17. LA PROFEZIA CHE INCOMBE
Era mattina e Marina si trovava di fronte alla porta chiusa dell'ufficio mentre la voce di Liceo l'invitava caldamente a entrare. Si era svegliata presto, nella speranza di essere la prima ad arrivare, così da convincere l'uomo a ridurre le probabili punizioni dei figli di Cragar.
«Con permesso...» disse.
Marina varcò la soglia dell'ufficio, Dalia e Shirei erano seduti sulle poltrone. Il signor D'Agostini si trovava dietro la scrivania, mentre Aena osservava dalla finestra, verosimilmente controllando le ricostruzioni della casa di Ognia, secondo le sue deduzioni.
«Temo che dovrai rimanere ad ascoltare in piedi finché qualcuno non porterà una sedia,» disse Liceo.
Marina sorrise. «Ah... non c'è problema!»
Dalia lanciò un'occhiataccia a Shirei, che si alzò poco dopo.
«Rimango io in piedi,» disse, indicando la sedia.
La figlia di Ien scosse la testa. «Grazie mille, ma non ce n'è bisogno, Spettro. Davvero!»
«Ieri eri in infermeria, meglio essere cauti con il recupero,» aggiunse.
«Già...» confermò involontariamente Marina.
Il signor D'Agostini indicò la poltrona. «Il ragazzo ha ragione, Marina. Dovresti sederti.»
«Va bene...!»
Aena si voltò a guardarli. «Non abbiamo tempo per i teatrini.»
«Mi scuso, divina Aena, non era mia intenzione.»
«Le mie parole non sono dirette a te,» disse la dea, spostando lo sguardo sui due fratelli. «Raccontatemi tutto quello che è successo.»
Shirei chiuse gli occhi, sembrando riluttante a conversare. Prima che la fondatrice del parco potesse adirarsi ulteriormente, Marina decise di prendere la parola.
«Ho tenuto una lezione pratica sui figli delle sei divinità maggiori, gli Eredi Proibiti, e ho chiesto a loro due la cortesia di darmi una mano», disse.
«Continua.»
«Dalia ha mostrato i poteri dei figli di Cragar e Shirei ha fatto da "cavia",» spiegò Marina, mimando le virgolette con le dita. «Sembra che avessimo sottovalutato le conseguenze di quella dimostrazione...»
La figlia di Ien abbassò lo sguardo e smise di parlare.
Dalia si piegò in avanti con gli occhi chiusi. «È solo mia colpa, o'dea, le chiedo perdono!»
«Dalia...»
Marina alzò le iridi azzurre verso la divina Aena, le cui emozioni erano ancora nascoste dalla maschera che le copriva il viso. La donna si appoggiò una mano sul voltò e rimase in silenzio per alcuni secondi.
«Dalia Arcesio,» mormorò d'improvviso, «prosegui il racconto. Cosa è accaduto dopo?»
Una strana sensazione si diffuse nella stanza. Marina avvertiva una mano velata a tapparle la bocca, come se qualcuno stringesse il suo cuore nel proprio palmo. Non percepiva alcun effetto negativo ma, quella semplice consapevolezza, la stava terrorizzando a morte.
Era quello che si provava a diventare vittima dei poteri di Aena, colei che con l'amore poteva finire per spezzare i cuori altrui.
Nel senso letterale della parola.
Anche Dalia, Shirei e Liceo stavano avvertendo la morsa della dea. Marina vide il rettore del parco sbarrare gli occhi e sussultare in silenzio. Dalia era ancora piegata, cercava il coraggio di aprire bocca.
«Divina Aena, forse-» Liceo cercò di parlare, ma la dea lo zittì con uno sguardo.
«Io-io...» la figlia di Cragar tossì lievemente, «h-ho usato i miei poteri sul mio consanguineo in modo incosciente. Sono stata immatura, puerile, e i miei compagni non sono stati che vittime di tale evento.»
Gli occhi della ragazzina cominciarono a inumidirsi, ben presto alcune lacrime salate gocciolarono fino a bagnare il tappeto.
«Shirei era distratto e io ho fatto sì che perdesse il controllo, che la follia si impadronisse di lui per qualche istante. Il mio coinquilino è calmo e composto, ero curiosa di conoscere il suo lato colleroso.»
Marina pensò che "collerico" fosse il termine giusto, ma non si intromise per correggerla. Con molta probabilità, era un sinonimo utilizzato ai suoi tempi e caduto in disuso.
«Continua, cosa è accaduto?»
La tensione nell'aria aumentò.
