Cap. 20
Ladybug evitò l'ennesimo attacco da parte del licantropo, schivando per un pelo i lunghi artigli con un agile balzo all'indietro seguito da un paio di capriole per allontanarsi al meglio.
La strategia della distrazione non aveva funzionato: il lupo mannaro aveva annientato le illusioni di Volpina con un forte ululato, che generò un'onda d'urto tale da distruggerle in tante nuvole di fumo arancio; anche alcuni alberi fecero la stessa fine, crollando a terra dopo essere stati spezzati a metà dalla forza dell'impatto.
Chat rimase ad osservare tutto il tempo, tentando più volte di soccorrere le sue compagne, ma Ladybug gli urlava di restarne fuori.
Si sentiva inutile, impotente, nel guardare le sue partner venire colpite ed essere scaraventate a terra con forza devastante.
Serrò i pugni, sentendo gli artigli conficcarsi nei palmi ed il sordo dolore dovuto ai lividi sulle nocche.
Il nemico continuava ad attaccare le due portatrici mentre cercavano di elaborare una strategia per batterlo, ma non avevano nemmeno il tempo per riprendere fiato che si ritrovavano costrette a dover difendersi o ad evitare sferzate su sferzate.
Era un essere assetato di sangue che non dava tregua ai suoi nemici; totalmente diverso da ogni akuma.
Il felino si guardò intorno freneticamente, in cerca di un'idea che le aiutasse a vincere contro quel bestione, finché i suoi occhi non si soffermarono su Volpina.
«Volpina!» la chiamò a gran voce, facendola voltare. «Usa il tuo potere speciale per confonderlo. Ladybug! –si voltò anche lei, dopo essersi allontanata con un salto– Immobilizzalo con il tuo yo-yo appena puoi.»
Le due annuirono, mettendosi in posizione d'attacco.
Schivata l'ennesima onda d'urto, Volpina suonò una dolce melodia col flauto, diversa da quella che suonava quando creava le copie delle cose o delle persone, ed il licantropo si bloccò di colpo; senza aspettare un secondo di più, la coccinella avvolse il filo attorno al nemico, imprigionandolo e facendo sì che non potesse nemmeno muoversi.
Appena la mora annullò il suo potere, il lupo iniziò a dimenarsi per liberarsi dalla trappola, invano, ringhiando contro i portatori.
Chat balzò accanto alle ragazze, guardando per un secondo il casino che avevano combinato: la fontana di Place des Vosges era completamente distrutta e l'acqua zampillava dai detriti a terra; gli alberi erano quasi tutti sradicati o spezzati; buchi nel terreno erano sparsi qua e là nel parco; le panchine erano state lanciate contro le sbarre di metallo che recintavano la zona, tranciandone la maggior parte.
Quel bestione doveva provenire da qualche parte, pensò il biondo, e se Place des Vosges era ridotta in quello stato non osava immaginare com'era ridotto il percorso da lui preso.
Osservò dritto negli occhi il nemico, cercando di leggere attraverso l'iride color ambra e le pupille verticali, chiedendosi se, poco prima, aveva visto realmente le lacrime.
«Hai avuto una bella idea, Micio.» si congratulò Volpina, dandogli una pacca sulla spalla.
«Ora che ne facciamo di lui? Non è un akuma da purificare, ed io non ho usato il Lucky Charm per fermarlo.» commentò Ladybug, tenendo stretto il filo tra le mani.
«Ḳh̀ā c̄hạn! Ḳh̀ā c̄hạn!» ringhiò il licantropo, dimenandosi per l'ennesima volta.
«Me che lingua è?» domandò la corvina tirando la corda.
«Non saprei. Non capisco ciò che dice.» rispose la volpe, chinandosi per osservarlo meglio.
Chat sbarrò gli occhi, notando i suoi occhi ambrati farsi lucidi.
