queste cose, dammi una mano!- il principe ridacchiò leggermente, e Louis sospirò di sollievo quando lo vide rilassarsi. Sorrise anche lui e riprese a parlare, un po' più tranquillo di prima.
-Tiffany l'ha presa male?-
-È Taylor.-
-Cosa?-
-Il suo nome è Taylor.-
-Fa lo stesso- mosse la mano in segno di non curanza e alzò gli occhi al cielo –Harry aveva notato che era una cosa che faceva spesso–, per poi portarsi il bicchiere alle labbra e bere un sorso di thè.
-Lei l'ha presa abbastanza bene, in realtà. Inizialmente è sembrata leggermente sconvolta e magari avrebbe anche voluto mollarmi uno schiaffo, ma alla fine mi ha addirittura abbracciato.-
-Secondo me lo sapeva anche lei, ma si ostinava a non volerlo ammettere perché era cotta di te.-
-Può darsi, sì- concesse con un ghigno. Louis finì il suo thè tutto in un sorso, schioccò le labbra e si passò la manica della maglia sulla bocca.
-Se la biondina l'ha presa bene perché sei triste?-
-L'ho detto anche ai miei- spiegò in un sussurro il riccio, abbassando lo sguardo sulle mani che si torturavano tra di loro. Louis esitò per qualche secondo, aprendo e chiudendo la bocca a scatti, indeciso su come porsi. Harry avrebbe riso della sua espressione, se la sua mente non fosse stata occupata da quella quasi delusa del padre.
-E com'è andata?- domandò infine.
-Mia madre l'ha presa bene, davvero. Mio padre un po' meno, credo- il liscio sospirò, poi Harry lo vide avvicinarglisi lentamente, con l'espressione timorosa di chi non sa cosa sta facendo. Si trascinò con la sedia per circa mezzo metro, finché non gli fu a pochi centimetri di distanza. Harry incrociò il suo sguardo, e per un secondo dimenticò il motivo della sua tristezza.
-Sai... io non sono bravo con queste cose, anzi, sono una vera e propria schiappa, però è da quando sono arrivato che sento di doverti qualcosa che non sia il solito e banale "grazie". Quindi magari posso cercare di darti un consiglio, ecco- disse, la voce che gli tremava e lo sguardo che si posava dappertutto tranne che in quello verde del riccio. Harry pensò che fosse bellissimo con le guance arrossate e l'aria imbarazzata -Ho sempre pensato che ciò che importa davvero sia il mio giudizio e non quello degli altri. E lo penso ancora. Quindi, credo che dovresti semplicemente fregartene di qualsiasi cosa brutta tu abbia visto nello sguardo di tuo padre, perché alla fine l'unica cosa che conta è la tua felicità- Harry sentì che sarebbe potuto scoppiare a piangere da un momento all'altro, quando si buttò in avanti e affondò il viso nell'incavo del collo di Louis. Inizialmente il liscio si irrigidì, ma poi il principe avvertì il calore delle sue braccia avvolgergli la vita.
-Sei davvero molto più di ciò che vuoi apparire, Lou- sussurrò. Louis rabbrividì quando il fiato caldo di Harry si scontrò con la pelle sensibile del suo collo, poi si scostò e sciolse l'abbraccio. Il blu dei suoi occhi era leggermente più scuro del solito.
-Te l'ho già detto, principino. Non devi perdere tempo a cercare del buono in me- gli disse, la dolcezza di poco prima solo un lontano ricordo. Ma Harry, per sua fortuna –o molto più probabilmente sfortuna–, era ancora il solito tipo determinato. Quindi avvolse la sua guancia con la mano sinistra e tornò a mostrargli le fossette.
-Ma io non lo cerco, Lou. Io lo vedo e basta.-
Louis sorrise e i suoi occhi tornarono a brillare.
༄♡༄༄♡༄༄♡༄
Liam era sempre presente per le persone a cui voleva bene, a volte anche leggermente appiccicoso, quel tipo di amico che si incazza se non è il primo a cui racconti delle tue prime esperienze, perché 'dobbiamo fare tutto insieme, Haz, e ciò che non facciamo insieme ce lo dobbiamo raccontare'. Quindi si era incazzato di brutto, quella sera, quando Harry lo aveva informato del fatto che anche Louis fosse venuto a conoscenza della sua rottura con Taylor. Aveva urlato qualcosa come -L'hai detto a Louis prima che a me?! Quel Louis?!-, gli aveva fatto una ramanzina sul perché lui sarebbe dovuto essere il primo a sapere certe cose, poi si era seduto sul letto e, semplicemente, gli aveva chiesto come si sentisse, con i suoi occhioni da cucciolo e la sua aria da migliore amico protettivo. Per questo Harry lo considerava come un fratello. Perché sì, magari a volte era appiccicoso logorroico e leggermente fastidioso, ma comunque con lui aveva condiviso il primo dentino caduto, il primo anno alle scuole medie, le insicurezze sul suo futuro ruolo di Re e i dubbi sulla sua sessualità. E gli voleva davvero un bene dell'anima, quindi aveva imparato ad affezionarsi anche ai suoi difetti –difetti che comunque non prendevano mai il sopravvento, perché Liam era anche una persona estremamente razionale.
-Sto bene, Lì, non c'è alcun bisogno che ti preoccupi!- ripeté per la quinta volta il riccio, alzando gli occhi al cielo e buttandosi a peso morto sul letto. Si trovavano nella stanza del principe, dove Liam si era precipitato quando Harry lo aveva fatto chiamare da Paul, il suo maggiordomo. Era entrato nella camera con il fiatone e il corpo piegato in due, intento a riprendere fiato dopo la corsa. Harry si era semplicemente limitato a sbuffare con aria sconsolata, perché quello era Liam, e una cosa del genere da Liam bisognava aspettarsela in ogni caso.
-Secondo me dovresti parlare con tuo padre, Haz- la sua voce lo riportò al presente, sul suo letto, intento a capire cosa dovesse fare per migliorare le cose con Vincent. Lo aveva incrociato nei corridoi, una mezz'oretta prima, e aveva sentito il suo sguardo perforargli la schiena, ma non si era voltato. Il suo silenzio lo aveva ferito terribilmente, e quel pizzico di delusione che aveva visto in fondo al suo sguardo gli aveva fatto venir voglia di piangere. Non aveva mai avuto buonissimi rapporti con il padre, ma gli voleva bene e sapeva quanto anche lui gliene volesse. Quindi avrebbe dovuto accettarlo per quello che era, senza sguardi delusi e silenzi pieni di parole mal trattenute.
-L'ho già fatto, e lui si è limitato a guardarmi male.-
-Magari l'hai solo sorpreso, non se lo aspettava. In fin dei conti lui pensava che con Taylor andasse tutto a gonfie vele.-
-Lo pensava perché non si è mai preoccupato di chiedermi come realmente andasse, Liam- il suo migliore amico sospirò pesantemente, seduto sulla sedia girevole accanto al suo letto. Rimase in silenzio per qualche secondo, forse pensando a qualche frase d'effetto che potesse farlo ragionare e spingerlo a parlare con il padre, poi riprese a parlare.
-Ricordi quando eravamo piccoli e a scuola mi prendevano in giro perché pensavano che avere dei genitori poveri fosse da discriminare?- chiese infine. Harry aggrottò le sopracciglia, senza la minima idea di dove volesse andare a parare, ed annuì piano. Liam era cresciuto con loro perché suo padre e sua madre, quando aveva compiuto sei anni, avevano perso la loro attività, e si erano ritrovati senza un soldo, incapacitati a crescere e soddisfare le esigenze del loro bambino. Per questo avevano deciso di lasciarlo all'ingresso del castello, vicino alla statua situata in giardino, nella speranza che qualcuno si accorgesse di lui e lo crescesse come meritava. Gli avevano detto che sarebbero tornati presto e di aspettarli lì, per fare in modo che non si muovesse e che non provasse a scappare. Suo padre lo aveva trovato in una calda sera d'estate, stretto in una minuscola salopette malridotta, con il ditino in bocca e le lacrime agli occhi. Lui ed Harry erano cresciuti insieme, da quel lontano giorno di undici anni prima.
-Bene. Un giorno un bambino mi disse che era colpa mia se i miei genitori non mi volevano più, perché ero diverso dagli altri e per questo loro mi avevano abbandonato. Stavo molto male quella sera, ero piccolo e pensavo che quel ragazzino avesse ragione- Harry si immaginò quegli occhioni dolci un po' più ingenui e pieni di lacrime, e gli venne improvvisamente da piangere -Ricordo che ne parlai con tuo padre. Lui mi prese in braccio, mi asciugò le lacrime, e mi disse che non avevo niente di diverso dagli altri bimbi. Ma che, in ogni caso, non ci sarebbe stato niente di male nell'essere diverso- concluse. Il suo sguardo era leggermente lucido, ma le labbra erano aperte in un leggero sorriso.
-Forse non dovrei pensarlo, ma sono contento che tu sia qui con me- mormorò Harry, abbassando gli occhi sulle lenzuola blu del suo letto. Per un attimo gli vennero in mente gli occhi di Louis, ma poi scosse la testa e scacciò il pensiero.