«Shirei è cambiato, sembrava essere un'altra persona. Noi abbiamo provato a fermarlo, ma lui ha evocato una strana creatura ed è scappato via assieme all'altro ragazzo.»
Marina spostò lo sguardo verso Aena, che sembrava essere piuttosto insoddisfatta.
«Voglio i dettagli, descrivetemi la creatura.»
«Era un tenebrae,» replicò, infine, Shirei.
Tutti i presenti si voltarono verso di lui. Marina non era contenta della situazione in cui si erano andati a cacciare ma, la sua insostenibile brama di sapere, le stava facendo fare i salti di gioia. Avrebbe, finalmente, vuotato il sacco.
La Stirpemista non riusciva proprio a contenersi. Non aveva mai letto o sentito parlare di una creatura del genere.
Prima di rendersene conto, disse ad alta voce: «E cos'è?»
«Un essere d'oscurità pura... Cragar lo definisce così,» il ragazzo lanciò un'occhiata al suo anello, «Mi è stato detto che negli anni il loro nome è stato cambiato più volte, ma nei libri trovati nel suo palazzo venivano chiamati così.»
Marina spostò la testa da Shirei ad Aena, il labbro inferiore della Dea stava tremando in modo quasi frenetico, facendo vibrare la maschera che ne nascondeva l'espressione.
«Mi ha detto che sono l'unico a poterle creare e controllare, questo è il mio vero potere,» disse il figlio di Cragar.
«Quindi quell'angelo che hai evocato, era un tenebrae?»
Shirei annuì. «Presumo di sì, tuttavia non posso descriverlo né richiamarlo. Fino a ora, non ne ho mai visto uno del genere.»
«E quali controlli? Come funziona questo potere? Le generi o le ev-»
«Basta!»
La voce furibonda di Aena zittì immediatamente la ragazza e fece piegare Dalia su sé stessa. La ragazzina piangeva a dirotto e si era tappata le orecchie con le mani.
Marina chiuse gli occhi, spaventata dalla dea dell'amore.
Aena camminò in modo lento fino ad arrivare quasi all'esterno. Teneva le mani intrecciate, ma era chiaro che le sue dita stessero tremando.
«Figli di Cragar, è ora di parlare delle conseguenze delle vostre azioni.»
Liceo si intromise rapidamente e disse: «È sicura di questo? Il ragazzo è stato considerato un eroe per aver tenuto testa al figlio di Tefine. Alcuni degli altri Stirpemista hanno cominciato a vederlo con rispetto.»
Aena inspirò a fondo. «Gli Stirpemista presenti a lezione hanno combattuto con il tenebrae, tu compreso. Non ho intenzione di lasciar correre senza le dovute precauzioni.»
«H-ha ragione!» rispose con uno spasmo Dalia. «Accetterò qualunque punizione!»
Marina era devastata dal vederla ridotta in quello stato. La sua migliore amica le aveva raccontato spesso della vita severa a cui i suoi genitori adottivi l'avevano condannata, di come suo padre fosse violento nei suoi confronti e con sua madre. La figlia di Ien aveva sempre mostrato disapprovazione verso quei gesti, ma Dalia aveva giustificato suo padre dicendo che erano altri tempi. Il modo in cui la ragazzina impallidiva nei confronti di una figura autorevole, faceva stringere un nodo nel suo stomaco.
«Coprifuoco alle dieci di sera, ogni giorno. Dovrai essere monitorata nei tuoi allenamenti da Marina. Ti sarà vietato lasciare il Parco dei Gigli.»
Aena disse quelle regole come se stesse facendo il controllo della lista della spesa, voleva liberarsi della figlia di Cragar nel modo più veloce possibile.
«Se infrangerai queste regole, lo verrò a sapere e finirai per non avere più un posto al parco. Questo è tutto, sei congedata.»
Dalia annuì e si alzò in piedi per fare un altro inchino, ma la dea dell'amore la liquidò con un gesto della mano. La ragazzina lanciò un'occhiata ai due Stirpemista prima di dirigersi verso la porta.
«Arrivederci...»
Marina alzò la mano di nascosto per salutarla e sorrise con dolcezza. La figlia di Cragar si asciugò le lacrime e uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
«Per quanto riguarda te...» disse la dea, rivolgendosi a Shirei. «Le conseguenze non saranno altrettanto semplici.»
«Qual è la mia punizione?» tagliò corto lo Stirpemista.
