22. LEZIONE TRA I MONDI

Venerdì mattina.

Marina si svegliò con il chiarore dell'alba che filtrava attraverso la finestra, illuminando in modo delicato la sua camera. Mentre si stiracchiava, il suo sguardo cadde sugli altri letti presenti nella stanza, dove le sue compagne dormivano profondamente, confermando che fosse ancora presto. Aveva tutto il tempo per lavarsi e vestirsi, senza alcun problema.

Con un leggero sospiro, si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra per osservare il nuovo sole che sorgeva. L'aria fresca del mattino accarezzava il suo viso, portando con sé il profumo dolce dei fiori. Lasciò che quelle belle sensazioni la distraessero dalla giornata precedente e dalla pessima figura che aveva fatto. Non aveva intenzione di raccontare dell'idromele a Liceo e Aena, non tanto perché ne era rimasta coinvolta, ma perché voleva evitare di riportare alla mente i tremendi ricordi.

Aveva sparato a Shirei... aveva anche provato a baciarlo.

Erano passati più di due giorni interi da allora, durante la quale si era letteralmente barricata in casa pur di non vederlo.

Si tuffò di nuovo sul proprio letto e si rigirò in preda al panico. Era colpa dell'idromele, ovviamente non avrebbe mai fatto una cosa del genere senza l'influenza inebriante del liquido divino.

Certo. Non doveva dubitare di una semplice verità.

Si rialzò e si preparò in fretta e furia. Meno tempo aveva per pensare e meglio era per lei. Non voleva accettare di avere quelle intenzioni per il ragazzo, nemmeno per un singolo istante. Per affrontare la giornata che l'attendeva, si fece una doccia calda e decise di recarsi alla mensa.

Fu con grande stupore che, appena varcata la soglia della Settima Casa, scoprì la figura di Shirei che la attendeva a pochi metri dall'entrata. L'insolito incontro la fece bloccare, non si aspettava di vederlo così presto e non era preparata mentalmente a cosa dire. Nonostante tutto, la sua presenza le infondeva un senso di calma che non poteva fare a meno di apprezzare.

«Shirei! P-perché... perché sei già qui?» chiese, cercando di non inciampare.

Il ragazzo si avvicinò, facendola tentennare, poi estrasse un foglio dalla tasca. «Ho ricevuto una lettera da Liceo riguardo alla lezione di oggi,» spiegò con voce tranquilla. «Mi sono svegliato presto e ho pensato di approfittarne per una leggera corsa mattutina.»

Marina annuì, comprendendo la situazione. Decise, comunque, di rimanere a distanza, per evitare l'imbarazzo di dover parlare con lui.

«Capisco,» disse con un lieve sorriso. «Allora... andiamo?»

Lui annuì in risposta. «Non hai avuto problemi per quello che è successo pochi giorni fa?»

La figlia di Ien arrossì e si nascose dagli occhi del Stirpemista.

Doveva proprio ricordarglielo?

Fece un respiro profondo e si decise a proseguire, convinta che lui l'avrebbe seguita. Arrivarono alla mensa in poco tempo e ne approfittarono per fare una colazione veloce. Solo dopo che Marina sentì alcuni Stirpemista commentare la loro presenza lì, comprese che sarebbe stato meglio andare via.

I due si recarono alle capanne per fare lezione con passo molto lento. Marina era in ansia per la situazione e temeva che nuove voci avrebbero cominciato a girare nel momento in cui li avrebbero visti insieme. Sperava solo che alla mensa stessero parlando esclusivamente del figlio di Cragar e non di lei assieme a lui. La ragazza lanciò uno sguardo allo Stirpemista dagli occhi viola, il quale era calmo come sempre.

"Giusto" disse a sé stessa, "è tutto solo nella mia testa."

Si stava facendo troppe paranoie inutili. Doveva essere professionale e mantenere la sua posizione, indipendentemente da cosa fosse accaduto fra loro. La verità era che non c'era stato nulla, lei era inebriata dal vino della divina Miula e lui era stato piuttosto chiaro.

