Cap. 11

Nathalie aprì gli occhi, cercando di combattere il capogiro ed il senso di nausea che la assalì non appena riprese conoscenza.

Malgrado la vista offuscata, la donna riuscì a riconoscere i due Agreste ed un'altra figura, più minuta rispetto alle altre.

«Adrien, il suo servizio fotografico...» mugugnò lei, cercando di mettersi a sedere.
«Non ti preoccupare per il servizio. Piuttosto, tu come stai?» domandò il ragazzo togliendole il panno umido dalla fronte.
«Sto bene, grazie. Cosa mi è successo?» chiese.

La segretaria cercò di mettersi a sedere, ma la figura più piccola la fece rimanere sdraiata.

«Non ti conviene alzarti per un po'. Sei svenuta per un colpo di sole.» spiegò l'anziano, mettendole una mano sulla fronte per sentirne la temperatura.
«Chi è lei?» disse con espressione preoccupata, non riuscendo ad allontanarsi.
«È uno zio medico di Marinette. Credimi Nathalie, le sue erbe sono magiche.» rispose Adrien per tranquillizzarla, notando subito i suoi lineamenti rilassarsi.
«Ora riposati, verremo a controllarti di nuovo più tardi.» esclamò Gabriel, facendola annuire.

I tre uscirono dalla stanza, chiudendo la porta, per poi tornare nello studio dello stilista.

Adrien era tornato a casa dopo essersi ripreso dalla notizia che quella strana donna gli aveva dato, coricando Nathalie sulle spalle e venendo subito soccorso dal padre non appena ricevette la chiamata di suo figlio, aiutandolo a portare la segretaria in una delle camere per gli ospiti e poi chiedere aiuto a Master Fu, siccome il ragazzo diceva che le avevano fatto qualcosa.

«Era stata ipnotizzata, non c'è alcun dubbio.» disse l'anziano subito dopo essere entrati nella stanza.
«Come? È rimasta tutto il tempo in casa dopo che è rientrata dalle ferie.» rispose preoccupato Adrien, poggiato contro la porta chiusa.
«Il come non lo so, ma col quando ti sei risposto da solo.» sospirò il Maestro, strofinandosi le tempie. «Ho sentito che la sua mente ha come un blocco per non farle ricordare cos'è avvenuto in vari momenti che vanno dalla sua vacanza in Italia fino ad oggi, come se qualcuno avesse messo in pausa il suo cervello per non farle ricordare ciò che le stava facendo è ciò che stava facendo lei.»

Il biondo rimase ad ascoltare con estrema attenzione, ma la sua mente tornò alle parole di quella donna.

"Conoscevo tua madre e che tutto quello che voi sapete su di lei è falso. È ancora viva ed è sotto la nostra custodia. Le avevo fatto una promessa. Sarebbe davvero orgogliosa di te, Adrien."

L'ultima frase lo fece sbiancare di nuovo.

Non solo il perché quella donna sapeva il suo nome, ma anche perché, a quanto pareva, conosceva abbastanza bene sua madre.

Oppure era tutto un complotto per avere i Miraculous, pensò lui.

«Adrien.»

La voce del padre lo risvegliò dai suoi pensieri, accorgendosi solo ora che aveva gli sguardi dei due uomini e dei tre kwami puntati addosso.

«Scusate, non stavo ascoltando. Dicevate?»
«Master Fu voleva sapere cos'era successo da quando eravate usciti di casa.»

Il biondo spiegò loro tutto per filo e per segno, tralasciando il dettaglio della donna misteriosa e dicendo che era riuscito a tramortire Nathalie colpendola alla testa senza trasformarsi in Chat Noir.

«Vado a dare un'occhiata a Nathalie. Adrien, verresti con me a darmi una mano?» domandò Fu, uscendo dall'ufficio del signor Agreste accompagnato dal giovane e dai loro rispettivi kwami.

Adrien sapeva che non voleva controllare Nathalie. Aveva capito che stava nascondendo qualcosa.

«Dimmi tutto. Anche perché l'ha già fatto Plagg.» lo incitò l'anziano dopo essersi allontanato abbastanza dalla stanza.

Il ragazzo lanciò un'occhiata gelida al suo kwami che sorrise, per poi sospirare esasperato.

Orami conosceva Plagg, e poi aveva intenzione di dire al Guardiano la verità di cos'era successo in quel vicolo.

