Cap. 29
Marinette fissò Adrien mentre faceva una delle sue solite battute a Nino e Christian, alla quale rise soltanto lui.
Lila le aveva raccontato l'ultima conversazione avuta con Catherine per intero, mentre con gli altri aveva detto loro che aveva sentito il nome di Null.
«Che hai ragazza? Non ti vedo menare Adrien per le sue battute.» le disse Alya seduta accanto a lei, per poi sorseggiare dal bicchiere che aveva in mano.
«Nulla. Sono solo un po' stanca, tutto qua.»
Effettivamente era così. Quel pomeriggio tutti i portatori vennero a conoscenza del nemico contro cui, sicuramente, avrebbero avuto a che fare e che Catherine era in combutta con un essere potente; in più, c'era un dettaglio che non poteva dire né a Gabriel né, soprattutto, ad Adrien.
Arrivata la sera, siccome i suoi erano andati fuori a cena, ne aveva approfittato per organizzare una piccola festa, in cui vi erano due amici in più –inutile dire che avevano portato anche l'alcool–, ma la cosa non aveva funzionato molto.
«Adrien è già alticcio, vero?» domandò Lila, indicando il biondo che si allungava a prendere un'altra bottiglia di birra.
«È solo un po' brillo. Se vuoi realmente vederlo ubriaco allora dagli una bottiglia di vodka.» rispose la mora aprendo la borsa e mostrando due bottiglie di alcolici.
«Dategli la mia. Io non ho molta voglia di bere.» disse Marinette, alzandosi per andare in bagno.
Lila seguì la corvina con lo sguardo, cercando di mostrarsi il meno coinvolta possibile, non volendo far capire che lei sapesse il motivo del suo stato d'animo.
Fu Christian che, scusandosi, la seguì fino al bagno, bussando alla porta quando la trovò chiusa.
La ragazza aprì la porta, evitando di guardare l'amico dritto negli occhi. «Scusa, avevo occupato il bagno senza motivo.» esclamò la ragazza con voce tremante cercando di uscire, ma Christian la bloccò sulla soglia, per poi portarla nuovamente dentro e chiudere la porta a chiave. «Chris...»
«Non usciamo da qua finché non mi dici cos'hai.» disse lui prima che potesse finire la frase.
«E se gli altri devono entrare?»
«Aspettano.»
La corvina sospirò, poggiandosi contro il lavandino.
Ora il ragazzo vedeva il suo sguardo: aveva gli occhi umidi e arrossati, ed alcune lacrime le bagnavano ancora le guance.
«Ha a che fare con quello che hanno spiegato i kwami oggi pomeriggio?»
Marinette annuì. «Fino all'anno scorso mi ritenevo una ragazza normale -anche se imbranata cronica-, con una vita normale. Poi Parigi è stata attaccata da un mostro di pietra ed io, assieme ad un ragazzo in una tuta da gatto, mi sono ritrovata a proteggere la città da queste persone corrotte da Papillon. Dopo mesi di dure battaglie abbiamo sconfitto il nostro nemico e siamo tornati a vivere tutti in pace, come se nulla fosse successo, tranne che ora ho una piccola coinquilina di cui nessuno sa l'esistenza.» ridacchiò, per poi tornare seria. «Quello che voglio dire è... fino ad ora abbiamo affrontato nemici del nostro stesso livello, se non inferiore, e tutto tornava normale dopo aver usato il Lucky Charm.»
Christian le si mise accanto, ascoltandola fino all'ultima frase.
«Ma ora dobbiamo affrontare persone che hanno subìto strane mutazioni genetiche ed il nostro nemico principale è il kwami del caos. Non sarò mai all'altezza di una cosa del genere...»
«Come hai detto tu, hai vissuto molte avventure con Adrien, avete sempre vinto anche dopo alcune sconfitte. Non devi preoccuparti finché accanto a te ci sarà lui.»
«Ci siete anche tu e Lila accanto a me.» lo corresse tirando su con il naso.
«Ah non ti ho detto che domani parto per il Messico?» scherzò, facendola ridere. «Certo che puoi contare anche su di me -anche su Lila, immagino- e credimi, tu farai grandi cose.» sorrise, mettendole il braccio attorno alla spalla.
«Ora stai dicendo questo per tirarmi su di morale.» disse con una risata triste, poggiando la testa contro la sua spalla.
«No, lo sto dicendo perché lo so. Sai, il mio potere.» ammiccò, strofinandole il braccio con fare rassicurante.
Marinette non volle sapere altro.
Non sapeva bene cosa sarebbe accaduto in futuro, ma sapeva che poteva contare sui suoi amici e compagni di lotte.
Se avrebbero dovuto scontrarsi contro Null allora avrebbe usato tutte le sue forze per batterlo.
Adrien si diresse verso il bagno, cercando di non cadere.
Aveva visto Christian seguire Marinette ed erano là dentro da ormai un quarto d'ora, e l'alcol non aiutava a farlo ragionare razionalmente.
Sapeva che la corvina era rimasta sconvolta da ciò che era venuta a sapere e sapeva che nessuno dei due stava combinando nulla in quella stanza.