Erano solo amici, o almeno erano uno Stirpemista e la sua spia segreta, che fingevano di essere legati per tornaconto personale.

Marina scalciò d'istinto, non voleva quello.

A causa di tutto quello che era successo nei giorni precedenti, aveva evitato di parlare con Aena e Liceo. Non voleva fare la spia. Shirei era strano, ma non era malvagio, di quello ne era ormai sicura. Si era perfino preoccupato per lei dopo l'incidente con il tenebrae.

Non potevano restare semplici amici, senza il suo doppio gioco?

"Sembra di essere di nuovo a casa, è come quelle volte in cui tenevamo un banchetto" pensò amaramente. Odiava quelle serate.

Mentre i pensieri le vagavano per la mente, l'immagine di Dalia le apparve davanti. La ragazzina sorrise.

"Ma tu avresti voluto che succedesse qualcosa fra voi due, non è così?"

Marina sbatté le palpebre più volte.

Il figlio di Cragar afferrò il suo avambraccio, facendola sussultare all'improvviso.

«Sei sovrappeso.»

«Scusami?!» Marina lo spinse via. «Che diamine ti prende?»

Non poteva averlo detto davvero, non riusciva a crederci. Stava cominciando ad avere delle allucinazioni, la misteriosa apparizione momentanea di Dalia avvalorò quell'ipotesi.

Shirei la guardò stranito. «Stavi per andare a sbattere. Sei soprappensiero.»

Marina spalancò gli occhi e si voltò a guardare avanti, a pochi centimetri dalla sua faccia c'era un palo di legno.

«Era intenzionale?» chiese il ragazzo, ancora confuso.

La figlia di Ien chiuse gli occhi mentre la sua pelle arrossiva sempre di più. Senza dire una parola e con gli occhi bassi, aumentò il passo in direzione delle capanne.

Shirei la raggiunse. Nonostante non lo desse a vedere, stava cominciando a preoccuparsi per lei. Il ragazzo cercò i suoi occhi con lo sguardo, temeva che stesse subendo degli effetti passivi dalla ferita inferta dalla Lama della Discordia.

«Va tutto bene?» chiese nuovamente.

Marina annuì e farfugliò un ringraziamento prima di accelerare. Non si rivolsero altre parole finché non furono arrivati alle capanne.

La classe era già piena e i ragazzi schiamazzavano in attesa dell'insegnante. Non appena li videro assieme, alcuni di loro cominciarono a ridere e si scambiarono numerose frasi sottovoce. La figlia di Ien si coprì la faccia con una mano. Ovviamente avrebbero parlato, come aveva potuto anche solo sperare il contrario.

Shirei la seguì all'interno e si limitò ad appoggiarsi al lato opposto rispetto all'entrata. Marina batté le mani per richiamare l'attenzione e si diresse verso la lavagna. La lezione era dedicata alla geografia e alla terza generazione da quello che era scritto nella lettera.

"Strano" pensò, "Di solito aspettiamo l'anno nuovo per i primi accenni alle vecchie epoche."

Scrisse sulla lavagna dodici nomi, poi si voltò e si pulì le mani.

«Allora, tutti pronti a cominciare?» domandò in modo retorico. «Questa lezione è piuttosto importante, quindi vi consiglio di prendere appunti.»

«Perché?» chiese un ragazzino alla penultima fila.

Marina li osservò per bene. Erano tutti molto giovani e solo poco più della metà possedeva felpe colorate. Collegando i fili, la figlia di Ien giunse a una conclusione piuttosto ovvia. Il gruppo principale, che si occupava di esplorare il mondo mortale alla ricerca di Stirpemista indifesi, doveva essere tornato.

