8. UN INCARICO DAL FIGLIO DI CORGI

Lo Stirpemista dagli occhi viola rimase a guardare Marina ancora un secondo, prima che l'oscurità dell'Inframondo lo avvolgesse. Shirei riapparve alla Tredicesima Casa e ne approfittò per rimanere a rilassarsi. Era sul letto, impegnato a sfogliare un taccuino, quando qualcuno bussò alla porta.

«Salve, sono Chris,» disse lo sconosciuto dall'esterno. «Mi servirebbe un favore da parte di un figlio di Cragar.»

Il ragazzo aspettò una risposta che non arrivò. Si girò indietro con l'intento di chiedere dove fossero gli Stirpemista della casa tredici quando notò la porta leggermente socchiusa. Senza indugiare, aprì la porta ed entrò. Shirei, dapprima distratto, chiuse i suoi appunti. Aveva riconosciuto immediatamente lo Stirpemista, si trattava di un figlio di Corgi che aveva notato a pranzo.

«Cosa ti serve esattamente?»

«Ah, quindi c'era qualcuno. Beh, mi serve un favore da te,» replicò il ragazzo con una punta di fastidio. «Tu puoi viaggiare fino all'Oltremondo, no?»

Shirei annuì. «Dipende da cosa ti serve.»

«Fiamme. Sai, dall'affluente,» il figlio di Cragar non gli rispose. «Tuo padre lo governa, non puoi dirmi che lo so meglio di te! Il Vaverli!» aggiunse.

Chris si rese conto di aver pronunciato il nome con un accento sbagliato, ma sorvolò il problema, innervosito dall'atteggiamento troppo calmo dello Stirpemista dagli occhi viola.

Shirei si alzò dal letto e fece una lieve smorfia. «Liceo mi ha vietato di compiere viaggi verso l'esterno.»

Il figlio di Corgi si bloccò. «Ah.»

Dalia entrò nella casa con un sorriso smagliante e salutò gli Stirpemista. Aveva udito l'ultima frase ed era ben consapevole che il suo fratellastro stesse mentendo; si chiedeva solo a che fine. Shirei era solito essere misterioso e, nei pochi giorni che avevano trascorso insieme, sebbene Cragar le avesse accennato del suo arrivo da mesi, Dalia aveva imparato a temere il modo contorto in cui preferiva fare le cose. Poche persone al mondo sceglierebbero la strada più difficile se posti a un bivio, tuttavia Shirei vedeva il "metodo difficile" come una sfida personale a migliorarsi. La figlia di Cragar non aveva ancora compreso a pieno quale fosse la motivazione dietro quella sua logica, ma non poteva negare che desse i suoi frutti. Gli Stirpemista facevano fatica a reggere la sua presenza e l'aura di potere che scatenava nei momenti di riposo era abbastanza da far tremare i più inesperti. Dalia era sempre stata curiosa di vederlo combattere, intrigata dalla forza che ancora teneva nascosta. I due, dopotutto, condividevano lo stesso padre e gli stessi poteri, in parte; era naturale che volesse comprendere al meglio come utilizzarli.

La ragazzina scacciò quei pensieri dalla testa e salutò. «Buongiorno! Non pensavo che avessi un nuovo compagno, fratello. Come ti chiami?»

«Chris,» si affrettò a rispondere il ragazzo. «Non è il mio nome, ma chiamatemi così.»

Dalia osservò il figlio di Corgi di fronte a lei con un sorriso gentile dipinto sul volto. Chris si presentava con un aspetto vivace. I suoi occhi scuri, profondi come il cioccolato fondente, emanavano una combinazione di curiosità e calore. Uno sguardo semplice che rivelava la sua natura. I suoi capelli crespi, di un distinto colore castano rossiccio, formavano quella che sembrava una corona di riccioli. Indossava la maglietta arancione della sua casa, che si adattava perfettamente al suo stile rilassato. Un sorriso giocoso era stampato sul suo viso. Portava con sé un'aura di vitalità, in totale contrapposizione al posto dove si trovavano. Non si trattava della stessa aura emanata da Shirei o da Liceo, non era potere, eppure sembrò fare effetto sulla ragazzina. La mente di Dalia vagò improvvisamente indietro nel tempo, fino a circa un secolo prima o poco più, quando affrontava per la prima volta il mondo esterno.

