15. IL POTERE DI UNA DEA
Lo scontro riprese nel secondo cerchio delle case, dove Salix venne scagliato con forza contro la statua imponente degli Stirpemista. Il figlio di Tefine sbatté violentemente contro il monumento. Il suono metallico dell'impatto si propagò nell'aria e, per un istante, sembrò che l'intera struttura tremasse. Salix si accasciò a terra, stordito dal colpo, mentre la polvere sollevata dalla collisione danzava intorno a lui.
Nel frattempo, Shirei emerse dall'Inframondo e si diresse verso di lui. Fu allora che dilatò gli occhi e il suo respiro divenne affannoso. Uno sguardo di riconoscimento attraversò le iridi violacee, mentre il figlio di Cragar sussultava alla vista della statua, come se un ricordo si fosse risvegliato nel suo animo. La sua attenzione venne completamente assorbita dal monumento, lasciando la sua guardia abbassata e la mente vulnerabile.
Sfruttando l'attimo di debolezza del suo avversario, Salix si rialzò e si lanciò in avanti. La sua catena viaggiò rapida, la lama fendette l'aria, puntando verso il figlio di Cragar con letalità.
«Ti sta venendo un colpo di cuore per caso?» disse il ragazzo.
Prima che il metallo argentato potesse penetrare nel suo corpo, il ragazzo si dissolse nell'ombra, sparendo nel nulla, solo per riapparire istantaneamente dietro Salix. Il figlio di Tefine riuscì a reagire al colpo imminente, spingendo d'istinto la catena verso l'esterno e proteggendosi il fianco con il braccio. Era certo di poter parare l'attacco, ma si rese conto troppo tardi che fosse una finta.
Shirei mirò al lato opposto, totalmente scoperto, e colpì con forza sotto l'ascella di Salix, un pugno che lo fece sobbalzare dal dolore. Lo Stirpemista venne scaraventato contro la parete di un'altra casa. Il suono di pietre e legno che si frantumavano riempì l'aria.
Shirei esaminò la sua mano con uno sguardo e notò un guanto d'arme fatto di pura oscurità che avvolgeva il suo avambraccio. L'armatura d'ombra vorticò fino a svanire come se non fosse mai stata lì e il figlio di Cragar tornò a concentrarsi sul combattimento. Gli Stirpemista che abitavano nelle case circostanti iniziarono a radunarsi attorno a lui. Alcuni erano armati, ma si tenevano a debita distanza. La tensione era palpabile nell'aria e loro osservavano la scena, probabilmente decisi a capire la situazione prima di intervenire.
«Non mettetevi in mezzo!» gridò il figlio della dea del sonno da lontano.
Salix emerse dalla casa in cui era stato gettato e, con un gesto imperioso della mano, addormentò la maggior parte degli Stirpemista circostanti. I corpi di alcuni caddero pesantemente a terra, colpiti dall'incantesimo, e iniziarono a contorcersi nel sonno con agitazione, tormentati dagli incubi in cui il ragazzo li aveva rinchiusi.
Shirei osservava alcuni Stirpemista fuggire precipitosamente dall'edificio in cui aveva scagliato il suo avversario, una casa dai toni rosa adornata con una miriade di brillantini scintillanti sulle pareti. L'atmosfera luccicante e curata della dimora confermava le sue ipotesi e, gli Stirpemista che ne emergevano, sembrano incarnare perfettamente l'immagine del fascino.
I figli della dea della bellezza, tutti con un aspetto impeccabile e radiante.
Tuttavia, la sua attenzione venne nuovamente catturata dal movimento di Salix, che avanzava verso di lui con passo misurato. Gli occhi argentei del figlio di Tefine brillarono con una luce feroce, segnati da un'intensità che rifletteva la sua furia interiore. La sua arma fluttuava sinistramente attorno al braccio. La lama affilata all'estremità della catena era come una predatrice pronta a scattare verso il proprio bersaglio.