Liceo si alzò in piedi e mise i palmi delle mani avanti, quasi come se stesse divinando il futuro con una sfera magica. L'uomo sembrava essere turbato dalla grande tensione nella stanza e voleva cercare di mediare la discussione fra i due, in modo da non scatenare una nuova battaglia.
«Non si tratta di una punizione. Hai protetto la dea Aena dal nostro nemico davanti a tutti, inoltre adesso sappiamo che eri vittima di un incantesimo per gran arte del tempo, dunque abbiamo cercato di fare qualcosa a riguardo.»
Il rettore del Parco dei Gigli sentì lo sguardo tempestoso della divinità poggiarsi su di lui non appena ebbe pronunciato la parola "protetto". Deglutì e si sistemò rapidamente il colletto della giacca grigia che componeva il suo completo.
Marina tirò un respiro di sollievo quando sentì la notizia. Non ci sarebbero state vere punizioni per lui, quindi il suo senso di colpa nei confronti del ragazzo poté acquietarsi.
Shirei spostò il suo sguardo nel vuoto. «Cosa dovrei fare?»
Aena indicò un foglio sulla scrivania. Marina spostò lo sguardo verso la pagina ornata di motivi dorati e la riconobbe troppo tardi.
«Un contratto di Lodal!?»
Shirei si voltò verso di lei con espressione accigliata. «Cosa sarebbe?»
«Oh... È un contratto, appunto. Ci sono scritte delle richieste da parte di entrambi gli interessati e sono apposte delle firme, seguite poi da un giuramento al Fato.»
Il ragazzo si avvicinò al tavolo e cominciò a leggere: «Il Parco dei Gigli consente allo Stirpemista Shirei, cognome assente, la permanenza all'interno delle proprie strutture se quest'ultimo deciderà di accettare le seguenti richieste: inserimento nel programma recupero-Stirpemista con effetto immediato, con guadagno di status "Fiore d'Equinozio"; obbligo di due missioni da svolgere in qualità di membro dell'élite prima delle dimissioni; divieto evocazione di tenebrae nei territori del Parco dei Gigli; presenza ai corsi con obbligo di frequenza... in caso di risposta negativa lo Stirpemista Shirei verrà bandito dall'Altrimondo e ogni responsabilità morale sollevata dallo staff del Parco dei Gigli...»
Shirei fece una pausa. «Marina ha specificato che le richieste sono da parte di entrambi gli interessati. Cosa riceverei in cambio?»
La figlia di Ien rimase in silenzio. Le condizioni non erano troppo severe, ma limitavano un bel po' la libertà di Shirei. La Stirpemista non poté fare a meno di riflettere, sul contratto. La parola "tenebrae" era già citata, dunque Aena doveva già sapere cosa fossero.
"Perché chiederlo allora? Ne voleva conferma?" chiese a sé stessa, prima di tornare a seguire la conversazione.
«Il tuo posto qui e il favore degli dèi, naturalmente,» replicò Liceo.
«Non mi interessa di avere il loro favore.»
Aena non rispose, ma la sua rabbia si diramava nella stanza come un fiume straripante. Marina provò a pensare, ma convincere il ragazzo le sembrava piuttosto impossibile. Non sapeva ancora quasi nulla su di lui, nonostante ci avesse passato assieme interi giorni.
Shirei afferrò la penna presente sulla scrivania e firmò rapidamente il contratto, il liquido nero si stampò sulla carta dorata in modo indelebile.
Marina spalancò gli occhi. L'aveva fatto, aveva firmato.
«Bene. Adesso, manca solo il giuramento e poi potrai recarti da Cragar. Ne abbiamo discusso e crediamo che dobbiate parlare faccia a faccia po-»
Liceo non fece in tempo a terminare la frase che l'oscurità cominciò a vorticare attorno allo Stirpemista.
«Cragar ha anche detto di non compiere mai un giuramento al Fato sotto costrizione,» rispose Shirei seccato. «Manterrò la parola, accontentatevi di questo.»
L'energia divina di Aena si sprigionò in un singolo istante spingendo tutti i presenti all'indietro. Marina cadde dalla propria sedia con un tonfo e si girò allarmata verso Shirei, ma lo Stirpemista era già sparito nell'Inframondo.
Per qualche momento rimasero tutti i silenzio.
I capelli di Aena si erano slegati e la sua pelle aveva assunto una tonalità più rosata, in tinta con il rosso della sua rabbia. La dea dell'amore pestò il piede a terra e respirò in modo profondo, stava cercando di ritrovare la calma perduta.
