Cap. 12
Adrien camminava verso casa dalla sua ragazza, sentendosi un po' più riposato: dopo le prove, finite alle due del pomeriggio, appena tornato a casa, era crollato sul letto, non svegliandosi nemmeno quando Plagg gli urlava nelle orecchie di dargli del Camembert o Nathalie era venuta a chiamarlo per cenare.
Si svegliò alle nove di sera e si fece una doccia, continuando ad ignorare il suo kwami che, dopo mangiato, si rifiutò di trasformarlo in Chat Noir per andare a trovare Marinette; così, era da un quarto d'ora che stava sudando per raggiungere la pasticceria, asciugandosi la fronte grondante.
«La prossima volta mi dai il Camembert.» bofonchiò Plagg, sbirciando dal colletto della maglietta, cercando di non farsi vedere dai passanti.
«Guarda che non mi faccio problemi a camminare.» rispose il ragazzo, mettendo le mani nelle tasche dei jeans come se nulla fosse; per la verità preferiva essere Chat per faticare si meno.
«Hai ragione: camminare è salutare.»
«Buona sera, Sabine.» esclamò Adrien appena aprì la porta della pasticceria, poco prima della chiusura.
Plagg, nascosto a dovere, rimase senza parole per tutto il tragitto fino alla camera di Marinette, ignorando il profumo di formaggio che si sentiva appena la botola della camera della corvina si aprì, ma la tentazione era troppo forte e non poteva tacere su ciò che aveva sentito: «Non ci credo che tu l'abbia fatto!» esplose lo spiritello nero, uscendo dal suo nascondiglio e interrompendo i due mentre stavano per baciarsi.
«Fatto cosa?» domandò il portatore, non capendo a cosa si riferiva.
«Quella cosa!»
«Cosa?!»
«Sai che ti dico? Ne ho abbastanza delle tue stupide battute. Io prendo il mio Camembert e vado sull'attico. Chiamami quando bisogna andare.» esclamò, volando verso la finestra aperta, uscendo borbottando imprecazioni sul suo protetto.
I due ragazzi si guardarono senza parole, entrambi confusi.
«Andiamo Adrien, che hai combinato?» chiese la corvina, incrociando le braccia al petto.
«Assolutamente niente! Stavo parlando con lui e poi ho salutato Sabine perché ero arrivato a casa tua.» rispose sulla difensiva.
«Conoscendo Plagg hai combinato qualcosa.» ridacchiò lei. «E poi, sai che Plagg se la prende se non gli dai il Camembert.»
«Lo so.» sbuffò lui, sistemandosi la frangia sulla fronte. «Lo sai cos'è successo oggi?» chiese febbricitante, cambiando del tutto dall'atteggiamento precedente.
«Cosa? Sei crollato sulla passerella?» ribatté la ragazza con aria di sfida, andando a sedersi sulla chaise-longue, facendo sedere anche Adrien.
«Oltre quello –disse, liquidando l'argomento con un gesto della mano– mi sono fatto un nuovo amico.»
«È fantastico! Raccontami un po' di lui.» esclamò felice, voltandosi verso il modello e mettendosi a gambe incrociate, volendo ascoltare.
«Si chiama Christian Rizzini, ha la mia età, ha origini italiane da parte di padre e fa il modello da quando aveva quindici anni.» spiegò, ancora felicemente, non riuscendo a trattenere l'eccitazione.
«Quindi fa il modello da soli due anni? E com'è?»
«Simpatico, con la battuta sempre pronta e anche lui guarda gli anime!» aggiunse con enfasi, quasi saltando sula sedia.
«Ecco perché voi due andate d'accordo: troppi hentai.» lo schernì, facendogli una linguaccia.
«Divertente.» ribatté restituendogliela, avvicinandosi a lei per accarezzarle una gamba. «Comunque, di primo impatto l'ho collegato a te: capelli neri e occhi azzurri, ma tu sei molto più sexy e attraente di lui.» aggiunse, avvicinandosi ancora di più, ritrovandosi a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
«Non credo proprio, lui è un modello, io sono solo Marinette.» rispose la ragazza, poggiandosi contro lo schienale della chaise-longue e, di conseguenza, allontanandosi da Adrien.
«Marinette Dupain-Sexy-Cheng.» sussurrò suadente, mettendosi a carponi e avvicinarsi maggiormente alla corvina.