«Una donna è sbucata dal nulla ed ha fermato Nathalie appena prima che fosse abbastanza vicina per attaccarmi. Subito dopo aver tramortito Nathalie mi ha detto che in verità mia madre è viva e che è sotto la loro custodia.» spiego brevemente il giovane, con il senso di nausea che lo assillava nuovamente.
«Loro? C'entra qualcun altro in questa storia.» riflette l'anziano.
«Purtroppo non ho nessun altra informazione. La prego Master Fu, mi aiuti a trovare mia madre.» esclamò il biondo sul bordo delle lacrime.

Fu guardò Adrien con una stretta al cuore, sorridendogli gentilmente.

«Se hanno osato farle del male giuro che... che...»
«Non ti disperare. Tua madre è sempre stata una grande donna. Sono più che sicuro che è sana e salva.» lo consolò il Guardiano, accarezzandogli il braccio –data la sua altezza–
«Lo spero.» sospirò lui in risposta. «Vado nella mia stanza a riposare un secondo. Conto sulle tue droghe per far star bene Nathalie.»
«Ringrazia le proprietà terapeutiche della cannabis.» ammiccò l'anziano, camminando verso la stanza degli ospiti per controllare come stesse la donna.

Adrien si trascinò in camera sua, chiudendo entrambe le porte a chiave e buttandosi sul letto, sospirando quando il suo corpo spossato toccò il materasso morbido.

«Intendi dirglielo a Marinette?» domandò Plagg, sedendosi sull'altro cuscino. «Di tua madre intendo.»
Il biondo sospirò. «Non credo. Sai com'è fatta Marinette: appena viene a sapere che qualcuno è in pericolo si lancia in suo soccorso.»
«D'altronde è un'eroina. Ed anche tu lo sei.»

Il ragazzo stette per un secondo in silenzio, girando la testa di lato per non guardare più il suo kwami.

Voleva andare a salvare sua madre dopo la notizia che gli era stata data? Sì.

Voleva prendere a calci quella donna finché non gli avrebbe rivelato tutto? Eccome.

Però non aveva abbastanza prove.

Certo, aveva liberato Nathalie dal controllo della mente che qualcuno esercitava su di lei, ma gli aveva anche detto che sarebbe stata l'ultima volta che sarebbe corsa in suo aiuto; ciò significava che era una cattiva.

E lei sapeva dov'era sua madre.

Adrien sospirò di nuovo, chiudendo gli occhi per cercare di addormentarsi.

Tutto il suo corpo implorava un sonno ristoratore di almeno tre o quattro ore e, dato che il suo servizio fotografico fu cancellato per ovvi motivi –al fotografo fu detta la scusa che il modello era stato poco bene–, si concentrò sulle cose più belle che potevano venirgli in mente in quel momento.

La sua famiglia era più grande, suo padre sarebbe diventato un eccellente Guardiano, Marinette era diventata finalmente la sua ragazza –orami da qualche mese– e...

Sua madre era viva.

Malgrado non sapesse dove si trovava, né se stava bene, né se era ferita in quel che modo, il pensiero che prima o poi avrebbe rivisto sua madre lo rincuorava parecchio.

Un sorriso comparve sulle sue labbra non appena lunghi capelli biondi e occhi verdi apparvero nella sua visione; riusciva persino a sentire il profumo di rose fresche che emanavano i suoi abiti ed il calore del suo abbraccio.

«Aspettami mamma, verrò a salvarti.» sussurrò Adrien, mentre una lacrima scivolò sul cuscino, per poi addormentarsi.


Lila era seduta ad un tavolo abbastanza isolato nel bar La Coquille.

Il posto ideale per chi voleva ascoltare la musica rock di Jagged Stone e di altri gruppi stando in compagnia.

Per quanto la ragazza fosse isolata, invece, le piaceva quell'atmosfera, dando il due di picche a tutti i ragazzi che provarono ad avvicinarsi, lasciandoli delusi o atterriti.

L'italiana stava bevendo il caffè dalla tazzina, rimpiangendo quello italiano, ma gustandoselo come se fosse ancora nella sua patria.

Aveva chiesto se poteva avere anche una ciotola di arachidi da sgranocchiare, anche se erano per il suo kwami.

Come poteva una volpe andare matta per le arachidi? Si chiedeva la mora mentre prevedeva un'altra arachide per darla allo spiritello, nascosto nella borsetta, senza farsi vedere.

