CAPITOLO DICIANNOVESIMO - parte 2
-Tim!-.
Asya si avvicinò a lui di corsa, e si chinò sbattendo le ginocchia sulla terra umida. Afferrò le spalle del ragazzo con le mani tremanti e lo girò verso di sé; i suoi occhi sono chiusi, e non si muoveva.
-Tim..- balbettò. Un brivido percorse il suo corpo, facendolo tremare.
Se lui fosse...
No.
Non poteva neanche pensarlo.
Doveva soltanto poggiare le punte delle dita sulla sua gola, e sentire il battito.
"E se non sentissi niente?" continuava a ripetere la voce nella sua testa.
Ma dovette ingnorarla. Avvicinò la mano con una lentezza snervante, ed appoggiò le dita tremanti sulla sua pelle.
Un'enorme sollievo la pervase quando sentì il pulsare lento e regolare del suo cuore.
Subito inspirò una abbondante boccata d'aria, e si calò sul corpo del ragazzo per abbracciarlo. Stava bene, era soltanto ancora sedato, come aveva detto il medico.
Lo strinse forte a sé, reggendo la sua testa con il palmo della mano. Trattenne il fiato, per assaporare quel momento di pace, prima di sciogliere l'abbraccio e tirarsi a sedere sul l'erba.
Si guardò intorno, passando gli occhi sugli innumerevoli alberi che dominavano l'ambiente. Doveva andarsene da lì, portare Tim lontano da quel posto maledetto. Ma come?
Non avrebbe avuto la forza di alzarlo, e comunque spostarlo non era una buona idea: le fratture avrebbero potuto scomporsi.
Sfilò il cellulare dalla tasca, con l'intento di chiamare i soccorsi, ma notò subito che non c'era linea.
-Maledizione- esclamò.
Proprio in quel momento, udì un rumore. Un suono stridulo e confuso, che sembrava prevenire da ogni parte o forse da nessuna.
Lo riconobbe all'istante: quello era lo stesso suono che aveva sentito ogni volta, in presenza dell'uomo alto.
Si guardò intorno spaventata, mentre la sua testa aveva già iniziato a girare, ma non riuscì a vederlo. Sarebbe potuto essere ovunque, non era facile distinguerlo dalle sagome degli alberi nella sua attuale condizione. Iniziò a tossire, e capì che presto sarebbe svenuta.
Prontamente afferrò Tim per le spalle, e facendo uso di tutta la forza che aveva iniziò a trascinarlo via lungo il sentiero. Cercava di muoversi più velocemente che poteva, ma non era facile trascinarlo via, tantomeno facendo attenzione a non dargli strattoni.
Il cuore batteva forte nel suo petto ed aveva il fiato corto; ma non mollava. Trascinò via Tim per molti metri, mentre per qualche ragione il fischio nella sua testa svanì, così come la tosse. Forse l'essere aveva deciso di lasciarli in pace?
Non le interessava saperlo, comunque. Voleva solo portare Tim in salvo.
Strinse i denti e continuò a trascinarlo con tutte le sue forze, finché finalmente non si ritrovò fuori dal bosco. Non si fermò: proseguì ancora, fino ad arrivare finalmente alla strada. Adagiò Tim a terra, respirando affannosamente, e girò la testa in direzione del locale, alla ricerca di Berto. Grazie al cielo lui era ancora là, in giardino, proprio dove l'aveva visto circa mezz'ora prima.
-Aiutami ti prego!- gridò la ragazza, agitando le braccia.
L'uomo ridusse gli occhi a due fessure, e realizzò in ritardo che la figura in lontananza era Asya. Subito corse verso di lei, anche se piuttosto impacciato.
-Che cosa..- balbettò notando Tim, disteso a terra con gli occhi chiusi. -Cosa sta...-.
-Aiutami a trascinarlo- disse ancora la ragazza, senza dargli il tempo di fare domande. L'uomo afferrò Tim per la spalla destra, mentre lei per quella sinistra.
-Fai piano- disse ancora Asya, mentre iniziavano insieme a trascinare il corpo.
Lo portarono fin dentro al locale, trascinandolo lungo la sala, fino a distenderlo su quello che era stato il suo letto durante il periodo in cui aveva lavorato lì.
-Che cosa è successo, Asya?- chiese ancora Berto recuperando fiato.
La ragazza strinse la mano di Tim, e con lo sguardo basso rispose: -Non lo so di preciso...ma sta bene-.
-Cristo, gli hai sentito il polso?-.
-Sì, è... Soltanto sedato, tutto qui-.
Berto sospirò. -Capisco. Hai...hai uno straccio di spiegazione per tutto questo? Dove l'hai trovato?-.
Asya scosse la testa. -Nel bosco...Ti prego, non complicare le cose. Ti chiedo solo di ospitarlo fino a domani, okay?-.
-Ospitarlo? Ma sei impazzita? Devi farlo riportare subito in ospedale!- sbaritò l'uomo.
Ma Asya si alzò in piedi e lo guardò dritto negli occhi. -Stanno succedendo cose che non riesco a spegare, ed ho bisogno del tuo aiuto, Ok? Devi solo permettermi di tenerlo qui per questa notte-.
L'uomo sbuffò, ma annuì.
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