27. CRONOMORFI

«Ottimo, è un piacere conoscerti. Ti portiamo al sicuro.»

Il ragazzo non sembrava essere d'accordo, tant'è che l'oscurità danzò attorno a lui con rapidità, come se volesse proteggerlo. Ada intervenne prontamente e cercò subito di diramarla, ma questa si dissipò da sola dopo pochi istanti.

"Un figlio di Rutia?" domandò a sé stessa.

Darryl strinse più forte lo Stirpemista e cercò di tirarlo su.

«Sei tu il ragazzo che stavamo cercando?»

Senza aprire bocca, Shirei si limitò ad annuire e si lasciò mettere in piedi. Solo allora Ada poté guardarlo appieno. Era alto, molto alto, e il suo corpo sembrava magro, più da un tipo con la predilezione per l'agilità piuttosto che per la forza. I capelli neri gli cascavano sul volto, ma lasciavano intravedere di poco le sue iridi. Quando i loro sguardi si incrociarono, il primo istinto di Ada fu quello di sobbalzare e chiudere le palpebre.

Viola.

Perfetti, rotondi e luminosi occhi viola.

Solo un dio della quarta generazione aveva quella tonalità tanto peculiare.

"Cragar!" gridò Ada nella sua mente.

Anche gli altri membri del gruppo sembrarono arrivare alla stessa conclusione e, per tale motivo, si fermarono per un istante. Darryl fu l'unico dei quattro a rimanere piuttosto impassibile, quasi come se non ne fosse sorpreso. Spostò il braccio di Shirei attorno alle sue spalle e lo aiutò a fare qualche passo, che in un altro momento sarebbe stata una scena molto divertente. Shirei era più alto del figlio di Corgi di almeno dieci centimetri, quindi quest'ultimo non stava dando chissà quale soccorso.

Elaine avanzò verso i due e si accovacciò leggermente sulle ginocchia per poterlo guardare in volto. «Sono una curatrice, se mi dici i tuoi sintomi posso provare a guarirti.»

La figlia di Mardi sorrise dolcemente allo Stirpemista che, tuttavia, la lasciò senza alcuna risposta.

«Ada,» Darryl fece cenno alla ragazza di avvicinarsi, piegando indice e medio, «puoi dare un'occhiata nel Inframondo?»

La Stirpemista annuì e chiuse gli occhi. Con la mente, viaggiò attraverso il proprio corpo fino a raggiungere il suo petto, dove il cuore batteva con forza. Esattamente lì vicino vide splendere la propria particella divina e l'attivò. Avvertì il mana racchiuso all'interno ruotare vorticosamente e diffondersi nel suo corpo fino a raggiungere i suoi bulbi oculari.

Quando la Stirpemista riaprì gli occhi, il mondo attorno a lei era cambiato.

Le sensazioni affioravano come un uragano impetuoso, sbattendola in tutte le direzioni. Era come essere inghiottita da un vortice senza fine, dove il verde, il bianco e il nero si fondevano in una danza caotica di colori indistinti. Nel mare di quella dimensione distorta, Ada scorse vagamente lo spettro di Shirei, ma la sua forma era alterata, quasi irreale. Era del tutto naturale, il ragazzo si trovava ancora nel mondo mortale, dunque non avrebbe potuto vederlo se non attraverso le particelle di etere che delineavano la sua figura in negativo. Risultava avvolto da una nebbia verde, mentre cinque fiamme spettrali ruotavano sulla sua testa, una più vicina delle altre. Accanto a lui, una massa oscura fluttuava nell'aria, rivelando una spada che emanava un'aura sinistra. Ada lottava per orientarsi, per trovare un punto fermo in quell'oceano tumultuoso di magia e caos. Ma, nonostante gli sforzi, tutto ciò che riusciva a percepire era il frastuono dell'etere che la circondava e la presenza inquietante di Shirei, nascosto dietro il velo oscuro dell'Inframondo.

«Cosa vedi?» chiese Havel con tono impaziente.