Shirei ricordò le parole di Salix, che in passato si era vantato spesso dell'origine della sua arma. Creata personalmente da Corgi, il maestro forgiatore degli dèi, e poi ottenuta tramite un abile scambio che aveva dimostrato l'astuzia e l'ingegno del figlio di Tefine.
"Delle capacità che nemmeno un figlio di Lodal avrebbe potuto superare" a detta sua.
Il figlio di Cragar chiuse gli occhi, risoluto nel suo intento di non perdere altro tempo. Se voleva portare a compimento il primo passo della sua vendetta, non poteva fermarsi lì. Shirei si preparò a togliere dai giochi l'avversario una volta per tutte.
Bastò un passo verso di lui.
Non appena la punta del suo piede toccò il suolo, un manto d'ombra si diffuse rapidamente, avvolgendo l'intera piazza in una cupa oscurità. Era il segno che la tecnica peculiare di Shirei si fosse attivata, un potere oscuro che emanava nel modo più naturale possibile.
Il ragazzo dagli occhi viola avanzò con calma. Mentre si muoveva, il terreno sotto i suoi piedi iniziò a ribollire e tremare, segno che qualcosa di potente fosse in attesa, pronto a rispondere al suo comando.
«Fai sul serio,» commentò il figlio di Tefine.
«Basta parlare.»
Salix fece una smorfia, poi annuì. «Come desideri.»
I due Stirpemista si studiarono reciprocamente per un breve istante, prima di lanciarsi all'attacco l'uno contro l'altro.
Shirei accelerò con le mani aperte, senza preoccuparsi di essere disarmato.
Dal cuore dell'oscurità ai suoi piedi emersero due figure spettrali, arpie dalla forma sinistra e inquietante. Le loro ali nere si estesero minacciose, mentre i loro occhi infuocati brillavano con una luce malevola. Con un battito d'ali, le creature gracchiarono e si avvicinano a Shirei, arrivando alle sue mani per mutare in due daghe d'ombra, affilate come il più tagliente dei coltelli.
Le lame oscure vibrarono nell'aria, pronte ad essere impiegate come strumenti di distruzione dalle mani esperte del figlio di Cragar. Con un'espressione fredda, Shirei afferrò le daghe d'ombra e cominciò a bersagliare il suo nemico. Salix si concentrò totalmente sul proteggersi dagli attacchi che non poteva schivare, dimenticando però di dover attaccare a sua volta. Il figlio di Cragar afferrò la catena del nemico e lo tirò a sé, dopodiché lo colpì con un furente calcio all'addome.
La potenza sovrumana di Shirei prevalse ancora una volta e Salix venne sbalzato all'indietro con forza, il suo corpo sospinto dallo slancio dell'attacco avversario.
Shirei si preparò ad avanzare e sconfiggerlo, ma, improvvisamente, apparve colei che non sarebbe dovuta arrivare così presto.
La fondatrice del Parco dei Gigli alzò la mano destra, esercitando il proprio dominio assoluto.
La magia dell'amore si manifestò in tutta la sua purezza.
Il figlio di Cragar si piegò in due, mentre con la mente inviava un ordine: "Venorias, torna indietro. Ho bisogno di te."
Le daghe d'ombra svanirono dalle sue mani e fece del proprio meglio per rimanere in piedi. Una mano immateriale sembrava stringere il suo cuore dall'interno in una presa implacabile, causandogli un dolore lancinante che si diffondeva attraverso il suo petto.
Non riusciva più a respirare.
Al contempo, la rabbia di Aena trapelava dai suoi occhi, una furia divina che bruciava con intensità mentre osservava le conseguenze del conflitto che si era appena svolto. La sua presenza imponente e il suo potere erano l'esatto problema che Salix avrebbe voluto evitare ma, ormai, la scelta era rimasta una.
«Voi, Eredi Proibiti, sempre a causare... problemi.»
Il figlio di Cragar non si lasciò intimorire e si apprestò rapidamente a sparire nell'Inframondo tramite un viaggio spettrale, così da sfuggire alla presa divina.
