29. EROE, STREGA E SPETTRO

Circa una settimana dopo.

Shirei si trovava sulla sommità di un'altura, i suoi capelli neri ondeggiavano selvaggiamente nel vento di metà novembre. Sotto di lui si estendeva una valle infestata dai nemici, un'orda di mostri pronti a far piovere il sangue di qualunque Stirpemista incrociasse il loro cammino.

I suoi occhi viola brillavano di una luce sinistra mentre serrava la presa sulla Lama della Discordia, l'arma infernale che pulsava tra le sue mani come un cuore oscuro.

Con un semplice respiro silenzioso, Shirei si lanciò dalla sporgenza e sparì a mezz'aria nell'oscurità. Ricomparve atterrando tra i nemici come un fulmine e il terreno tremò sotto l'impatto. La Lama della Discordia si mosse come un'estensione del suo corpo, tagliando l'aria con fischi metallici. I primi avversari, degli orchi, crollarono a terra, spezzati come spighe di grano sotto la falce.

Uno di loro, dalla stazza voluminosa, si fece avanti, brandendo una grossa clava. Shirei lo fissò per un istante, poi si avvolse nell'oscurità del viaggio spettrale, scomparendo nell'ombra. Ricomparve alle spalle del mostro e, in un solo movimento fluido, squarciò il suo collo, decapitandolo. Il corpo cadde con un tonfo sordo e il sangue spruzzò in un arco vermiglio.

Il figlio di Cragar non rimase in attesa e, mentre il corpo della creatura cominciava a sparire lentamente, si spostò di nuovo. I mostri avanzarono verso di lui, trasformando il campo di battaglia in un vortice di caos, ma Shirei sembrava danzare tra loro con una grazia mortale.

Ogni movimento era calcolato, ogni colpo veloce e letale.

I nemici erano tanti, tuttavia lo Stirpemista non sembrava esserne preoccupato. Prima che due goblin potessero tendergli un agguato alle spalle, alzò la mano libera, invocando i tenebrae. Nove arpie spettrali apparvero intorno a lui, creature d'ombra e terrore, i cui occhi vuoti ardevano come braci. Si lanciarono sugli avversari gracchiando in modo agghiacciante, artigliando e lacerando carne e armature.

Un gruppo di streghe nemiche prese di mira il figlio di Cragar, cominciando una cantica malefica che condensò bulbi d'energia luminosa. Shirei le notò con la coda dell'occhio, rimembrando le pagine sfogliate velocemente dei libri lasciati da Marina per Dalia, chiaramente mai letti dalla ragazzina.

"Strolleche" si rese conto.

Le streghe gridarono e scagliarono le sfere di mana nella sua direzione. Shirei si piegò per scattare, ma un altro goblin lo attaccò con una mannaia arrugginita. Lo Stirpemista chiuse gli occhi e attivò la sua nuova tecnica. Durante quella missione aveva cercato di padroneggiarla al meglio e, infine, aveva deciso di optare per il nome Battito Eterico.

Una luce biancastra lo attraversò, rendendolo incorporeo per un istante. La mannaia lo trapassò di netto e Shirei poté affondare la propria lama nell'addome del mostro. Tornò corporeo e, con un balzo, si preparò a raggiungere le streghe.

Vedendo l'enorme quantità di mostri ancora attorno a lui, non potè fare a meno di chiedersi dove fossero Ada e Havel. Quel secondo di distrazione sembrò costargli caro. Una scarica di dolore lo attraversò di colpo, segno che uno dei suoi tenebrae fosse appena stato sconfitto.

Shirei respirò e alzò lo sguardo, solo per vedere una sfera luminosa scagliata contro di lui. Con stupore, agì di primo istinto e attivò il battito eterico. La sua figura divenne incorporea e il ragazzo si tranquillizzò, almeno finché l'attacco non lo colpì.

Shirei sentì la propria pelle andare a fuoco e venne sbalzato all'indietro. Cadde su una fila di goblin, ma sparì rapidamente nell'Inframondo per riprendere fiato.

"Il battito eterico non mi rende invulnerabile agli attacchi magici..." pensò toccandosi il petto.

Non aveva subito danni ingenti, ma parte della sua felpa era stata ridotta in brandelli. Doveva stare più attento. Riapparve dietro le streghe come un sicario. La Lama della Discordia descrisse un arco mortale, abbattendole una dopo l'altra prima che potessero reagire.

Un'altra scarica di dolore.

"Me ne restano solo sette, adesso" pensò, realizzando di aver perso l'ennesimo tenebrae.