La figlia di Rutia guardò Shirei e cercò di descrivere ciò che stava accadendo. Lo Stirpemista era avvolto da una miriade di particelle luminose di colore verde, l'etere appunto.

Scosse la testa e osservò più attentamente, si stava sbagliando.

Le particelle non avvolgevano il ragazzo, come avrebbero dovuto fare con un normale Stirpemista, al contrario, venivano espulse via dal suo corpo con grande rapidità, quasi come se stesse soffiando via un gas da ogni poro.

«Sta...» esitò, non poteva essere possibile. «Sta espellendo l'etere nell'Inframondo.»

Darryl fece una smorfia. «È in overdose di mana.»

«Overdose? E che c'entra questo con l'etere.»

Il ragazzo si spiegò meglio dopo aver visto i volti confusi dei suoi compagni. «Questo posto è una delle entrate dell'Oltremondo. Lui deve essere venuto da lì.»

Ada annuì. Era una stupida, ecco dove aveva già sentito il nome e perché le sembrava talmente familiare.

«Nell'Oltremondo la quantità di mana è estremamente ridotta rispetto al mondo mortale. Se è abituato con così poco, il mana presente qui lo sta riempendo così tanto da straripare.»

Quello che aveva detto Darryl era sensato, ma Ada non poté fare a meno che notare un errore nel discorso appena fatto. Tutti gli Stirpemista potevano controllare il mana, energia magica che permeava l'atmosfera di ogni mondo, ma Shirei stava eliminando etere dal suo corpo. Secondo quello che insegnavano al Parco dei Gigli, non esistevano esseri veramente capaci di immagazzinare etere nel proprio nucleo.

Era impossibile.

L'etere non era considerata un'energia magica come il mana, ne era solamente il rimasuglio.

Disattivò i propri poteri e si apprestò a segnalare l'anomalia, ma fu interrotta da un avvenimento inaspettato. La terra stessa tremò sotto i loro piedi. Una voce ultraterrena, profonda e minacciosa, risuonò nell'area, penetrando nel cervello dei presenti.

«Torna da me,» echeggiò.

Un richiamo irresistibile che sembrò risvegliare antichi ricordi in Darryl. Sapeva a chi appartenevano quelle parole e desiderava non aver riconosciuto il timbro generato dalle corde vocali di quell'essere.

Mentre il suolo si crepava sotto la pressione di un potere sconosciuto, la voce continuò con una determinazione implacabile. «Dobbiamo distruggere gli dèi. Torna al mio fianco.»

Era una promessa: portare distruzione e ribellione, gettando il mondo celestiale in una danza di magia e metallo. Gli Stirpemista si guardarono intorno, cercando di rinnegare la paura crescente.

Dal profondo delle crepe che si erano aperte nel terreno, dalle acque nere del lago d'Averno e dalle ombre degli alberi circostanti, cominciarono a emergere creature che sembravano provenire direttamente dalle zone più recondite dell'Abisso.

La loro struttura era simile, ma, fatte alcune eccezioni, primeggiavano creature dalle sembianze distorte. Deformità viventi avvolte in vesti logore, come se fossero state strappate dalla stessa tessitura del caos. Le loro teste, prive di ogni traccia di peli e occhi, erano lisce come la pietra, ma non prive di espressione. Al centro dei volti, una bocca spalancata svelava una lunga lingua serpentiforme. I loro corpi, scheletrici e malnutriti, erano coperti da pelle tesa e screpolata, come se fossero stati privati di nutrimento per eoni. Artigli lunghi e affilati adornavano le loro mani ossute, pronti a strappare la carne e il sangue dei viventi. Il loro movimento era meccanico, spoglio di ogni grazia o fluidità, come marionette controllate da un burattinaio invisibile. Ogni passo era accompagnato da un suono sinistro, il loro corpo scricchiolava e gemeva sotto il peso della loro stessa presenza. Alcune avevano ali membranose, altre si trascinavano sul terreno. Anche il lago d'Averno si stava animando, con creature acquatiche che si arrampicavano fuori dalle sue profondità, mentre i lembi biancastri delle loro branchie vibravano a contatto con l'aria aperta. Ma ciò che più preoccupava gli Stirpemista era il loro verso, un ululato straziante che penetrava le orecchie dei presenti, come se le loro parole provenissero da una dimensione oltre il tempo stesso, annunciando la loro venuta con un ritardo di qualche secondo.