Aena tuonò: «Bloccatelo.»
Due ragazzi caricarono Shirei alle spalle e lo gettarono immediatamente a terra. Lo Stirpemista sbatté con la faccia contro il terreno, perdendo la lucidità necessaria ad attivare i suoi poteri. Quando provò a scrollarsi di dosso i suoi assalitori, riconobbe l'influenza di Aena sulla loro volontà. La dea dell'amore era in grado, infatti, di esercitare un controllo irresistibile su coloro per i quali nutriva amore. Di conseguenza, poteva manipolare le emozioni e i pensieri di chiunque fosse soggetto al suo fascino, purché la volontà di quella persona non fosse abbastanza forte da resistere al suo potere.
"L'alternativa è che sia già innamorata, non l'ho dimenticato" ripeté a sé stesso.
Il segno distintivo di quel potere era rappresentato dagli occhi brillanti di colore rosa, che risplendevano come due fari accesi, indicando chiaramente il dominio della dea. A quel punto, qualunque ordine avesse deciso di dare, loro lo avrebbero eseguito senza ripensamenti.
Aena raggiunse Shirei mantenendo il corpo in direzione di Salix, per fargli capire che non aveva minimamente sorvolato la sua presenza.
«Sapevo di dover rimanere all'erta,» disse la dea, guardandolo dall'alto. «Sebbene io provi amore incondizionato per tutti gli abitanti del parco, non mi fido né di te né di tua sorella.»
La frequenza cardiaca del ragazzo rallentò gradualmente, rendendolo più debole, finché non accadde il peggio. Per un momento, il cuore di Shirei si fermò, un breve istante di paralisi che sembrò sufficiente per far emergere dal torpore il suo controllo interiore. Il potere implacabile di Aena, che stringeva il suo cuore in una morsa, si indebolì leggermente, permettendo a Shirei di lottare per riconquistare il controllo di sé stesso.
Quel momento di incertezza fece dubitare anche la dea di aver oltrepassato il limite.
"Ho rotto... l'accordo? No... è ancora vivo."
Lo Stirpemista combatté con tutta la propria volontà, tuttavia, prima che potesse liberarsi, Aena decise d'intervenire nuovamente.
"A questo punto, meglio chiudere questa storia per sempre."
Con un gesto rapido, particelle d'essenza magica si condensarono fino a diventare un'asta di luce rosata che si materializzò davanti a lei.
Scoccò la freccia d'amore ma, prima che potesse raggiungere il suo obiettivo, Salix si frappose e deviò il colpo con la sua catena, proteggendo il ragazzo dall'attacco imminente.
«C'è mancato poco... allora, vuoi darmi una mano a togliere la regina degli dèi da mezzo o morire come uno Stirpemista qualunque?»
«Questo è troppo.»
Dopo l'ennesima mancanza di rispetto, Aena era decisa a mettere fine alla battaglia. Concentrò tutto il suo potere contro il secondo dei due.
Non successe nulla.
"Cosa..."
Le particelle di mana rosato si condensarono nell'aria e si dispersero subito dopo, segno che la magia della dea sembrava non avere alcun effetto sul figlio di Tefine. Un sorriso compiaciuto si dipinse sul volto di Salix.
«Ti piacerebbe. Non puoi attaccarmi con la tua magia.»
Aena si domandò con crescente frustrazione perché i suoi poteri, solitamente così potenti e inarrestabili, si stessero rivelando inefficaci. La sua mente era tormentata dall'incertezza mentre cercava di comprendere cosa stesse accadendo, ma ciò le fece perdere l'attenzione per un breve istante, quanto bastava al figlio di Tefine per bloccarla.
«E ora... si va giù.»
Tutto intorno alla dea si tinse di rosso e l'ambiente circostante iniziò a sgretolarsi nel nulla. Il Parco dei Gigli, la sua creazione, il suo orgoglio, stava crollando a pezzi. Aena comprese con orrore la realtà che stava vivendo.
"Sono caduta vittima di un incubo? Io?"
