13. INCIDENTE DI PERCORSO

Prima di cominciare con la lezione, Marina trovò giusto spiegare come funzionassero i poteri degli Stirpemista. Era uno dei concetti più astratti, a differenza di mostri e divinità, dunque pensava che avrebbe facilitato la loro comprensione se avesse fornito una conoscenza di base.

«Cominciamo da zero. Tutti gli Stirpemista nascono con un organo chiamato "particella divina",» scandì bene le ultime due parole, poi toccò una zona di poco superiore al cuore. «Per noi è importantissima, è il contenitore che ci permette di manipolare il mana e utilizzare la nostra magia.»

Gli Stirpemista più giovani assunsero espressioni corrucciate, probabilmente non era ciò che si aspettavano dalla lezione.

Marina proseguì. «In passato esisteva una vera e propria distinzione nobiliare tra le antiche famiglie, coloro che contavano centinaia di generazioni di discendenti. Alcune sono ancora qui, ma sono molto meno influenti rispetto a un tempo.»

Un ragazzo dalla felpa rosso sangue le chiese da lontano. «Questo che c'entra con la lezione?»

«Un attimo!» replicò la bionda, riconoscendolo come un figlio di Sidal.

Lanciò un'occhiataccia allo Stirpemista, quest'ultimo tremò immediatamente e distolse lo sguardo. La Stirpemista fece un sorriso soddisfatto e tornò a parlare, non si era accorta che il ragazzo aveva avuto paura a causa di Shirei. Il figlio di Cragar rimase in silenzio e le permise di continuare.

«Nel caso degli Stirpemista, alla loro nascita, la particella pura viene contaminata dal sangue divino che scorre nei loro corpi e finiscono per ricadere nei cammini di una divinità.»

«I cammini?» stavolta l'esclamazione interrogativa fu di Michela, la sua sorellastra.

«Sì,» confermò Marina. «Il termine non va inteso in senso stretto poiché si riferisce ad antichi culti religiosi. In sostanza, i sacerdoti potevano votarsi a un dio mascherato e perseguire la loro venerazione fino alla morte.»

Nessuno fiatò, lentamente il suo discorso stava cominciando ad attirare l'attenzione generale.

«Se i poteri che contaminano la particella non si sono risvegliati, lo Stirpemista può provare a rifiutare la sua discendenza e rimanere privo di poteri.»

La figlia di Ien notò una ragazzina bisbigliare con i suoi compagni e la chiamò: «Tu, con la frangia, hai qualche dubbio?»

«Io-» la giovane Stirpemista indietreggiò rapidamente. «Non volevo interrompere la lezione. Chiedo scusa.»

Marina sorrise con dolcezza. «Tranquilla. Siete qui per imparare, non per sentirmi parlare e basta. Prego, cosa volevi chiedere?»

«Perché qualcuno dovrebbe farlo?»

«È molto semplice. Non contaminare la propria particella equivale a non guadagnare quel segno che contraddistingue noi Stirpemista. Senza quello, i mostri non possono fiutarci,» si fermò. «Sono stata chiara?»

La Stirpemista annuì. «Sì! Grazie mille!»

«Ah!» esclamò Dalia. «Dunque la particella è legata al segnale ed è per tale ragione che la progenie degli dèi maggiori sono coloro la cui vita è più in pericolo!»

Marina le sorrise. «Esatto, sono contraddistinti maggiormente. Grazie, Dalia.»

La ragazzina fece l'occhiolino e la figlia di Ien poté avviarsi verso la fine del discorso.

«Questa particella è stata rinominata dal divino Didreus come "Tebrione", chiaramente in onore del dio primordiale, ma nella pratica moderna si utilizza semplicemente "Nucleo Divino". In esso è racchiusa tutto il potere di uno Stirpemista,» approfittò di una pausa per inumidirsi le labbra. «Allenandosi, è possibile attingere più facilmente al potere racchiuso nella particella divina, ma il limite viene dettato in principio dal Fato.»

«Quindi siamo... limitati?» chiese uno Stirpemista dalla folla.

«Purtroppo, sì,» ammise la bionda a malincuore, «siamo mortali. Ognuno nasce con un potenziale differente ma, una volta che questo viene raggiunto, non si può andare oltre.»

La risposta sembrò lasciare tutti con l'amaro in bocca.

«All'Accademia dei Narcisi è presente anche un test valutativo, tenuto dagli insegnanti, per ricevere il proprio grado. Da quanto ho saputo, lavorano molto con le gerarchie lì.»