-Lo sono anche io, Haz, e sono stato davvero fortunato a capitare in questa famiglia. Non sarebbe stata la stessa cosa senza il mio migliore amico imbranato- il sorriso di Liam si fece enorme, e i suoi occhi si ridussero a due dolcissime fessure. Harry sorrise a sua volta, prima di sobbalzare quando sentì la porta della sua stanza aprirsi.
-È permesso?- il volto di Vincent fece capolino in modo timido, e i suoi occhi scrutarono il disordine di quella stanza per qualche secondo, prima che Harry gli desse il permesso di entrare. Liam si dileguò in fretta come era arrivato poco tempo prima, e l'uomo avanzò a passo incerto verso il letto del figlio.
-Possiamo parlare?-
-Ti ascolto- Vincent sospirò e si passò una mano tra i capelli –vizio che Harry aveva ereditato da lui–, poi poggiò le mani sulle ginocchia e si sedette lentamente vicino al riccio.
-Penso di averti dato un'impressione sbagliata di ciò che penso, prima- riprese -Non m'importa con chi ti sposerai, Harry. Mi importa solo che quella persona ti renda felice, che sia un uomo o una donna.-
-E allora perché mi hai guardato in quel modo, oggi pomeriggio?- il principe non si era mai sentito così piccolo e stanco, stretto nella giaccia enorme di Liam e seduto su quel letto troppo grande.
-Non me lo aspettavo. Non ho mai pensato che fossi innamorato di Taylor, e credevo che avresti trovato presto una ragazza da amare. Non avevo messo in conto che sarebbe potuto essere un ragazzo a farti battere il cuore, e mi dispiace di averti dato l'impressione di non conoscere mio figlio- sussurrò, il tono colpevole e lo sguardo puntato sul pavimento lucido. Harry provò un moto d'affetto enorme, in quel momento, e si sentì in colpa per aver pensato che Vincent potesse essere deluso da lui. Una lacrima scappò al suo controllo, e suo padre si premurò di asciugarla con l'indice.
-Ti voglio bene, Harry, qualsiasi siano le decisioni che prendi.-
-Ti voglio bene anch'io, papà- Vincent sorrise radioso, per poi scrollare le spalle e alzarsi velocemente dal letto. Harry si sentì felice nel vederlo contento.
-Hai già qualcuno da portare al ballo?-
-Ehm... in realtà me ne ero scordato- borbottò, grattandosi la nuca con fare nervoso.
-Beh, io ho inviato gli inviti a tutto il regno, compresi i tre ragazzi dell'isola. Quindi vedi di trovare un accompagnatore al più presto, figliolo, che manca solo un mese- gli puntò il dito contro con un sorriso a trentadue denti, poi gli scompigliò i capelli e si avviò verso la porta.
-Sarà fatto, papà.-
-Tanto sono sicuro che non saranno pochi i ragazzi a cadere ai tuoi piedi- il principe arrossì, mentre suo padre usciva dalla stanza e, subito dopo, Liam entrava di soppiatto.
-Visto? Avevo ragione, come sempre!- esclamò, il pugno destro alzato in aria e l'espressione vittoriosa.
-Oh, ma smettila!- Harry gli tirò un cuscino contro, e da lì tutto ciò che vide furono piume.
༄♡༄༄♡༄༄♡༄
-Ricapitolando... chiederai al ricciolino di accompagnarti al museo, vedrai dov'è stata esposta la bacchetta, e poi ci torneremo tutti e tre insieme per prenderla, la sera del ballo.-
-Esatto.-
Erano state tante le ipotesi che avevano tirato fuori. Niall aveva proposto di rubarla quella sera stessa, togliersi il pensiero e tornare subito sull'isola –Louis pensava che c'entrasse qualcosa il fatto che l'appuntamento con Jade fosse andato fin troppo bene, e l'ex-biondo non era il tipo che ci sapeva fare con gli addii. In ogni caso il suo piano era stato bocciato subito, perché troppo avventato e poco organizzato. Zayn aveva optato per entrare nel museo la settimana seguente, tre settimane prima del ballo che si sarebbe tenuto per l'incoronazione di Harry. Ma Louis aveva poi pensato che sarebbe stato troppo prevedibile che tutti e tre fossero spariti dalla circolazione nella stessa sera. Quindi aveva deciso che avrebbe convinto Harry a fargli visitare il museo, in qualche modo, e che avrebbero preso la bacchetta la sera del ballo, quando tutti sarebbero stati troppo presi dall'incoronazione di Harry per preoccuparsi della loro assenza alla cerimonia.
-Bene, vi è tutto chiaro?- Niall e Zayn si limitarono ad annuire, entrambi con le braccia incrociate al petto e le espressioni insopportabilmente tristi. A Louis faceva male vederli in quel modo, ma non aveva altra scelta. Non voleva essere considerato un debole, non voleva sentire su di sé lo sguardo deluso e irato della madre. Si sarebbe sforzato di essere ciò per cui era stato educato a diventare e, una volta presa la bacchetta e tornato sull'isola, tutto sarebbe tornato alla normalità. Il desiderio di essere qualcun altro, la voglia di mostrarsi per ciò che realmente era, tutti i tentativi per trovare qualcosa che non fosse completamente marcio, ogni cosa sarebbe scomparsa insieme ad Harry e ai suoi occhi troppo verdi e alle sue fossette adorabili. Avrebbe dimenticato la sensazione di pace che aveva provato quel pomeriggio tra le sue braccia, prima o poi, e avrebbe accettato la consapevolezza di non meritarla, quella pace. Lui che era arrivato in un regno totalmente opposto al suo, con modi e linguaggi e usanze che non gli erano mai appartenuti. Lui che aveva cominciato a provare qualcosa per l'unica persona che non l'avesse fatto sentire inadeguato e fuori posto, con i suoi jeans pieni di buchi e i suoi capelli disordinati in mezzo ad un mondo che giudicava solo in base all'aspetto fisico. Lui, che quel pomeriggio si era sentito in pace con sé stesso per la prima volta, era stato mandato lì per rovinare la pace di un regno intero. Perché quello era il suo compito. Perché quello era ciò per cui era stato educato. Ciò che era diventato. Plasmato da occhi del suo stesso colore ma con ambizioni diverse. Costretto ad essere qualcuno che non era mai stato per soddisfare il desiderio di vendetta di una donna che non gli aveva mai voluto bene, che in suo figlio aveva sempre visto semplicemente una valvola di sfogo, un mezzo per raggiungere il potere che non era riuscita ad ottenere da sola.
Harry aveva trovato del buono in lui. Harry lo aveva fatto sentire apprezzato, con il suo essere spontaneo e la sua gioia di vivere e il verde lucente dei suoi occhi. Harry che era bellissimo, e che Louis avrebbe inevitabilmente deluso.
Quella notte, nessuno dei tre ragazzi riuscì a dormire.
༄♡༄༄♡༄༄♡༄
Due settimane dopo, Louis aveva un cinque in biologia, Zayn aveva recuperato la sua insufficienza grazie a Liam, e Niall aveva scoperto di essere un genio incompreso nelle materie scientifiche. Harry l'aveva assillato per giorni interi, perché 'devi essere promosso se non vuoi ripetere l'anno' –a quanto pareva non aveva considerato l'ipotesi che Louis potesse tornare a casa sua entro la fine dell'anno scolastico, ma il liscio non ci teneva a farglielo presente. Quindi si era presentato nella sua stanza con libri, quaderni e penne, si era messo comodo sulla scrivania vicino all'armadio, e lo aveva costretto ad ascoltare le sue spiegazioni. Louis si ritrovava a sorridere come un idiota ogni volta che pensava alle loro ore di 'lezione'.
-È l'ora della pausa, principino!- era sbottato Louis, dopo l'ennesima parola troppo difficile da ricordare.
-Ma se ci siamo fermati neanche mezz'ora fa!- l'espressione di Harry vacillava tra il divertito e l'esasperato, e a Louis era sembrato di scorgerci anche un pizzico di affetto.
-Sì ma il mio cervello ha bisogno di riposo, perché io e il legame polipeptidico non andiamo per niente d'accordo- aveva detto, per poi alzarsi dalla sedia con un piccolo slancio, inarcare la schiena e allungare le braccia verso l'alto, rilasciando uno sbadiglio. Harry aveva alzato gli occhi al cielo con un sorrisetto a dipingergli le labbra carnose, poi si era avvicinato al liscio e gli aveva dato un leggero schiaffetto sulla nuca.
-Hey!- la voce di Louis era più acuta del solito, quel giorno, ma anche leggermente più allegra, ed Harry era rimasto stupito nel constatare quanto la sua felicità fosse capace di renderlo contento.
-Non fare il melodrammatico, era solo uno schiaffetto.-
-Sì ma hai le mani enormi e mi hai fatto male, stronzo.-
-Non dire le parolacce!- lo aveva ammonito il riccio, rilasciandogli un altro piccolo schiaffo sulla testa.