Un fugace sorriso nostalgico le attraversò le labbra.

«Chris,» ripeté, facendo eco al nome che lo Stirpemista aveva scelto. «Nutro un gran piacere a conoscerti.»

«Guarda che noi ci conosciamo già, ci vediamo praticamente ogni mese,» rispose il figlio di Corgi stringendole la mano.

Dalia spalancò gli occhi di colpo e realizzò. «Ti chiedo immensamente perdono!» finse una risata piena di imbarazzo. «Sono consapevole che ci siamo incontrati spesso per l'assemblea delle case, ma non mi sono mai presentata a dovere.»

«Non preoccuparti, vale lo stesso per me.»

La ragazzina dai capelli corvini si gettò sul letto ancora piena di imbarazzo. «Allora... di cosa confabulate?»

«Viaggio nell'Oltremondo.»

Gli occhi di Dalia si illuminarono di colpo. «Posso compiere un tentativo, se necessario.»

«Non ho ancora rifiutato,» il figlio di Cragar si voltò verso il suo interlocutore. «Ci andrò.»

«Posso accompagnarti in questo breve viaggio?» chiese la ragazzina dai capelli corvini con le mani incrociate.

Un'occhiata dei due Stirpemista fu abbastanza per farle perdere le speranze.

«Scusa-...» il figlio di Corgi abbassò la voce fino a rimanere in silenzio. Si era così concentrato sull'idea delle fiamme del Vaverli da dimenticare perfino il nome del ragazzo.

«Shirei.»

Chris annuì. «Shirei, ma non hai appena detto che non puoi?»

«Ho detto che Liceo l'ha vietato,» lasciando intendere che quello non gli avrebbe impedito di farlo comunque.

«Capito, signor stampellone, ti facevo uno Stirpemista modello.»

Il ragazzo dai capelli castani fece un sorriso malizioso e alzò la voce un po' più del normale. «Allora diciamo che se vi capitasse di trovare la lava da qualche parte, per puro caso...» alzò le mani come se gli stessero puntando una pistola alla testa. «Allora diciamo che potrebbe tornarmi utile, quindi portatela alla nona casa. Sempre per puro caso, ovvio.»

Shirei scosse la testa. «Un favore per un favore.»

«Non ho soldi, amico. Posso forgiarti un'arma, se ti serve.»

«Non è necessario,» lo Stirpemista dagli occhi viola disse quelle parole stringendo una mano nel vuoto, come se una lama invisibile fosse esattamente lì, poi aggiunse: «Ho in mente qualcos'altro.»

«Così lo spaventi, fratello.»

«Sì,» annuì più volte il figlio di Corgi, «sono spaventato.»

«Devi farmi entrare nel laboratorio di Didreus,» spiegò Shirei.

«Amico,» Chris spalancò involontariamente la bocca, «vuoi entrare nel laboratorio usato dai figli del dio della scienza. Fai sul serio?»

«Sì, come ho detto, un favore per un favore,» annuì il figlio di Cragar.

«Come ti faccio entrare?»

«Questo è un problema che devi risolvere da solo.»

«Non puoi fare un bel puff e riapparirci dentro? Ma poi a che ti serve?»

«Non posso, ci ho già provato. Il laboratorio è protetto dall'influenza di Didreus,» disse il ragazzo, quel dettaglio sembrava infastidirlo. «Mi basta poco tempo, niente di più.»

Chris si grattò la nuca interdetto. «Tu mi prendi le fiamme?»

«Manterrò la mia parte dell'accordo.»

L'idea era troppo allettante per lasciarsela scappare, e Chris lo sapeva. Con quel materiale avrebbe potuto lavorare a oggetti capaci di respingere i mostri e fortificare le difese del parco, una nuova categoria di armi, non ancora inventate da nessuno dei suoi predecessori. Lo avrebbero acclamato come padre dei fucili a infusione Vaverli, forse suo padre lo avrebbe anche chiamato nell'Altomondo compiaciuto dalla sua invenzione. Tutti quei pensieri lo facevano fremere di energia, Shirei lo aveva convinto.