Marina pensò alla sua amica Lilia, ma preferì non divagare oltre e fece cenno ai due figli di Cragar di avvicinarsi. Notò immediatamente la strana espressione che aveva Shirei e si chiese se avesse intenzione di aggiungere qualche informazione, ma il ragazzo si limitò a rimanere in silenzio. La bionda si rese conto di aver citato l'accademia per sbaglio e si domandò se la sua reazione non fosse dovuta a quello. Decise di scacciare i pensieri dalla propria testa e pensare alla lezione.

«Veniamo all'argomento principale per cui siamo qui. Incontrare dei Stirpemista di questo calibro, degli Eredi Proibiti, è piuttosto raro. Oggi abbiamo la possibilità di osservarne due con i nostri occhi.»

Lo stesso ragazzino, il figlio di Sidal, le domandò: «E gli altri? Non ce li fai vedere?»

«Vorrei, ma gli unici al Parco dei Gigli sono loro... Per oggi, dovrete accontentarvi così.»

Marina si concesse una smorfia, quel figlio di Sidal le stava cominciando a dare sui nervi. La Stirpemista era consapevole che fosse colpa dell'indole trasmessa dal dio della guerra, tuttavia non riusciva proprio a sopportarli. Sperava che, dopo quella risposta, avrebbe potuto continuare la lezione in pace, ma il ragazzino aveva altri piani.

«Tu!» gridò in direzione di Shirei. «Sfidiamoci a duello!»

Il figlio di Cragar mormorò gentilmente all'insegnante. «Marina, è parte della lezione?»

«Assolutamente no, almeno non ancora.»

Il ragazzo con la felpa rosso sangue fece un sorriso spavaldo. «Che c'è, hai paura di perdere, Erede Proibito?»

Marina rimase in silenzio e l'intero gruppo fece lo stesso. Shirei lasciò cadere lentamente le sue iridi violacee sul presunto avversario che, d'istinto, indietreggiò. Una strana macchia d'oscurità, simile a un portale, si manifestò vicino la mano sinistra del figlio di Cragar e un bagliore scintillante fuoriuscì da essa. Dopo qualche istante, l'oscurità si dissolse e Shirei mise le mani in tasca.

«Puoi anche continuare,» disse il ragazzo con sicurezza.

Passarono alcuni secondi, prima che Marina tornasse in sé.

«Sì,» la figlia di Ien si girò verso la folla. «Ci tengo a precisare che bisogna essere attenti a chi abbiamo di fronte. Conoscere i propri compagni è un passo avanti verso la vittoria.»

Il figlio di Sidal li guardava tremando, dunque fu certa che non avrebbe più rappresentato un problema per il proseguimento della lezione.

«Dalia, puoi farci una lista dei poteri di un figlio di Cragar?»

La ragazzina fece qualche passo avanti e alzò la mano con il palmo rivolto verso sé stessa.

«Certamente, mi sono preparata appositamente per farlo... Secondo i manuali di magia presenti al magnifico Parco dei Gigli, le abilità peculiari sono ben sette. Il primo...» alzò l'indice, «presentimento di morte, la capacità di avvertire l'inesorabile falce della morte nel momento in cui recide la vita di una persona importante.»

Gli Stirpemista erano presi dalle parole della ragazzina e bramavano con desiderio di sapere altro. Marina si coprì il volto con una mano.

"Possibile che nessuno studi mai i libri di testo? È già scritto tutto lì...!"

Dalia riprese il suo elenco. «Il secondo potere è piuttosto famoso e molto limitato. Il furto vitale, l'abilità di sottrarre la linfa vitale da organismi viventi. Utilizzabile per guarire cure lievi oppure salvare un mortale in fin di vita, tale tecnica è un'ultima risorsa da un impatto limitato.»

«Come una sorta di vampirismo energetico?» chiese Michela, che intanto aveva cominciato a prendere appunti.

La figlia di Cragar annuì. «Presumo di sì, tuttavia è veramente molto raro.»

«Sebbene io sia in grado di utilizzare i poteri descritti poc'anzi, c'è un'altra cinquina che costituisce un grave problema. Sto facendo del mio meglio, ma, al giorno corrente, padroneggio solo il primo di questi,» alzò le altre dita con una faccia seccata. «Sto parlando di: negromanzia, geocinesi, ferrocinesi, osteocinesi e viaggio spettrale.»

La figlia di Cragar scrutò l'assemblaggio di Stirpemista, notando l'attenzione che le dedicavano e, con un sorriso beffardo, puntò una mano al terreno. Un brivido generale attraversò l'arena dove si erano radunati gli Stirpemista e un sottile senso d'inquietudine impregnò l'atmosfera.