Marina lanciò un'occhiata nervosa a Shirei, anche lui sarebbe dovuto entrarne a far parte e quello poteva solo significare che non si sarebbero più visti per un po' di tempo. Da un lato, la ragazza era sollevata. Dopo quello che era successo il giorno precedente, forse sarebbe stato meglio allontanarsi. Dall'altro, non voleva che andasse via. Le piaceva passare le giornate con il figlio di Cragar, più di quanto era pronta ad ammettere a sé stessa.

Dopo aver riordinato le idee, si affrettò a rispondere. «Alla fine si tratta di storia e geografia, possono sempre tornare utili a non commettere gli stessi errori di qualcuno prima di voi.»

«Quindi?» era un altro nuovo arrivato a chiederlo, non era vestito con i tipici indumenti di un abitante del Parco dei Gigli.

«Qui offriamo una preparazione per il vostro futuro, cosicché possiate cavarvela anche da soli qualora foste in missione.»

«E perché dovremmo andarci?»

La figlia di Ien sorrise. «Non sono obbligatorie, ma possono aiutarvi a dimostrare quanto valete. Così facendo, potrete sperare di essere scelti dagli dèi per il passaggio delle maschere.»

Una ragazzina aggrottò le sopracciglia. «Il che?»

"Perfetto!" pensò la bionda. Aveva la scusa perfetta per cominciare.

«Ve lo spiego oggi. Per quelli che non lo sanno, in quest'epoca, è presente la quarta generazione di divinità. La maggior parte degli dèi vive nell'Altomondo, il cui re supremo è Emion.»

«Il dio del cielo, tipo Zeus?»

«Siete liberi di vederla così, sì,» annuì la Stirpemista. «Potete immaginare l'Altomondo come una sorta di paradiso, un secondo cielo dorato che riveste la Terra e lo separa dallo spazio. Sospesi nel flusso di luce, sono presenti i pilastri divini, delle torri che fungono da abitazione per gli dèi. I pilastri sono disposti concentricamente e convergono in una piazza principale con ventiquattro troni, dove le divinità si riuniscono per discutere. Assieme a loro ci sono poi gli angeli e quant'altro. Emion sarebbe il capo supremo, discendente diretto della prima generazione.»

Gli Stirpemista non sembravano troppo presi, ma alcuni di loro fantasticavano di poter sedere lì come se fossero loro le divinità.

«Poiché l'Altomondo è il luogo dove abitano e può essere considerato una sorta di mondo celeste, gli dèi della quarta generazione sono detti "Celestiali", appunto. Piuttosto intuitivo, vero?»

Marina si fece passare uno dei libri da Shirei e mostrò a tutti l'illustrazione dedicata.

«Dovreste trovare un libro sotto i vostri banchi, aprendolo al capitolo cinque: Geografia Arcana, potrete vedere una mappa del posto.»

La ragazza, poi, si avvicinò alla lavagna e cominciò a disegnare un albero genealogico. Alla cima pose Tebribe, il dio primordiale.

Continuò a scrivere e si fermò alla fine con Emion, poi si voltò a guardare la classe. Con la coda dell'occhio, vide Shirei fissare la lavagna con espressione accigliata, quasi come se avesse notato un errore. Decise di ignorarlo per il momento.

«Quindi, seguitemi, con Tebribe si ha la nascita della prima generazione,» indicò la prima fila della lavagna, «Vion, Vela, Decaros e Galia.»

Lasciò tempo ai ragazzi di scrivere e si preparò a continuare.

«Galia, l'Oceano, e Vela, la Terra, hanno due gemelli: Niri e Randi. I due sono riconosciuti come gli "Empirei", capostipiti della seconda generazione,» cercò di proseguire in modo lento, in modo da non sovraccaricarli di informazioni. «Fin qui tutto chiaro?»

Gli Stirpemista rimasero in silenzio.

«Niri e Randi crebbero finché non fu il momento del "passaggio delle maschere". Questo evento corrisponde a una morte simbolica degli dèi, come se decidessero di andare in un letargo perenne conosciuto come l'Eterno Riposo. Le maschere delle divinità di una generazione vengono donate alle future divinità che prenderanno il loro posto.»