Darryl sgranò gli occhi e rimase bloccato per un istante. Con la coda dell'occhio, Ada vide le mani del figlio di Corgi cominciare a tremolare in modo frenetico. Anche lei era spaventata, probabilmente lo erano tutti i Fiori d'Equinozio, ma la reazione di Darryl era troppo insolita. Lui era lo Stirpemista più anziano del Parco dei Gigli, uno dei pochi in tutta la storia che aveva superato i venticinque anni senza smettere di combattere.

La figlia di Rutia scrutò i suoi occhi castani alla ricerca di qualche indizio, ma vide solo paura. Il terrore che il ragazzo emanava, però, non sembrava essere dovuto alle misteriose creature in sé, ma a ciò che la loro presenza potesse significare.

Darryl balbettò, come una persona che stava attraversando il proprio personale incubo. Una fievole voce lasciò le sue labbra, quasi un sussurro.

«Cronomorfi.»

Mentre tutti gli occhi venivano puntati su di lui, il figlio di Corgi alzò i capelli di Shirei e lo fissò. I muscoli facciali tirarono la sua pelle, facendogli cambiare espressione.

Lo conosceva, realizzò Ada. Darryl sapeva perché stava accadendo tutto quello ed era consapevole del motivo dell'apparizione di quelle creature sconosciute. Era colpa di Shirei, ma la Stirpemista ne ignorava il perché.

«I che?» chiese Havel facendo un passo indietro.

«Devo proprio spiegartelo ora?» rispose retoricamente il figlio di Corgi. «Dobbiamo andare via. Subito!»

Senza perdere altro tempo, i quattro membri dei Fiori d'Equinozio si chiusero a cerchio, pronti a difendersi dall'assalto imminente delle creature oscure. Con le spalle unite, si prepararono a combattere, i loro occhi fissi sui nemici che si avvicinavano con passo minaccioso.

Le creature si lanciarono all'attacco, le loro membra contorte si dimenarono in movimenti innaturali mentre si apprestavano a sopraffare gli Stirpemista con la loro volontà disumana. Il leader dei Fiori d'Equinozio non si perse d'animo e, brandendo le sue asce, rispose al grido degli invasori oscuri.

«Fatevi sotto!»

Darryl allungò una mano verso di lui. «Fermo!»

Ma era già troppo tardi. Havel era partito all'attacco.

Il figlio di Sidal si lanciò all'attacco rilasciando la sua sete di sangue e abbatté una delle creature con un colpo ascendente. Il cronomorfo ululò, ma il suo corpo crollò al suolo solo dopo svariati secondi, senza produrre alcun suono. Quando il suono del tonfo era giunto alle orecchie degli Stirpemista. Havel era già passato al prossimo nemico. Ada diede un rapido sguardo ai suoi compagni, poi, con un respiro profondo, seguì il loro leader.

La figlia di Rutia scattò verso alcune creature dirette alle spalle di Havel. Con una mano, fece un gesto ascendente e richiamò le ombre, che si condensarono dal terreno sotto forma di un flusso d'oscurità. Continuò a correre in direzione del figlio di Sidal e sbalzò all'aria le creature, che sembrarono essere respinte al rallentatore, quasi come quando le animazioni dei video mancavano di svariati fotogrammi.