«Ḳh̀ā c̄hạn! Ḳh̀ā c̄hạn! Ḳh̀ā c̄hạn!» ripeté, scoppiando in lacrime.
Ladybug assunse la stessa espressione del suo compagno, senza però abbassare la guardia.
«Sta piangendo...» osservò la portatrice della volpe, cercando di autoconvincersi che quella scena non era frutto di una sua illusione; poi la sua collana suonò, facendole capire che le restavano quattro minuti.
«Ḳh̀ā c̄hạn...» sussurrò, abbassando lo sguardo, capendo che nessuno parlava la sua lingua. «Kill me... Please... Kill me!»
Il sangue si gelò nelle vene dei tre ragazzi, incapaci di dire o fare qualsiasi cosa.
«Kill me! Kill me!»
Ecco cosa stava dicendo sin dall'inizio, pensò tristemente la coccinella, ma nessuno era lì per uccidere.
La ragazza tentò di dire qualcosa, ma il fischio di qualcosa che le sfiorò l'orecchio la interruppe, lasciandola a bocca aperta.
Subito dopo, il licantropo era col viso a terra ed il sangue che usciva da un buco nella testa.
Gli avevano sparato.
Ladybug si voltò, in cerca di un probabile cecchino, e così fecero gli altri due, senza ancora aver elaborato l'accaduto.
«Esci fuori, assassino! Fatti vedere!» urlò la corvina a squarciagola, serrando i pugni lungo i fianchi. «Fai vedere la tua brutta faccia!»
«Ladybug, se ne sarà andato ormai, oppure sarà ancora nel suo nascondiglio.» osservò Chat, mettendole la mano sulla spalla.
La coccinella se la scrollò di dosso, voltandosi di scatto verso il felino. «Come si fa ad uccidere così qualcuno?» chiese con le lacrime agli occhi.
«Io non lo so... ma quel licantropo avrà ferito un sacco di persone prima di ventre qui...»
«Ma era sempre un essere umano! So che era umano e che non voleva fare nulla di tutto questo... lui... lui era...»
Chat strinse la ragazza in un abbraccio, lasciando che si sfogasse.
Volpina fece cenno al ragazzo che doveva andare, visto che le restavano poco più di due minuti prima che si detrasformasse, saltando agilmente tra i tetti dopo aver ricevuto un cenno positivo.
La coccinella rimase a piangere contro il petto del biondo anche dopo che la polizia arrivò per capire cos'era successo; il corpo venne portato via in ambulanza e, sicuramente, l'avrebbero studiato per sapere di che cosa si trattasse in realtà.
Svariati minuti dopo, Ladybug si scostò da Chat, osservando la folla di curiosi e di paparazzi che stavano fotografando la zona, cercando di ignorare i mormorii delle persone e non volendo incontrare lo sguardo spaventato dei suoi amici e dei suoi genitori, che avevano visto tutta la scena dalla finestra del loro appartamento.
I primi giornalisti erano già all'entrata del parco, ormai distrutto, aspettando che Ladybug e Chat Noir rilasciassero risposte sulla battaglia e sulla nuova compagna.
Con gli occhi ancora lucidi, dopo il consenso della polizia, la corvina evocò il Lucky Charm per sistemare il parco ed eventuali danni a strade o edifici, osservando la pozza di sangue lasciata dal licantropo sparire come se non fosse mai stata lì.
Senza aggiungere altro, l'eroina lanciò il suo yo-yo su una sporgenza di un tetto vicino, saltando per allontanarsi da lì.
Chat la seguì con il suo bastone, tenendosi a debita distanza.
Quando era sconvolta in quel modo preferiva restare da sola per qualche minuto, ma era meglio non perderla di vista.
Arrivata alla Tour Eiffel si poggiò con la schiena contro una trave di metallo, lasciandosi lentamente scivolare finché non era seduta con le gambe tirate al petto; si ritrovò incapace di versare altre lacrime, nemmeno quando la sua trasformazione giunse al termine, lasciando Marinette a fissare il vuoto con occhi spenti.