-Cazzo, smettila con gli schiaffi, Harry!-
-E tu smettila di dire le parolacce!- Louis non gli aveva risposto, ma si era limitato a sbuffare e ad alzare gli occhi al cielo –Harry aveva perso il conto di quante volte avesse fatto quel gesto nel mese passato, davvero. Al riccio era sembrato di sentir sussurrare un flebile 'rompipalle', ma aveva deciso di lasciar correre –solo per quella volta.
-Dovrei chiederti una cosa, principino- gli aveva detto, buttandosi sul letto in modo talmente poco aggraziato che Harry aveva temuto che la rete potesse essersi rotta. Il riccio lo aveva seguito e si era sdraiato alla sua sinistra, facendo un segno di assenso con la testa per invitarlo a continuare.
-Ti andrebbe di... uscire un po', in questi giorni?- le sue guance si erano fatte di un rosso acceso, ed Harry in quel momento avrebbe voluto fotografarlo. Era bellissimo, mentre cercava di evitare il suo sguardo e si mordeva freneticamente il labbro.
-Certo, sei qui da un mese e non sei mai uscito dal castello. Non c'è molto da vedere, però potremmo visitare il o il museo di magia nera- Louis aveva annuito leggermente, lo sguardo un po' più triste e il sorriso meno contagioso. Harry non aveva indagato oltre, ma aveva capito che qualcosa non andasse. Quindi si era limitato a sfiorare la sua mano con l'indice, poi si era alzato e aveva annunciato -si torna a studiare biologia!-
Louis aveva sbuffato, ma le sue guance erano rimaste rosse per il resto del pomeriggio.
Il principe si era mostrato davvero tanto entusiasta di quella gita in giro per il regno. Aveva organizzato un programma specifico durante la lezione di biologia del giorno prima, mentre Louis svolgeva i suoi esercizi tra sbuffi e occhiatacce. Harry lo aveva abbracciato di slancio urlando un lamento che somigliava ad un aaaaaw, quando il liscio gli aveva detto che avrebbe voluto aiutarlo. Poi Louis era rinsavito e lo aveva schiaffeggiato sulle braccia, e il riccio era tornato alle sue faccende con un sorrisetto soddisfatto a dipingergli le labbra.
Quindi quel pomeriggio sarebbero usciti subito dopo aver pranzato. Harry aveva deciso di portarlo al per fare una passeggiata, poi di visitare il Doncaster's Museum of Black Magic. Louis si sentiva tremendamente felice alla prospettiva di passare un intero pomeriggio con lui, poi pensava all'obiettivo da portare a termine e il suo umore diventava più nero del solito. Ma aveva deciso di non pensarci, almeno finché non fosse stato costretto a farlo.
In quel momento si trovava nell'aula di recupero della bontà insieme a Niall e Zayn. Vincent li aveva fatti chiamare da Liam, e quando erano arrivati avevano trovato i loro genitori intenti a capire come funzionasse il computer dall'altra parte dello schermo. Il mese prima, il Re si era preoccupato di fargliene recapitare uno per tenersi in contatto con loro. Ma nessuno dei tre aveva mai ritenuto necessario usarlo, quindi Louis intuì che Malefica avesse qualcosa di importante da chiedergli.
-Tesoro!- il liscio sbuffò al tono melenso e tremendamente falso di sua madre, prima di avvicinarsi all'aggeggio elettronico insieme a Niall e Zayn.
-Ciao mamma.-
-Madre, tesoro. Madre- sussurrò lei, le labbra strette e gli occhi ridotti a due fessure.
-Com'è Doncaster, ragazzi?- Crudelia era sembrata inizialmente contenta di poter rivedere suo figlio, ma il suo volto si era deformato in una smorfia abbastanza spaventosa quando aveva visto il cane che Niall teneva tra le braccia. Lui e Boo avevano fatto amicizia, alla fine.
-Non c'è male, davvero- Zayn sembrava il più annoiato tra i cinque, mentre Louis era tremendamente nervoso di sapere cosa avesse spinto le loro madri a capire come si accendesse quel dannato computer.
-Allora, LouLou, come procede il pian-
-Va tutto bene, mamma!- la interruppe, alzando la voce di qualche ottava. Con loro c'era ancora Vincent, anche se Malefica non avrebbe potuto vederlo tramite lo schermo troppo piccolo, quindi Louis cercò di farglielo capire senza usare le parole. Per fortuna sua madre era sempre stata una donna abbastanza furba ed intuitiva –Louis aveva ereditato il suo carattere, purtroppo o per fortuna.
-Meraviglioso, allora. Ci si vede quando avrete... finito- Louis strinse le labbra ed annuì piano, mentre sua madre muoveva la mano in segno di saluto e interrompeva la comunicazione. Zayn e Niall sospirarono, e Vincent continuava a guardarli con quel pizzico di compassione in fondo allo sguardo. Louis decise di non dargli peso, gli sorrise leggermente ed uscì dalla classe.
C'era Harry ad aspettarlo, con le braccia incrociate al petto e la schiena poggiata al muro.
-Hey, principino- Louis si chiese quando quel soprannome avesse smesso di essere derisorio per cominciare a suonare tremendamente dolce.
-Ciao, Lou.-
-Come mai non sei a lezione?-
-Ti aspettavo. Come è andata?- chiese, la voce gioiosa e piena di speranza. La stessa che Louis vedeva nel verde dei suoi occhi ogni volta che si perdeva a fissarli. Il liscio pensò che quel ragazzino fosse semplicemente meraviglioso, a preoccuparsi per lui prima ancora di riflettere sul tipo di persona che si ritrovava davanti.
Annuì sospirando, e improvvisamente le parole sembravano non voler uscire.
-Tutto bene, Lou?-
-Tutto bene, tranquillo.-
-Okay, allora... ci vediamo dopo?-
-Certo. A dopo, principino.-
Harry gli mostrò le fossette in uno splendido sorriso, poi lo superò sfiorandogli la mano. A Louis faceva male il cuore, per quanto batteva forte.
La visita al Cusworth Hall si era rivelata molto piacevole. Avevano passeggiato per quasi due ore, poi si erano fermati a comprare un gelato gentilmente offerto da Harry. Louis aveva protestato un po' perché 'non mi faccio offrire le cose dagli altri, specialmente non dai principini', ma alla fine aveva optato per uno stranissimo gusto viola di cui non ricordava il nome –Harry sospettava che l'avesse scelto solo per il colore. Louis gli aveva anche afferrato la mano, ad un certo punto della passeggiata, e il riccio aveva temuto di poter svenire lì e fare una figuraccia che sarebbe rimasta nella storia. Ma alla fine si era limitato a ricambiare la stretta e gli aveva sorriso timidamente, tornando a mangiare il suo gelato. Louis aveva notato il suo sorrisetto e le sue guance adorabilmente rosse, ma non si era azzardato a commentare.
Arrivati davanti al museo, circa tre ore dopo essere usciti dal castello, Louis esitò leggermente prima di entrare. Avrebbe voluto stringere di nuovo la mano di Harry per farsi forza, ma lasciò stare e cercò di non pensarci più. Era sabato, quindi l'edificio era completamente vuoto, perché in realtà sarebbe dovuto essere chiuso. Ma lui era in compagnia del futuro Re di Doncaster, quindi era abbastanza ovvio che fossero riusciti ad entrare senza alcun problema. Harry gli fece visitare l'intero museo –gli facevano male le gambe per quante scale avevano dovuto fare–, ma ciò che a Louis piacque di più fu la sala delle pozioni. Rimase per circa dieci minuti ad annusare l'Amortentia. Harry lo aveva informato del fatto che fosse un filtro d'amore potentissimo, capace di far infatuare qualsiasi persona lo bevesse.
-Ha il tuo stesso profumo- disse Louis, ancora intento a sentire quella piacevole fragranza. Era dolce e non troppo forte, e gli ricordava gli abbracci forti e sicuri di Harry.
Il principe sgranò gli occhi e tossì per qualche secondo, prima di riportare lo sguardo sull'espressione confusa del ragazzo. Il liscio aveva riposto la pozione al suo posto e lo stava guardando con aria circospetta.
-Perché questa reazione?- era incredibile il modo in cui tendesse sempre a difendersi, anche quando non ce n'era alcun bisogno. Aveva il suo scudo sempre a portata di mano, e lo usava ogni qual volta si sentiva minacciato.
-Ecco, vedi... l'Amortentia ha un odore diverso per ciascuna persona- cominciò.
-E allora?-
-Beh... se io adesso ne sentissi l'odore, quell'odore rappresenterebbe le fragranze che più mi attirano- lo sguardo di Harry era puntato verso il pavimento, i suoi denti che torturavano il labbro inferiore e le mani timidamente unite dietro la schiena. Louis deglutì rumorosamente, e si ripromise che in futuro sarebbe stato più attento a ciò che diceva. Si grattò nervosamente la nuca, poi tossì e si ricompose.
-Cosa ci rimane da vedere?- Harry portò nuovamente gli occhi nei suoi, e Louis ebbe l'impressione che fossero ancora più brillanti di prima.
-C'è anche la statua di tua madre in questo museo, sai?-
-E perché mai?-
-Beh, è normale che sia presente anche la donna più malvagia del mondo...- si bloccò improvvisamente -scusa.-
-Naah, penso che lo prenderebbe come un complimento- il ricciolino ridacchiò, prima di voltarsi e invitarlo a seguirlo con un cenno.