Dopo alcuni istanti, si rivolse alla figlia di Ien con un falso sorriso. La ragazza rimase incantata nel vedere la maschera sul sul volto piegarsi e mostrare la sua espressione. Era una particolarità delle maschere di Tebribe che avrebbe anche potuto terrorizzare i più giovani.
«Marina, vorrei conoscere la tua versione dei fatti.»
«Dalia... ha omesso un'informazione. Conoscendola, credo che se ne sia semplicemente dimenticata,» rispose la ragazza, ancora scossa da quello che era appena successo e dal terrificante sorriso della donna. «C'è anche un'altra cosa di cui mettervi al corrente.»
«Ti ascoltiamo,» rispose Liceo con un sorriso rassicurante.
«Quando il figlio di Tefine si è trasformato, ho provato ad attivare la tecnica innata dei figli di Ien per identificare i pericoli.»
«L'occhio che tutto vede,» confermò Liceo.
«La vista di Ien,» aggiunse Aena.
«Sì, entrambe corrette,» confermò. «Ho visto un'aura dorata quando l'ho guardato.»
La dea dell'amore fece una smorfia, ma annuì. «Ha perfettamente senso, qual è il problema?»
«È un colore che avevo visto solo un'altra volta e mi chiedevo perché. So che appartiene agli Eredi Proibiti, infatti anche Dalia ne ha una parte, ma non capisco la ragione per cui avrebbe dovuto averla il figlio di Tefine,» concluse la Stirpemista, esprimendo la sua preoccupazione.
Aena si sentì come se il mondo intorno a lei stesse crollando. La rivelazione aveva scosso le fondamenta dell'integrità del mondo divino. Mentre Liceo e Marina erano ancora presenti nell'ufficio, la dea dell'amore lottava per trattenere il panico che montava dentro di lei.
"Non sono l'unico qui."
Osservò il volto serio di Liceo e la preoccupazione sul volto di Marina, si rese conto che non poteva permettersi di cedere in loro presenza. Doveva mantenere la calma, almeno all'apparenza. Ma dentro di sé, il caos infuriava, e l'urgenza di agire diventava sempre più pressante. Doveva trovare un modo per affrontare il disastro imminente, ma sapeva che da sola non sarebbe stata in grado di farlo. Doveva mettere al corrente Emion della scoperta e coinvolgere gli altri dèi.
Era l'unico modo per affrontare la profezia che incombeva.
Dopo una lunga riflessione, chiese: «Quale era l'altra notizia?»
«Mentre Shirei non era in sé, ha avuto una breve conversazione con il figlio di Tefine. Hanno menzionato Rakion l'antico.»
Marina vide Liceo assumere un'espressione confusa e voltarsi verso la dea dell'amore, cosa che fece anche lei. Aena era rimasta immobile, come congelata. Quella volta non era riuscita a nascondere le proprie preoccupazioni. La figlia di Ien vide in modo chiaro le sue emozioni, nonostante la maschera celasse il suo viso divino.
Paura.
La regina degli dèi era spaventata a morte.
«Ho provato a rifletterci prima di venire qui e pensavo che questo potesse essere legato al passato di Dalia, ma non capisco come il signore del tempo possa avere a che fare con-»
Aena alzò una mano per farla tacere.
La Stirpemista si zittì, una goccia di sudore bagnava la fronte della dea.
«Marina, adesso non è il momento.»
"Strano da parte sua" pensò, le sembrava il momento esatto per discuterne.
«Abbiamo detto anche troppo per oggi,» sentenziò Aena. «Torna alla tua casa e riposa. Liceo ti farà sapere quando terrai la prossima lezione, puramente teorica.»
Sottolineò l'ultima parola scandendo lettera per lettera.
Marina era preoccupata e confusa dalla sua reazione, quindi riuscì solo a rispondere: «Va bene...»
La Stirpemista salutò per cortesia e uscì dall'ufficio con un misto di confusione e frustrazione. Le sembrava di non riuscire a cogliere appieno la complessità della situazione, e questa consapevolezza la rendeva ansiosa al punto da desiderare di strapparsi i capelli dalla testa. Agitando la testa per scuotere via i pensieri tumultuosi, si lasciò alle spalle la Grande Dimora e si diresse verso la propria casa, desiderosa di immergersi in un bagno caldo che potesse aiutarla a rilassarsi.
All'interno dell'ufficio, intanto, Liceo e Aena erano rimasti in attesa di poter discutere delle questioni pendenti. La dea dell'amore, aveva notato un movimento quasi impercettibile pochi minuti prima che il figlio di Cragar sparisse e questo le aveva fatto sospettare la presenza di qualcun altro.