Vero?
«Mari, tutto bene?» domandò Adrien bussando alla porta chiusa.
Subito la chiave che si girava nella toppa lo fece indietreggiare di un passo, osservando la porta che si apriva per rivelare Marinette con gli occhi lucidi e Christian che le teneva una mano sulla spalla in maniera confortante.
«Vi lascio soli. C'è bisogno di una figura sexy di là.» scherzò il corvino, per poi fare cenno al portatore del gatto nero che non era al massimo delle forze.
«La figura più sexy sarò sempre io, Rizzini, non dimenticartelo.» rispose lui con aria di sfida, battendogli il pugno.
Christian tornò in salotto, lasciando solo i due e Mari si poggiò contro lo stipite della porta.
«Scusami se non sono venuto io... ma pensavo volessi rimanere un po' da sola...» si scusò Adrien, grattandosi la nuca.
Il ragazzo non fece in tempo ad aggiungere altro che la ragazza gli catturò le labbra in un bacio, restando abbracciata a lui anche subito dopo.
«Mari...»
«So che ti sto chiedendo tanto. So che tutta questa situazione è particolarmente stressante per te e per tuo padre, ma resterai al mio fianco anche contro questa minaccia?» domandò con gli occhi lucidi.
Adrien sorrise. «Mi stai chiedendo l'ovvio, My Lady.» rispose lui, dandole un bacio sulla sommità della testa, restituendo l'abbraccio.
Odiava chiedere aiuto agli altri, visto che ci metteva tutta se stessa per superare gli ostacoli, ma sapeva anche quando non poteva farcela da sola.
«Vuoi tornare di là con gli altri o preferisci passare del tempo con me, preferibilmente nudi e abbracciati dopo aver passato le ore più belle di sempre.» ammiccò il biondo provocante e la ragazza gli diede una pacca sul petto, rossa come un peperone.
«Adrien! Smettila!»
«Oh andiamo Principessa, non puoi dire di non volere questo bel bocconcino se prima non lo provi.»
«"Bel bocconcino" non si usa da decenni, Gattino.» rispose facendosi coraggio e sfiorandogli il naso con il proprio, ancora con le guance velate di rosso.
«Dettagli irrilevanti, Purr-incess.» fece le fusa lui, strofinandosi contro il suo collo. «Allora? Cosa preferisci fare?»
«Torniamo di là, gli altri potrebbero pensar male.»
«Devono pensar male!»
«Ma se non stiamo facendo nulla?»
«Potremmo farlo, ma tu non cedi al fatto che io vorrei poter liberare Chat Jr e—»
«Ok! Ora basta!» squittì Marinette correndogli la bocca, mettendosi dietro di lui per spingerlo verso il salotto. «Stai parlando troppo.»
«Ho già in mente un modo in cui potresti farmi dire soltanto il tuo nome, Principessa.»
«Adrien!»
Catherine chiuse la chiamata con un sospiro, sistemando il cellulare sul comodino.
Lila era uscita con i suoi amici –i tre portatori ed altri due suoi coetanei– ed in quel momento l'appartamento era così vuoto.
Restare in quella stanza da sola le fece rivivere i momenti in cui Mark conduceva ricerche sui poteri dei Miraculous, e tutto peggiorò quando trovò Null.
Strinse le coperte tra le mani, girandosi sul fianco sinistro e cercando di pensare ad altro, ignorando i capelli che le solleticavano la guancia.
La fede d'oro bianco brillava per via dei raggi della luna che entravano dalla finestra, risvegliandole ricordi di quel giorno felice.
Senza pensarci una seconda volta, si tolse l'anello e si voltò verso il comodino per poggiarlo e non guardarlo, trovando insopportabile la vista di quel simbolo.
Era l'una passata e sentì la porta d'ingresso aprirsi, segno che Lila era rientrata a casa.
Sospirò nuovamente, sentendosi più sollevata, ma il senso di colpa la invase nuovamente all'idea che tra pochi giorni tutto sarebbe finito.
Gabriel mise il cellulare in carica, dando un'ultima occhiata al blocca schermo: una foto della sua famiglia, quando era ancora unita.
Spegnendo l'apparecchio si sistemò sotto le coperte, dando la buona notte a Nooroo, che dormiva sul cucino fattogli da Marinette in cassetto aperto del comodino.
Aveva da sempre dormito lì dentro poiché non voleva occupare il cuscino che usava la moglie, trovandolo irrispettoso.
Erano ormai le tre passate e aveva lavorato sin a mezz'ora prima su una nuova collezione che avrebbe dovuto presentare tra un mese durante una sfilata di inaugurazione ed i proprietari del negozio volevano che anche i vestiti di Marinette avessero una loro parte.
È come biasimarli? Marinette era una grande artista e si meritava un'opportunità del genere.
Aveva pensato di dire ad Adrien di riferirglielo, siccome era a casa della ragazza, oppure di chiamarla, ma preferiva avvisarla di persona, sorridendo al pensiero di vedere il suo volto illuminarsi.
