CAPITOLO SEDICESIMO - parte 1

-Ho fallito, Tim. Mi dispiace così tanto-. Asya fissava il vetro lucente della finestra, oltre il quale poteva scorgere i rami di un gruppo d'alberi le cui foglie tremavano colpite dalle continue gocce d'acqua che scendevano dal cielo. -Credevo che sarei riuscita ad aiutarti, e invece...è stato inutile-. Trattenne a stento un singhiozzìo, che sarebbe inevitabilmente sfociato in un lungo pianto. -Se solo potessi sentirmi...non sai quanto vorrei dirti che...sei...-. Si interruppe, riempiendo i polmoni d'aria. -Sei la persona più importante del mondo per me...e...non so perché io me ne sia accorta soltanto adesso-.

....

La notte era scesa, ed Asya si era addormentata con la testa appoggiata sul materasso, vicino alla spalla di Tim, e la mano destra stretta in quella del ragazzo.
Aveva dormito tutta la notte, nonostante la scomodità della posizione che aveva obbligatoriamente assunto, a causa della grande stanchezza che aveva reso il suo corpo intorpidito e pesante. Per via dei vestiti umidi che ancora indossava, tuttavia, doveva aver preso freddo; aveva un fastidioso dolore al collo, ed un forte bruciore alla gola. Fortuna che ormai, con l'aria calda che circolava nella stanza, si erano quasi asciugati.
Alle otto del mattino, Asya era ancora avvolta in un profondo son o. Respirava lentamente, con la fronte che sfiorava appena la spalla di Tim.
Poi, all'improvviso, qualcosa la strappò via da qualunque cosa stesse sognando.
Aprì gli occhi, ancora confusa, ed impiegò diversi secondi prima di riuscire a capire che cosa l'aveva svegliata: un movimento.
Ma non un movimento qualunque: proveniva dalla mano di Tim, che stava stringendo nella sua.
Alzò la testa e strabuzzò gli occhi; non poteva essere vero. Eppure adesso che  stava con le palpebre spalancate guardando la mano, notificò che Tim stava effettivamente muovendo le dita.
Il ragazzo, con dei movimenti lenti e sofferti, sembrava stesse stringendo debolmente il pugno come volesse afferrare più saldamente la sua mano.
La ragazza sentì il cuore mancare un battito. Passò lo sguardo sul volto del ragazzo, ancora immobile con gli occhi chiusi, e tornò ad osservare incredula i lievi movimenti delle sue dita.
Inevitabilmente un ampio sorriso si allargò sulle sue labbra, e scattò in piedi per premere il pulsante posto sopra alla testata del letto, per chiamare i medici.
Una sensazione di profonda gioia la pervase, e sentì il suo cuore battere forte nel petto; era appena accaduto ciò che aveva sperato con tutta sé stessa in quegli ultimi giorni d'inferno.
Tim si stava svegliando.
Pensare che aveva creduto che fosse tutto finito, fino a pochi secondi prima sarebbe stata quasi pronta a gettare la spugna.
Osservò il volto immobile del ragazzo, sorridendo e dondolandosi sulle sue stesse gambe: non si era mai sentita così felice in tutta la sua vita.
-Cosa succede?- chiese un'infermiera, entrando allarmata all'interno della stanza.
-Credo...credo si stia svegliando- farfugliò Asya, troppo euforica per parlare senza che le tremasse la voce.
L'infermiera si avvicinò al ragazzo, e posò lo sguardo sui comandi del macchinario che lo teneva in vita. Proprio in quel momento, tuttavia, davanti ai loro volti sorpresi Tim aprì lentamente gli occhi.
Asya quasi svenì dalla gioia. Non aveva affatto dimenticato quanto fosse bello e profondo quello sguardo, e poterlo rivedere adesso dopo tutto ciò che era accaduto, era il più bello dei doni.
-Non si muova- disse l'infermiera, premendo una serie di pulsanti. Anche lei sembrava stupita, di certo non si aspettava affatto che sarebbe accaduto un evento così inusuale; quel ragazzo, come le avevano cominicato i medici, era caduto in un coma molto profondo.
-Resti fermo, adesso lo tolgo...-.
Afferrò la maschera dell'ossigeno ed là sfilò con attenzione, mentre Asya con un gesto rapido afferrò ancora la mano di Tim, per fargli sentire che lei era lì.
La strinse forte, con le dita che tremavano.
Ancora non riusciva a crederci. Sembrava un sogno; un meraviglioso sogno.
Quando il volto di Tim fu liberato dalla maschera, tentò di girare la testa, ma senza riuscita.
Era troppo debole e confuso, ma sembrava cosciente di ciò che stava accadendo attorno a lui.
-Asya..- farfugliò.

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