Tikki rimase appoggiata sulla sua testa per tutto il tempo, accarezzandole i capelli con la sua piccola zampetta per cercare di confortarla; nemmeno lei sapeva cosa dire in una situazione del genere.
Le era già capitato anche di peggio e con diverse Ladybug, ma ogni volta era rimasta in silenzio.
Chat si sedette sulla stessa trave a gambe incrociate, davanti alla ragazza, osservando l'azzurro del cielo.
«Chat...» lo chiamò la corvina, continuando a fissare un punto qualsiasi del metallo.
«Lo prenderemo. Non so chi sia stato, il perché l'abbia fatto è come faremo a prenderlo, ma ti prometto che lo prenderemo. Nessuno può uccidere senza rimanere impunito.» rispose serrando i pugni, anche lui senza incontrare il suo sguardo.
Marinette spostò gli occhi su di lui, notando quanto fosse teso ed irato; ma la cosa che più preoccupava era il fatto che era ancora trasformato.
Stando attenta a non cadere, si avvicinò a lui, sedendosi accanto e poggiandosi contro la sua spalla.
Rimasero entrambi in silenzio ad aspettare che le acque si calmassero, quando la corvina sentì il braccio del ragazzo serpeggiarle attorno alla vita per stringerla a sé, per poi farle appoggiare le gambe sulle proprie.
La ragazza si accoccolò contro l'incavo del colo dell'eroe, sentendolo fare le fusa. «Questo tuo essere gatto mi inquieta e mi intenerisce ogni giorno di più.» ridacchiò, facendo tintinnare la campanella che aveva al collo.
«Ma sopratutto ti fa eccitare, vero?» domandò con un ghigno, sentendola irrigidirsi tra le sue braccia.
«Ma perché tu devi sempre fare il pervertito? Perché?» piagnucolò, rossa come un peperone.
Prima che potesse aggiungere altro, gli tappò la bocca con la mano, per poi dargli un pizzicotto sulla guancia.
«Ahi!»
«Se osi dire qualcosa che riguardano gli apparati genitali femminili o maschili in generale, il tuo Chat Jr, o spari qualche battuta pessima giuro che ti butto di sotto.» lo minacciò, guardandolo storto.
Il felino fece il segno della zip che chiudeva le sue labbra, facendole capire che non avrebbe aggiunto altro. Per ora.
Gabriel spende la TV nel momento stesso in cui Chat Noir seguì Ladybug mentre, sconvolta, uscì dal parco.
Aveva visto tutta la diretta mentre veniva trasmessa dalle telecamere dall'elicottero del telegiornale, che aveva seguito il licantropo dall'Arc du Triomphe fino a Place des Vosges, dove poi si era scontrato con i tre portatori; sin da quando i tre, ancora nelle vesti civili, stavano cercando di far scappare i loro amici era rimasto colpito dal coraggio del ragazzo dai capelli neri.
Era molto simile a Marinette, in tutto e per tutto, e si era persino lanciato contro il mostro nell'attesa di Ladybug e Chat Noir.
«L'hai notato anche tu, vero?» chiese Fu apparendo dal nulla.
A quanto pare, Nathalie l'aveva fatto entrare.
«Quel ragazzo è stato davvero coraggioso, non c'è che dire.» sospirò lo stilista spegnendo la TV. «So perché sei venuto, Fu.»
L'anziano gli sorrise. «Sei pronto al tuo primo incarico da Grande Guardiano?»
Gabriel guardò la scatoletta sul tavolino basso con nostalgia, per poi spostare lo sguardo sul suo kwami, che gli fece un cenno positivo con il capo.
Era dura per lui dividersi da quel gioiello, ma era già arrivato il momento di dover lasciare il passato e guardare al futuro.