Shirei sapeva che le sue riserve magiche si stavano esaurendo rapidamente, ma non poteva permettersi di rallentare. Continuava a muoversi, un turbine di morte e distruzione, mentre le sue arpie proteggevano i punti ciechi, risorgendo da ogni colpo con una furia ancora maggiore e distraendo i mostri.

Lo Stirpemista era una calamità inarrestabile e letale.

I nemici cominciarono a retrocedere, sopraffatti dalla sua velocità, ma lo Stirpemista non avrebbe mostrato pietà. Con ogni colpo, ogni singolo attacco, si addentrava sempre di più nel cuore delle linee nemiche, determinato a spezzare definitivamente la loro avanzata.

La battaglia era appena iniziata, ma già il campo si tingeva del sangue dei nemici, e Shirei era al centro di quel pandemonio, indomabile portatore di discordia e morte.

Continuò ad avanzare, inarrestabile. La sua lama tagliava l'aria e i corpi con la stessa facilità. Senza rendersene conto, si lasciò affondare in quella sensazione tanto familiare.

Non esisteva più nulla. All'improvviso era di nuovo solo, come quando si era svegliato per la prima volta nell'Oltremondo.

Non sentiva nulla, nessuno era lì.

Rimase a pensare cosa fare, quale fosse lo scopo che lo costringesse a rimanere in vita.

Adesso ne aveva più di uno: uccidere tutti i nemici, completare la missione, riavere i ricordi.

Ogni passo era un assalto, ogni respiro un'esplosione di forza. I nemici cadevano come mosche, nonostante il loro numero sembrasse esponenziale. Lo Stirpemista non si lasciava scoraggiare. Il suo volto era una maschera calma, i suoi occhi viola scrutavano lo spazio senza la minima preoccupazione.

Le sue labbra si incurvarono inconsciamente verso l'alto.

All'improvviso, un gruppo di mostri corazzati emerse dalla mischia, caracollando verso di lui con le lance abbassate. Shirei non si preoccupò di scoprire quale razza mostruosa fossero, probabilmente orchi. Ordinò ai tenebrae rimasti di avventarsi su di loro, ma le creature, ben addestrate, colpirono con precisione, facendo svanire le arpie in nuvole di fumo scuro.

"Solo cinque..."

Shirei sentì il drenaggio delle sue energie aumentare, ma non esitò. Si concentrò e attivò nuovamente il viaggio spettrale, riapparendo direttamente sopra uno degli orchi cavalieri. Piombò su di lui come una meteora, affondando la lama nella fenditura tra elmo e corazza. Il mostro cadde, e i suoi compagni vacillarono per un istante.

Era tutto ciò di cui Shirei aveva bisogno.

Con una sequenza di movimenti rapidi e precisi, abbatté altri due cavalieri prima che il resto potesse reagire. I tenebrae solo feriti, intanto, si rimarginarono e attaccarono i goblin nei dintorni, creando ancora più caos nelle file avversarie.

Un suono stridente riempì l'aria quando un condottiero nemico, un mago coperto da un cappuccio, iniziò a cantare un incantesimo contro di lui. Una nebbia si diffuse verso l'alto. Da essa, particelle magiche piovvero sugli orchi, donando loro un riflesso cremisi che Shirei sospettò essere una sorta di potenziamento. Lo Stirpemista cominciò a correre, attivò il battito eterico e diventò intangibile per un attimo, attraversando i corpi dei nemici come fosse un fantasma.

Tornò normale a pochi passi dal mago, che ebbe appena il tempo di sgranare gli occhi. Shirei, nel bel mezzo della sua calma omicida, incrociò il suo sguardo e realizzò.

"Uno Stirpemista?"

Il volto di Marina apparve nella sua mente, facendogli ricordare ciò che aveva detto. Loro non erano macchine da guerra e non si uccidevano fra loro. Prima che la Lama della Discordia penetrasse il petto del ragazzo, Shirei deviò la direzione, trapassandogli la spalla. Perse la concentrazione per un momento e guardò il giovane a terra, prima che una carica degli orchi non lo costringesse a muoversi.

«Ehi! Ehi! Aiutami! No! Fermi!»

Shirei mulinò la sua arma nel tentativo di mantenere lontani i mostri, ma quest'ultimi proseguirono la loro marcia calpestando lo Stirpemista ferito.

«Vi prego! Vi prego, no!»

Il figlio di Cragar lo sentì gridare di dolore, poi la sua vita si spense con la velocità di un lampo di luce. Era stato ucciso dai mostri.

