30. GUERRA ALLE PORTE
Ada spostò un po' di legna per mantenere vivo il fuoco. «Dimmi pure.»
«Perché credi che io sia più forte di voi?»
Seguirono alcuni secondi di silenzio, prima che la Stirpemista rispondesse: «Nella mia breve vita, mai avrei immaginato di incontrare un Stirpemista che potesse controllare l'etere. Mia madre ha sempre detto che sono speciale perché posso vederlo e "manipolarlo" attraverso il mana... ma tu riesci addirittura a creare delle creature tramite esso,» ripensò al sorriso della dea mascherata. «Mi chiedo se non fosse destino che ci incontrassimo.»
Shirei rimase taciturno. La figlia di Rutia si voltò a guardarlo e non poté fare a meno di essere rapita dai suoi occhi viola che, illuminati dalla scintillante fiamma del camino, risplendevano di meravigliose sfumature color porpora.
«Ho per caso detto qualcosa di strano? Ti ho dato la mia spiegazione. Sei potente perché riesci in qualcosa che per altri non è mai stata nemmeno un'opzione.»
Shirei scosse leggermente la testa, poi ricambiò il suo sguardo e chiese: «Cos'è l'etere?»
«Tu non...» Ada sbatté le palpebre. «Ok, seguimi, te lo spiego.»
Shirei si alzò in piedi e rimase a guardarla.
Ada afferrò dal suo zaino un quadernino che sfruttava per le evenienze, poi lo vide e aggrottò le sopracciglia. «Che fai?»
«Mi hai detto di seguirti.»
Soffocò una risata. «Intendo con la testa. Certo che sei stupido.»
Lo Stirpemista non ribatté e si sedette nuovamente accanto a lei.
«L'etere e il mana sono due delle energie che permeano il nostro mondo in quantità molto diverse. Tutti gli Stirpemista possiedono il nucleo divino, un organo dove immagazzinare il mana, che viene usato per permetterci di usare i nostri poteri.»
«Che succede se finisce?»
«Beh... svieni o, in casi peggiori, muori,» poi si affrettò ad aggiungere: «questo non succede quasi mai, perché siamo capaci di assorbirlo dall'ambiente. Solitamente la stanchezza sopraggiunge prima del completo svuotamento del nucleo. Qui capisci che devi stare attento, infatti incontri proprio un impedimento nell'uso dei tuoi poteri.»
Mentre spiegava, la figlia di Rutia cominciò a fare degli schemi riguardo l'argomento.
«Ho un'altra domanda,» la interruppe lo Stirpemista.
«Prego.»
«Come sono nati mana ed etere?»
Ada rimase in silenzio, la domanda l'aveva colta di sorpresa. «A dire il vero, non si hanno vere certezze. Secondo i libri del Parco dei Gigli, è tutto nato da Tebribe durante la danza della creazione.»
Shirei non sembrò convinto, ma non fece altre domande.
La figlia di Rutia decise di proseguire con il discorso originale. «Comunque, nell'Oltremondo è presente poco mana, per questo gli Stirpemista che vi si avventurano finiscono per morire,» spiegò. «Fanno fatica ad assorbirlo e non sanno come dosarlo.»
«I figli di Cragar no.»
«Esatto,» annuì, «questo perché noi, figli di Rutia, e voi, figli di Cragar, siamo capaci di convertire piccole quantità di etere in mana. A lezione i figli di Mardi ti spiegano anche come, un enzima o roba del genere, onestamente non ricordo.»
Gli occhi di Shirei brillaronl, la questione delle lezioni di medicina sembrava incuriosirlo. «Questo cosa c'entra con me?»
«Da quello che ho potuto vedere, sappi che posso guardare attraverso l'Inframondo oppure vedere l'etere nell'ambiente grazie ai miei poteri,» specificò per il ragazzo, «credo che il tuo nucleo contenga una miscela di etere e mana,» Ada fece una linea verticale sul disegno ovale, «come se avessi due particelle al posto di una. Sei il primo Stirpemista della storia con questa peculiarità.»