«Rutia... per quanto tempo hai intenzione di rimanere lì?» chiese Aena al vuoto.
Come se fosse stato sollevato un velo invisibile, apparve una figura femminile avvolta in un lungo abito grigio, con un cappuccio che le copriva il viso. Era la dea dell'occulto, che osservava silenziosamente i due.
«Mi hai scoperta,» rispose con voce enigmatica. «Devo dire, non me lo aspettavo.»
La maschera che copriva il volto della dea era un'opera intricata di bende viola scuro e fili d'argento, che nascondevano parte del suo volto. Gli occhi erano celati attraverso una grande benda orizzontale. La maschera terminava bruscamente alla punta del suo naso, lasciando libere le labbra incorniciate da una pelle pallida. Alcune ciocche azzurre fuggivano dal cappuccio e le adornavano il viso.
Aena aggrottò leggermente le sopracciglia. «Liceo, abbiamo bisogno di parlare in privato.»
L'uomo comprese il messaggio e si avvicinò alla porta. «Certamente. Con permesso,» disse, facendo un leggero inchino prima di uscire dall'ufficio.
Una volta sole, Aena fissò Rutia. «Perché sei qui?» chiese, cercando di comprendere le intenzioni della dea dell'occulto.
Rutia mantenne il suo sorriso misterioso. «Mi mancavi,» rispose pacatamente.
Aena aveva sempre trovato frustranti le espressioni della donna. Non riusciva mai a coglierne il significato e questo le dava un senso di impotenza. A volte, si era chiesta se fosse incapace di cambiare emozione, ma aveva notato la sua tendenza a sorridere sempre con malinconia.
«Non sono in vena di giochi, Rutia. Cosa vuoi?» chiese, cercando di mantenere la calma nonostante la sua irritazione.
«Sono qui in veste di messaggera del Fato. Porto notizie, non so ancora dire se siano positive o meno», rispose la dea con la sua solita aura di mistero.
Aena sospirò, proprio come aveva immaginato. In qualità di dea dell'occulto, la divinità di fronte a lei aveva sempre avuto un'anteprima degli eventi futuri. Spesso era difficile capire le sue intenzioni proprio per quel motivo. L'unica certezza era che fosse dalla parte del bene comune.
«È comparsa una nuova profezia nel libro del Fato?» chiese, temendo il peggio.
«No, avete già problemi con l'ultima, figuratevi se ve ne recitassi un'altra,» rispose Rutia, rassicurando la dea dell'amore. «Presto un ragazzo molto importante giungerà qui, confido che lo terrai d'occhio.»
Aena si sentì sollevata nel sapere che non si trattava di una nuova profezia, ma rimase preoccupata per quello che il futuro avrebbe riservato.
«È una tua progenie?» chiese Aena, cercando di scoprire qualcosa in più.
«No, direi di no,» rispose la dea nefasta con una risata controllata. «Lo vedrai, ti piacerà.»
Aena non era affatto convinta, ma decise di non indagare.
«Questo è tutto,» concluse, preparandosi ad andarsene.
«Aspetta!»
Rutia alzò un sopracciglio. «Cara, hai altre domande?»
«Dalia Arcesio... chi è davvero?» chiese la dea dell'amore, cogliendo il momento per affrontare il suo dubbio principale.
La risposta di Rutia fu una risata che fece gelare il sangue della regina degli dèi.
«Una giovane ragazza che ha bisogno di trovare sé stessa, Aena. Ti ricordo che ho compiuto un voto al mio matrimonio, "non saremo causa scatenante del passaggio delle maschere", ricordi? È una figlia di Cragar,» rispose con tono sarcastico, sebbene la mancanza dei suoi occhi non facesse trapelare le sue vere emozioni.
Aena deglutì. «Allora... chi?»
La dea dell'occulto si limitò a sorridere misteriosamente. «Non ho molta voglia di fare la spia, ma lo scoprirai lo stesso tra un po'...» disse, muovendo la mano.
Le pareti dell'ufficio cominciarono a distorcersi dietro di lei.
«Breve è il nome che cerchi. Non crucciarti troppo.»
Aena rimase in silenzio, immersa nei suoi pensieri. I suoi sospetti non erano stati confermati, ma ora doveva affrontare una realtà ancora più complicata.
Salix, il figlio di Tefine aveva inteso la ragazzina o se si era riferito a qualcun altro quando aveva parlato di "non essere l'unico"?
«Credo che toglierò il disturbo. Buona giornata, cara Aena,» disse Rutia, prima di svanire completamente.
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