Il leader dei Fiori d'Equinozio si trovava di fronte a un cronomorfo, che lo squadrava inclinando la testa. La sua pelle screpolata emanava un fetore allucinante, mentre fissava lo Stirpemista con un volto privo di organi deputati alla vista. Havel si lanciò all'attacco senza perdere tempo, cercando di anticipare e contrastare qualunque reazione del suo avversario. Il cronomorfo rispose spalancando la mascella verso di lui e scatenando un grido privo di alcun suono. Ada schivò gli attacchi degli altri mostri con grazia felina e contrattaccò alcuni di loro mentre la battaglia si trasformava in uno spettacolo di destrezza. Havel riuscì a infrangere la difesa della creatura, tranciandolo a metà con la lama della sua ascia. Senza attendere un contrattacco, fendette l'aria con precisione mortale una seconda volta. Con un urlo di trionfo, tagliò attraverso il cuore dell'oscuro mostro, dissipandone l'essenza nell'atmosfera del mondo mortale.

Ma la vittoria del ragazzo fu breve, poiché altri cronomorfi si avvicinavano, pronti a vendicare il loro compagno caduto.

Fu allora che successe un evento ambiguo.

Un grido acutissimo si diffuse nell'aria e sbalzò via il figlio di Sidal, che atterrò a pochi metri di distanza. I cronomorfi erano già su di lui e, prima che potesse difendersi, avanzarono per colpirlo. Ada sbarrò gli occhi e mosse subito le braccia nella sua direzione, veicolando il flusso oscuro in un'onda che li scagliò via.

Lo Stirpemista si alzò in piedi, illeso. «Grazie,» disse con voce ansimante.

Con le sue asce ancora impregnata del sangue degli avversari sconfitti, Havel si preparò per il prossimo round di battaglia, determinato a combattere fino all'ultimo respiro. I cronomorfi si tenevano a distanza da loro, quasi come se li stessero studiando. Ada si mise al suo fianco e lanciò un'occhiata dietro di sé, dove vide Darryl correre verso di loro.

"Che succede? Non è questo il nostro piano" pensò.

Si voltò alla ricerca dello sguardo di Havel per chiedergli cosa stesse facendo il figlio di Corgi.

Fu allora che comprese il problema.

Il leader dei Fiori d'Equinozio sputò sangue e si piegò su sé stesso, mentre innumerevoli segni di artigli comparivano sul suo corpo. L'armatura che indossava si infranse sotto i colpi improvvisi e il ragazzo perse la presa sulle sue armi. Ada lo sostenne, terrorizzata, mentre Darryl gesticolava loro di spostarsi. I cronomorfi sparirono di colpo e riapparvero sopra di loro, pronti a colpirli del tutto. Le fiamme del figlio di Corgi li incendiarono, ma i corpi si limitarono a cadere al suolo e rigirarsi su loro stessi.

L'uomo, assieme all'aiuto di Elaine, trasportò Shirei da loro. La figlia di Mardi mantenne Havel mentre Ada urlava per chiedere cosa fare, la sua testa un tumulto di emozioni.

«Darryl! Che facciamo!? Darryl!»

Il figlio di Corgi la ignorò per un secondo e appoggiò il leader sanguinante a terra, dopodiché si girò verso di lei. I cronomorfi sparirono di nuovo.

«Una barriera d'oscurità, ora!»

Ada non se lo fece ripetere due volte e reagì istintivamente, sollevando le mani mentre l'energia magica fluiva attraverso di lei. Un'onda di potere si propagò rapidamente dalla punta delle sue dita verso l'alto, formando un cerchio color blu notte intorno al gruppo. I cronomorfi si scagliarono contro di loro, ma l'oscurità piovve dall'alto creando una cupola che tenesse gli Stirpemista al sicuro. Per un momento, i ragazzi trattennero il respiro, mentre artigli tentavano di creare una breccia. La barriera resistette, incrinandosi appena sotto la pressione incessante dei colpi.

Erano momentaneamente al sicuro, tuttavia la figlia di Rutia era infastidita dall'incapacità di quantificare il quel tempo. Nel riflesso oscuro della cupola, poté percepire il terrore negli occhi dei suoi compagni. Le loro figure tremavano leggermente, segno che il suo nucleo divino stesse influendo sulla sua vista. Non sarebbe riuscita a mantenere il controllo sull'oscurità ancora a lungo.

«Che situazione pessima...» commentò sottovoce.

