CAPITOLO PRIMO - parte 2

"Cantina". Così si chiamava il locale sciatto e mal curato ove lavorava Asya. Era una struttura piuttosto vecchia e malconcia, situata nella periferia di una orrenda città piena d'industrie. La clientela era composta principalmente da vecchi ubriaconi, motivo per cui il locale aveva quel nome; anche se la sera capitava che vi si recassero a mangiare anche famiglie o gruppi di amici. Chissà perché, poi; il cibo non era nulla di che, la struttura era pessima, ed il padrone scorbutico. L'unico punto di forza del locale, probabilmente, erano i prezzi molto contenuti.
I dipendenti della "cantina" erano in tutto cinque: tre camerieri, un pizzaiolo ed un cuoco.
Asya era la cameriera preferita del gestore, perché lavorava duramente senza mai lamentarsi, e grazie al suo piacevole aspetto attirava molta clientela. Non per questo, comunque, le riservava un trattamento migliore rispetto agli altri.
Non interveniva neanche quando i clienti esageravano con le bevute e le toccavano il sedere, cosa che capitava fin troppo spesso. D'altro canto, anche questo contribuiva ad aumentare gli incassi.
Timothy invece non era affatto socievole con i clienti, ma era molto resistente alla fatica, e neanche lui si lamentava mai. Per quanto riguardava Sam, lui era decisamente il peggiore, ma una figura adulta tra i camerieri dava un aria più seria al locale; o almeno questo sosteneva Berto, il padrone della struttura.

...

La mattina seguente, Asya si svegliò come di consueto alle dieci. Si stirò la schiena e si alzò in piedi, sbadigliando. Durante i giorni feriali era libera quasi tutto il giorno, dato che il turno iniziava alle sette, e così approfittava spesso per uscire da quel posto e prendere un po d'aria fresca.
Diverse volte aveva chiesto agli altri se volessero andare con lei, ma Sam era troppo pigro, mentre Timothy... Beh, lui semplicemente non voleva. Non sembrava aver alcuna intenzione di fare amicizia, nonostante lavorasse insieme ad Asya ormai da più di quatto mesi. Preferiva stare da solo, non voleva nessuno tra i piedi.
Asya non gli e l'aveva mai chiesto, un pò per timidezza un pò perché tendeva a farsi gli affari suoi, ma era sicura che anche lui avesse avuto un'infanzia difficile.
Quella giornata trascorse serenamente per la ragazza, che passeggiando raggiunse la fermata del bus con il quale poi raggiunse il centro città. Quando  nel tarro pomeriggio rientrò al ristorante, era già ora di iniziare il servizio. Prese il suo completo da cameriera riposto nel mobile accanto al letto e lo infilò, dirigendosi poi in sala.
Sam stava asciugando i bicchieri, mentre Timothy distribuiva i numerini sui tavoli.
-Serve una mano?- gli chiese la ragazza, avvicinandosi a quest'ultimo.
Lui scosse la testa senza voltarsi. -No-.
-Okay- rispose lei facendo spallucce. Proprio non capiva che motivo avesse di essere sempre così scontroso con tutti.
Anche quella sera, la sala si riempì di clienti. E mentre i camerieri facevano avanti e indietro con pile di piatti in mano, Berto contava i soldi che entravano nella cassa.
Asya aveva ben undici tavoli assegnati a lei, di cui uno in particolare detestava la presenza. Non era certo la prima volta che si trovava in una situazione del genere: era il solito gruppo di vecchi porci che le guardavano il fondoschiena ogni volta che passava. Ma era una cosa sopportabile, visto che ormai ci era abituata.
Ad un certo punto, però, uno di loro iniziò ad esagerare: le sbattè il palmo della mano su una natica, mentre gli altri ridevano ed applaudivano.
La ragazza poggiò sul tavolo i piatti che aveva appena portato loro, e rimase immobile. Aveva gli occhi di tutti quei pervertiti puntati addosso, e timida com'era non aveva neanche il coraggio di arrabbiarsi per quello che le avevano appena fatto. Inoltre, sapeva bene che non avrebbe dovuto reagire, se non voleva che Berto la licenziasse; era sempre stato molto chiaro, riguardo al trattamento da riservare ai clienti a prescindere dal loro comportamento.
Emise un sospiro tremate, le veniva da piangere. Trattenendo le sue emozioni recuperò la pila di piatti e si voltò di schiena per tornare in cucina; ma proprio in quel momento notò che Timothy stava avanzando verso di lei con un espressione rabbiosa dipinta in volto. Il ragazzo la afferrò per il polso, e la costrinse a voltarsi  nuovamente verso il tavolo.
-Ma che fai!- esclamò la ragazza, confusa; non si era mai comportato in quel modo. A malapena le parlava, di solito.
-Chi è stato?- chiese Timothy passando gli occhi su tutte le figure sedute al tavolo.
Nessuno di loro rispose, ma echeggiarono risatine e sussurri.
-Non volete dirmelo? Bene. Allora adesso la pagate tutti-.
Con un movimento del tutto imprevisto, il ragazzo balzò in avanti, afferrando la testa di uno dei clienti e sbattendola con forza sul tavolo.
-No! Fermo!- gridò Asya tentando di afferrare il ragazzo per le spalle. Nel frattempo aveva già sferrato altri due pugni alle facce che gli erano capitate a tiro. Si stava comportando come un pazzo, pareva star sfogando tutto ad un tratto la rabbia che aveva trattenuto per chissà quanto tempo.
-Basta!- gridò il capo, piombando in sala con gli occhi pieni di terrore.
Solo allora Timothy si fermò, indietreggiando di un passo.

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