La sala adiacente a quella delle pozioni era la più grande del museo, e la prima cosa che Louis notò fu la bacchetta in bella vista dentro una specie di contenitore di vetro, a pochi passi dall'entrata. Rifletté sul fatto che avrebbero dovuto prendere l'intera teca, perché se avessero provato a romperla sarebbe sicuramente scattato qualche allarme. Sospirò con tristezza, prima di posare lo sguardo sulle enormi statue che aveva di fronte. A destra c'erano Crudelia e la regina cattiva di Biancaneve, e Louis pensò immediatamente ai suoi due migliori amici e alle risate che si sarebbero fatti vedendole in quello stato, con l'espressione più cattiva di quanto non fosse in realtà. A sinistra, invece, c'erano Jafar, Gaston e Capitan Uncino. In mezzo, con le braccia alzate verso l'alto e la testa sollevata quasi in segno di superiorità, c'era sua madre.
-È incredibile che riesca a terrorizzarmi anche quando non può muoversi- sussurrò, più a sé stesso che al ragazzo al suo fianco. Harry però lo sentì, e Louis lo guardò mordersi il labbro con la coda dell'occhio. Il liscio capì che avrebbe voluto dirgli qualcosa per farlo stare meglio, e sorrise al pensiero che in quel mese avesse imparato a riconoscere il suo modo di muoversi e di porsi.
-Lou, possiamo tornare indietro, se vuoi-
-Va tutto bene, Haz. Davvero- lo interruppe, perché non voleva vedere il verde dei suoi occhi diventare triste a causa sua. Aveva deciso che lo avrebbe fatto star bene proprio come lui aveva cercato di fare dall'inizio, e ci sarebbe riuscito. Posò lo sguardo sui suoi ricci disordinati, poi nel suo sguardo che continuava a splendere, e infine sulle sue labbra carnose e meravigliosamente rosse. Louis era sempre stato abbastanza istintivo, forse anche troppo, e non era mai stato il tipo di persona che pensa alle conseguenze delle sue azioni. Semplicemente, era dell'idea che avrebbe preso tutto come sarebbe venuto, senza farsi troppi problemi.
Quindi non pensò a niente quando si sporse velocemente verso le labbra di Harry e gliele baciava, e continuò a non farlo anche quando il riccio poggiò le mani sulle sue guance, mentre lui gli stringeva i fianchi in modo possessivo. Chiese accesso alla bocca del riccio e lasciò che le loro lingue giocassero per qualche minuto, con il cuore che minacciava di scoppiargli da un momento all'altro e gli occhi spalancati, quasi come per rendersi conto che non fosse tutto un bellissimo sogno. Harry continuò a baciarlo lentamente per qualche altro secondo, poi si scostò con un ultimo schiocco. Louis rilasciò un sospiro tremante, e sorrise ampiamente all'espressione felice del suo principe.
-Che odore ha per te l'Amortentia, Harry?- sussurrò, stringendo ulteriormente la presa sui suoi fianchi.
-Penso che profumi di libertà- il riccio avvolse completamente il suo collo, mentre Louis passava le mani piccole ed ossute sulla sua schiena ampia. Con le guance arrossate e le labbra gonfie, Harry era anche più bello del solito. Il liscio immaginò come sarebbe stato poterlo baciare ogni volta che avesse voluto, e a quel pensiero gli sfiorò delicatamente le labbra.
-E qual è il profumo della libertà?-
-Il tuo.-
Louis si chiese quale pozione avesse usato Harry per farlo innamorare di lui, e seppe in quel momento che non avrebbe preso la bacchetta.
-Come è andato l'appuntamento, LouLou?- Zayn entrò nella sua stanza con ancora indosso la divisa della squadra di football, l'espressione felice e il suo ciuffo –finalmente– rosa. Aveva scoperto da poco il suo talento sul campo, e il coach lo aveva subito inserito nella squadra. Qualcuno gli recriminava che giocasse un po' troppo per sé stesso e poco per i suoi compagni, ma a lui non interessava. Niall si era rivelato una vera schiappa, e si limitava a fare il tifo per il suo migliore amico dagli spalti, con in braccio il suo cagnolino preferito –lui e Boo erano diventati inseparabili, e Louis era arrivato a pensare che il ragazzo continuasse ad uscire con Jade solo per quel cucciolo. Il liscio invece non aveva più messo piede sul campo. Gli era bastato il primo allenamento per capire che il football non fosse il suo talento naturale. Troppi esseri umani sudati e appiccicosi che cercavano di avvicinarglisi. Ew.
-Non era un appuntamento, Zayn.-
-Ah, no? Che strano, Liam mi ha detto che c'è anche scappato un bacio.-
-Dovevo immaginare che Harry non avrebbe tenuto la bocca chiusa- Louis era sdraiato sul letto con lo sguardo puntato verso il soffitto, e non aveva smesso di pensare a quel bacio neanche per un secondo. Gli sembrava di riviverlo in continuazione, e quella sensazione di pienezza non lo aveva lasciato neanche quando lui ed Harry si erano salutati davanti alla stanza del riccio. Anzi, più passavano i minuti e più il suo cuore sembrava riempirsi di quel qualcosa. Sospirò tristemente ed aggrottò le sopracciglia, mentre Zayn si stendeva accanto a lui. Avrebbe dovuto dirgli di farsi una doccia e che in quel modo avrebbe sporcato di sudore le sue lenzuola, ma non ne aveva la forza.
-Che succede, Lou?-
-Non ruberemo la bacchetta, Zayn- disse velocemente, continuando ad evitare il suo sguardo.
-Va bene.-
-Va bene?-
-Niall ed io non abbiamo mai voluto farlo, e a quanto pare neanche tu. Quindi va bene, se per te è okay- gli spiegò, la voce calma e dolce che gli arrivava alle orecchie come il suono più rassicurante che avesse mai sentito. Zayn e Niall erano la sua casa, il suo porto sicuro, le uniche persone di cui era certo di potersi fidare sempre. Loro sarebbero stati disposti ad essere odiati dal mondo intero, solo perché non volevano che Louis si sentisse odiato dall'unica persona che riusciva a farlo diventare debole ed insicuro.
-Dovremo andarcene lo stesso, Zaynie- sussurrò, la voce tremante e le lacrime che premevano per uscire.
-Lo so.-
-Mia madre troverebbe il modo per uscire dall'isola. È troppo pericoloso.-
-Lo so.-
-Mi dispiace tanto, Zay- il migliore amico lo abbracciò un secondo prima che Louis scoppiasse a piangere, e il lisciò pensò che avrebbe voluto rimanere in quel modo per sempre, nonostante Zayn puzzasse e la sua divisa fosse impregnata di sudore. Non ricordava quale fosse stata l'ultima volta che aveva pianto. Forse non ne aveva mai davvero avuto l'opportunità, troppo impegnato a soddisfare le aspettative di chi lo voleva solo nel modo che più gli conveniva.
Rimase tra le braccia del suo migliore amico per un tempo che gli sembrò infinito, finché non sentì la voce preoccupata di Niall vicina al suo orecchio.
-Che succede, Lou?- non capì se l'amico stesse parlando a bassa voce o se fosse solo una sua impressione, ma non rispose. Si limitò ad attirare anche lui nell'abbraccio, e fu felice del fatto che non gli avesse posto altre domande. Rimasero in quella posizione scomoda finché i singhiozzi di Louis non si calmarono completamente, e Niall cercò di stemperare la tensione urlando un -dovresti lavarti un po' più spesso, Zay!-
Louis ridacchiò leggermente e si asciugò le lacrime con la manica troppo lunga del maglione, poi tornò a guardare i suoi amici. Aveva sempre pensato che piangere davanti agli altri fosse qualcosa per cui provare vergogna, ma in quel momento si sentiva solo sereno. Non gli importava di ciò che sua madre avrebbe pensato, della delusione che avrebbe letto nei suoi occhi quando l'avesse rivista, meno di due settimane dopo. Non gli importava perché aveva i suoi migliori amici, e sapeva che con loro al suo fianco tutto sarebbe pesato la metà.
-È ora di cena, andiamo a mangiare?-
-Pensi sempre e solo a quello, Niall!-
Louis rise, e capì che c'erano persone a cui ciò che era andava bene anche così, senza nessuna maschera, con le sue giornatacce e i suoi sorrisi un po' troppo rari.
Vincent che gli sorrideva in modo comprensivo, Liam che lo guardava come fosse una persona normale e non solo "il figlio di Malefica", Zayn che riusciva a capirlo solamente con uno sguardo, Niall che lo abbracciava senza fare domande. Harry che profumava di libertà.
༄♡༄༄♡༄༄♡༄
La sala da ballo era stata allestita dal principe in persona, e Louis si ritrovò a sorridere quando constatò che i colori principali da lui scelti fossero il verde e il blu. Aveva sempre saputo che Harry fosse un romanticone, ma non pensava che potesse arrivare a quel punto.