Il suono delle creature che si schiantavano contro lo scudo riempiva l'aria, accompagnato dal loro gorgoglio gutturale. Elaine non poteva fare a meno di chiedersi se sarebbe andato tutto bene, forse era arrivata la loro ora sul serio.

«Cosa sono questi mostri?» chiese, la voce carica di sgomento mentre osservava la barriera tremare sotto i colpi delle creature. Non riusciva ancora a capire come avessero fatto a colpire il loro compagno.

«È il loro potere,» rispose Darryl, il tono della sua voce serrato dalla tensione della situazione. «I loro attacchi arrivano in ritardo o in anticipo rispetto al loro movimento, modellando involontariamente il flusso temporale.»

Ada sentì un'ondata di panico salire dentro di lei. «E lo dici solo adesso?!» esclamò, la frustrazione traspariva nelle sue parole.

«Ci ho provato, ma lui è partito!»

«Smettela!» si intromise la figlia di Mardi. «Di questo passo non so se riuscirò a curarlo, non riesco ad assorbire mana.»

Darryl guardò in direzione di Shirei, che ancora faticava a respirare e si stringeva il petto con la mano. La situazione era più che critica, Ada doveva dissipare la cupola, altrimenti Havel avrebbe rischiato di non farcela. Ma se lo avesse fatto, l'intero gruppo sarebbe stato in balia dei mostri.

«Dovete andare via di qui,» disse con risolutezza. «Io mi occuperò di trattenere i cronomorfi, voi tornate al parco e pensate ad Havel.»

Il ragazzo tossì in risposta. «N-non se ne parla.»

«Non hai voce in capitolo,» replicò il figlio di Corgi. «Hanno subito la Damnatio Memoriae. Voi non potete affrontarli, non li conoscete e non sapete come combatterli visto che è la prima volta.»

Ada non riusciva a seguire il discorso che stava facendo, non aveva nemmeno mai sentito cosa fosse la damnatio memoriae di cui parlava, ma sapeva di dovergli dare ragione sul fatto che non potessero rimanere lì.

«Loro vogliono solo lui,» indicò Shirei. «Lasciateli a me.»

Il figlio di Cragar e quello di Corgi si scambiarono un cenno d'intesa. «Credi di potercela fare?»

Shirei inspirò e rispose con un cenno della testa.

«Allora abbiamo il nostro piano.»

La luce verde chiaro scaturita dalle mani di Elaine si spense. Ada guardò il corpo di Havel ancora ricoperto di sangue.

«Non ci riesco,» sentenziò la Stirpemista con voce spossata, segno che le sue riserve di mana erano al limite.

Ada tornò a guardare Darryl. «Devi sopravvivere.»

Lo Stirpemista sorrise e disse: «Ho altre cose da fare prima di morire.»

«Ok, quindi, qual è il piano?» domandò la figlia di Rutia.

«Disattiverai la cupola e aprirai un portale per l'Altrimondo per te, Elaine e Havel. Ammir vi troverà.»

«Come fai a esserne certo?»

«Perché mi deve un favore,» ribatté Darryl. «Vi troverà.»

«Poi voi ci raggiungerete al parco?» chiese Elaine per sicurezza. «Sei sicuro di riuscire a combattere e proteggerlo?»

Darryl annuì lasciando che il silenzio si diffondesse all'interno della zona ristretta in cui si stavano riparando. Ada avvertiva la cupola drenare le sue riserve di mana con velocità spaventosa. «Allora siamo pronti.»

Con un respiro profondo, la figlia di Rutia dissolse la loro protezione.

I cronomorfi gridarono all'unisono non appena l'oscurità venne smantellata ma, prima che qualcos'altro di spiacevole potesse accadere, un tornado di fiamme li investì tutti.

«Adesso!» gridò Darryl, prima di scagliare una sfera di fuoco contro una delle creature.

Elaine assorbì rapidamente quanto più mana possibile e riprese a curare Havel. Ada, invece, cominciò a intonare il canto per l'apertura del portale: «O divino Ammir, immortale protettore dei viaggiatori, concedici la tua rapidità per tornare a casa e te ne saremo infinitamente grati.»