Più il tempo passava più le somiglianze con Martine erano visibili.
Le sarebbe piaciuta com'era piaciuta a lui, ne era sicuro.
Si girò sul lato, guardando malinconicamente lo spazio vuoto del materasso, facendo scorrere le dita sulle coperte.
Si sistemò nuovamente supino, incapace di sopportare tale sentimento, restando a fissare il soffitto per molti minuti, finché le palpebre non si fecero pesanti e con l'immagine di sua moglie che sorrideva si addormentò.
Dagon colpì violentemente il sacco da boxe con un forte pugno, seguito da un altro ed un altro ancora, facendo ondeggiare lo strumento davanti a lui.
Il respiro era pesante ed il ritmo del suo cuore era accelerato, i capelli albini erano incollati alla sua fronte e del sudore gli ricopriva il corpo.
I suoi occhi bicromici erano concentrati sul bersaglio davanti a lui, calcolando dove si sarebbe spostato e l'intensità del pugno con cui avrebbe dovuto colpire.
"Sei l'essere più potente che abbia mai creato." gli disse Mark con orgoglio mentre controllava le ferite subìte dall'allenamento contro quella specie di rinoceronte umanoide.
Lui sapeva di essere forte, ma voleva raggiungere la perfezione.
Ringhiando, caricò il colpo, per poi sfoderare un potentissimo pugno esattamente al centro del sacco, facendolo staccare dai ganci a cui era appeso e facendolo volare dall'altra parte della stanza.
I muscoli bruciavano e dolevano sotto la sua pelle, ma non poteva permettersi di fermarsi, non ora che Null aveva bisogno di lui.
Marinette sospirò, incapace di ignorare il leggero russare del ragazzo avvinghiato a lei.
Doveva mettere una barriera tra loro quando dormivano assieme: Adrien aveva il vizio di abbracciare qualunque cosa e sbavare; era una cosa che aveva sempre desiderato, dormire teneramente abbracciata ad Adrien con il sorriso sui loro volti.
Tranne per il fatto che era estate –e di conseguenza faceva un caldo soffocante– e per il suo pigiama o il suo cuscino bagnati di bava.
Almeno Tikki si era addormentata sulla piccola credenza nel muro.
«Mi dispiace per te, ragazza. Non hai fatto nulla di male per meritarti tutto questo.» sussurrò dispiaciuto Plagg tra i suoi capelli corvini, accarezzandole dei ciuffi della frangia.
«E come fa quando dorme nel suo letto da solo?» chiese seccata, anche lei a tono basso.
«Lui non è coerente: o abbraccia un cuscino o si spaparanza sull'intero materasso. Ed il suo letto non è piccolo...» aggiunse.
«Almeno non mi butta di sotto.»
«Sei tu che dovresti buttarlo di sotto, cara. Lo dico per il tuo sonno.»
«Tanto non avrei dormito nemmeno... Non riesco ad addormentarmi a differenza di Tikki e del koala bavoso.» sbuffò, incapace di muoversi per via della presa attorno al suo corpo. «Sto morendo di caldo... E tu perché non dormi?»
Plagg sospirò. «Per le tue stesse ragioni e... per riflettere un po'.» rispose con un sospiro. «Abbiamo combattuto contro Null per eoni ed eoni e tutto quello che abbiamo ottenuto sono soltanto state sconfitte, morte di molti portatori e la quasi estinzione di noi kwami. Fa schifo come cosa...» mugugnò l'ultima parte.
Marinette non disse nulla; dopo qualche secondo di silenzio, con l'unica mano libera, prese Plagg in mano e lo portò sul petto, appena sopra il braccio di Adrien, per poi dargli un bacio sulla testa. «Non ti preoccupare Plagg, troveremo un modo per batterlo.»
Il kwami guardò da un'altra parte, non del tutto convinto.
Con sguardo triste restituì il suo bacio con una piccola leccata sulla punta del naso, per poi accoccolarsi nell'incavo del suo collo.
«Non voglio perdere anche voi due...»
La ragazza sentì il cuore stringersi in una morsa, accarezzando le orecchie del felino. «Non accadrà. Io ed Adrien abbiamo la pellaccia dura.» ridacchiò, sentendo il corpicino dell'esserino farsi più piccolo contro di lei.
Capiva come si sentiva Plagg, anche lei aveva paura.
Paura di fallire, paura di non essere abbastanza per Tikki e per gli altri, paura di morire.
Combattere contro Null era l'unico modo per dare fine a tutto ciò ed aveva bisogno dei suoi compagni per vincere.
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Dai che siamo quasi giunti alla fine, dai dai.
Ancora, credo, cinque capitoli o giù di lì. Devo vedere bene la lunghezza dei capitoli e tutto il resto.
Comunque, Dagon è il tizio sopra xD
Se c'è qualche errore ditemelo, per favore, perché ho avuto problemi con Wattpad e alcune cose non me le aveva salvate (ecco perché ho fatto tardi) T^T
Ci vediamo mercoledì prossimo :D
FrancescaAbeni
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