«Perché proprio io?»
La ragazza alzò le mani. «Che ne so, sei uno scherzo della natura. Secondo me e Havel, ci sono cose che fai di cui non sei nemmeno consapevole.»
«Del tipo?»
«Per cominciare, sei capace di incanalare il mana nel tuo corpo per migliorare la tua forza. A questo si aggiunge il tuo dispendio di mana, che è praticamente perfetto. Non hai una dispersione involontaria neanche per sbaglio.»
Ada tamburellò sul quadernino con le dita. «Io ho impiegato due anni per capire come incanalare il mana per rinforzarmi, solo perché Darryl ce ne ha parlato. Se non ci fosse stato lui, dubito che avremmo mai scoperto questa abilità.»
Shirei si accarezzò la guancia con l'indice, ma mantenne la sua espressione apatica. Infine, chiese: «Perché mi hai osservato così tanto?»
«Durante lo scontro con Havel, Marina mi ha fatto scrutare nell'Inframondo. Lì ho visto come l'etere si stesse muovendo attorno a te e le tue creature oscure. Da allora, ho semplicemente prestato attenzione,» spiegò la figlia di Rutia, prima di aggiungere: «Credo che, se imparassi a manipolare l'oscurità come faccio io, potresti anche incanalare l'etere e rinforzare ancora di più il tuo corpo. A quel punto... diventeresti inarrestabile in uno scontro.»
Shirei prese nota mentale del consiglio e decise che avrebbe fatto dei tentativi dopo essere tornato al Parco dei Gigli.
«C'è altro che può essermi utile?»
Ada si alzò in piedi e lanciò un'occhiata all'esterno. La notte era silenziosa, il cielo stellato sopra di loro sembrava un tappeto infinito di gemme scintillanti. Nella calma apparente, i due rimasero a seduti accanto al fuoco, il crepitio delle fiamme era l'unico suono che rompeva la spaventosa tranquillità.
Con un sorriso gentile, si voltò verso Shirei. «Credo che dovrei anche parlarti dell'Apparato Imperiaco,» iniziò. «È fondamentale per noi Stirpemista, un sistema unico che ci permette di incanalare e utilizzare il mana, l'essenza celeste.»
Shirei, con i suoi occhi viola che riflettevano le fiamme, ascoltava attentamente.
Ada proseguì, il tono della sua voce diventato più didattico. «Questo apparato è composto dal Nucleo Divino e dai Vasi Argentati. Immagina il nucleo divino come un cuore metafisico. Non pompa sangue, ma mana. Questo ci permette di esercitare i nostri poteri. Il nucleo divino immagazzina e distribuisce questa energia in tutto il corpo attraverso i vasi argentati, esattamente come un cuore distribuisce il sangue.»
Ada fece una pausa, guardando Shirei per assicurarsi che stesse seguendo.
«Il nucleo si trova al centro del nostro petto, su per giù a questa altezza,» si indicò una parte del torace, esattamente dietro la parte superiore dello sterno. «È protetto da una capsula e irrorato dall'icore, il sangue divino che fluisce attraverso di noi tramite il Sistema di Mardi.»
«I vasi argentati,» continuò Ada, tentando di ricordare quante più nozioni possibili dalle spiegazioni di Elaine, «sono chiamati così per il loro colore. Si diramano come le radici di un albero, trasportando il mana in ogni angolo del corpo. Sulla nostra pelle ci sono delle cellule che assorbono il mana dall'ambiente e lo canalizzano verso i vasi argentati. Questo processo ci permette di mantenere una riserva stabile di energia celeste e non arrivare all'affaticamento.»
Shirei annuì, impressionato dalla complessità e dall'eleganza del sistema. Voleva saperne di più, comprendere al meglio come tutto funzionasse in ogni minima parte.