L'uomo si alzò, prendendo il portagioiello e raggiungendo Fu alla porta.
«Andiamo.»
Christian entrò nella sua stanza con il braccio destro avvolto da bende ed un cerotto bianco sul sopracciglio sinistro, senza contare gli innumerevoli lividi sulle scapole e le ginocchia.
Aveva sempre desiderato poter aiutare in qualunque modo possibile i due eroi parigini in qualche modo, ma scontrarsi contro un lupo mannaro, o qualunque cosa esso era, non fu una buona idea, soprattutto se non si possedevano superpoteri come Ladybug, Chat Noir e la nuova eroina.
Era stato soccorso dai medici sotto consiglio dei genitori di Marinette –delle persone stupende, doveva ammetterlo– e, anche se erano preoccupati su dove fosse la figlia, non avevano smesso di tenere d'occhio le sue ferite e di curare quelle che sembravano più gravi.
Sdraiatosi sul letto, prese il cellulare con il braccio non ferito, controllando le notizie del LadyBlog, sperando che Alya, dopo che se n'era andato, avesse postato qualche notizia sull'eroina volpe, ma anche lei non aveva alcuna idea su chi fosse, elogiandola solo per la grande battaglia fatta e descrivendo ai seguaci le impressioni che le aveva dato, con allegato il video da lei registrato dalla finestra del salotto dei Dupain-Cheng.
Con un sibilo di dolore dovuto alle ferite –seppur non gravi– al braccio, posò il cellulare sul comodino alla sua destra, notando solo in quell'istante una scatolina nera.
Si mise a sedere, incuriosito, chiedendosi come quella scatola fosse finita lì.
Con cautela, e pensando che potesse essere un regalo di sua madre, la aprì, fischiando per la meravigliosa spilla a coda di pavone adagiata al suo interno.
Improvvisamente, una sfera azzurra uscì dal gioiello, lasciandolo, in un primo momento, abbagliato, poi gli occhi gli si sbarrarono da soli alla vista della creatura blu, simile ad un piccolo pavone che fluttuava davanti a lui.
«Ma cosa...»
L'esserino gli sorride dolcemente, aprendo gli occhi e rivelando la sclera completamente nera e l'iride rossa. «Ciao.»
«Perfetto. Gli antidolorifici iniziano a fare effetto...» borbottò il corvino, sedendosi sul letto e portandosi una mano alla testa.
Il piccolo pavone lo guardò incuriosito. «Ti assicuro che sono vero, Christian.»
«E come sai il mio nome?»
«Io sono una divinità quantistica e tu sei stato scelto dal Grande Guardiano per essere il portatore del Miraculous del pavone per sconfiggere il male.» spiegò lentamente, facendo sì che il ragazzo digerisse le informazioni.
Il ragazzo annuì. «Ok. Quindi un esserino volante mi sta dicendo che è un dio e che io sono stato scelto per essere un bird-sitter... Mi hanno drogato all'ospedale...» ridacchiò, dandosi un pizzicotto alla gamba e sussultando quando si accorse che quella cosa non si era nemmeno spostata.
«Non sei sotto effetto di droghe e non è un sogno. È tutto vero.» disse in maniera confortante il kwami.
Christian sospirò sconfitto. «Allora dimmi, come ti chiami?»
Il piccolo pavone blu sorrise: «Io sono Duusu, il tuo kwami.»
Lila rientrò a casa appena prima che la trasformazione si annullasse, per nulla sorpresa di trovare Catherine seduta sulla poltrona mentre parlava al telefono in americano.
Mentre aspettava che che terminasse, diede da mangiare al suo kwami, ascoltando ciò che stava dicendo senza farsi vedere.
Si sedette sul sofà facendosi aria con il ventaglio che aveva poggiato sul tavolino davanti alle sue gambe, sospirando per il caldo.
«Allora, piaciuta la prima battaglia dalla parte dei buoni?» domandò Catherine divertita, riponendo il cellulare nella borsa.