Era stata rinchiusa in un inferno personale creato dalle abili mani oniriche di Salix. La dea si ritrovava così a soffrire, intrappolata nella sua stessa mente per svariati minuti, mentre la disperazione di cosa potesse succedere nel mondo reale l'attanagliava piano piano.
Nel frattempo, Shirei riprese lentamente i sensi e, non appena riuscì a riacquistare la consapevolezza di sé, si ritrovò a immergersi nelle profondità dell'Inframondo per sfuggire alla presa dei servitori di Aena.
Riapparve al fianco dell'altro ragazzo, il suo viso aveva un'espressione affaticata e sembrava essere piuttosto destabilizzato.
«Salix, che succede?»
«Lo dovrei chiedere a te, hai deciso che fare?» replicò il figlio di Tefine.
«Che intendi?»
Salix appoggiò una mano sulla spalla di Shirei, ma nel farlo, avvertì il cambiamento nell'amico di un tempo. La strana macchia d'oscurità ai piedi del figlio di Cragar era scomparsa, così come le sue armi spettrali. Un'ondata di disinteresse lo investì, mentre si rendeva conto che il suo piano aveva appena perso ogni scopo.
Strinse gli occhi argentei. «Sei tornato di nuovo, non sei lui.»
Gli Stirpemista ormai erano tutti riversati nella piazza, alcuni ancora impugnavano le loro armi, ma nessuno osava muovere un dito per attaccare. Un silenzio teso avvolgeva l'aria mentre gli occhi dei presenti scrutavano la scena con un misto di terrore e incertezza. I due si erano appena opposti alla dea dell'amore ed erano ancora vivi, sembravano perfino avere la meglio.
"Non rimane che creare quanto più scompiglio possibile" pensò il figlio di Tefine.
«Che stai facendo?» chiese Shirei, vedendolo avanzare.
«Quello che volevi, uccido Aena.»
Salix scattò in avanti e mirò con la sua arma alla maschera sul volto della dea dell'amore. Aena aprì gli occhi in quel preciso momento e vide il figlio di Cragar mettersi in mezzo, solo per essere infilzato in prossimità della spalla.
Ormai preda della sua stessa ira incontrollata, Aena si rivolse a Salix.
«Io sono una dea, non puoi uccidermi!»
Un sorriso era dipinto sul volto del nemico.
«Davvero? Davvero gli dèi non possono essere uccisi?»
La regina del cielo tentennò. Non riusciva a capire se il ragazzo stesse bluffando oppure no. Salix si toccò la faccia e simulò il gesto di togliersi una maschera, confutando ogni dubbio nella testa della divinità.
«Siamo proprio sicuri che siete immortali?»
Silenzio.
Una lacrima di gelido sudore percorse lo zigomo della dea Aena per tutta la sua interezza.
Un unico pensiero viaggiava nella sua mente: Salix doveva morire.
Era troppo pericoloso per lasciarlo in vita. Se le sue informazioni fossero state rese pubbliche, allora tutto quello per cui Emion aveva lavorato sarebbe diventato inutile.
La dea strinse i denti. «Stirpemista, indietreggiate! Immediatamente!»
Quando Shirei fece alcuni passi per allontanarsi, Aena lo fermò.
«Tu no, figlio di Cragar, rimani al mio fianco.»
Il ragazzo dagli occhi viola fece come gli era stato appena detto e rimase accanto alla dea. Non impazziva all'idea di fare squadra con Aena, ma non ci stava veramente capendo nulla. Supponendo che la situazione fosse un problema, era certo che Salix fosse il nemico da sconfiggere. Si preparò allo scontro imminente evocando la Lama della Discordia dall'Inframondo.
Un'atmosfera mistica avvolse la figura della dea dell'amore, mentre si preparava a rivelare la sua vera forma. Con un gesto lento e maestoso, i suoi lunghi capelli si slegarono, fluttuando nell'aria intorno a lei come se si trovassero sott'acqua, prendendo una lucentezza di bianco candido che emanava un'aura di purezza e grazia.