Ada sorrise, notando la sua espressione. «È un sistema meraviglioso,» disse lei, «ci distingue da tutti i mortali, tuttavia, richiede un equilibrio delicato. Il mana deve fluire liberamente, e il nucleo divino deve essere in grado di gestire le riserve di energia senza sovraccaricarsi.»
Shirei rifletté sulle ultime parole e ricordò il giorno del suo arrivo al lago d'Averno, quando aveva potuto conoscere i Fiori d'Equinozio per la prima volta.
«Sì, come è successo a te,» confermò la Stirpemista, prima di alzarsi lentamente.
Si stiracchiò e parlò al ragazzo con tono ammonitorio. «Adesso è tardi. Domani ci aspetta un altro giorno pieno di battaglie. Se le tue creature oscure ci proteggeranno, allora è meglio guadagnare quanto più riposo possibile, soprattutto tu.»
Ada gli sorrise ancora una volta. «Se sei interessato, quando torneremo al parco posso chiedere a Liceo di inserirti nelle lezioni tenute dai figli di Mardi.»
Il figlio di Cragar annuì. «Grazie.»
«Buonanotte, Shirei... e speriamo che questi mostri finiscano presto,» poi si voltò e si avviò verso i piani superiori.
Lo Stirpemista rimase fermo per qualche momento in più, riflettendo su tutto ciò che aveva appreso. Poi, con un sospiro, alzò lo sguardo verso la finestra, sentendo il flusso del mana nel suo corpo, consapevole della responsabilità che lo attendeva la mattina seguente.
Dopo che la Stirpemista dai capelli scuri ebbe chiuso la porta della sua camera, Shirei bramò di approfondire quell'argomento con suo padre. Poiché non poteva abbandonare l'avamposto per recarsi nell'Oltremondo, non gli rimase che rimandare la discussione a un altro giorno, tuttavia ebbe una seconda idea.
"Al momento ho solo cinque tenebrae, dovrei cercare di crearne di nuovi..."
Con quel pensiero in mente, si lasciò avvolgere dall'oscurità e si diresse nuovamente sul campo di battaglia.
── ⋆⋅❂⋅⋆ ──
Il figlio di Cragar riapparve tra le rovine e i cadaveri del campo di battaglia del giorno precedente. I suoi capelli neri, che cadevano come un'ombra fluente sul volto, ondeggiavano leggermente alla brezza funebre. Gli occhi viola scintillavano di un'inquietante luce, riflettendo la desolazione circostante. Con passo lento, raggiunse il corpo dello Stirpemista nemico, caduto in combattimento.
Shirei si mise in ginocchio accanto al cadavere e chiuse gli occhi, nel tentativo di concentrarsi. Il mondo intorno a lui sembrò sfumare e, con un'onda di energia spettrale, il figlio di Cragar si trovò catapultato nell'Inframondo. Il regno nel mezzo si estendeva davanti a lui come un vasto fondale marino, ma privo della serenità degli abissi. Il cielo sopra di lui diventò un vortice di verde, bianco e nero, colori che danzavano e si mescolavano in modo caotico, privi di senso apparente. Ogni cosa era in perpetuo movimento e nulla era mai stabile. In quella dimensione, Shirei vide il fantasma che stava cercando. La figura eterea fluttuava come se fosse intrappolata tra due mondi. Il suo volto, ancora segnato dalla bellezza mortale, era adesso velato di tristezza e rassegnazione. Gli occhi erano due pozzi senza fondo di malinconia, incorniciati da una pelle trasparente che lasciava intravedere l'essenza spettrale del suo essere. Le vesti strappate, ridotte a brandelli di luce pallida, ondeggiavano attorno al corpo come fiamme fredde.
Shirei si rialzò in piedi, percependo il gelo dell'Inframondo insinuarsi nello spirito dello Stirpemista nemico.