Per l'occasione Liam gli aveva prestato un bellissimo vestito blu, che stringeva nei punti giusti e metteva in risalto il colore dei suoi occhi. Zayn aveva poi fatto in modo che i suoi capelli non risultassero la solita scodella disordinata, tirandoli indietro con un po' di gel. Erano arrivati da quasi mezz'ora, Harry non aveva ancora fatto il suo ingresso, e il liscio cominciava ad essere agitato. Sua madre aveva programmato che dovessero tornare sull'isola il giorno dopo la cerimonia di incoronazione, quindi l'indomani. Di conseguenza, Louis avrebbe dovuto parlarne con Harry, perché in quelle ultime due settimane il loro rapporto era passato da non-si-sa-cosa-siamo a forse-la-gente-ci-vede-come-una-coppia, quindi doveva avvisarlo della sua imminente partenza. Sapeva che Harry non l'avrebbe presa bene, che avrebbe avuto tutto il diritto di prenderlo a schiaffi se avesse voluto e che le sue guance sarebbero diventate rosse dalla rabbia –e che poi a lui sarebbe venuta voglia di pizzicargliele ma non avrebbe potuto farlo. La verità era che Louis pensava ad un Harry arrabbiato perché si rifiutava di immaginarlo triste a causa sua.
-Pronto all'immagine del tuo ragazzo che diventa Re, LouLou?- Zayn quella sera gli sembrava esageratamente contento, e Louis sapeva che non fosse un buon segno. L'amico tendeva ad esaltarsi ogni volta che era triste, quindi il liscio aveva dedotto che fosse solo un'allegria passeggera, e che entro la fine della serata sarebbe andata scemando. Niall era sparito appena erano entrati, quando Jade si era avvicinata e lo aveva trascinato da qualche parte –Louis non voleva davvero sapere perché fossero spariti.
-Smettila, Zayn, sono già abbastanza nervoso di mio- lo ammonì. Zayn rise e scosse la testa, prima di passargli un braccio intorno alle spalle e pizzicargli scherzosamente la spalla. Louis pensò a quando Harry, due o tre giorni prima, gli aveva detto di essere leggermente geloso del loro rapporto, tra un bacio e qualche fragola, in riva a quello che aveva definito il loro laghetto. Il liscio gli aveva sorriso ed era tornato a baciarlo, senza dire nulla. Con Harry non sentiva mai il bisogno di dare spiegazioni, perché sapeva che lui riusciva a capirlo anche senza.
-A cosa pensi, LouLou?-
-Niente in particolare- Zayn lo guardò con aria sospettosa, ma poi annuì e decise di lasciar cadere la conversazione. Sapeva che quella non fosse una buona serata per nessuno dei tre. Louis tornò a guardarsi intorno, intravedendo Niall e Jade parlare animatamente con qualche ragazzo alla sua. Sinistra. Dall'altra parte della sala c'era Taylor in tutto il suo splendore, stretta in un bellissimo vestito viola, che parlava amabilmente con i genitori di Harry. Louis si sentì ribollire di gelosia senza un motivo ben preciso, e fu costretto a distogliere gli occhi. Forse a fargli così male era stata la dura consapevolezza che quegli sguardi affettuosi non sarebbero mai stati rivolti a lui. Sospirò e scosse la testa, deciso a scacciare i brutti pensieri almeno per qualche ora. Zayn lo colpì sul fianco con il gomito e gli indicò l'ingresso della sala, dove Harry era apparso in tutto il suo splendore. Il suo vestito era tra il verde e il blu, con i pantaloni esageratamente stretti, la camicia larga e la giacca lasciata aperta. Non portava nessuna corona, come gli aveva già anticipato qualche giorno prima, perché sosteneva che i suoi capelli ricci si attorcigliassero troppo quando la indossava. Era bellissimo, mentre percorreva il corridoio e gli lanciava uno sguardo pieno di emozione. Louis deglutì e sospirò, perché non avrebbe mai pensato di poter provare certe cose. Harry, con le fossette e i ricci e i sorrisoni, era la sua bellissima eccezione alla regola. Arrivato in fondo alla sala, il principe mormorò qualcosa ai suoi genitori. Louis era pronto a scommettere che si trattasse di qualcosa come 'facciamo presto, per favore', perché il ricciolino era terribilmente timido quando si trattava di essere costretto a stare sotto gli occhi di tutti per più di cinque minuti. La cerimonia si svolse velocemente, tanto che il liscio faticò a seguire tutti i procedimenti. Il Re si tolse la corona e la poggiò sul capo del figlio, mentre Belle riusciva a stento a trattenere le lacrime –Louis non pensava di essere in uno stato migliore del suo, in ogni caso. Vincent pronunciò una formula che doveva essere la stessa per ogni incoronazione, poi Harry si alzò e tutti cominciarono a battere le mani. Louis rimase fermo, perché improvvisamente gli sembrava di non essere più in grado di muovere un muscolo. Vide lo sguardo del suo principe –del suo Re– posarsi su di lui, e gli mimò con le labbra un 'sono fiero di te'. Harry sorrise, e Louis fu sicuro di amarlo.
Un'ora dopo, Louis ancora non era riuscito a parlare con Harry. Lui si era tolto la corona qualcosa come cinque minuti dopo la fine del rito, e poi era stato costretto a scambiare qualche parola con ogni persona presente nella sala. Quindi Louis si era limitato ad aspettarlo seduto sul divanetto vicino alla finestra, sul lato destro dell'enorme stanza, con in mano un bicchiere pieno di un liquido blu e davanti agli occhi Zayn e Liam che ballavano stretti l'uno all'altro. Ballavano su una canzone che risuonava solo nelle loro teste, dato che continuavano a dondolarsi lentamente mentre gli altri si scatenavano come pazzi. Louis immaginò che Zayn gli avesse già detto tutto.
-Lou!- alzò lo sguardo dal bicchiere pieno di quel qualcosa, per puntarlo su un Harry con l'aria stanca e trafelata.
-Buonasera, principino- lo salutò, mentre lui si sedeva al suo fianco e sospirava di sollievo.
-Che ci fai qui tutto solo?-
-Ti aspettavo- Harry sorrise, prese la sua mano e cominciò a giocare con le sue dita.
-Belli i colori che hai scelto per gli addobbi.-
-Oh, ecco... il blu e il verde sono i miei colori preferiti e stanno bene insieme e-
-Concordo- lo interruppe, anche se gli sarebbe piaciuto da morire continuare ad ascoltarlo mentre straparlava per l'imbarazzo.
-E poi mi fanno pensare a noi due.-
-Vorrei baciarti, adesso- confessò Louis, lo sguardo puntato sulle sue labbra carnose e le mani che cominciavano a sudare.
-Balli con me, Lou?-
-Certo- si diressero verso il centro della pista da ballo, e Louis cercò con tutto sé stesso di ignorare gli sguardi stupiti e curiosi degli altri ragazzi. Partì una canzone lenta che il liscio non conosceva, mentre Harry gli avvolgeva il collo con le braccia e lui gli afferrava i fianchi.
-Sei bellissimo stasera- il suo fiato caldo vicino all'orecchio lo fece rabbrividire, e la stretta intorno alla sua vita si rafforzò in un riflesso incondizionato.
-Anche tu lo sei, piccolo- Harry sorrise, e Louis ebbe l'improvvisa voglia di infilare un dito nella sua fossetta. Lo fece, e il riccio scosse leggermente la testa per allontanarlo.
-Hai già smesso di chiamarmi principino?-
-Ora sei Re, non posso più usare quel nomignolo- spiegò, l'espressione fintamente triste e la mano che non si era ancora spostata dalla sua guancia. Harry mosse il volto verso il suo tocco, quasi come a volerne di più.
-Sì che puoi. Sono comunque il tuo principino.-
-Il mio?-
-Il tuo- Louis poggiò la fronte su quella dell'altro e chiuse gli occhi, mentre il riccio cominciava a sussurrargli le parole del ritornello della canzone.
-Should this be the last thing I see, I want you to know it's enough for me. 'Cause all that you are is all that I'll ever need- il liscio lo strinse più forte e sospirò, continuando a dondolare sui suoi piedi finché la canzone non finì.
-Esci un po' con me? Devo parlarti.-
-Va bene- il suo tono era incerto, ma si lasciò trascinare fuori dalla sala senza protestare. Si fermarono in mezzo al campo di girasoli, poco lontano dall'entrata del castello.
-Cosa vuoi dirmi?-
-La verità, Haz.-
-Quale verità? Mi stai facendo preoccupare- Louis sospirò ed infilò le mani nelle tasche dei suoi pantaloni. Rischiò di strapparli per quanto gli stringevano sulle gambe, ma non ci diede peso.
-Vedi... noi non siamo venuti qui solo per il tuo invito.-
-Che vuol dire?-
-Mia madre voleva che venissimo per... fare una cosa.-
-Arriva al punto, Louis, perché mi sto innervosendo- Harry gli si avvicinò velocemente, la voce più roca del solito e le mani che gli tremavano.
-Avremmo dovuto rubare la bacchetta, per poi portarla a lei- buttò fuori Louis, abbassando lo sguardo sul terreno. Calciò qualche sassolino con la punta delle sue scarpe eleganti, mentre il respiro di Harry si faceva leggermente più pesante.