Infine, annuì. «Ok, hai vinto. Troverò un modo per farti entrare, parola di Chris.»

I due si strinsero la mano per pochi secondi e siglarono l'accordo, prima che Chris la ritraesse d'istinto. «La tua mano è gelida, che diamine!»

Il figlio di Corgi porse a Shirei un anello di bronzo con un pulsante al centro. «Tieni. È un anello di Ammir. Sai come funzionano, vero? Ne hai pure già uno.»

Lo Stirpemista dagli occhi viola scosse la testa dopo aver lanciato un'occhiata al proprio indice.

«Mi prendi in giro... allora, ascoltami. Gli anelli di Ammir sono legati alla magia spaziale del dio dei viaggi. Sono come un armadio dimensionale dedicato solo per te! Premi il pulsante e la botte ne esce fuori. Tranquillo, è resistente al calore, dopotutto l'ho progettata io!»

Il figlio di Cragar si limitò ad annuire senza mostrare la minima reazione.

Dalia, dopo essere stata in silenzio per quasi l'intero discorso, colse immediatamente l'opportunità. «Chris... Posso farti una richiesta anch'io?»

«Spara», rispose il castano, prima di alzare le mani e aggiungere: «Non a me, possibilmente.»

«Puoi realizzare un'arma per me?»

«Vedi come si negozia?» disse il figlio di Corgi rivolto a Shirei. «Adesso sì che ci siamo, di che progetto parli?»

Dalia si picchiettò con la mano sulla guancia. «Nulla di complesso, avevo in mente una semplice lama comune.»

«Dettagli, materiale, lunghezza, impugnatura. Dammi informazioni, ragazzina.»

«Come meglio ritieni,» sorrise, «ho fede nella tua arte.»

«Mh, grazie per la fiducia totalmente immotivata. Mi ci vorrà qualche settimana,» replicò Chris.

«Sì, va bene, perfetto!»

Chris alzò il pollice prima di indicare Shirei: «E tu vedi di portarmi le mie fiamme, tipo emo!»

Voltandosi verso la sua sorellastra, il figlio di Cragar disse: «Allora ne approfitto per andare. Se Liceo viene a cercarmi, digli che sono al giardino,» si avviò poi verso la botola al centro della stanza.

«Prego, sono un'attrice eccellente,» lo tranquillizzò la sorellastra.

Shirei aprì la botola dinanzi agli occhi confusi di Chris.

«Cioè, aspetta, lì sotto c'è un giardino?»

Il ragazzo dagli occhi viola annuì e, con un lieve saltello in avanti, si lasciò cadere nell'oscurità.

«Voi siete strani, più del normale,» concluse da sé lo Stirpemista. «Comunque, tornando alla lama, credo di potercela fare.»

«Davvero? Puoi avere quello che desideri in cambio... anche la mia vettura.»

«Tu,» la indicò, «tu hai una macchina.»

«Sì,» Dalia sorrise.

«Hai quanto? 14 anni? E poi-...» Chris si bloccò probabilmente a causa dello stupore. «Ok, lascia stare, lo faccio gratis.»

«Non. Posso. Crederci. Sei un gentiluomo, davvero. Ti ringrazio!»

«Sì, non è una novità,» rispose con un sorriso compiaciuto. «Adesso devo proprio andare a cercare il rappresentante dei figli di Didreus e capire come convincerlo a darmi le chiavi del laboratorio.»

Il ragazzo cominciò ad avviarsi verso l'uscita della casa, nella speranza di poter lasciare il più velocemente possibile quel posto e non dover avere a che fare con i figli di Cragar mai più in vita sua: «Ci vediamo. Ti faccio recapitare la tua arma appena la finisco.»

«Va bene, ti ringrazio!»

Chris uscì diretto alla forgia dei figli di Corgi, Dalia si tuffò sul letto in preda all'euforia. Avrebbe avuto un'arma finalmente, un passo in più verso la sua candidatura per il gruppo d'élite. Era un desiderio che le era venuto in testa nel corso dell'ultimo anno; desiderava poter entrare a far parte della squadra che viaggiava per tutta l'Italia e scortava nuovi Stirpemista al Parco dei Gigli. Ancor più della voglia di aiutare il prossimo, la figlia di Cragar bramava l'avventura e le emozioni di combattere per la propria vita come una vera eroina.