«Ho bisogno di aiuto,» sussurrò, la sua voce un'eco tra i flutti di quel mare spettrale, «ci sono informazioni che devo avere.»
Il fantasma sollevò lo sguardo e sembrò riconoscerlo. Un accenno di vita attraversò i suoi occhi vacui, facendolo rinvenire da quell'apparente stasi post-mortem di cui era vittima.
«Cosa sei tornato a fare? So che è il destino meritato da me, anche senza una tua predica.»
Il fantasma si piegò e chiuse gli occhi, voleva disperatamente allontanarsi dal proprio corpo.
«Tu mi conosci?»
Lo Stirpemista annuì. «Solo di nome, noi soldati non abbiamo il privilegio di incontrare uno del tuo rango, ma ho capito subito chi sei quando ti ho visto.»
Shirei indietreggiò per lasciare spazio allo spettro. «Mi spiace, non ne so nulla.»
«Hai perso la memoria, dico bene? Che fortuna.»
«Io... io voglio ricordare,» riuscì a dire il ragazzo, prima di porre la fatidica domanda. «Chi sono?»
Il fantasma aprì la bocca, ma ne uscì solo un suono distorto,«—, il ——. Io sono Reno, piacere.»
Shirei fece una faccia confusa. «Reno... puoi ripetere?»
«Tu sei —.»
La voce del fantasma fu coperta di nuovo e Shirei non riuscì a comprendere il nome nemmeno leggendo il labiale. Le orecchie fischianti lo costrinsero a cambiare argomento.
«Se siamo soldati, a chi apparteniamo?»
«All'esercito dell'Antico, mi pare ovvio.»
Il ragazzo rimase perplesso. «Stai parlando di Rakion, ma dovrebbe essere in stato di Eterno Riposo da quando è avvenuto il Passaggio delle Maschere.»
«Ecco,» lo indicò il fantasma, «proprio per questo motivo vi attaccherà.»
«Non ha alcun senso quello che stai dicendo. L'ex re degli dèi attaccherebbe suo figlio e gli Stirpemista, causando uno spargimento di sangue inutile, perché, per qualche ragione sconosciuta, si è risvegliato? È certo che si sia svegliato?»
«Ti pare sia veramente per questo?» Reno rise. «Non importa. Sì, si è svegliato. Sì, vi attaccherà. Sì, ha già un piano per occuparsi di tutti voi, a partire da te e finire con l'eroe della fiamma.»
«Puoi rivelarmi altro?» chiese il figlio di Cragar.
«So solo che il mio vecchio capo si occuperà di voi. Ha anche qualcuno che l'eroe della fiamma non può combattere e credo di aver origliato mentre sbeffeggiava quell'idiota re degli dèi.»
Shirei rimase in silenzio. Collegò il titolo di eroe della fiamma a Darryl Fyreborn e si soffermò sulla figura del capo, dunque c'era un generale che amministrava le truppe. Il fatto che il nemico fosse a conoscenza della sua identità significava che il suo potere doveva rappresentare una fonte di pericolo. Lo Stirpemista sorvolò l'insulto fatto dal figlio di Aor, dopotutto non gli interessava granché di Emion, ma si domandò perché lui facesse parte di questa fazione pronta a insorgere contro i Celestiali.
Era confuso più che mai. "Io... volevo attaccare l'Altomondo?"
Reno notò il suo sguardo perso e, pensando fosse rivolto alle sue parole, decise di giustificarsi. «Non guardarmi così. Ormai sono morto, che io decida di continuare a vagare qui come un fantasma o venga convocato al cospetto di Cragar, poco cambia. Sono posti in cui il dio del cielo non ha giurisdizione.»
Shirei valutò la situazione. Aveva immediatamente creduto alle parole dello spettro, ma non ne sapeva nemmeno lui la ragione. «Gli dèi non possono rimanere fermi a guardare.»
