CAPITOLO NONO - parte 2
Asya camminava ininterrottamente da tutta la sera, con le mani piene di piatti e vassoi. Anche Sam e Jason erano piuttosto indaffarati, perché la sala era piena. Molti dei clienti erano gruppi di operai o motociclisti, lì per prendersi una bella sbornia in compagnia. Asya era costretta a lavorare ignorando i loro sguardi depravati, concentrandosi sulle portate da mandare ai tavoli.
Jason non le disse nulla per tutta la sera, e così Asya si convinse che forse prima in camera aveva voluto solo farle un complimento e che non aveva nessun altro secondo fine.
Dovette convincersene, perché sapeva che da lì in poi avrebbe dovuto per forza condividere i suoi spazi con quella persona.
Quando la sala tornò vuota, i tre camerieri ripulirono tutto e Sam si fece la doccia per primo.
Asya prese il sacco dell'immondizia e lo trascinò fin fuori dalla porta d'ingresso, per poi buttarlo dentro al bidone posto in un angolo nascosto del giardino. Mentre sollevava il sacco per rovesciarlo all'interno, si sentì afferrare improvvisamente da dietro. Tentò di gridare, ma una mano le tappò prontamente la bocca premendovi forte sopra.
La ragazza si dimenò, ma il suo assalitore le avvolse le braccia attorno al busto e la strinse, bloccandola.
-Shhh, non vorrai che gli altri sentano- disse. Seppur Asya non riuscisse a vedere il suo volto, riconobbe subito la voce leggermente rauca di Jason.
Continuò a dimenarsi, emettendo urli soffocati dalla mano che spingeva sulla sua bocca, mentre l'uomo la trascinava sul fondo del giardino, dietro alla struttura del locale. Laggiù era buio pesto, dato che i lampioncini che illuminavano il giardino erano posti soltanto davanti.
La spinse fin dietro alla piccola capanna degli attrezzi in cui Berto conservava diverse cianfrusaglie, e la bloccò contro alla parete.
-Smettila di dimenarti- le disse sorridendo malignamente -Non costringermi a farti del male-.
Asya si ritrovò presto completamente bloccata contro al muro dal corpo di Jason, senza possibilità di fuga. Capì che le sue sensazioni riguardo a quell'uomo erano state giuste, ma ormai era già tardi.
L'uomo iniziò a leccarla sul collo, poggiando con violenza una mano sul suo seno.
-Sei così bella- disse afferrandole i capelli per bloccarne la testa e baciarla nella bocca. Le tenne la testa saldamente bloccata contro al muro, mentre con la mano libera le sfilava i pantaloni.
-Ti...ti prego- balbettò lei, terrorizzata, con il cuore che rimbalzava nel petto.
-No, non fare così- disse Jason ridacchiando -Sono sicuro che ti piacerà-.
La ragazza tentò ancora disperatamente di dimenarsi, mentre lui nel frattempo le aveva già fatto cadere i pantaloni lungo le gambe. L'aria fredda di quella sera punzecchiava la sua pelle.
-Ti pr...prego- ripetè.
Per una frazione di secondo pensò a Tim; avrebbe voluto che lui fosse stato lì. L'avrebbe di certo difesa, esattamente come aveva fattl quella sera con quel cliente.
Ma sapeva che non sarebbe mai arrivato.
Era sola.
Jason sabbassò a sua volta i jeans, e sorrise compiaciuto -Non devi avere paura, tesoro-.
Proprio in quel momento l'uomo allentò leggermente la presa su Asya, e lei prontamente ne approfittò: scivolò via di lato, e si alzò i pantaloni in modo da riuscire a correre senza inciampare. Percorse il giardino più veloce che poté, riuscendo a malapena a vedere davanti a sé la forma del vialetto avvolto nell'oscurità. Sentiva i passi di quel maniaco che le correva dietro nel tentativo di riacciuffarla, ed aveva la respirazione così accellerata che nonostante continuasse ad inspirare aveva l'impressione di soffocare.
Avrebbe voluto correre dentro al locale e chiedere aiuto al capo oppure a Sam, ma Jason si era preventivamente avvicinato all'ingresso; così, tutto ciò che poté fare fu correre in direzione della strada.
Tutto intorno era buio, dato che quel tratto di periferia era poco abitato e mal illuminato, e tutto ciò che Asya riusciva a vedere era il contorno della strada che si allungava in orizzontale davanti a lei.
Proseguì la sua corsa, poggiando le suole sull'asfalto, finché tutto attorno a lei non venne improvvisamente illuminato.
Erano i fari di un camion in arrivo.
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