CAPITOLO TERZO - parte 1

La sala si riempì presto di clienti; Asya e Sam camminavano senza mai fermarsi, e nonostante questo i piatti tardavano ad arrivare.
C'erano circa settanta persone, sedute ai tavoli, ed una buona parte di queste  non aveva ancora ricevuto nemmeno l'antipasto.
-Dove diavolo è Timothy!- sbraitava il capo, sbattendo i pugni sul bancone della cucina.
Con due soli camerieri la serata sarebbe stata un disastro.
Asya non si fermò un solo attimo, neanche per bere. Non fece altro che caricarsi pile di piatti sulle braccia e sgattaiolare ai tavoli, scusandosi continuamente con i clienti innervositi e spiegando loro che c'era stato un problema di organizzazione.
Quella serata fu uno strazio; sembrava non finire mai. La stanchezza si era fatta sentire dopo la prima ora e mezza di servizio, e non poteva che peggiorare.
Quando finalmente la sala si svuotò, alle due e mezza della notte, Asya poté dinalmente bere un bicchiere d'acqua fredda.
Era stremata.
Sentire quel liquido freddo scendere giù dalla gola secca le parve la cosa più bella del mondo.
-Quando lo vedo lo ammazzo- continuava a ripetere ossessivamente Berto, girando qua e là lungo la sala con le mani in tasca. -Su movetevi! Non ne posso più, voglio andare a dormire!-.
Asya e Sam ripulirono la sala, poi andarono uno alla volta a lavarsi.
Era un sollievo aver finito. Nonostante questo, Asya stava ancora pensando a Tim. Era uscito senza dare spiegazioni alle cinque del mattino, e dopo la bellezza di ventuno ore di lui non vi era ancora nessuna traccia.
Cosa gli stava accadendo?
Forse aveva deciso di andarsene definitivamente via da lì, di mollare il lavoro?
No.
Era possibile.
Anche lui aveva bisogno di quel posto, tanto quanto Asya.
Non aveva altro luogo ove andare; probabilmente non aveva neanche una famiglia.
La ragazza si stese sul letto, e si sforzò di smetterla di preoccuparsi così tanto per Tim; si disse che era adulto, e che qualunque cosa gli passasse per la testa se la sarebbe cavata.
Si infilò sotto alle coperte e, complice la grande stanchezza che aveva ormai aggredito ogni parte del suo corpo, si addormentò quasi subito.

....

La luce del mattino illuminava pigramente la stanza, entrando dalla piccola finestra posta sul muro.
Asya si tirò a sedere sul letto, e guardò l'orologio poggiato sul suo comodino: le dieci e mezza.
Sbadigliò rumorosamente e si alzò. Percepiva il lieve fruscio di un respiro, dietro alle tende che la dividevano dagli altri due, e sperava fosse quello di Tim.
Si affacciò lentamente per guardare il letto di Sam, e lo trovò ancora addormentato. Avanzando ancora, controllò anche quello di Tim. Il suo, purtroppo, era vuoto.
Non era ancora rientrato.
Con un espressione neutra in volto uscì dalla stanza e si diresse al banco del bar, ove trovò Berto.
-Hai visto quel coglione di Timothy?- le chiese, già stizzito di prima mattina.
La ragazza scosse la testa. -Non è ancora tornato?-.
-No, ma quando torna giuro che lo licenzio!-.
L'uomo sbuffò rumorosamente e si diresse nella cucina, continuando a brontolare sottovoce.
Asya spostò lo sguardo sulla porta d'ingresso del locale.
"Dove diavolo sei?".
Si sentiva in colpa per tutto ciò che stava accadendo, e non sopportava l'idea che Tim sarebbe stato licenziato. Tuttavia, pensandoci bene, andandosene in quel modo si stava mettendo nei guai da solo.
Asya riempì un bicchiere di spremuta e se lo portò alla bocca, bevendone un abbondante sorso; proprio in quell'esatto istante, la porta si aprì.
La ragazza staccò il bicchiere dalla bocca e si voltò di scatto;
Entrò Timothy.
Sul suo volto vi era un'espressione indecifrabile, che però lasciava comunque trasparire una certa tristezza. Camminava a passo lento attraversando la sala mantenendo lo sguardo fisso a terra, come se fosse completamente sconnesso da tutto ciò che lo circondava.
I suoi abiti erano sporchi di... Qualcosa.
-Timothy?- disse Asya quando lui le passò affianco. Ma il ragazzo non incrociò minimamente il suo sguardo e tantomeno rispose, continuando a camminare in direzione della camera.
Lei fece per chiamarlo ancora, ma non riuscì a far uscire la voce dalla bocca.
Che cosa avrebbe dovuto dire?
Emise un pesante sospiro, e decise di tacere.
Quando il ragazzo varcò la porta della stanza, pochi attimi dopo, vi trovò Sam.
Ed accadde un disastro.

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