«Non male. Mi piace di più essere portatrice che akumarizzata: il Miraculous è più potente.» rispose con un'alzata di spalle, tornando seria poco dopo. «Non vedo come mai quella persona sia dovuta morire.»
La rossa si sistemò i capelli raccogliendoli in una coda di cavallo, e Lila non poté fare a meno di pensare che sembrava molto più giovane.
«Non potevamo permettere che qualcuno riuscisse a capire da dove proviene quella cosa e a cosa serve.» disse come se nulla fosse, non lasciando trapelare il minimo risentimento nelle sue parole. «Dopo tutto, la "Bestia Z" è solo uno degli esperimenti che Mark sta ideando per sapere come si sconfiggono Ladybug e Chat Noir. Non ti preoccupare, a te non verrà fatto del male.» aggiunse, notando lo sguardo scioccato della mora.
«Ma l'esercito francese ha preso il cadavere per esaminarlo. Non è che vi farete scoprire?»
«Impossibile. È stato iniettato in lui un siero che fa decomporre il corpo dopo un'ora dalla morte. Tra poco resterà poco e niente del licantropo.»
Trixx raggiunse la portatrice, sedendosi sulla sua spalla e poggiandosi contro il collo in cerca di conforto.
Era spaventato e Lila lo sentiva.
Sollevò la mano, accarezzando il kwami dietro l'orecchio per dirgli che andrà tutto bene.
Purtroppo, però, nemmeno lei ne era molto sicura.
«Ormai doveva essere qui. Perché non sta arrivando?» domandò nervoso Adrien, facendo avanti ed indietro nella stanza.
«Adrien, stai tranquillo, dovrà ancora capacitarsi di quello che gli -o le- sta accadendo.» rispose Marinette, poggiata alla scrivania. «Io, la prima volta, ho creduto che Tikki fosse un ibrido tra un insetto ed un topo.» continuò con un'alzata di spalle.
«Adrien credeva fossi un genio della lampada, dimmi tu.» sbuffò Plagg, seduto sul tavolo con i suoi compagni kwami.
Adrien stette per ribattere, quando il suono del campanello lo interruppe.
«È arrivato.» osservò agitato il biondo.
«O "arrivata".» sbuffarono in coro Lila e Marinette.
«Bambini, non litigate.» disse Gabriel con estrema tranquillità, sistemandosi sulla sedia.
«Facile per te dirlo. Tu ed il maestro Shifu sapete chi è.»
«Master Fu.» lo corresse l'anziano, in piedi accanto allo stilista.
I passi di Nathalie che accompagnava una persona fuori dalla porta dell'ufficio di Gabriel si sentivano anche se la stanza era chiusa a causa del silenzio di tomba venuto a crearsi.
La porta si aprì, rivelando l'ultima persona che credevano di vedere.
«Benvenuto, Christian Rizzini.» disse solenne Gabriel, cercando con la coda dell'occhio il cenno positivo di Fu.
I ragazzi spostarono il loro sguardo sconvolto dal loro amico all'uomo, per poi tornare su Christian a bocca aperta.
«Ragazzi, lui è il nuovo Peacock.»
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Nuovo eroe! E chi se non il nostro Christian?
Un personaggio di cui non si sa praticamente nulla a riguardo. Magari, più avanti, ci farò una one-shot su di lui.
Le cose iniziano a farsi interessanti e l'associazione di Papillon pazzi sembra più agguerrita che mai.
Cavolo, da una semplicissima storia d'amore tra un eroe ed una civile si finisce con persone morte. Tutti molto normale.
P.S. Oramai abbiamo compiuto un anno: il 25 marzo 2016 pubblicai il primissimo capitolo di "The Masked Serie"😍😍
Grazie mille a tutti ^^❤️❤️
Ci si vede mercoledì prossimo :D
FrancescaAbeni
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