«Lo faranno,» lo contraddisse il fantasma, «e non sperare nell'esercito divino o negli eroi della grande guerra. Impossibile che Emion metta così tanto a rischio il suo duro lavoro.»
Lo Stirpemista dagli occhi viola prese nota mentale dell'ultimo argomento, non sapeva minimamente di cosa l'altro stesse parlando. «Anche questo è un diversivo? I mostri sono dalla sua parte?»
«Ovvio! Che credevi?» il ragazzo deceduto gli rise in faccia. «I mostri sono racchiusi in Faglie Temporali disseminate per tutta l'Italia e che sono state aperte solo per tenere gli Stirpemista più potenti lontani e divisi.»
«Allora dobbiamo immediatamente tornare al Parco dei Gigli e avvisare Aena dell'attacco imminente. In questo modo potremmo prepararci.»
«Il grande capo non vi attaccherà adesso, non è ancora pronto,» il mantello etereo del fantasma svolazzava, mosso dal vento dell'Inframondo. «È inutile, dovete rimanere qui a bloccare i mostri, almeno finché non avrete chiuso la faglia. Tutti i nemici che uccidete saranno comunque riportati in vita lì dentro, il problema si pone quando la faglia svanirà, segno che l'Antico è passato alla fase successiva.»
«Attaccarci,» concluse Shirei.
Ancora non comprendeva la motivazione che spingeva un dio della terza generazione a dichiarare guerra contro il proprio figlio, ma, per qualche strana ragione, la questione sembrava perfettamente logica nella sua mente.
«Bingo! State solo sprecando tempo prezioso. I mostri escono a ondate in modo da trattenervi il più a lungo possibile, oltre che a drenarvi sia nel corpo che nella mente. La faglia poi li riporta in vita a ogni riavvolgimento.»
«Non mi è ancora chiaro perché non decide di sferrare il proprio assalto adesso.»
«Non ricordi proprio nulla, eh? Dopo quello che è successo, ha prima bisogno di riottenere il suo potere.»
Il figlio di Cragar stava valutando quale fosse la scelta migliore da compiere, si domandava anche quale fosse l'evento accennato dal fantasma. «Se ripuliamo tutti i mostri nelle faglie, quanto tempo ci rimane prima dell'attacco?»
Nella sua testa già cominciava a formarsi un'idea di come ragionasse il misterioso nemico. Rimaneva solo capire il movente che spingesse l'antica divinità, una persona che aveva abdicato in favore della nuova generazione, a volere una guerra. A dire il vero, il ragazzo si interrogava delle troppe incongruenze presenti con le conoscenze che aveva ottenuto e quanto Reno aveva appena detto.
Parlare del dio sconosciuto gli sembrava estremamente semplice, come se il pensiero di lui gli fosse quasi familiare.
Il figlio di Aor contò con le proprie dita, prima di rispondere. «Non so dirtelo con precisione, sicuramente non più di un mese. Attaccherà prima dell'anno nuovo, è l'ultima cosa che ho saputo prima di essere mandato qui.»
Mentre i due continuavano la discussione, l'aria attorno a loro cominciò a vibrare con una strana energia. I vortici di colori dell'Inframondo si intensificarono, e una strana macchia a mezz'aria li mise al corrente di ciò che stava accadendo al di là del velo. La faglia temporale, da cui provenivano gli orchi, si era aperta, come una ferita nel tessuto stesso della realtà. Da quella spaccatura, nuovi mostri iniziarono a fuoriuscire.
Shirei, con un solo sguardo, comprese la gravità della situazione. «Eccoli... maledetti orchi,» disse lo Stirpemista defunto con disprezzo.
Shirei si voltò a guardarlo e allungò una mano verso di lui, e disse: «Io posso darti la vendetta che meriti, se lo desideri.»
«Dovrei passare alla fazione degli dèi?»
«No. Schierati dalla mia parte.»
Il figlio di Aor strinse gli occhi. «Il modo in cui me lo stai dicendo fa paura. Che hai in mente?»