Shirei ignorò i pensieri e impedì a se stesso di fermarsi a ragionare sulla scena. Doveva continuare a combattere se voleva guadagnare quella possibilità.

Gli avversari superstiti indietreggiavano, ma lui scelse di non rallentare. Sentiva la tensione, ma l'adrenalina della battaglia e la sua calma determinazione lo spingevano oltre i limiti. La sua lama continuò a straziare i nemici, spazzandoli via colpo dopo colpo e contribuendo a creare un'aura di paura intorno a Shirei.

Un nuovo gruppo di orchi avanzò con scudi alzati, formando una testuggine per cercare di sopraffarlo con la superiorità numerica.

Shirei sorrise freddamente.

Con una rapidità sorprendente, si avvolse nuovamente nell'oscurità e riapparve alle spalle della formazione. La sua lama tagliò attraverso i ranghi, come un vento mortale, e i tenebrae si insinuarono tra gli scudi, lacerando, graffiando e instillando il terrore nei cuori delle creature mostruose.

Shirei continuò a combattere come un demonio incarnato, un essere che altri avrebbero faticato a definire un semplice Stirpemista.

Era inarrestabile.

Le urla dei nemici, il clangore delle armi, e i passi sul terreno riempivano l'aria, una sinfonia di guerra orchestrata dal figlio del dio dei morti a cui nessuno poteva sfuggire.

Almeno quello era ciò che credeva, ma la realtà era un po' diversa.


── ⋆⋅❂⋅⋆ ──


Ada immobilizzò un cronomorfo facendolo avvolgere dalle ombre, come un neonato bloccato dalle coperte. Certo di aver il bersaglio a tiro, Havel si avventò su di lui e lo tranciò con le sue due asce. Passarono pochi secondi, in cui la creatura rimase immobile, dopodiché una serie di glitch e rumori lo fecero muovere spasmodicamente. Alla fine, il corpo del cronomorfo divenne rigido e cominciò a sgretolarsi, finché non fu polvere da spazzar via.

I due Stirpemista si scambiarono un cenno d'intesa e procedettero a dare il colpo di grazia ai mostri che sfuggivano alla calma assassina di Shirei.

Dopo poche ore, Ada conficcò una delle sue lame nella testa del cronomorfo, rendendolo polvere. I due avevano acquisito maggior sicurezza nel combattere quella specie di mostri, al punto che la figlia di Rutia si era divisa dai compagni senza curarsi di essere isolata. Avendo liberato la zona, si voltò a cercare Havel. Trovò il figlio di Sidal a osservare, con sguardo perso, il massacro compiuto dal loro nuovo membro, ormai intento a eliminare gli ultimi nemici rimasti.

«Santo Emion...» mormorò il leader dei Fiori d'Equinozio.

Quando la polvere si placò e l'eco della battaglia cominciò a svanire, Shirei si ergeva trionfante. Il campo era disseminato di corpi nemici, e i tenebrae aleggiavano intorno a lui come guardiani. La battaglia era stata ardua, ma lo Stirpemista aveva prevalso. La Lama della Discordia, grondante di sangue, bagnava il terreno si suoi piedi.

Il figlio di Cragar alzò lo sguardo verso il sole che tramontava, mentre i suoi occhi viola scintillavano stanchi.

«Sembra Darryl quando ha perso il controllo,» commentò distrattamente Havel, «solo che è ancora lucido.»

I due Fiori d'Equinozio guardavano lo Stirpemista da lontano, incerti sul motivo della loro convocazione lì. Una settimana prima, Ada aveva definito Liceo un folle a mandare solamente tre persone in missione, ma adesso capiva. Shirei sarebbe riuscito benissimo a combattere l'intera orda da solo e vincere.

«A differenza sua, però, Darryl terminò la riserva di mana e rischiò di essere sopraffatto mentre era debole,» ricordò Ada, pensando a quel momento lontano. «Lui va avanti da ore.»

«Credi che sia più potente di Darryl?»

«Darryl è più esperto, ma ha certamente un limite,» valutò la figlia di Rutia.

«Anche lui,» replicò Havel, «il suo corpo si può stancare se mantiene sempre questi ritmi.»

«No.»

«No?» le fece eco il ragazzo.

«Non credo che ne sia consapevole, ma si sta potenziando usando la tecnica di incanalazione che Darryl ci ha insegnato.»

I due rimasero a guardarlo per qualche secondo.

Havel fece una smorfia. «Anche se fosse, grazie a quella migliori le tue prestazioni, ma dreni le tue riserve magiche. Finirebbe comunque esausto.»