-E perché non sei già sull'isola a festeggiare la vittoria con Malefica?-
-Perché avevi ragione, Haz- rispose, puntando gli occhi nei suoi -Non sono ciò che volevo apparire- Louis pensò a tutti i momenti che avevano trascorso insieme in quel mese e mezzo. Gli sguardi tra l'aula di biologia e quella di storia, le lezioni saltate, i sorrisi, i baci, le parole non dette. Le fossette di Harry e la sua camminata scoordinata, le mani grandi e la pancetta pronunciata, le guance rosse e i capelli sempre tirati indietro. Pensò al loro primo bacio e a tutti quelli venuti dopo, al modo in cui le sue braccia sembravano fatte apposta per avvolgergli il corpo, alle meravigliose emozioni che gli aveva fatto scoprire. Pensò a come sarebbe stato svegliarsi con la consapevolezza che il suo sorriso non gli avrebbe più illuminato le giornate, andare a dormire con la prospettiva che l'indomani sarebbe stato solo un altro triste giorno senza il suo profumo di libertà ad inebriargli i sensi. Al momento in cui avrebbe cominciato a dimenticare il suono della sua voce, la morbidezza dei suoi ricci fra le dita, il verde bellissimo dei suoi occhi.
Louis pensava a tutte queste cose, mentre Harry gli si avvicinava ed avvolgeva il suo volto con le mani grandi.
-Va tutto bene, Lou. Non fa niente, davvero. Sei un ragazzo meraviglioso.-
-No, Haz, non va tutto bene. Domani dovrò tornare sull'isola- Harry sgranò gli occhi e boccheggiò per qualche secondo, poi sussurrò un -Cosa?- che Louis fece fatica ad udire.
-Se restassi mia madre troverebbe il modo di rintracciarmi. Sarebbe pericoloso per tutti.-
-Tu non te ne vai, Louis.-
-Harry...-
-Tu rimani qui, Louis.-
-Haz, ascoltami- Harry si allontanò di scatto e si voltò, passandosi una mano tra i capelli. Quella sera faceva caldo, ma Louis stava cominciando a sentire tremendamente freddo.
-Avresti dovuto dirmelo prima, Louis. Avresti dovuto dirmi che avevi intenzione di andartene ed io avrei cercato di evitare tutto questo- la sua voce era calma, bassa, quasi rassegnata. Il liscio si avvicinò alle sue spalle e poggiò la mano sinistra sulla sua schiena tremante, mentre Harry cominciava a singhiozzare.
-Ti prego, Haz, non piangere- gli disse, per poi avvolgere i suoi fianchi da dietro. Se lo strinse forte al petto e sospirò, aspettando che si calmasse.
-Avrei evitato di innamorarmi di te, Lou- sussurrò piano. Louis fu sicuro che Harry potesse sentire il battito furioso del suo cuore contro la schiena. Sorrise leggermente, nonostante le circostanze non fossero delle migliori. Harry, con la sua luce e la sua allegria, si era innamorato di lui, con il suo buio e le sue insicurezze. Harry non aveva lasciato indietro niente, neanche le parti più brutte. Harry si era preso tutto e lo aveva reso una persona migliore.
Lo fece voltare verso di lui e lo baciò con dolcezza, portando le mani ad intrecciarsi tra i suoi ricci. Rimasero in quella posizione, fermi in mezzo ai girasoli, finché Harry non si fu calmato. Poi Louis si scostò e gli carezzò delicatamente le guance, mentre il riccio poggiava la fronte contro la sua e sospirava.
-Non riuscirò a farti cambiare idea, vero?-
-È per il tuo bene, principino.-
-Resta con me, questa notte- bisbigliò, la bocca ancora pericolosamente vicina alla sua. E Louis non poté far altro che annuire.
Gli avrebbe dimostrato il suo amore senza parole, perché non era capace di usarle. Lo avrebbe ringraziato per tutte le esperienze che gli aveva regalato, per essersi impegnato a trovare il vero Louis, quello che gli apparteneva, senza mai arrendersi. Lo avrebbe stretto forte e si sarebbe illuso che quella potesse essere solo la prima di altre mille notti uguali.
-Hai lasciato i tuoi sudditi da soli ad una festa in tuo onore. Non si fanno queste cose, principino.-
-Oh, sta zitto- Louis ridacchiò, prima di seguire il suo consiglio e tornare a baciarlo. Si trovavano nella stanza del riccio da almeno venti minuti, e da lì riuscivano ancora a sentire la musica proveniente dalla sala da ballo. Harry era poggiato sul suo petto, e la sua bocca non aveva smesso di prendersi cura di lui neanche per un secondo. Louis sembrava aver sviluppato una passione sfrenata per la morbidezza dei suoi fianchi, e lui non poteva che esserne felice –soprattutto considerando il fatto che li aveva sempre odiati, fino a quel momento.
-Lou...- Louis mugugnò qualcosa per incitarlo a continuare, con gli occhi ancora chiusi e le labbra a sfiorargli il collo.
-Fai l'amore con me, Lou?- Harry sentì un'improvvisa sensazione di freddo, quando Louis si staccò delicatamente dal suo corpo. Lo guardava con un misto di eccitazione e stupore, tra il desiderio di farlo suo e la paura di sbagliare. Tra la voglia di donargli tutto sé stesso e il terrore di non ritrovarsi più, una volta lasciato quel letto. Ma alla fine annuì e gli sfilò la camicia, puntando lo sguardo sui bottoni che stava slacciando con una lentezza snervante. Harry lo sentì tremare, mentre gettava l'indumento vicino alle giacche che avevano tolto poco prima. Si spogliarono lentamente, fingendo di avere a disposizione tutto il tempo del mondo e non una sola notte per amarsi a vicenda. La pelle di Louis era liscia e piena di inchiostro, e il riccio provò ad immaginare le storie che dovevano esserci dietro ogni tatuaggio. Ne tracciò i contorni con le dita, seduto a cavalcioni sul suo bacino, con indosso solo i boxer. Louis lo guardava incantato, come se il suo intero mondo iniziasse e finisse dentro il verde dei suoi occhi. Harry pensò che il suo sguardo dovesse essere l'esatto riflesso di quello del liscio. Si abbassò a baciarlo e cominciò a muoversi contro il suo bacino, prima che Louis invertisse le posizioni e lo facesse sdraiare con la schiena contro il letto. I suoi occhi erano lucidi e i movimenti leggermente più frenetici, ma le sue mani non smettevano di accarezzarlo con dolcezza e delicatezza, quasi come avesse paura di romperlo. Ed Harry pensò che avrebbe potuto farlo. Avrebbe potuto romperlo, lo avrebbe fatto di lì a poco, ma non lo sapeva.
Louis passò le labbra sul suo collo, ed Harry le sentì aprirsi in un sorriso al suo sospiro di piacere. Gli pizzicò un fianco e ridacchiò, ma il liscio continuò imperterrito a baciare ogni lembo di pelle disponibile. Strofinò il naso contro la peluria intorno all'ombelico e scese ulteriormente, fino ad arrivare all'altezza dei boxer.
-Lou, ti decidi a toglierli o faccio da solo?-
-Ma quanto siamo impazienti, principino- lo prese in giro, per poi afferrare gli slip con i denti e sfilarli, aiutandosi con le mani. Harry sospirò e alzò gli occhi sul soffitto della stanza, mentre Louis cominciava a stuzzicare la sua erezione già quasi completamente formata.
-Vorrei ritrarti in questo momento. Sarebbe il ritratto più bello del mondo- sussurrò, gli occhi puntati sul suo volto sconvolto.
-N-non sapevo che disegnassi.-
-Me la cavo- disse, per poi cominciare a lasciare baci bagnati sulla sua intimità, mentre con la mano destra continuava ad accarezzargli dolcemente il fianco. Harry sospirò pesantemente e strinse le lenzuola tra le mani, strizzando gli occhi con forza.
-Non chiudere gli occhi, Haz- lo rimproverò, e il riccio si ritrovò ad obbedire senza neanche rendersene conto. Quando Louis prese la sua erezione in bocca, Harry pensò di vedere le stelle. O forse era semplicemente il blu del suo sguardo che non smetteva di fissarlo. Gli afferrò la mano e la strinse forte, mentre cominciava a scendere e risalire con la bocca. Aumentò il ritmo quando Harry gemette rumorosamente, per poi fermarsi all'improvviso e tornare alla sua altezza.
-Cos...- il riccio era spaesato, i suoi occhi di un verde più scuro e la sua bocca oscenamente aperta. Louis lo baciò come non aveva mai fatto prima, permettendogli di assaggiare il suo sapore senza smettere di toccarlo neanche per un secondo. Portò due dita tra le loro bocche per inumidirle, poi le spostò sulla sua apertura.
-Ti farò male, non abbiamo il lubrificante.-
-Non fa niente, Lou, continua- Louis tremò impercettibilmente al suono della sua voce roca e pregna d'eccitazione, poi inserì il primo dito nel suo orifizio. Harry mugolò di fastidio e mosse leggermente il bacino, prima di incitarlo ad andare avanti. Il maggiore cominciò a muoversi lentamente, e dopo qualche minuto le dita erano diventate tre.