«Ti donerò un corpo capace di rigenerarsi, insensibile al dolore e privo di stanchezza.»
«Mi renderai una delle tue creature oscure.»
Reno, in qualità di spettro, non poteva né deglutire né sudare, ma, se fosse stato vivo, lo avrebbe sicuramente fatto.
«E-e cosa vuoi...» l'offerta sembrava troppo buona per essere vera. «Cosa vorresti in cambio?»
Gli occhi violacei dello Stirpemista scintillarono di una luce sinistra. Reno sentiva di essere a un passo da una nuova vita, un viaggio eterno per cui non era sicuramente pronto. Aveva paura ma, allo stesso tempo, era estremamente attratto da quelle dita.
«Combatti al mio fianco.»
Il figlio di Aor fissò la mano in silenzio.
Era morto, era stato ucciso da creature con cui aveva dovuto combattere. Aveva affrontato battaglie per tutta la sua vita, solo per vedere il giorno seguente. L'alternativa non era negativa, dopotutto avrebbe potuto vagare dovunque e vedere qualsiasi cosa da morto.
La mano tesa di Shirei, tuttavia, lo stava chiamando in modo quasi magnetico. Voleva combattere, sentiva il bisogno di essere dalla sua parte.
«A una condizione,» riuscì a dire, prima di toccare il figlio di Cragar, «quando la battaglia sarà finita e avrò avuto la mia vendetta su questi orchi maledetti, voglio essere lasciato libero. Non servirò mai gli dèi.»
Shirei non rispose, si limitò ad annuire e a tendere le dita della mano verso il fantasma. I mostri li stavano per raggiungere, segno che il tempo per ponderare la scelta fosse terminato. Reno sollevò lo sguardo vacuo verso Shirei. Non c'era esitazione nei suoi occhi, solo una determinazione rinnovata.
«Rendimi una delle tue ombre,» rispose il fantasma, con un sussurro che risuonò come un'eco nell'Inframondo. «Accetto.»
Shirei tese la mano verso Reno, e il fantasma fece altrettanto. Non appena le loro dita si toccarono, un'oscurità profonda emerse dal nulla, come un'ombra liquida che strisciava e si avviluppava intorno al corpo spettrale dello Stirpemista. L'oscurità, viva e pulsante, avvolse il fantasma con movimenti sinuosi, rinchiudendolo in un bozzolo di tenebra. Mentre essa si faceva sempre più densa, il corpo etereo di Reno iniziò a mutare. La luce spettrale che lo componeva si fuse con l'oscurità e, dalle ombre, nacque una nuova forma.
La pelle del nuovo Stirpemista divenne di un nero profondo, come la notte senza stelle. Gli occhi si accesero di una luce intensa, quasi incandescente, come due braci ardenti nel buio. Un mantello di tessuto color pece si formò attorno alle sue spalle, fluttuando e ondeggiando come fumo nero al vento. Quando l'oscurità si dissipò, Reno non era più il fantasma di uno Stirpemista ucciso dagli orchi, ma una creatura nuova, forgiata dall'oscurità.
Un tenebrae.
La sua presenza era diventata viva, carica di un potere oscuro. Shirei osservò la sua opera con un misto di soddisfazione e tristezza, sapendo che la nuova forma del giovane non sarebbe più stata libera dalla propria volontà.
«Reno,» disse Shirei, il suo tono solenne. «Sei pronto a combattere?»
L'ombra inclinò il capo in segno di rispetto, la luce dei suoi occhi brillava di vuoto. L'Inframondo attorno a loro sembrava sussurrare in approvazione, mentre i due Stirpemista, ora legati indissolubilmente dall'oscurità, lasciarono quel regno spettrale.