Il suolo cominciò a tremare leggermente. Le foglie degli alberi circostanti frusciavano mentre piccoli ciottoli saltellavano in aria in risposta a un movimento sotterraneo.

Una mano scheletrica, sporca e sbiadita, cominciò a emergere dal terreno. Le ossa si mossero con una sinistra sinfonia mentre lo scheletro si sollevava e si librava verso l'alto.

La terra si spaccò sotto la forza del non morto, mentre quest'ultimo si tirava fuori. La luce del sole cominciò a filtrare attraverso le sue ossa finché, emerso completamente, si fermò a fissare i presenti con occhi vuoti e incavati.

La figlia di Cragar riprese il proprio discorso, nonostante gli occhi esterrefatti che aveva puntati addosso. «La negromanzia, la magia dei defunti, il potere di riportare in vita i morti, interrogare gli spiriti e avere conversazioni con loro. Non è nulla di così sinistro come la ragion comune lascerebbe pensare. Credo in quest'affermazione. A ogni modo, è possibile compiere tale tipo di evocazioni e mantenerne il controllo assoluto.»

«Gli scheletri non hanno un'anima, quindi non c'è la difficoltà di doversi preoccupare della loro volontà. Se si tratta di persone o creature morte da poco potrebbero diventare anche zombie,» aggiunse Shirei.

«Questo non significa che possono andare in giro a resuscitare la gente come gli pare e piace, ovviamente!» si affrettò a specificare Marina.

«Vero, purtroppo sono parole corrette. Nostro padre è piuttosto severo su tale argomento,» la ragazzina dai capelli neri sorrise. «La geocinesi è il prossimo potere nominato. La magia della terra, la capacità di manipolare codesto elemento e plasmarlo a proprio piacimento. Se padroneggiato, non sarebbe una fantasia creare frane e terremoti, oppure addirittura, aprire voragini nel terreno che sprofondano fino all'inferno.»

Gli Stirpemista si aspettarono qualche scossa sismica, ma Dalia passò immediatamente all'argomento successivo.

«Seguono ferrocinesi e osteocinesi, rispettivamente la magia del ferro e delle ossa. Purtroppo non ho altre notizie da poter fornire in merito.»

Fece un piccolo inchino di rammarico.

«Infine, il viaggio spettrale. La tecnica più interessante. Permette di separare temporaneamente il corpo fisico dalla dimensione in cui ci si ritrova, consentendo di viaggiare attraverso l'Inframondo, la "dimensione nel mezzo". La sensazione più assimilabile sarebbe divenire un fantasma incorporeo e viaggiare a velocità elevata.»

La ragazzina assunse un'espressione seria e venne avvolta da un turbinio di ombre che, però, sparirono dopo poco. Dalia sorrise imbarazzata, consapevole di aver appena fallito.

«Può essere considerato come una porta con l'Inframondo,» rettificò Shirei.

Marina venne in loro soccorso e ignorò l'accaduto per distogliere l'attenzione dalla figlia di Cragar.

«Shirei, potresti proseguire tu?»

Il figlio di Cragar annuì, trovandosi tutti sguardi degli Stirpemista spostati nella sua direzione. «Sì. Dalia ha spiegato tutto a grandi linee, ma più un potere è generico, più sarà applicabile a contesti differenti,» sospirò. «La forza della negromanzia sta nella variabilità del suo utilizzo. Permette di entrare a contatto con l'Inframondo, scrutare al suo interno, non solo evocare scheletri. Noi, figli di Cragar, vediamo di consueto gli spiriti, possiamo perfino parlare loro e avere discussioni. Volevo chiarire il concetto.»

Marina guardò gli Stirpemista, notando le loro espressioni di meraviglia e confusione. Quello spiegava la poca necessità di Shirei di socializzare. Parlava con gli spiriti al posto di parlare con gli esseri umani.

"È ora di riprendere il controllo della lezione."

Applaudì un paio di volte per mantenere l'attenzione. «Questi sono i poteri di un figlio di Cragar. Ora, c'è qualcosa che qualcuno ha da aggiungere o passiamo alla pratica?»

Nessuno rispose.

«Bene, allora formate dei gruppi da tre e proveremo a studiare come combattere contro un figlio di Cragar.»