La sua pelle iniziò a irradiare un bagliore intenso, come se fosse attraversata da un fuoco interiore ma, anziché rosso o arancione, lo scintillio che emanava era di un fucsia vibrante, che avvolgeva ogni centimetro di lei con una luce incantatrice.
Il mana nell'ambiente cominciò a viaggiare nella sua direzione e cominciò a essere rapidamente assorbito.
La figura di Aena si ingrandì, superando le dimensioni umane e provocando alcuni strappi nei tessuti delicati del suo abito divino. I drappeggi di seta si lacerarono sotto la pressione del suo splendore crescente, rivelando la perfezione della sua forma divina, la quale non poteva essere confinata da semplici abiti mortali.
La dea dell'amore si stagliò così nella sua piena grandezza, con capelli di neve e pelle aliena, una visione di bellezza e potere che lasciava senza fiato chiunque avesse la fortuna di essere testimone del suo manifestarsi. Gli Stirpemista ancora nei pressi dello scontro non si resero nemmeno conto di cosa stesse accadendo, rapiti dalla figura magnetica.
Aena rilasciò un flusso rosato che cominciò a diffondere nell'aria un profumo magnetico. Shirei fece del proprio meglio per rimanere concentrato mentre, attorno a lui, gli Stirpemista che erano rimasti a guardare lo scontro, cominciarono a reggersi la testa. L'odore seducente e perfetto continuò a viaggiare nell'aria, diventando sempre più intenso. Il figlio di Cragar si apprestò a chiedere le intenzioni della divinità, ma rimase in silenzio non appena comprese cosa stesse per accadere.
Aena schioccò le proprie dita.
Il suono prodotto da quel gesto viaggiò longitudinalmente fino a raggiungere i presenti, i quali svennero dopo aver ruotato gli occhi all'indietro. Gli unici a rimanere in piedi furono Salix, Shirei e la stessa dea.
«Adesso, è giunta l'ora di risolvere il problema,» sentenziò. «Nessuno osa attaccare il mio parco.»
La dea dell'amore si voltò verso l'infiltrato e aprì la mano nella sua direzione ma, proprio quando era sul punto di polverizzarlo, il figlio di Tefine sorrise.
Una strana sensazione invase l'aria.
Salix si fermò di colpo, mentre una sostanza indistinta sembrava addensarsi intorno a lui.
Un brivido gli percorse la spina dorsale mentre la sua pelle cominciò a cambiare, trasformandosi in una consistenza eterea, simile a un'illusione onirica. Il suo colorito, una volta candido, si trasformò in un tono grigiastro, tanto surreale da sembrare estraneo alla realtà. Il suo volto si sciolse in un dipinto energetico e i lineamenti si offuscarono come se fossero stati coperti con un velo quasi traslucido. Dalla sua fronte sbucò un corno rosso sul lato destro, sinuoso e affilato, mentre dalla schiena spuntarono due ali d'oro, trasparenti e sottili, come se fossero intessute da fili di polvere aurea di una bellezza mozzafiato.
Fatta eccezione per le pupille argentee, il figlio di Tefine era diventato qualcos'altro.
La catena che aveva usato come arma si attorcigliò attorno al suo braccio destro. Salix afferrò l'estremità appuntita con leggiadria, saggiando la presa salda come se fosse parte integrante del suo stesso corpo.
In quel momento, nel cuore del Parco dei Gogli, si era rivelato per quello che realmente era: una creatura ibrida, con due eredità divine differenti fuse in una singolare armonia. La sua presenza emanava un'aura di potere che avrebbe fatto accapponare la pelle dei giovani Stirpemista appena giunti nell'Altrimondo.
Aena era immobile, terrorizzata. «No... non è possibile...»
«Avanti, prego, prova anche a uccidermi,» disse il ragazzo con voce ultraterrena.