Dietro di loro, il panorama si distorse mentre l'energia magica cominciava a turbinare circolarmente. Pochi secondi dopo, un portale ceruleo era aperto e attendeva di essere varcato.

Ada raggiunse Elaine e l'aiutò a tirar su Havel, che nel frattempo era svenuto. Prima di varcare la loro via di fuga, la Stirpemista si girò indietro a guardare Darryl. Il figlio di Corgi generò un'esplosione che allontanò i nemici e incrociò il suo sguardo.

Shirei prese un respiro e venne avvolto nell'oscurità, segno che si fosse trasportato nell'Inframondo. Doveva essere la parte di piano che avevano discusso mentre lei e Havel stavano combattendo.

Ada non capiva, ma non c'era più tempo.

L'ultima cosa che vide, prima di essere trasportata in una landa deserta dell'Altrimondo, furono gli occhi di Darryl Fyreborn illuminati dalla luce delle fiamme che ardevano.

Quando sbatté di nuovo le palpebre, l'intero paesaggio era cambiato.

Era su una spiaggia deserta avvolta dall'oscurità della notte. Il suono delle onde che si infrangevano dolcemente sulla riva riempiva l'aria, mescolandosi alla brezza marina che carezzava il suo viso.

Si alzò lentamente, scorgendo Elaine non lontano da lei. La sua amica sembrava sul punto del pianto, gli occhi colmi di lacrime e confusione. La figlia di Rutia si avvicinò a lei con passo incerto, posando una mano sulla sua spalla per confortarla, anche se sapeva che le parole non avrebbero potuto cancellare la paura che entrambe provavano.

«Havel...» sussurrò Ada, rivolgendo lo sguardo allo Stirpemista ancora privo di sensi disteso sulla sabbia. I granelli avevano ricoperto la sua pelle sanguinante, ma il ragazzo rimaneva privo di sensi.

«Il suo cuore batte ancora,» riuscì a dire Elaine. «Non posso fare altro... ma il mana dell'Altrimondo lo sta lentamente aiutando.»

Ada annuì. «La Resilienza del Berserker... menomale che è figlio di Sidal.»

«Però abbiamo bisogno di tornare al parco, non si rimetterà senza un'infusione d'icore e per quello ci servono i suoi fratelli.»

Dovevano solo sperare che Darryl avesse riposto la sua fiducia nella divinità giusta.

«Una coccinella mi ha detto che vi serve una mano,» mormorò una voce alla loro destra.

Ada inciampò e cadde a terra mentre una figura si stagliava sorridente sulla spiaggia deserta. Alzando lo sguardo, vide Ammir, dio dei viaggi, che scuoteva la testa con naturale baldanza.

«Lei è qui,» mormorò Ada, alzandosi in piedi con rispetto misto a timore reverenziale.

«Già, ho fatto in fretta, vero?» Il dio dei viaggi annuì infilando l'indice nell'orecchio. Sembrava in attesa di complimenti.

«Sono arrivato per saldare il mio debito... finalmente,» disse con voce calma.

Senza attendere risposta, la divinità schioccò le dita e il paesaggio cambiò una seconda volta.

Riapparvero in una stanza familiare: l'infermeria del Parco dei Gigli.

Havel era già steso sul letto, mentre Ammir si toccava il mento dubbioso. Il dio dei viaggi era seduto a gambe incrociate sullo sgabello accanto al lettino. «Mh, sì, dovrebbe farcela,» si convinse.

«Guarda che ore sono!» esclamò, prima di teletrasportarsi alla porta della stanza e salutarli. «Vado prima che Aena sia qui, ci si vede!»

Il dio scomparve lasciandoli senza parole. Ada si voltò a guardare i figli di Mardi presenti nella stanza, che erano indietreggiati fino a stare con le spalle al muro.

Erano finalmente tornati a casa.