«Non ricordavo che il mio cognome facesse così.» ridacchiò lei, distendendo le gambe in modo tale da far arrivare Adrien a sé, incrociando le braccia attorno al suo collo.
«Perché quando ti sposerai con me avrai anche il mio cognome: Sexy-Agreste.»
«Allora mi chiamerò Marinette Dupain-Sexy-Cheng-Agreste? Scusa, ma preferisco solo Agreste, a questo punto.» sentenziò Marinette, punzecchiandogli la punta del naso con l'indice.
«Però ti sposerai con me.»
«E chi lo dice? Magari ti mollerò per Nathanaël.» scherzò, assumendo un'espressione dubbiosa, ma mantenendo il divertimento.
«Per Rompi-naël? Questo mai.» ribatté il biondo, avvicinandosi ulteriormente a Marinette, poggiando la fronte contro la sua.
Gli piaceva quando si stuzzicavamo a vicenda: in quel momento era come una sfida tra di loro, che sarebbe finita con la vittoria di uno dei due.
«Mai dire mai, Micetto.»
Il ragazzo ghignò, sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi alla Chat: «Io sono più figo di lui. E poi, solo io posso fare certe cose con te.»
«Per esempio?» domandò provocante, poggiandogli il dito sotto il mento, sollevandoglielo fino a fargli sfiorare la bocca.
Senza rispondere, Adrien si fiondò a reclamarle le labbra, sorridendo quando lei restituì il bacio.
I due si sdraiarono sulla chaise-longue, mettendosi più comodi: il ragazzo sopra è la corvina sotto, senza smettere di baciarsi e accarezzarsi, senza smettere di assaporasi a vicenda, senza smettere di essere complici delle loro vite e dei segreti che dovevano mantenere.
A questo proposito, Marinette ci aveva riflettuto tutto il giorno e aveva deciso che avrebbe rivelato che lei era Ladybug dopo la sfilata, dopo che Adrien si fosse liberato di tutto quello stress fisico e psicologico dovuto al lavoro.
«Sai una cosa, Principessa?» domandò il ragazzo tra i baci, accarezzandole i fianchi da sotto la maglietta.
«Cosa?» ansimò lei, a fiato corto e con gli occhi lucidi, annebbiati dalla passione del momento.
«Alla sfilata ti farò conoscere Christian, sono sicuro che ti piacerà.» mormorò, scendendo a baciarle la pelle del collo, mordicchiando e succhiando, lasciandole dei nuovi segni rossi.
Marinette lo allontanò dal suo collo, tirandolo verso sé per tornare baciarlo sulle labbra; il biondo salì con le mani, accarezzandole appena sotto i seni, limitato dal reggiseno e dalla posizione troppo scomoda per farle ciò che voleva.
Ad interrompere i due fu la voce di Sabine, che dal piano inferiore chiedeva loro se volessero qualcosa da sgranocchiare o da bere.
«No, grazie mamma.» rispose Marinette, cercando di non lasciarsi sfuggire un guaito quando Adrien le sollevò i fianchi e stringendole i glutei in modo scherzoso, facendole incrociare le caviglie attorno al suo corpo, non volendo staccarsi da lui.
«Ancora mi rinneghi il cibo dei tuoi.» sussurrò il ragazzo, fingendosi offeso. «Per fortuna ho un bocconcino più sfizioso di cui occuparmi.» ghignò, solleticandole le gambe.
«Mi dispiace distruggere i tuoi sogni e le tue speranze, ma devi tornare a casa.» esclamò, vedendo subito l'espressione crucciata del suo ragazzo.
«Perché?»
«Perché domani hai le prove per la sfilata e ti devi svegliare presto, mio caro.» rispose, divincolandosi per mettersi a sedere, sistemandosi i vestiti stropicciati.
«Vero, ma solo la mattina siccome ho un servizio fotografico qui al parco il pomeriggio.» spiegò, poggiandosi contro di lei. «E se mi venissi a fare visita? Così farei invidia a tutti.»
«L'ultima volta che sono venuta a farti visita ad un tuo servizio fotografico hanno domandato per una partner e hanno preso Manon. Ci sono rimasta malissimo!»
«Io pensavo che il fotografo scegliesse te. Se devo dire la verità sono rimasto anch'io un po' deluso, ma Manon era tropo tenera per non essere notata.»
«Grazie!» abbaiò in tono offeso, voltando il busto dall'altra parte.