Si avvicinò di nuovo alla lavagna. «Qui seguitemi con attenzione. Abbiamo già parlato dell'Altomondo e conoscete il mondo mortale, perché ci avete vissuto finora. Siete quasi tutti del Sud Italia, vero?»

Fatta eccezione per due o tre ragazzi, tutti i nuovi arrivati mossero la testa in senso affermativo.

«Adesso, però, non siete più in Italia, ci troviamo nell'Altrimondo,» le facce impaurite degli Stirpemista la fecero quasi ridere. «Non c'è bisogno di spaventarsi! Immaginatela come una dimensione parallela creata per voi.»

Marina attese che qualcuno alzasse la mano per porle quella fatidica domanda, dovette attendere solo pochi secondi prima che una ragazzina chiedesse: «Chi l'ha creato?»

La figlia di Ien indicò la lavagna. «Proprio gli Empirei, ovvero Niri e Randi.»

«L'Altrimondo è un posto a cui i mortali non possono accedere, come delle tasche del mondo mortale. Qui sono stati costruite le varie strutture per aiutare gli Stirpemista. In Italia ce ne sono solamente due...» tornò a scrivere sulla lavagna. «A nord troverete l'Accademia dei Narcisi, i cui dirigenti sono gli Stirpemista in persona. Al sud, la dea dell'amore ha fondato il Parco dei Gigli.»

Un ragazzino chiese. «Qual è meglio?»

Prima che potesse rispondere, una figlia di Ognia replicò: «Qui, ovviamente! Appena ti smistano trovi pure sul tuo letto dei vestiti gratis!»

Marina rise e si affrettò a spiegare. «Il Parco dei Gigli è speciale anche per questo. Nell'Altrimondo non esiste la tecnologia, ma qualcosa per voi Stirpemista deve comunque essere fatta. Mentre cerchiamo di simularla con la magia e le benedizioni di alcune divinità. Lavoriamo per rendere questo posto più accogliente e sicuro giorno dopo giorno. Vi assicurò che i soldati dell'accademia non sono dello stesso pensiero.»

«Ed è tutto gratis!» sottolineò la figlia di Ognia.

Marina sorrise nel vedere gli occhi radiosi dei nuovi Stirpemista e sentì una punta d'orgoglio che la spingeva a gonfiare il petto. Il Parco dei Gigli era il posto migliore, soprattutto grazie al contributo che gli Stirpemista fornivano ogni giorno. Dopo alcuni secondi, decise di riportare gli studenti all'attenzione per proseguire con il discorso.

«Ok! Ascoltatemi! Prima finiamo e ancor prima potrete andare a divertirvi con gli altri nuovi arrivati. Sempre senza accalcarvi e colpirvi a vicenda.»

Quelle parole furono abbastanza per zittirli.

«Adesso parliamo di una figura molto importante. Nello stesso periodo in cui gli Empirei crearono l'Altrimondo, Vion e Vela ebbero un figlio: Rakion.»

«Scusi,» chiese una ragazzina in seconda fila, era strano sentirsi di nuovo dare del lei. «Vela non aveva avuto figli con Galia?»

«Già, è stata una bella sorpresa. Diciamo che Vion non era il tipo da stare fermo,» ammiccò, facendo ridere alcuni dei più maturi. «Avvenne il passaggio delle maschere e Rakion, come potrete immaginare, divenne di diritto una divinità della seconda generazione.»

Prese una pausa.

«Rakion, però, aveva altri piani in mente...» disse con una lieve smorfia.

«Come suo padre, in gioventù era avido di potere e sfidò i gemelli a un duello. Se avesse vinto, sarebbe diventato il re della propria generazione e avrebbe costretto i due a un altro passaggio delle maschere.»

«Vinse...» rispose Shirei.