-Lou...- Louis pensò che sarebbe potuto venire anche solo con i suoi sospiri di piacere nelle orecchie, quando Harry si era aggrappò con le unghie alle sue spalle e ricominciò a gemere.
-Lou- ripeté il minore, gli occhi liquidi di piacere e il petto che si muoveva freneticamente -per favore.-
-Non voglio farti male, Haz.-
-Non mi importa, Lou. Voglio sentirti- Louis sfilò le dita dalla sua apertura e respirò profondamente, prima di posizionarsi meglio tra le sue gambe. Non si era mai sentito così nervoso e terrorizzato.
Harry si irrigidì impercettibilmente quando il liscio cominciò a spingersi dentro di lui, e Louis lo vide stringere i denti e chiudere gli occhi.
-Rilassati e respira, principino. Prometto che ti piacerà- sussurrò, la voce spezzata dalla sensazione travolgente della carne calda di Harry stretta intorno a lui. Strinse gli occhi ed entrò completamente, poggiando la fronte su quella del riccio. Rimase fermo per qualche secondo, poi Harry mosse il bacino e lo incitò a muoversi. Le prime spinte furono un'agonia, e Louis fu costretto a tenere il volto premuto contro la spalla del più piccolo per non vedere la sua espressione dolorante. Quando lo sentì gemere, però, si sollevò ed aumento il ritmo, mentre lui avvolgeva la sua vita con le gambe e lo baciava dolcemente. Louis sorrise sulla sua bocca e sospirò, poi afferrò la sua erezione con la mano destra e cominciò a toccarla. Harry venne nella sua presa in altri pochi secondi, sporcandosi lo stomaco del suo stesso piacere. Louis lo seguì dopo altre due o tre spinte più vigorose delle altre, poi uscì e si accasciò sul suo petto.
-È stata la prima volta più bella che potessi desiderare- bisbigliò Harry, gli occhi chiusi e le mani ad accarezzargli delicatamente la schiena. Louis posò un bacio sulla sua spalla e gli pulì lo stomaco con il lenzuolo.
-Domani dovrai spiegare ai tuoi genitori il motivo della tua sparizione improvvisa, principino.-
-Mia madre capirà, tranquillo.-
-E tuo padre?-
-Mio padre si farà convincere da lei, perché prova a fare il duro ma in realtà pende dalle sue labbra- Louis ridacchiò e si stese con la schiena contro il letto, puntando lo sguardo verso il soffitto. Pensò al fatto che il giorno dopo, quando Vincent avrebbe sgridato Harry per la quasi totale assenza alla sua festa, lui non ci sarebbe stato per difenderlo. Riuscì quasi a sentire il rumore del suo cuore che cadeva in pezzi.
-Lou?-
-Dimmi.-
-Mi mancherai da morire- gli disse semplicemente, avvicinandosi a lui e poggiando la guancia sulla sua spalla destra.
-Anche tu, Haz- Harry annuì leggermente e chiuse gli occhi, mentre Louis rimase a guardarlo per quelle che sembravano ore. Era bellissimo, con l'espressione rilassata, le guance arrossate e le labbra socchiuse, ancora nudo e profumato del loro amore. Louis pensò che avrebbe voluto immortalare quel momento. Quindi lo fece. Si alzò dal letto facendo attenzione a non svegliarlo, rubò un foglio e una matita dalla scrivania di Harry, poi si sedette sulla sedia girevole e cominciò a disegnare. Trascorse la notte a studiare ogni linea di quel corpo perfetto, a cercare di interpretare i suoi sogni tramite le smorfie e i sorrisi e le espressioni buffe, ad accarezzare delicatamente ogni lembo di pelle disponibile. La mattina dopo, alle prime luci dell'alba, decise che fosse arrivata l'ora di andarsene. Lasciò il ritratto sotto il cuscino che profumava di Harry, e insieme a quello lasciò anche i pezzi del suo cuore.
Poche ore dopo, Harry fu svegliato da qualcuno che urlava -Harold, svegliati!-
Il riccio pensò di essere fottuto, perché l'unico a chiamarlo in quel modo era suo padre, e ciò stava a significare che la sera prima Louis avesse avuto ragione. Tastò con la mano la parte sinistra del letto, e cercò di non rimanere deluso quando la trovò vuota e fredda. Sapeva che Louis non fosse un tipo da addii e aveva già immaginato che se ne sarebbe andato senza salutarlo, ma ne rimase comunque deluso. Sospirò pesantemente e si alzò dal letto, per poi indossare una maglia e dei boxer ed andare ad aprire la porta. Ad aspettarlo dall'altra parte c'erano suo padre e sua madre, con delle espressioni più dispiaciute e meno arrabbiate di quelle che aveva immaginato.
-Harry, tesoro- cominciò Belle -i tuoi amici sono tornati sull'isola.-
-Lo so.-
-Lo sai?- il riccio trattenne un singhiozzo alla domanda di suo padre, perché quello non era assolutamente il modo migliore per cominciare il suo primo giorno da Re. Re. Con tutto ciò che era successo nelle ultime settimane, non aveva neanche avuto modo di realizzare il ruolo che gli era appena stato affidato. Era ciò che sognava da quando ancora portava il pannolino, eppure in quel momento gli sembrò solo un grande peso. Sarebbe stato tutto più facile, se avesse avuto qualcuno con cui dividerlo.
-Se ne eri già a conoscenza, allora...- Vincent gli fece un cenno con il capo e se ne andò, mentre sua madre restò a fissarlo con aria preoccupata.
-Posso entrare, tesoro?-
-Certo- si spostò verso sinistra e la fece passare, per poi sistemarsi nuovamente sul letto, con le gambe incrociate e le mani poggiate sulle cosce.
-Vi ho visti, ieri sera- disse Belle, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo puntato nel suo. Harry sospirò ed annuì, perché si sentiva talmente stanco da non avere la forza di parlare.
-Tuo padre era arrabbiato questa mattina, ma si è calmato quando ha capito perché ieri ti fossi assentato. Abbiamo incontrato Louis prima di venire qui.-
-E che vi ha detto?-
-Ci ha ringraziati per l'accoglienza, e ci ha detto di darti questo- gli porse un piccolo bigliettino verde –che Louis doveva aver comprato nella cartoleria vicino al bar–, si alzò e gli lasciò una carezza sulla testa.
-È un ragazzo d'oro. Non dovresti lasciarlo andare- disse semplicemente, poi uscì dalla stanza come se niente fosse.
Harry sospirò profondamente. Il suo cuore sembrava non voler smettere di battere ad una velocità esagerata, quando aprì il foglietto che, Harry ne era sicuro, Louis lo aveva scelto di quel colore perché simile ai suoi occhi. Al suo interno, con una calligrafia tonda e disordinata, c'era scritto semplicemente 'Guarda sotto il mio cuscino, principino. Grazie di tutto'. Harry sorrise con tanto di fossette, per poi sporgersi verso la parte sinistra del letto e spostare il cuscino. Trovò un foglio piegato in due e lo afferrò con mani tremanti, per poi spiegarlo velocemente. Trattenne il fiato per qualche secondo, e per un attimo pensò che il cuore potesse uscirgli dal petto.
Un ritratto.
Vorrei ritrarti in questo momento. Sarebbe il ritratto più bello del mondo.
Era davvero meraviglioso. Louis aveva riprodotto alla perfezione ogni curva del suo corpo e ogni dettaglio del suo viso. Le braccia sotto il cuscino e la gamba sinistra accavalata sulla destra, le labbra socchiuse e le rughette sulla fronte, le ciglia che riposavano sulle guance e le fossette appena accennate. Harry capì in quel momento che non sarebbe mai stato in grado di lasciarlo andare.
-Liam!- il suo migliore amico si voltò di scatto e gli andò incontro, lasciando cadere qualsiasi conversazione stesse portando avanti con Ed.
-Che succede, Haz?-
-Devi accompagnarmi da una parte- dopo aver nascosto il ritratto nel cassetto della sua scrivania, Harry si era fatto una doccia veloce e aveva indossato una tuta, poi si era affrettato a cercare Liam, perché sapeva che sarebbe stato l'unico disposto ad aiutarlo in una situazione del genere.
-Dove?-
-Sull'isola- Liam sospirò e si morse il labbro inferiore, ed Harry capì immediatamente che anche lui avesse pensato alla possibilità di andare a riprendere Zayn. Il suo amico rifletté per qualche secondo, le sopracciglia aggrottate e le labbra arricciate, ma alla fine si decise ed annuì. Harry lo abbracciò di slancio e gli sussurrò un flebile grazie, prima di prendere il cellulare e chiamare Julian, il suo autista. Gli raccomandò di non parlarne con nessuno e lo ringraziò almeno dieci volte, poi attaccò. Era nervoso come non mai, e la sua schiena sudava terribilmente.