I suoi occhi caddero su una donna dai capelli rossi che stava camminando verso il suo tavolo, sedendosi davanti a lei e guardandola attraverso gli occhiali da sole.

«Scusi, ma quel posto è occupato.» disse Lila cercando di non sembrare scocciata.
«So perfettamente che non è così.» rispose la donna, togliendosi gli occhiali e rivelando un paio di occhi azzurri e freddi come il ghiaccio.

Non voleva ammetterlo, ma quello sguardo la intimoriva parecchio.

«Allora perché si è seduta qui? Ci sono altri tavoli liberi.» esclamò la mora seccata.

Odiava sentirsi debole, sopratutto davanti a persone che non conosceva.

«Perché volevo parlare con te, Lila.»
«Come sa il mio nome?» domandò socchiudendo a gli occhi.
«Non solo so chi sei. So tutto su di te, anche che possiedi un gioiello in grado di darti poteri fantastici.»

L'italiana trasalì, senza darlo a vedere.

«È inutile che cerchi di nasconderlo. So anche che hai un kwami.»
«C'è qualcosa che le tue fonti non ti hanno detto?» sibilò a bassa voce, sfiorando con la mano la borsetta.
«Effettivamente no.» rispose con nonchalance. «Sono qua perché vorrei che ti alleassi con noi.»
«Noi?»
«Faccio parte di un'organizzazione che vuole ottenere il potere assoluto grazie ai poteri dei Miraculous della creazione e della distruzione. No, non siamo una brutta copia di Papillon, –aggiunse appena Lila aprì bocca– noi siamo più forti: predisponiamo di macchinari in grado di estrarre la forza vitale, nonché i poteri, dei kwami ed utilizzarli per governare sul mondo intero. Se ti unirai a noi ne trarrai dei benefici: ricchezza, gloria, potere e vendetta.»

Se la ragazza era già interessata prima, ora ne era totalmente ammaliata.

Anni di bigie le avevano insegnato a vedere se l'interlocutore stesse mentendo, è quella donna non era una bugiarda.

«Ci stai?» chiese porgendole la mano.
Lila ghignò, stringendogliela. «Ci sto.»


Mark adorava quel posto.

Stare a contatto con quella creatura dalle fattezze mostruose, seppur sapeva che sarebbe stata in grado di ucciderlo in meno di un secondo, lo intrigava e gli faceva scorrere l'adrenalina in tutto il corpo.

Lo scienziato faceva scorrere le notizie sugli schermi dei computer, abbandonandosi contro la sedia quando apparvero due immagini: una di un certo Gabriel Agreste, famoso stilista parigino, e l'altra di Adrien Agreste, suo figlio.

«Che stai cercando?» domandò la voce distorta del mostro, seduto su quella specie di trono che era stato messo lì per lei.
«Informazioni sulle persone di cui Catherine mi ha scritto. Dovrebbero essere Papillon -l'ex cattivo di Parigi- e Chat Noir -l'eroe che lo combatteva con un'altra ragazza, Ladybug-. Sono i possessori del Miraculous della farfalla e del gatto nero.» rispose, scivolando di lato per far sì che la creatura potesse vedere.

Mark fissò la donna mostruosa assumere un'espressione di pura sorpresa, mentre si alzava dal suo giaciglio e camminava verso gli schermi.

L'uomo si spostò ancora, non volendo essere colpito dalle sue ali demoniache.

Alla luce degli schermi riusciva a vedere la sua pelle squamosa di colore nero e l'occhio rosso farsi lucido.

La donna sfiorò con l'artiglio l'immagine del ragazzino dai capelli biondi, sussurrandone il nome.

«A-Adrien...»

All'improvviso, la vista della creatura si fece offuscata e, con il dito indice, si asciugò la lacrima che le scorreva lungo la guancia sinistra.

Fissando il dito bagnato, un ghigno spaventoso comparve sulle sue labbra, ridendo con voce gutturale e distorta.

«Perfetto.»


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*li guarda con un sorriso* Ehi :3

Lascio a voi i commenti :3

Adrien lo dirà a Mari ciò che è venuto a sapere o sarà Plagg a dirglielo?

Plagg che non tiene mai la bocca chiusa quando ha davanti del formaggio LOL

È mezzanotte passata ed ho sonno... ci vediamo al prossimo capitolo ;3

FrancescaAbeni

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