La figlia di Ien si voltò a guardarlo, curiosa di come facesse a saperlo. Infine, si limitò a replicare: «Gli spoiler non piacciono a nessuno.»

Il ragazzo abbassò lo sguardo, si sentiva colpevole, ma rispose: «La mia era una domanda, credo.»

«Ah... stavo scherzando!» si affrettò ad aggiungere Marina, «Ve l'ha detto lui. Rakion sbaragliò Niri e Randi nonostante l'handicap e rimase l'unica divinità attiva.»

La sua era sembrata più un'affermazione che una domanda, ma la Stirpemista decise di passarci temporaneamente sopra.

«Perché lì ci sono dodici nomi, allora?» le chiesero indicando la lavagna.

«Perché costruì il proprio impero, scegliendo di elevare a divinità i suoi undici alleati. Il suo dominio durò per millenni, finché non decise di avere un figlio con la sua consorte Uvmis,» la ragazza esitò a continuare mentre alcuni pensieri si collegavano nella sua testa. «La loro progenie fu costituita dal divino Emion, leader della quarta generazione, succeduto a Rakion con l'ultimo passaggio delle maschere circa tremila anni fa.»

La stessa Stirpemista alla seconda fila alzò nuovamente la mano. «Che fine hanno fatto gli dèi della terza generazione?»

«Purtroppo non ci sono molte fonti su questo argomento. Molti dicono che abbiano costituito le stelle dell'Altomondo mentre altri che si siano spenti nell'Abisso.»

Prima che potessero interromperla, aggiunse: «Tranquilli! Il ragazzo qui presente vi spiegherà tutto quello che c'è da sapere riguardo agli ultimi luoghi.»

Il figlio di Cragar la guardò confuso mentre gli Stirpemista cominciavano a vociferare.

«Forza, seguite con attenzione che mi aspetto delle domande interessanti alla fine della lezione!»

Marina si fece da parte e guardò Shirei con un sorriso, era proprio curiosa di sentirlo spiegare. Il figlio di Cragar si diresse verso la lavagna, senza proferire parola, e cominciò a disegnare con un gesso. Gli Stirpemista si sporsero, cercando di vedere oltre le sue spalle. La bionda fece lo stesso, prima di limitarsi ad attendere.

«Buongiorno,» disse Shirei, prima di spostarsi. «Mi limito a spiegare la parte rimanente, così possiamo tornare tutti alle rispettive abitazioni.»

La figlia di Ien fece un'espressione delusa. Sperava di coglierlo a fare qualcosa in cui non era capace, vista la sua persistente asocialità, tuttavia il ragazzo rimaneva sempre calmo. Alla lavagna erano raffigurati i vari mondi in un'immagine a cerchi concentrici che non lasciavano dubbi sull'organizzazione generale.

«Come vi è stato già detto, ci sono vari mondi, partendo dall'esterno: lo spazio, l'Altomondo, il mondo mortale. In alcuni libri ho letto che veniva definito anche con termini differenti, ma dovrebbero essere caduti in disuso,» il ragazzo indicò delle bolle che aveva disegnato, «Segue l'Altrimondo. Dopo la spiegazione della mia collega lo sto immaginando così, ma credo che dovrei disegnare due posti sovrapposti se ho compreso bene.»

Il figlio di Cragar si voltò verso Marina per una conferma, la ragazza annuì.

«All'interno, oppure sotto, è presente l'Oltremondo, ma non potete scavare per raggiungerlo perché, in realtà, credo sia compreso nell'Altrimondo. Lo sto immaginando come una sorta di Inferno, Purgatorio e Paradiso, visualizzatelo così anche voi.»

Marina inclinò leggermente la testa. Quello che aveva detto era vero ma, se Shirei aveva ricordi solo da quando si era risvegliato sulla riva dell'Uchia, quello significava che era giunto alla conclusione dopo aver sentito le sue parole. La figlia di Ien non lo aveva preso per un idiota, ma si stupì di quanto fosse intuitivo. Detto da una che era circondata da Stirpemista che avevano in comune solo la saggezza ereditata dalla madre, era un gran complimento.