«Dai Principessa, sai che io ti amo.» tentò di scusarsi, pur sapendo che stava fingendo.
«Vai da Manon, lei è più tenera di me.» ribatté duramente.
«Se faccio come mi hai detto tu potrei essere preso per pedofilo e non posso rovinare l'immagine della famiglia Agreste. Anche perché non so che farebbero al mio bel corpo quei carcerati tatuati e simili a The Rock...»
Marinette scoppiò a ridere, tenendosi le mani sulla pancia per cercare di attenuare il dolore ai muscoli.
«Visto che le mie battute ti fanno ridere?»
«Io ridevo perché mi sono immaginata la scena: tu, un ragazzino bassino e magrolino, circondato da una decina di uomini pelati, muscolosi e tatuati.»
«Se provi ad immaginarti il dopo ti spaventi. Almeno, io mi spavento. E poi, io non sono magrolino, sono abbastanza muscoloso.» sentenziò Adrien, gonfiando il bicipite e mostrando il muscolo gonfio.
«Per i ragazzi della tua età devo dire che sei messo abbastanza bene.» rispose Marinette, guardandolo con la coda dell'occhio.
«Abbastanza bene?! Mari, io sono una bomba sexy!» esclamò pavoneggiandosi, non nascondendo la nota di narcisismo.
«Certo, certo.» disse lei, girandosi per fargli un buffetto sulla testa, facendolo rimanere senza parole.
La ragazza si alzò dalla chaise-longue, sciogliendosi i codini e salendo sulle scale che conducevano al letto per recuperare la maglietta extralarge che usava come pigiama, per poi scendere e togliersi i vestiti usati durante il giorno, rimanendo in intimo.
«Stai ferma.» esclamò Adrien, con un sorriso sghembo sul volto, sdraiato a pancia in giù sul divanetto, facendole assumere un'espressione crucciata.
«Cosa c'è?»
«Niente, volevo solo immortalare quest'immagine nella mia mente, così domani avrò dei pensieri felici quando sarò da solo nel mio camerino.»
«Adrien!»
Il biondo assunse un'espressione di finta offesa quando la ragazza s'infilò la maglietta, mostrando il labbro inferiore.
«Vuoi dei "pensieri felici" per domani? Allora guarda questo.»
Marinette gli sorrise malignamente, iniziando ad ondeggiare i fianchi, lentamente, portandosi le mani sotto l'indumento, dietro la schiena; Adrien non capì cosa stava facendo finché non la vide afferrare uno spallino del reggiseno dalla manica e poi l'altro, fino a sfilarsi l'intimo da sotto la maglietta e mostrandolo divertita, facendo sospirare rumorosamente il modello.
«Questi non sono "pensieri felici". Mi vuoi uccidere così.»
«Forse è così.»
«Domani mi rimprovereranno ancora. Ed io che cosa dico? Ah scusi, ma ieri la mia ragazza mi ha stuzzicato la fantasia ed ora non posso fare a meno di pensare a lei che mi...»
«Adrien!»
«L'hai voluta tu.» ghignò, alzandosi per andare ad abbracciarla, inspirando il dolce profumo di biscotti che emanava. «Mi fai un favore?»
«Cosa?» mormorò, accoccolata a lui.
«Mi fai un paio di succhiotti sul collo?» chiese, strofinando il naso sulla sua pelle, solleticandole il collo con le labbra.
«Perché questa richiesta?»
«Per tenere lontane le ragazze durante il servizio fotografico di domani pomeriggio.» rispose, quasi volendo pregare per quei succhiotti; ma una cosa era certa: non se ne sarebbe andato senza quei succhiotti.
«E così usi i miei succhiotti come avvertenza che appartieni già a qualcuno?» disse divertita, giocando con una ciocca dei suoi capelli biondi, guardandoli arricciarsi e tornare al loro aspetto naturale.
«Sì.»
«Come farai con le foto?»
«Problema della truccatrice.» bofonchiò ghignando, sicuro che avrebbe ceduto.
«Prepara il collo, Gattino.»
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Sono tornata :D
Un po' di fluff tra i due (come se non ce n'è già abbastanza...) non fa mai male. Tranne a Plagg, come le battute di Adrien.
Comunque, nel prossimo capitolo ci saranno cose parecchio divertenti *risata malefica*
Lo scoprirete presto ;)
Alla prossima :D
FrancescaAbeni
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