«Ma questo non succede perché viaggia nell'Inframondo dove assorbe tutto l'etere necessario. Il suo corpo poi lo converte in mana così da riempire di nuovo la sua riserva.»

«Energia infinita...» mormorò il figlio di Sidal guardandosi le mani.

I due pronunciarono la stessa frase nel medesimo istante. Non lo dissero con disprezzo, ma era un pensiero che saltò fuori dalla loro testa senza che potessero riacciuffarlo.

«Che dannato mostro.»

Dopo il termine dello scontro appena avvenuto, Shirei non si diresse verso i propri compagni, ma si addentrò nuovamente nel campo di battaglia, costringendo Havel e Ada a seguirlo. La terra era ancora segnata dalla feroce battaglia, con detriti sparsi e l'odore acre del sangue che permeava l'aria. Gli Stirpemista avanzavano in silenzio, ogni passo accompagnato dal cupo riverbero dei loro pensieri.

Il ragazzo dagli occhi viola si fermò ai piedi di un corpo martoriato e sfigurato dalle pestate ricevute. Le sue iridi si abbassarono lentamente, osservando con tristezza e rispetto la figura ormai priva di vita. Le cicatrici e le ferite erano così profonde che era quasi impossibile riconoscere il suo volto.

Havel e Ada lo seguirono finché, al cospetto del cadavere, non compresero la sua identità.

«Uno... Stirpemista?» chiese la figlia di Rutia con esitazione.

La vista del corpo straziato fece sussultare i due membri dei Fiori d'Equinozio, che si scambiarono uno sguardo carico di significato, quasi alla ricerca di conforto reciproco.

Ada si avvicinò al figlio di Cragar. «Shirei, che significa tutto questo? Cosa ci fa uno Stirpemista qui?»

Shirei si accovacciò accanto al corpo, posando una mano sulla terra insanguinata. Il suo sguardo era fisso, perso nei pensieri. Finalmente, decise di parlare, la sua voce appena un sussurro che sembrava fondersi con il vento.

«Stavo per ucciderlo, finché non me ne sono reso conto e sono riuscito a deviare l'attacco,» disse, senza staccare gli occhi dal corpo.

«Non appena l'ho ferito, gli orchi non hanno pensato due volte sul calpestarlo o no, nonostante sembrasse dalla loro parte.»

Ada sentì un nodo stringersi nella gola, ma rimase muta, rispettando il momento di lutto. Havel, ancora visibilmente provato, si passò una mano nei capelli ancora appiccicati a causa del sangue di cui erano bagnati. Mentre il silenzio tornava a regnare, il gruppo si preparò a lasciare quel luogo di dolore. Shirei lanciò un ultimo sguardo al corpo senza vita dello Stirpemista con la promessa di tornare da lui, poi seguì i suoi compagni in direzione del loro rifugio.

La casa abbandonata, che fungeva da base operativa per i Fiori d'Equinozio, si ergeva solitaria, avvolta dall'ombra di grandi alberi che la circondavano. Una volta, probabilmente, era stata una dimora elegante, ma ora mostrava i segni del tempo e dell'abbandono. Le pareti, un tempo di un bianco immacolato, erano coperte da edera e muschio, mentre le finestre, con i vetri incrinati e in alcuni punti rotti, lasciavano intravedere l'interno in penombra. La porta principale, di legno massiccio, era socchiusa e cigolava leggermente ogni volta che il vento soffiava tra gli alberi. All'interno, l'aria era umida, fredda, portava con sé l'odore della polvere e del legno vecchio. Un ampio corridoio si apriva davanti agli ospiti, con pavimenti di parquet ormai consumato e scricchiolante. Quadri sbiaditi e fotografie ingiallite adornavano le pareti, raccontando storie di un passato ormai lontano. Un grande salone con un camino in marmo occupava il centro della casa, le ceneri testimoni di un fuoco spento da pochi giorni. Poltrone, anch'esse coperte, circondavano il camino, dietro di loro era posizionato un lungo divano rosso. La cucina, sebbene antiquata, era ancora funzionale. Pentole e padelle arrugginite erano appese sopra un grande tavolo di legno. L'acqua proveniente da una vecchia pompa manuale nel lavandino era fredda ma potabile, e un vecchio forno era stato riadattato per scaldare cibo e bevande. Una scala scricchiolante conduceva al piano superiore, dove le camere da letto offrivano un rifugio temporaneo ai membri del gruppo. I letti, con materassi duri e coperte polverose, erano comunque un conforto dopo le fatiche della battaglia.

