CAPITOLO SETTIMO - parte 1
Il mattino seguente, quando Asya aprì gli occhi, era sola in camera.
Un gruppo di pettirossi cantavano sul davanzale della finestra, ed una sfera di luce tenue disturbata dalle nuvole penetrava dalla saracinesca.
Si stropicciò gli occhi e sollevò la schiena mugolando, ancora intorpidita e dolorante a causa della caduta nel bosco del giorno precedente.
Si alzò ed uscì dalla stanza; al bar c'era Sam che si preparava un caffè. Berto era probabilmente ancora a letto, mentre di Tim non c'era traccia. Come al solito.
Negli ultimi giorni quella era stata la normalità.
-Vuoi un caffè?- le chiese Sam, notificando la sua presenza.
-Hemm...si, grazie- rispose lei avvicinandosi al banco del bar.
L'uomo avviò la macchina e le porse una tazzina azzurra piena di liquido caldo e fumante, il cui profumo arrivò poco dopo alle narici.
Asya la afferrò, e se la portò alla bocca.
-Quel coglione di Timothy è sparito di nuovo- disse ancora Sam, poggiando i gomiti sul banco.
-Non chiamarlo così- ribattè lei abbassando lo sguardo.
-Non saprei in quale altro modo chiamarlo, uno che si comporta così-.
La ragazza bevve l'ultimo sorso di caffè, poi appoggiò la tazzina sul bancone. -Faccio due passi- disse voltandosi verso la porta.
Uscì e si guardò intorno. Il cielo era semicoperto da nuvole grige, che sembravano minacciare pioggia; l'aria era fresca ed umida, e la strada era deserta.
Fece un giro su sé stessa, e puntò gli occhi verso il bosco. Tim doveva essere lì.
Non le andava affatto di tornare in quel posto, ma non aveva altra scelta se voleva cercare quel ragazzo.
Si incamminò sullo stesso sentiero che aveva percorso con lui il giorno precedente, passando gli occhi tra le fronde degli alberi che dondolavano spinte da un leggero vento fresco. Sperava solo che non avrebbe iniziato a piovere proprio in quel momento.
Raggiunse il punto in cui il giorno precedente era caduta e proseguì sul sentiero, convincendosi che doveva tenere duro perché chissà, magari Tim poteva essere in pericolo.
Ad un certo punto mentre camminava, la ragazza avvertì un movimento tra i cespugli non molto distante da lei. Percepì lo scricchiolio improvviso di alcune foglie secche, ed il rumore di un ramoscello che veniva spezzato.
Si guardò intorno, allarmata, mentre il suo cuore stava già accelerando il battito. Non riusciva a vedere nessuno, ma questo di certo non la rassicurava.
"Potrebbe essere stato un animale" pensò tra sè e sè. Ma neanche questo pensiero riuscì a calmarla.
Ad un tratto, i suoi occhi si posarono su qualcosa.
Era un uomo. Ma non uno qualunque: era il tipo mascherato, lo stesso che l'aveva inseguita facendola cadere giù dalla rupe.
La stava fissando in piedi accanto al tronco di un albero, distante diversi metri. Questa volta il suo corpo era ben visibile, ed Asya non poté fare a meno di notare che la sua corporatura era simile a quella di Tim.
Osservò la maschera, cercando di tenere i nervi saldi. La strana espressione che vi era dipinta sopra la terrorizzava.
Ad un tratto, il tipo mascherato scattò in avanti come una lepre e corse in sua direzione saltando un vecchio albero caduto. Asya spalancò gli occhi e fuggì in una direzione qualunque, correndo più veloce che poteva.
Sentiva i passi rapidi del suo inseguitore avvicinarsi sempre più, e tentava di correre più veloce che poteva. Aveva il fiato corto e la gola secca; il cuore batteva all'impazzata nel petto.
Andò a sbattere con la spalla contro al un albero, rallentando il passo, per poi tornare a correre incurante delle erbacce che frustavano le sue gambe. Tuttavia ormai l'inseguitore aveva recuperato diversi metri e le era alle calcagna.
Le diede un calcio ad una gamba, facendola cadere a terra sulle foglie secche, e la afferrò subito per le spalle.
La ragazza gridò a pieni polmoni ed iniziò a dimenarsi, ma la presa che quel tizio aveva su di lei era troppo salda.
Tentò di scivolare via di lato, ma lui le bloccò le braccia a terra e si mise a sedere sulla sua pancia, bloccandola sulla terra umida coperta da erbacce e foglie secche.
Pochi secondi dopo, Asya smise di dimenarsi e rimase immobile, con la cassa toracica che si espandeva e ritraeva rapidamente, e gli occhi puntati su quella maschera che adesso era così vicina.
Troppo vicina.
L'uomo mascherato rimase a guardarla a lungo, immobile. Non sembrava voler farle del male, ma continuava a tenerla bloccata a terra e la scrutava come fosse un animale strano.
Alla fine, dopo una lunga manciata di secondi, si alzò in piedi permettendo alla ragazza di rotolare via, ed alzarsi a sua volta.
Asya lo guardò, ancora terrorizzata, e gridò: -Che cosa vuoi da me?-.
A quel punto, il tipo mascherato scappò via.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top