Lui e Liam si diressero verso l'entrata del castello, vicino alla statua di Vincent, ed Harry, per una frazione di secondo, pensò che di lì a poco al posto dei capelli corti e gli occhi scuri del padre ci sarebbero stati i suoi ricci e il verde del suo sguardo. Ma quello non era il momento di preoccuparsi per le responsabilità che avrebbe avuto in futuro, perciò salì sulla macchina e smise di pensarci.
-Tutto okay, Haz?-
-Credo di sì, e tu?-
-Io sto bene- sussurrò, puntando gli occhi sul paesaggio che scorreva oltre il finestrino. Harry capì che Liam era nervoso almeno quanto lui, quindi si limitò a dargli una pacca sul ginocchio e sorridergli. In meno di venti minuti, superati la barriera magica e il cancello con scritto Evil's kingdom –davvero inquietante–, fecero il loro ingresso sull'isola. Harry e Liam non avevano mai messo piede in quel posto, ed entrambi rimasero sconvolti dalla sporcizia e dalla povertà che regnavano in ogni angolo. Il riccio si ripromise che avrebbe preso dei seri provvedimenti, perché non era giusto che donne, uomini, bambini ed anziani –buoni o cattivi che fossero– vivessero in quelle condizioni. C'erano persone innocenti, lì in mezzo, e lui non avrebbe permesso che delle piccole e meravigliose creature crescessero in quel modo e che pagassero per gli errori di qualcun altro.
Chiesero ad un ragazzo di quattordici o quindici anni dove si trovasse la casa di Malefica, e lui diede loro le informazioni necessarie per raggiungerla, anche se con qualche secondo di esitazione –Harry era abbastanza sicuro che fosse rimasto stupito dal lusso della loro macchina, ma andava di fretta e quindi non indagò oltre.
In cinque minuti arrivarono di fronte ad una piccola villa malridotta, con porte e finestre completamente rotte. Doveva fare terribilmente freddo, d'inverno, ed Harry immaginò un Louis bambino ed infreddolito che cercava di coprirsi alla bell'e meglio con una coperta striminzita. Sobbalzò quando Liam poggiò una mano sulla sua spalla.
-Siamo arrivati fin qui, ora dobbiamo fare qualcosa.-
-Già.-
-Li... chiamiamo? Urliamo i loro nomi?-
-Oppure potremmo buttare dei sassolini contro le finestre ed evitare che Malefica ci lanci qualche maledizione.-
-Le finestre sono praticamente inesistenti, e tu sei sempre troppo romantico- Harry ridacchiò e scrollò le spalle, poi respirò profondamente e urlò, buttando fuori l'aria.
-Louis!- ripeté il suo nome per due o tre volte, prima che qualcuno lo afferrasse da dietro e lo spingesse contro l'auto. Julian rimase impassibile, con i suoi occhiali neri poggiati sul naso e le mani a stringere il volante.
-Che diavolo ci fai qui?- il suo cuore riprese a battere ad un ritmo normale quando vide gli occhi di Louis. Gli sembrò di tornare a respirare normalmente, che tutti i pezzi del suo cuore si fossero riuniti, e non si accorse neanche di Zayn e Niall, pochi passi più indietro, che parlavano con Liam. Le loro espressioni erano più o meno identiche a quella di Louis.
-Sono venuto a riprenderti.-
-Sei un fottuto incoscente!-
-Deve essere stata la tua influenza negativa.-
-Che cazzo ti è passato per la testa, Harry?-
-Voglio che torni a Doncaster con me- Louis lasciò la presa sulle sue braccia e sospirò. Il suo sguardo era terribilmente arrabbiato, ma Harry fu sicuro di scorgerci anche un pizzico di felicità. E anche speranza, forse la stessa che aveva lui, di poter essere due ragazzi normali e di amarsi come meritavano.
-Devi andartene prima che mia madre ti veda, Harry.-
-Non me ne vado se tu non vieni con me.-
-Sei più testardo di quanto pensassi- il riccio sorrise –anche se non gli era sembrato proprio un complimento– e poggiò la mano destra sulla sua guancia. In un primo momento, Louis sembrò volersi allontanare dalla sua presa, e lanciò uno sguardo terrorizzato verso l'edificio alla sua sinistra. Ma poi si lasciò semplicemente andare, e avvolse la mano grande e calda di Harry nella sua.
-Devi tornare a Doncaster, ora- ribadì il concetto, senza smettere di guardarlo neanche per un secondo. Il riccio strinse le labbra e fece segno di no con la testa, con tutta l'aria di un bambino di tre anni che punta i piedi per terra e fa i capricci.
-Ascoltami, Lou- cominciò, lo sguardo deciso e il tono di voce più determinato che mai -A me non importa di ciò che può fare tua madre. Io ti amo, e tu tornerai a Doncaster con me, e sarai Re insieme a me, e affronteremo insieme tutte le difficoltà che si presenteranno. E se sei innamorato di me almeno la metà di quanto io lo sono di te, adesso porterai il tuo culo su quella dannata auto e tornerai a casa- finì il suo discorso con il respiro pesante e gli occhi vagamente lucidi. Per un attimo pensò di essersi esposto un po' troppo, ma che se Louis non avesse provato per lui niente di importante, almeno avrebbe avuto la sicurezza di averci provato. Non gli piaceva la prospettiva di vivere di rimpianti.
-Ti ci vedo col mantello rosso e la corona in testa, sai?- sussurrò, mordendosi il labbro inferiore e abbassando lo sguardo verso il basso.
-Il mantello forse, la corona neanche morto.-
-Lo so, ma starebbe bene con i ricci- gli afferrò le mani e le strinse forte, poi riportò gli occhi nei suoi e sospirò.
-Mia madre non vuole più saperne niente di me. E neanche di Zayn e Niall, a quanto pare. Quando le abbiamo detto che non avevamo voluto prendere la bacchetta è quasi morta di infarto- continuò, le labbra arricciate e l'espressione fintamente dispiaciuta. Harry ridacchiò, poi si sporse per lasciargli un leggero bacio sulla punta del naso. Gli sembrò di sentire qualche fischio provenire dalla sua sinistra, ma nessuno dei due si voltò verso gli altri tre.
-Quindi non le importerà se torni a Doncaster, no?-
-Haz...-
-Lou- lo interruppe -Cosa provi per me?- il liscio deglutì e si inumidì le labbra con la lingua, poi afferrò i suoi fianchi e cominciò a stuzzicarli.
-Dovremmo spostarci da qui prima che mia madre ci veda- Harry ridacchiò per la mancata risposta, perché di certo non si aspetta una dichiarazione d'amore o qualcosa del genere, ma annuì e lo trascinò all'interno della macchina. Liam, Zayn e Niall li seguirono, e il riccio fece segno a Julian di partire.
-Quindi torniamo a Doncaster?- Harry si accorse solo in quel momento che il ciuffo di Zayn non era più rosa ma blu, e pensò che quel ragazzo avesse la capacità di far sembrare perfetta anche la pettinatura più stramba.
-A quanto pare c'è chi già ha deciso che sarò Re, quindi immagino di sì.-
-Uuuh, e chi l'avrebbe mai immaginato che il teppistello dell'isola sarebbe diventato Re?- Niall era tremendamente felice di quell'improvviso ritorno a Doncaster, ed Harry sospettava che fosse per Jade –o probabilmente per Boo. Liam sorrideva come un imbecille da almeno dieci minuti, e lui e Zayn non avevano smesso neanche per un secondo di lanciarsi sguardi pieni di felicità.
Harry sentì la mano di Louis avvolgere la sua e sorrise, convinto di aver fatto la scelta giusta. Non gli importava di ciò che sarebbe successo in futuro, di quello che Malefica avrebbe potuto fare e delle difficoltà che avrebbero dovuto affrontare. Aveva Louis a tenergli la mano, e con lui tutto sarebbe pesato la metà.
Quando arrivarono di nuovo a Doncaster, circa venti minuti dopo, tutto sembrava come la prima volta in cui Louis, Zayn e Niall avevano messo piede nel regno. La statua della bestia che si trasformava in umano continuava ad essere abbastanza orrenda, i girasoli avevano ancora un posto speciale nel giardino di cui Harry si prendeva cura, e tutto era piacevolmente calmo e silenzioso.
Con l'unica differenza che Boo era corso incontro a Niall, appena lo aveva visto scendere dall'auto, seguito da una Jade sorridente e felice. Che Liam e Zayn si erano allontanati mano nella mano. E che Louis non aveva bisogno di sapere dove fosse il bagno, perché se lo ricordava benissimo. Piuttosto, gli aveva chiesto di condurlo nella sua camera da letto, intento a rimanerci per almeno una settimana.
-Principino?-
-Dimmi.-
-Ti amo anche io, comunque.-
Harry sorrise, e pensò che non avrebbe più avuto paura di niente, se Louis fosse rimasto per sempre al suo fianco.
Fine.
X༄♡༄༄♡༄༄♡༄ X
Come ho detto in precedenza, ringrazio tantissimo @/Loucex su EFP per avermi permesso di far conoscere questa fantastica storia anche su questa piattaforma.
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! Soprattutto se volete che pubblichi mini long o oneshot di questo tipo :*
Chiara x
Profilo dell'autrice originale: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=552217
Link storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3386866&i=1
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