CAPITOLO SECONDO - parte 2

Il mattino seguente, Asya si svegliò molto presto. Aveva dormito a fatica  quella notte, e si sentiva anche più stanca della sera precedente; non aveva fatto che svegliarsi, cambiare posizione, per poi cadere nel sonno e svegliarsi ancora.
Si alzò in piedi barcollando ed uscì dalla camera facendo attenzione a non fare rumore, per evitare di svegliare gli altri; poi si recò silenziosamente al bancone del bar.
Un caffè la avrebbe di certo tirata sù.
Si stropicciò gli occhi con entrambe le mani, poggiò una tazzina sulla macchina ed avviò il pulsante "medio". Il liquido scuro e fumante uscì dal beccuccio, emanando il suo piacevole profumo.
Asya sorseggiò la bevanda mentre se ne stava appoggiata al bancone, con gli occhi che vagavano qua e là nella sala. Poi, d'un tratto, vide Timothy uscire dalla stanza.
Strano. Erano le cinque del mattino, che ci faceva in piedi a quell'ora?
-Ciao- disse lei accennando un lieve sorriso.
Il ragazzo la guardò per una frazione di secondo, poi abbassò il capo e si diresse verso la porta d'uscita. L'espressione sul suo volto era molto strana, anche se era difficile spiegare il perché; semplicemente,  quello non era il suo volto abituale.
Asya aggrottò la fronte. Dove andava a quell'ora?
Non che le interessasse. Tim era solo un collega di lavoro, tra l'altro piuttosto stronzo, con cui non aveva legato alcun tipo di rapporto.
Però...
Non poteva fare a meno di pensare che fosse molto strano,  vederlo andar via a quell'ora: nei quattro mesi in cui aveva lavorato in quel locale, non aveva mai fatto nulla del genere. Tim si alzava sempre alle dieci, e solitamente se ne stava in camera oppure nel giardino antistante la struttura, in attesa del servizio in sala della sera.
Adesso però, sembrava comportarsi in modo diverso.
In effetti anche il giorno precedente, quando aveva difeso Asya da quei clienti, si era comportato diversamente dal solito.
Quasi certamente gli stava accadendo qualcosa.
La ragazza lo seguì con lo sguardo finché la sua figura non scomparve oltre la porta, poi bevve l'ultimo sorso di caffè rimasto nella tazzina.
Decise di tornare a stendersi sul letto, per recuperare più energie possibili in vista del servizio della sera. Era sabato, quindi il locale sarebbe stato ancor più affollato del solito.
Si sistemò sotto alle lenzuola e sprofondò la testa nel cuscino, chiudendo gli occhi; le faceva male la testa, e per qualche motivo percepiva una brutta sensazione che non le dava pace.
Riuscì a riprendere il sonno, e quando giunsero le dieci e mezza, Asya tornò nella sala.
Vi trovò soltanto il capo seduto duetro al bancone del bar; Timothy non era ancora rientrato.
-Stasera inizi alle sei- disse Berto sfogliando una pagina suo giornale che stringeva tra le mani; indossava una maglia verde scuro,  che gli stava decisamente troppo stretta.
Asya annuì vagamente e si mise a sedere.
Voleva chiedergli cosa avesse detto a Tim, se avesse intenzione di punirlo in qualche modo, ma non trovava il coraggio di farlo; aveva paura di una sua possibile reazione violenta.
Voltò la testa verso Berto ed osservò il suo volto rotondo e rugoso, sempre piegato in un ghigno infastidito. Sospirò rumorosamente, e alla fine trovò la forza di parlare.
-Capo?- disse, con un filo di voce.
-Uh?- mugolò lui senza alzare lo sguardo dal giornale.
-Cosa intende fare con Tim?-.
A quel punto l'uomo alzò gli occhi, e ricambiò lo sguardo della sua dipendente. -Perché ti interessa?- chiese, con un tono di voce piuttosto infastidito. Teneva le labbra strette e la fronte aggrottata.
-Mi...mi sento responsabile- rispose lei abbassando la testa, mentre intrecciava le dita delle mani -Insomma, lui mi ha soltanto difesa e...-.
-Non lo licenzio, te l'ho già detto- la interruppe -Ma per scusarmi con quei clienti non li ho fatti pagare, quindi i soldi che avrei dovuto ricevere da loro li scalerò dallo stipendio di Timothy-.
La ragazza rimase sbalordita, ma non disse niente. Mentalmente fece un rapido calcolo: quel tavolo sarà stato composto da circa dodici persone, quindi il totale del conto probabilmente superava i 250 euro. Con la misera paga che ricevevano i camerieri, Tim non avrebbe guadagnato nulla per tutto quel mese, e forse ne avrebbe risentito anche per lo stipendio seguente.
Sentì una voragine aprirsi nel suo stomaco.
Non era giusto.
Nonostante tutto, non poteva permettere questo. Decise che avrebbe diviso il suo stipendio con lui, e che gli avrebbe parlato di questo non appena fosse rientrato.
Lo attese con ansia per tutto il giorno, ma lui non tornò.
Ormai giunte le diciotto, Asya iniziò a preparare i tavoli per la cena assieme a Sam, voltandosi spesso verso la porta dalla quale sperava, prima o poi, di vederlo rientrare.

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