La dea era visibilmente incredula. Provò a pronunciare una seconda frase di senso compiuto, ma il tremolio del suo labbro inferiore tradì anche il minimo sforzo di nascondere la sorpresa. Era stata avvisata della presenza di un figlio di Tefine piuttosto anomalo, ma non riusciva a capacitarsi di quello che stava vedendo.
«Tu...»
«Esattamente,» confermò Salix. «Sono come te, anch'io sono un dio.»
Marina, assieme a tutto il gruppo appena arrivato direttamente dall'arena d'addestramento, si fermò. Dopo la battaglia contro Venorias, i ragazzi si erano preoccupati in modo superficiale di assicurarsi che non ci fossero feriti e si erano precipitati verso il luogo dello scontro. La figlia di Ien si aspettava di trovare Shirei e Salix in ginocchio davanti alla divina Aena, infatti era già pronta a pregare l'indulgenza della gentile signora pur di riuscire a salvare il ragazzo dagli occhi viola.
Mai avrebbe potuto immaginare di trovarsi davanti a una scena del genere.
Shirei sospettò che il sorriso mostruoso di Salix si fosse allargato. «Sai cosa significa. Una nuova epoca sta arrivando. Non potete fermarlo e tu non puoi attaccarmi. Il momento è giunto.»
Aena non rispose, nel suo cervello vorticavano una miriade di dubbi e preoccupazioni.
«Oggi sono in vena di cortesia. Ti rivelo un altro segreto, non sono l'unico qui al campo,» continuò il figlio di Tefine, per concludere il suo discorso. «Detto questo, riguardatevi. Porterò i vostri saluti all'Antico. Sapete, non vede l'ora di incontrarvi.»
Shirei avanzò con la sua Lama della Discordia sguainata, ma Salix non aveva intenzione di combattere. La giovane divinità fece forza sulle proprie gambe, piegandosi e concentrando la forza necessaria, dopodiché spiccò il volo verso una meta lontana. L'oscurità cominciò a vorticare attorno al figlio di Cragar, segno che stesse per viaggiare attraverso l'Inframondo.
Prima che sparisse del tutto, però, Aena gli afferrò il braccio.
«Lascialo andare.»
Lo Stirpemista vide la dea tornare normale. Il tono della sua voce non era furioso, al contrario appariva spaventata da ciò che avevano appena visto. Sì limitò ad annuire e apprezzare la gentilezza mostrata dalla divinità.
Aena si guardò intorno e notò Liceo assieme a un cospicuo gruppo di Stirpemista, tra cui Marina. Aguzzò la vista, ma le sue preoccupazioni vennero presto confutate.
"Non sembrano aver sentito la rivelazione, per fortuna" pensò con un sospiro di sollievo.
I rimanenti abitanti del parco cominciarono a svegliarsi uno dopo l'altro, mostrando segni di sconvolgimento e confusione mentre si rialzavano da terra. Le loro espressioni erano segnate da una miscela di terrore e sgomento, probabilmente dovute agli incubi a cui Salix li aveva sottoposti. Alcuni si guardavano intorno mentre altri cercavano di fare ordine nei loro pensieri e comprendere cosa fosse accaduto.
Marina riprese rapidamente fiato.
La ragazza era ancora visibilmente scossa dall'esperienza appena vissuta. La ferita all'avambraccio non sembrava essere profonda, eppure il dolore la pervadeva fino all'osso. Osservandola, poté notare che la fuoriuscita di sangue si era fermata, ma che alcuni capillari nei pressi del taglio avevano assunto un colorito verdastro. Riuscì a stringere i denti con determinazione e a tirare un respiro di sollievo nel vedere Shirei vivo.
Lo Stirpemista sembrava essere tornato in sé e, il modo in cui si ergeva al fianco di Aena, le fece sperare che la dea sarebbe stata indulgente nella loro punizione. Per un momento, il ragazzo cercò qualcuno in mezzo alla folla, finché i loro occhi non si incrociarono.
La sua presenza le offrì un senso di conforto in mezzo al caos circostante, una sensazione che la figlia di Ien non aveva ancora provato da quella mattina: tranquillità.
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