«L'Oltremondo è il dominio di Cragar, il dio del sottosuolo. Non so cosa sia scritto sui vostri libri, ma è una landa quasi del tutto deserta,» cominciò a spiegare Shirei, il suo tono calmo e sicuro. «È attraversata da cinque fiumi che convergono in un grande lago al centro.»

Shirei indicò le linee fatte col gesso sulla lavagna d'ardesia. «Vi fornisco solo i nomi dei torrenti, perché spero per voi che non abbiate mai la possibilità di vederli con i vostri occhi.»

Marina lo fermò. «Non ce n'è bisogno, per quello credo che sarà dedicata una lezione dai figli di Mardi tra qualche mese. Sono appena arrivati, quindi non voglio sommergerli di altre informazioni. Già abbiamo largamente esagerato.»

Il ragazzo annuì, mentre continuava a spiegare. «Come dicevo, i fiumi diventano affluenti del lago infernale, al cui centro si erge un isolotto, e su di esso sorge il palazzo di Cragar.»

Le parole di Shirei riempivano l'aula, creando un'atmosfera di curiosità tra gli studenti. Poi, con un tono più grave, continuò: «Sotto il palazzo di Cragar si trova l'Abisso, una zona estremamente pericolosa.»

Le espressioni dei presenti si fecero più serie mentre il Stirpemista proseguiva nella sua descrizione. Marina lo osservava, attratta quasi da una forza magnetica. «Lì, i corpi dei mostri vengono rigenerati e sono virtualmente immortali, poiché si riformeranno di continuo. Credo sia dovuto all'energia magica che pervade il posto.»

Una Stirpemista sollevò una mano per chiedere spiegazioni. «Signore, perché viene definito Abisso?»

Marina sorrise alla parola "signore", doveva ammettere che aveva una certa aria autorevole mentre spiegava.

Shirei si prese un momento prima di rispondere, cercando le parole giuste. «È chiamato così perché la landa scarlatta si configura scoscesa verso l'interno, come se fosse un imbuto colossale,» spiegò con un'espressione seria. «Al termine di questo imbuto, c'è l'abisso vero e proprio: una voragine gigante e buia, in cui perfino Cragar teme di discendere.»

Le sue parole si persero nel silenzio dell'aula, mentre gli studenti assorbivano con attenzione ogni dettaglio della terra misteriosa che si formava nelle loro teste.

Marina spalancò gli occhi, una luce di comprensione illuminava il suo sguardo.

"Diamine..."

Finalmente, la verità si stagliava davanti a lei, come una rivelazione improvvisa e potente. Ora capiva il motivo della lezione e perché proprio Shirei doveva accompagnarla. Il puzzle delle recenti esperienze si stava componendo nella sua mente, rivelando una trama intricata che collegava ogni singolo evento. Il signor D'Agostini e la dea dell'amore stavano cercando di preparare i nuovi Stirpemista a qualcosa.

"Qualcosa di grande..."

Tutto ruotava intorno allo scontro avvenuto solo pochi giorni prima.

Marina vedeva i fili connettersi come quando attivava la sua magica abilità visiva, uno dopo l'altro, come pezzi di un mosaico che finalmente si incastravano. Shirei, l'Oltremondo, l'Abisso, Rakion... tutto era legato, doveva solo capire come. La sua mente si affollava di pensieri, mentre cercava di elaborare la portata della verità che poteva essere nascosta.

Ma, anche se comprendeva il quadro più ampio, una sensazione di incognito si insinuava dentro di lei. Perché Shirei doveva essere legato all'Antico? Quale oscuro segreto era nascosto nell'Abisso? Sembrava tutto troppo grande, troppo inverosimile per essere vero.