── ⋆⋅❂⋅⋆ ──


Un messaggio da parte di Darryl arrivò dopo qualche ora tramite Ammir, i Fiori d'Equinozio vennero chiamati alla Grande Dimora per discuterne. Per fortuna, Havel si era ripreso, anche se non era esattamente in forma.

"La vacanza è più importante, avremo abbastanza tempo per riprenderci" pensò Ada.

La figlia di Rutia si era recata nell'ufficio di Liceo prima dei suoi compagni, sperava di poter conferire con la dea dell'amore e chiedere informazioni su ciò che era successo. Purtroppo per lei, Aena era assente e Liceo le aveva confermato che l'Erede Proibito non era ancora giunto al Parco dei Gigli.

"Quindi è disperso..." constatò con amarezza. "Abbiamo fallito."

I suoi pensieri vennero distolti dalla voce di Liceo d'Agostini, intento a leggere la lettera appena arrivata.

«Cari compagni, spero che la situazione non sia critica al parco. Dal mio canto, posso assicurarvi che i nemici incontrati sono stati sconfitti. Quali sono le condizioni di Havel? Si è svegliato? Confido che Ammir sia arrivato giusto in tempo.»

«Sto bene, idiota,» rispose il figlio di Sidal. «Ti sto aspettando sveglio già da un quarto d'ora.»

Ma, prima che potessero dire altro, Liceo proseguì: «So che state attendendo il mio ritorno, ma non avverrà così presto. C'è una cosa che devo fare, quindi sarò occupato per un po'. È molto importante.»

Elaine fermò tempestivamente il rettore dal continuare con la lettura del messaggio. «Che dice? Dobbiamo andare nel mondo mortale, è la nostra vacanza!»

«Temo vi abbia preceduti,» rispose, aggiungendo: «Passerò le vacanze da solo quest'anno, ne ho bisogno. Tornerò appena possibile. Vi ripeto che è importante, credetemi. Ci vediamo presto, Darryl.»

I Fiori d'Equinozio non accolsero bene la lettera di Darryl.

«Ma che diavolo significa?» sbottò Elaine, incrociando le braccia con un'espressione infastidita. «Non può semplicemente sparire così, senza spiegare niente!»

Havel, pur visibilmente provato, si passò una mano tra i capelli con un sospiro esasperato. «Dite che dovremmo andare a cercarlo?» propose, guardando gli altri in cerca di un parere.

Ada si limitò ad ascoltare lo scambio con le labbra serrate, infine rispose: «Se ha deciso di starsene per conto suo, dubito che riusciremo a trovarlo facilmente.»

C'era qualcosa in quel messaggio che la metteva a disagio. La loro squadra aveva affrontava insieme le difficoltà, eppure ora Darryl si allontanava senza una vera spiegazione. Perché non poteva fidarsi di loro?

Dopo qualche altro commento scontroso da parte di Havel, i Fiori d'Equinozio si risolse a lasciar perdere per il momento e si avviò verso l'uscita della Grande Dimora, con Elaine che ancora borbottava qualcosa sulle pessime tempistiche del figlio di Corgi.

Ada era sul punto di seguirli quando la voce di Liceo la fermò. «Aspetta un momento.»

Si voltò, sorpresa. L'uomo la osservava con espressione seria e in mano teneva un'altra lettera, più piccola della prima. Lasciò che Havel ed Elaine si fossero allontanati un minimo prima di dire a bassa voce: «Darryl ha lasciato questa per te.»

«Perché non me l'hai data prima?» domandò, perplessa.

«Non volevo rischiare che gli altri arrivassero all'improvviso e la vedessero. Non ce ne sono altre.»

La figlia di Rutia prese la lettera, la aprì e la esaminò. Era stata sempre scritta dal figlio di Corgi, ma stavolta c'era solo un piccolo messaggio alla fine del foglio. Un avvertimento indirizzato solo a lei.

«Ada, qualunque cosa succeda... rimanete dal lato di Shirei e prendetevi cura di lui. Quel ragazzo ne ha bisogno... e anche noi.»

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