Nonostante il suo stato di decadenza, la casa abbandonata rappresentava un rifugio sicuro per il gruppo. Le sue mura robuste e il suo isolamento offrivano una protezione preziosa, permettendo agli Stirpemista di riposare e tenere d'occhio la valle da dove spuntavano i nemici.

Calò la sera e il trio si abbandonò a un momento di riposo prima di prepararsi ai turni di veglia. Shirei e Ada erano seduti su due poltrone davanti a un camino, mentre quest'ultima era intenta ad accendere il fuoco.

«Se ci fosse Darryl avremmo già fatto...» si lamentò la ragazza a denti stretti. «Havel, mi dai una mano?»

Il figlio di Sidal era sdraiato su un divano scabro poco dietro di loro. Si rigirò, dando loro le spalle, e disse: «Non mi va.»

Ada fece una smorfia, ma non lo sollecitò oltre e si rivolse al figlio di Cragar. «Non è che tu sai come accendere un fuoco facilmente?»

Shirei rimase in silenzio e scosse la testa.

«Come immaginavo...»

Alla fine, dopo interminabili minuti passati con dei fiammiferi trovati in cucina, la Stirpemista riuscì ad accendere il fuoco. Si accertò della stabilità della fiamma, poi disse ai suoi compagni: «Andate a dormire, al primo turno ci penso io.»

«Puoi dormire anche tu, se vuoi.»

Ada si girò a guardare il figlio di Cragar, confusa. «Che intendi?»

Shirei estese la mano destra, sul cui indice risplendeva l'anello donatogli dal dio dei morti, e diramò un'ondata d'oscurità. Le figure delle sue arpie spettrali si manifestarono nel salotto attorno a loro. Alcune di loro gracchiarono, facendo saltare Havel dal divano per lo spavento.

Ada fece un respiro per calmarsi e rispose: «In realtà, non ho ancora sonno al momento, ecco perché faccio il primo turno.»

«Capisco.»

I due rimasero a contemplare le fiamme del fuoco, mentre il leader dei Fiori d'Equinozio si alzò per rimproverarli.

«Vado a dormire,» disse, già incamminato verso le scale. «Non sprecate tempo prezioso e fate lo stesso. Che Tefine possa darvi sollievo.»

Shirei intuì che si trattasse di una sorta di buonanotte nella maniera degli Stirpemista e lo ringraziò. Il figlio di Sidal sembrava molto diverso dal modo in cui si era presentato al Parco dei Gigli. Temeva fosse un atteggiamento causato dalla sua presenza lì, ma tenne quei dubbi per sé.

Ada rimase a fissare il figlio di Sidal finché la sua figura non scomparve dietro le pareti. «Fa così da quando lo hai battuto, ma non ha nulla contro di te,» tentò di tranquillizzarlo.

«Non voleva perdere, lo comprendo.»

La figlia di Rutia scosse la testa. «Non è questo,» alzò gli occhi per prendere un momento di pausa e ragionare sulle giuste parole da usare. «Shirei, è difficile per noi avere a che fare con te. Noi siamo un gruppo affiatato e tu combatti in solitaria ogni giorno. Perdiamo la cognizione di dove sei fino a che tutti i nemici non sono stati sconfitti. Noi non siamo al tuo livello.»

Lo Stirpemista la interruppe. «Siete molto forti.»

«Grazie, ma sappiamo che non è vero. Siamo più potenti dei normali Stirpemista del Parco dei Gigli e mediamente al pari dei migliori dell'accademia, ma tu sei diverso, adesso lo capisco,» posò il suo sguardo sul fuoco. «Sapere che esistono persone come te rassicura i più deboli, ma per altri può essere frustrante.»

«Quindi è questo il problema di Havel?»

«Sì,» Ada annuì. «Lui è sempre stato il più forte, l'eroe che si lanciava nel bel mezzo dello scontro. Al parco lo acclamano per questo e per lui conta tanto. Dopo lo scontro con te, l'invidia altrui ha superato l'entusiasmo dei giovani.»

La figlia di Rutia tornò a voltarsi verso lo Stirpemista dallo sguardo viola, gli occhi le si addolcirono.

«Subisce da sempre tanta pressione e stavolta ha perso,» fece un sorriso accennato, «quindi ha solo bisogno di un po' di tempo per metabolizzare la cosa.»

Il figlio di Cragar fece segno di aver compreso e si voltò a guardare fuori dalla finestra. All'improvviso il silenzio nella sala era tornato, interrotto solo dal leggero crepitio del fuoco.

Ada si avvicinò. «C'è altro che ti preoccupa? Hai delle domande?»

«In realtà sì.»

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