Non era difficile accettare che ogni singolo dettaglio degli avvenimenti accaduti dall'arrivo di Shirei fosse parte di un piano, ma non si aspettava che tutto fosse orchestrato dagli dèi stessi.

Le parole pronunciate durante lo scontro con il figlio di Tefine le rimbombarono in testa: "Non mi farò manipolare di nuovo dagli dèi."

Era la verità. Shirei sembrava inconsciamente saperlo.

"Ti stanno manipolando."

Doveva affrontare la realtà, per quanto sconvolgente potesse essere. Shirei era un burattino che tutti cercavano di muovere a loro piacimento e il divino Rakion doveva essere parte integrante di tutto ciò che stava accadendo. Pensava che, a causa del passaggio delle maschere, la terza generazione fosse in stato di Eterno Riposo, ma sembrava essere nel torto.

«E alla fine cosa c'é? Sul fondo, intendo,» chiese uno Stirpemista all'ultima fila, distraendo Marina.

Il figlio di Cragar esitò a rispondere. «Non lo so. Non ci sono mai arrivato.»

La bionda giunse subito in suo soccorso. «Va bene! Direi che è abbastanza, avete altre domande?»

Una figlia di Ognia alzò la mano. «State insieme?»

Marina spalancò gli occhi e avvampò. «Ok! Abbiamo finito!»

Dopo aver decretato il termine della lezione, scambiò velocemente saluti con gli Stirpemista presenti, ringraziandoli per la partecipazione e l'attenzione dimostrata. I giovani ricambiarono con sorrisi e gesti amichevoli.

"Adesso, via di qui!"

Una volta che ebbe finito, Marina uscì di fretta dalla capanna, seguita da Shirei. Si lasciarono alle spalle l'atmosfera di pettegolezzi che i ragazzi stavano creando e permisero all'atmosfera vivificante dell'Altrimondo di avvolgerli mentre si avviavano verso il viale che conduceva al cuore del parco.

Il sole scintillava tra le foglie degli alberi, proiettando ombre danzanti sul sentiero che si apriva davanti a loro. Il canto degli uccelli riempiva l'aria, creando una sinfonia naturale che accompagnava i loro passi.

I due Stirpemista camminavano fianco a fianco, ma la ragazza era troppo preoccupata per la scoperta che aveva fatto per realizzare la vicinanza del figlio di Cragar. Nella sua testa, ogni tipo di possibilità andava a crearsi, distruggersi e plasmarsi in una nuova domanda di cui mancavano abbastanza informazioni per trovare un'effettiva risposta.

«Sei molto silenziosa,» disse Shirei, per distrarla, «quasi più di me.»

Marina scosse la testa.

Stava tremando dalla collera nei suoi confronti, per il modo in cui lo stavano trattando.

Sperava davvero di sbagliarsi, ma tutto le sembrava privo di senso.

Decise che fosse inutile pensarci senza avere i mezzi necessari a risolvere i suoi dubbi. Ne avrebbe dovuto parlare con Aena e il signor D'Agostini.

Finse un sorriso leggero e cambiò discorso. «Allora, Spettro, cosa farai per il resto della mattinata?»

Shirei guardò il lontananza. «Credo che mi cambierò e andrò a fare allenamento.»

«Capisco,» la figlia si Ien annuì, gonfiando una delle due guance. «Ci vediamo in giro, allora.»

«Buona giornata anche a te.»

Le ombre vorticarono attorno allo Stirpemista, pronte a inglobarlo, poi Marina spalancò gli occhi e lo fermò. «Ah! Quasi dimenticavo, dovrebbe essere tornato il gruppo di reclutamento, quindi, se vuoi, posso presentarteli più tardi.»

«Ti ringrazio.»

«Ok...» la situazione stava diventando imbarazzante, «quindi ci vediamo a pranzo?»

«Certo,» annuì lo Stirpemista, «a dopo.»

Prima che la ragazza potesse aggiungere altro, l'oscurità turbinò attorno ai due e Shirei scivolò nell'Inframondo.

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