CAPITOLO NONO - parte 1

Asya accolse con dei falsi e forzati sorrisi i primi clienti, e li mise a sedere in uno dei tavoli accanto alle finestre. Jason la seguiva ovunque si spostasse, in modo che lei potesse spiegargli esattamente quello che doveva fare. Non era la prima volta che svolgeva la mansione di cameriere, a dire il vero, ma lui era ben conscio del fatto che in ogni locale si fanno le cose in modo diverso.
La ragazza gli aveva già spiegato dove lavare i piatti e come avviare la lavastoviglie, poi gli aveva mostrato come riempire i bicchieri di birra senza fare troppa schiuma. Gli aveva anche mostrato come chiudere la porta del bagno, che aveva la serratura rotta, e come disporre i fogli con gli ordini in modo tale che il cuoco li seguisse in ordine di arrivo.
Quella sera il numero dei clienti era inferiore rispetto a quello delle due sere precedenti, ed il servizio finì all'una.
-Puoi sparecchiare i tavoli in fondo mentre io mi occupo di questi- disse Asya a Jason, indicando la zona della sala più vicina alla porta d'ingresso.
Lui annuì. Sam intanto stava lavando i piatti nella cucina, inserendoli poi nella lavastoviglie.
-Come sono andato?- chiese Jason ridacchiando.
-Bene- rispose lei con un sorriso -Credo di averti già spiegato tutto quanto-.
-Bene- esclamò l'uomo afferrando una tovaglia -Sono promosso, quindi?-.
-Sì- ridacchiò lei, forzatamente. Nonostante fosse stata molto occupata per tutta la serata, proprio non riusciva a smettere di pensare a Tim. La faceva soffrire il pensiero che adesso fosse là fuori, probabilmente seduto per strada. Non le aveva mai parlato di sé, ma molto probabilmente neanche lui aveva una famiglia, né qualcuno che potesse ospitarlo.
Quando finì di riordinare la sala, si fece una doccia e si mise a letto, aprendosi un libro sulle gambe. Sperava di riuscire a rilassarsi, ma non fu così: lesse poco più di due pagine, poi lo richiuse ed affondò la testa nel cuscino.
Sentì i passi di Sam e Jason che si dirigevano ai loro letti, e si addormentò poco dopo.

.....

Il giorno seguente, Asya restò in camera per quasi tutto il tempo. Non aveva voglia di uscire, tantomeno dopo quello che era successo il giorno precedente nel bosco, e così decise che sarebbe stata una buona idea approfittare per stare distesa sul letto e riposare i muscoli.
Anche Sam fece la stessa cosa, mentre il nuovo arrivato era probabilmente a zonzo per il locale. Agli occhi di Asya non pareva un tipo particolarmente affidabile, ma al capo sembrava piacere.
Nel tardo pomeriggio, Jason si affacciò oltre la tenda di Asya.
-Hei!- disse per svegliarla.
La ragazza aprì gli occhi e sollevò la schiena, guardandolo. Che ci faceva li?
-È quasi ora del servizio, non vorrei rimanessi addormentata-.
Lei voltò lo sguardo sulla sveglia posta sul comodino, e vide che erano soltanto le cinque.
-Di solito si inizia alle sei e mezza- rispose stropicciandosi gli occhi.
-Oh, allora chiedo scusa- disse lui. Le sorrise, e rimase fermo a guardarla.
La ragazza si alzò e ricambiò lo sguardo, piuttosto imbarazzata. Perché non se ne andava?
L'uomo passò gli occhi su tutto il corpo di Asya, coperto a stento dalla canotta e dai pantaloncini del pigiama, e disse: -Sai che sei proprio una bella ragazza?-.
Lei abbassò lo sguardo. -Grazie- rispose freddamente, sperando solo che così facendo lui se ne sarebbe andato via.
Jason allargò un altro sorriso, e scompare dietro alla tenda.
Asya tirò un sospiro di sollievo e si affrettò a vestirsi; non le andava più di restare sola in quella stanza, se lui fosse tornato...
Si diresse in sala, dove trovò Sam seduto al solito tavolo.
-Certo che hai dormito parecchio, oggi- le fece notare alzando gli occhi dal giornale che stava leggendo.
-Si, beh...ero piuttosto stanca-.

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