L'ex figlio di Aor, avvolto nelle tenebre, osservava il proprio signore con occhi nuovi, di colui che ammirava ciò che non aveva mai conosciuto. Dentro di sé, il tenebrae lottava per comprendere la sua nuova esistenza. La trasformazione era stata rapida e potente, ma le conseguenze si dispiegavano lentamente, come ombre che si allungavano in un tramonto infinito. Sentiva un obbligo incrollabile di seguire il volere del suo sovrano.
Shirei, con il suo portamento e la sua mente lucida, esercitava un'autorità che Reno non poteva ignorare. Aveva sentito parlare del terrificante potere del generale oscuro, delle leggende che raccontavano nell'Abisso, di come avesse evocato le tenebre per annientare interi eserciti. Mai avrebbe immaginato che quel potere sarebbe stato usato su di lui, per risvegliarlo dalla morte e trasformarlo in qualcosa di completamente diverso.
Non era più umano, né uno Stirpemista, era diventato un minuscolo pezzo di qualcosa di ancora più grande,
La pelle nera come la notte e gli occhi incandescenti erano un costante promemoria della sua metamorfosi. Aveva mantenuto la propria coscienza e volontà, ma sentiva di aver perso qualcosa di fondamentale, ciò che era intimamente suo.
Forse l'umanità, o forse quella scintilla vitale che sembrava soffocata dalle ombre. La sua mente era affollata da pensieri contrastanti. Da un lato, c'era un senso di gratitudine verso il figlio di Cragar per avergli dato una seconda possibilità, un nuovo scopo. Dall'altro, una malinconia profonda lo assaliva, il rimpianto per la vita che non avrebbe mai più conosciuto. I ricordi delle sfide affrontate con coraggio, delle emozioni, della paura.
Tutto sembrava distante, avvolto da una nebbia impenetrabile. Eppure, una nuova forza scorreva dentro di lui, una potenza oscura che non aveva mai immaginato possibile. Sentiva l'energia magicarispondere rispondere ai suoi comandi, avvertiva il mormorio dell'Inframondo nelle sue orecchie. Quella forza, benché aliena, gli dava un senso di invincibilità. Reno sapeva di essere cambiato per sempre. Non poteva più tornare indietro, non poteva più essere lo Stirpemista che era una volta. Doveva accettare quella nuova identità e trovare un modo per convivere con essa. Aveva un nuovo ruolo da giocare e lo avrebbe fatto con tutto ciò che gli rimaneva.
Voleva vendetta per la propria morte. Avrebbe sterminato gli orchi.
Con un ultimo sguardo a Shirei, il tenebrae si preparò ad abbracciare il suo destino.
Le ombre intorno al figlio di Cragar iniziarono a turbinare. Shirei evocò le sue arpie spettrali con un gesto deciso della mano. Le cinque creature si materializzarono con un gracchio stridulo, pronte a scagliarsi contro i nuovi nemici.
Lo Stirpemista si lanciò all'attacco, in un turbine di movimento e oscurità. Le arpie, seguendo il suo comando, si avventarono sui mostri, squarciando carne e ossa con i loro artigli letali. Le urla delle creature si mescolarono ai suoni del combattimento, creando una cacofonia di terrore e distruzione.
Vedendo nuovi orchi emergere dal portale, Shirei si sgranchì le spalle e fece un profondo respiro. Sapeva che la battaglia sarebbe stata lunga e ardua, ma il sangue divino che scorreva nel suo corpo era segno che fosse pronto per quello.
Ogni fibra del suo essere era plasmata per lo scontro, ogni muscolo teso, completamente focalizzato sull'obiettivo. L'ultimo pensiero di Shirei, prima di gettarsi nella mischia, andò a Marina. La sua immagine si formò nitida nella sua mente: i suoi occhi azzurri e luminosi, il sorriso dolce, la promessa che sarebbe tornato il prima possibile. Con quella visione come guida, si lanciò all'attacco, brandendo il suo potere oscuro con una calma inarrestabile.
Una guerra era alle porte e lui si sarebbe assicurato di vincerla.
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