CAPITOLO QUARTO - parte 2

Asya strinse i denti per sopportare il dolore bruciante che proveniva dalla sua spalla, e volse lo sguardo in direzione di Tim.
Il ragazzo adesso aveva la testa chiusa tra i gomiti, e la schiena chinata in avanti. Tossiva, e si dondolava sulle gambe.
I suoi vestiti erano sporchi di terra e macchiati dall'erba e dal muschio; le sue mani macchiate di fango.
Era evidente che fosse fuori di sé, e probabilmente Asya era in pericolo, così vicina a lui; ma non accennò a scappare.
Voleva aiutarlo, capire che cosa stesse accadendo; ed in cuor suo sapeva che non le avrebbe mai fatto del male sul serio, come era accaduto poco prima con Sam.
Si avvicinò tremante, e piegò il volto in un'espressione triste. Avrebbe voluto allungare una mano e toccarlo, cercare di calmarlo, consolarlo come poteva; ma aveva paura.
Era bloccata da un miscuglio di sensazioni discordanti tra loro; provava allo stesso tempo preoccupazione, imbarazzo, paura.
Aveva un enorme buco nello stomaco;  non era in grado di gestire ciò che stava provando.
-Timothy..- disse trattenendo il fiato.
Il ragazzo smise in modo improvviso di tossire, e distese le braccia lungo i fianchi lasciandole scivolareungo il corpo. D'un tratto, senza alcun preavviso, si lasciò cadere sulle sue stesse gambe accasciandosi al suolo, e sbattendo violentemente sulla terra umida.
Asya scattò in avanti, e si inginocchiò accanto a lui, afferrandolo ed iniziando a scuoterlo. Non era svenuto, perché aveva gli occhi aperti e li stava muovendo. Tuttavia, il suo sguardo era davvero molto strano, e non accennava assolutamente a voler muoversi.
Sembrava totalmente scollegato da tutto ciò che lo circondava. Si guardava intorno ma il suo sguardo era vuoto.
Asya strinse le sue spalle con le braccia che le tremavano terribilmente per colpa dell'agitazione. -Ok, aspetta..- balbettò impacciata. Lo afferrò e lo aiutò a sollevare la schiena lentamente, per poi appoggiarlo contro ad una roccia. Tim sollevò piano la testa, e puntò i suoi occhi scuri in quelli di lei.
Cristo se erano belli.
Erano tremendamente profondi, intelligenti, e dolci.
-Stai bene?- gli chiese Asya, accorgendosi soltanto adesso di avere ancora la mano sulla sua spalla. La tolse nervosamente, ed abbassò lo sguardo imbarazzata.
Molti aspetti di quel ragazzo la mettevano a disagio, ma non avrebbe ammesso di esserne attratta.
Tim non rispose a quella domanda, ma si portò ancora una mano al volto. Sembrava non capire, come se neanche sapesse per quale motivo adesso si trovava in quel maledetto bosco.
Asya aveva un'espressione palesemente preoccupata; non sapeva che cosa avrebbe dovuto fare, ma vederlo in quello stato la faceva soffrire.
Ripensò alle pasticche che gli aveva visto inghiottire; forse soffriva di qualche disturbo psichico? Tipo schizofrenia?
-Ho..-.
La ragazza smise di pensare di colpo e tornò a presente.
Tim aveva parlato?
-Ho... Bisogno di... Un pò d'acqua-.
Sembrava fare fatica anche solo a pronunciare quelle poche parole.
La situazione forse era più grave del previsto.
Lei si guardò intorno spaesata; non c'era niente lì. Niente fontane. Niente fiumi. Niente di niente.
Le venne subito in mente il locale; era il posto più vicino dove avrebbe potuto reperire dell'acqua.
-Vado a prenderla. Non muoverti, okay?-.
Il ragazzo annuì stancamente, e tornò a chinare il capo.
Asya lo guardò per una manciata di secondi, poi si avviò a passo svelto, valutando che non era proprio il caso di lasciarlo solo per troppo tempo.
Era ferito ed ancora molto confuso; doveva fare in fretta e tornare subito da lui.
-Torno subito, non muoverti!-.
Mentre muoveva le gambe rapidamente calpestando le foglie secche adagiate sul terreno, la ragazza pensava a cosa avrebbe dovuto fare una volta giunta al locale.
Sperava che il capo si sarebbe reso conto della situazione, ed avrebbe permesso al ragazzo di lavorare ancora per lui. Era disposta a parlarci di persona, e spiegargli che Tim aveva dei problemi. Gli avrebbe parlato delle pasticche che lo aveva visto ingerire, e lo avrebbe pregato di dimenticare ciò che era accaduto.
Voleva aiutarlo ad ogni costo, anche se non sapeva spiegarsi con esattezza per quale ragione le importasse così tanto.
Tuttavia, lei sapeva bene che cosa voleva dire non avere i soldi per mangiare, o un tetto sotto cui stare; non voleva che Tim si ritrovasse in quella situazione.
Si disse che avrebbe sistemato le cose, in un modo o nell'altro; ma adesso, prima di ogni altra cosa, doveva assolutamente soccorrere il ragazzo.

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