Dopo circa dieci minuti passati nei sotterranei, Shirei raggiunse finalmente il giardino di Kore e, senza nemmeno guardarsi intorno, eseguì un viaggio spettrale diretto verso il basso. Le ombre avvolsero il ragazzo finché non si trovò in caduta libera nel vuoto. La terra viaggiava rapidamente davanti ai suoi occhi concentrati. Era consapevole che, se avesse perso il controllo, sarebbe finito polverizzato dalla materia rocciosa dell'Altrimondo. Un lieve sorriso si formò sul volto del figlio di Cragar al pensiero di tornare nell'Oltremondo; essere lì lo faceva sentire stranamente a casa.

Infine, la terra lasciò spazio a una luce verdognola che vorticò, mischiandosi al bianco e al nero. Guardando verso il basso, lo Stirpemista vide una colossale stella luminosa a cinque punte, ovvero i cinque fiumi dell'Oltremondo. Il ragazzo venne avvolto nuovamente dalle ombre e sbucò in piedi nel nulla, come una talpa che esce dalla sua fossa.

Il figlio di Cragar analizzò rapidamente la zona e rivangò la prima volta in cui si era risvegliato lì.

Ricordava come la sua vista fosse stata subito colpita dalla penombra eterna, un'oscurità densa e palpabile che sembrava assorbire la luce stessa di tonalità scarlatta. L'aria era carica di un odore acre e putrido, un misto di zolfo, carne bruciata e putrefazione che si insinuava nelle narici e si attaccava al palato. Shirei aveva soppesato più volte l'idea di cosa sarebbe successo se uno Stirpemista qualunque si fosse introdotto in quel mondo da vivo; probabilmente il senso di asfissia lo avrebbe reso talmente debole da rendergli impossibile una sopravvivenza duratura. L'atmosfera era gelida, ma un freddo diverso, non quello del vento o della neve, che attraversava la pelle e accarezzava le ossa fino a penetrare l'anima. In lontananza udiva rumori cupi e sinistri, un'eco di lamenti, sussurri angosciati e grida disperate, un coro di voci sofferenti che sembrava provenire da ogni direzione. Alzando gli occhi verso l'alto, distinse il soffitto illusorio e viscido, quasi vivente, mentre il terreno era irregolare, come se fosse la pelle imperfetta di un essere gigante. Un retrogusto amaro e metallico pervadeva l'aria, come se anche respirare fosse un assaggio di dolore. Il panorama era desolato e spaventoso, dove la percezione stessa sembrava essere soggetta a distorsione. Non era un posto per cuori deboli o anime indecise; quello Shirei lo aveva imparato a proprie spese.

Lo Stirpemista si addentrò nel cuore dell'Oltremondo, camminando attraverso la poca luce, fino a raggiungere il grande lago infernale, dove convergevano i cinque fiumi dell'oltretomba. Il lago era un luogo di straordinaria portata; le sue acque fluivano inquiete e rumorose, spinte dalle correnti che rappresentavano l'essenza stessa del tormento. Al centro, sorgeva imponente il castello di Cragar, un palazzo che sembrava emergere dalle stesse viscere del sottoterra. Con passo deciso, Shirei si avviò verso la foce del fiume di fiamme: il Vaverli. L'ardente torrente brulicava di fuoco, scintillando in modo sinistro. Il figlio di Cragar intravide alcuni goblin in armatura ad attenderlo, segno che la sua presenza non fosse passata inosservata. Immaginò che quello dovesse rappresentare il comitato di bentornato scelto da suo padre per metterlo alla prova.

Lo Stirpemista dagli occhi viola allungò la mano nel nulla mentre il piccolo gruppo cominciava a fiondarsi su di lui. Una lama nera con trame color verde acido, la Lama della Discordia si materializzò dall'Inframondo nel palmo della sua mano, in modo che potesse brandirla; dopodiché, Shirei scattò verso i nemici. Se era uno scontro ciò che suo padre voleva osservare, allora lo avrebbe accontentato.

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