Gli Stirpemista si riunirono, pronti a fronteggiare i figli di Cragar con i loro poteri e le loro abilità. Marina si sentiva divisa tra l'ansia e la determinazione. Mentre gli Stirpemista si preparavano per l'esercizio, i suoi pensieri giunsero a Shirei. Più passava del tempo con lui e più sentiva il peso del loro legame complicato. Non poteva ignorare il bruciante desiderio di dimostrare il suo valore ad Aena e al signor D'Agostini, ma si domandava se fosse la scelta giusta. Fino ad allora non era comunque successo nulla. Lo Stirpemista nascondeva qualcosa, era sicuro, ma era fiduciosa che non si trattasse di nulla di male. Ancora una volta, l'aveva aiutata e si era limitato a dire il giusto, senza mostrare nulla di sé stesso. Era un Erede Proibito, che già lo rendeva uno Stirpemista straordinario, ma decideva di nascondersi per passare inosservato, nonostante tutti se ne fossero già accorti. Faticava a capire come una persona del genere potesse essere malvagia.

"È fin troppo umile..."

Forse il suo giudizio era influenzato dalle diverse emozioni che aveva provato negli ultimi giorni, ma non riusciva a negare spazio a quei pensieri.

Dalia, nel frattempo, avanzava con fiducia tra gli Stirpemista, annunciando con voce sicura: «Non temete, giovani eroi. Mal che vada, vi soggiogherò a me!»

Con un sorriso sornione, saltellò attraverso le file.

«Sono addirittura in possesso di un altro potere , lo definisco "Canto Istigatorio",» disse, sollevando lo sguardo su di loro. «Una singola melodia capace di permeare i vostri teschi e farvi perdere il senno in poco tempo. Sembrerà una mossa di mero conto se detta così, ma potete riporre la vostra fede nelle mie parole: una volta soggiogati, non potrete più intendere o volere!»

Sì abbandonò a una risata che non venne condivisa dai suoi interlocutori, troppo preoccupati di impazzire dopo essere diventati vittime di quel potere.

Con il cuore pulsante di emozioni in contrasto fra loro, Marina si preparò a istruire i contendenti. Sentiva la determinazione bruciare dentro di loro e già vedeva il figlio di Sidal, che prima aveva sfidato Shirei a duello, allacciarsi lo scudo al braccio. Con lo sguardo fisso verso l'orizzonte, sperò solo che il figlio di Cragar non esagerasse, sospettava che lo Stirpemista dalla felpa rossa stesse sopravvalutando troppo le sue capacità. Il suo secondo pensiero fu lo strano potere nominato da Dalia, la ragazzina non gliene aveva mai parlato. Non aveva mai sentito di un figlio di Cragar che istigava emozioni negative attraverso il canto.

Era fin troppo strano, perfino per loro.

Probabilmente avrebbe dovuto menzionarlo quando sarebbe andata alla Grande Dimora per il suo resoconto.

Shirei chinò la testa e attirò la figlia di Ien con un sussurro all'orecchio. «Sei distratta?»

«Ero concentrata su altro!» rispose subito Marina, con tono orgoglioso e leggermente da bambina.

Dalia rise. «Per altro intendi... mio fratello?»

Il problema che la bionda aveva in mente era decisamente più serio dei pensieri infantili della figlia di Cragar. Aena e Liceo volevano informazioni, lei era semplicemente tenuta a ottenerle con ogni mezzo possibile, anche se questo avrebbe rovinato una sua nuova conoscenza e il legame con la sua migliore amica.

Il Parco dei Gigli veniva prima di tutto.

Riuscì finalmente a uscire dal suo periodo di trance e rispose all'amica che, intanto, era tornata accanto ai due.

«No, Dalia. No,» replicò seccata.

Shirei posò lo sguardo verso di lei e alzò il sopracciglio, ma non chiese informazioni. Immaginò che l'avrebbe interrogata a lezione terminata, perché lei avrebbe evitato di parlarne davanti a tutti. Marina chiese a sé stessa come facesse ad avere così tanta sicurezza nei suoi confronti, dopotutto si conoscevano da nemmeno cinque giorni. Il ragazzo era strano, come tutti gli Stirpemista, ma, ogni volta che avevano un'interazione, la figlia di Ien non poteva fare a meno di domandarsi la provenienza di quella strana forza magnetica nei suoi confronti.

«Quindi, questo canto, ce lo fai vedere ragazzina?» chiese un figlio di Corgi dalla folla.

Dalia si alzò con un saltello sulle sue ballerine lucide e si avvicinò al fratello con un portamento altalenante. «Volentieri!»

«Aspetta...» Marina le afferrò un braccio. «Vuoi usare i tuoi poteri?»

La figlia di Cragar annuì, facendo segno di fare silenzio.

«Non credo che dovreste farlo...!» gridò Lorenzo.

Marina si morse leggermente il labbra. Anche lei era curiosa, era sempre stata troppo curiosa.

«Vogliamo provare?» le sussurrò Dalia.

La figlia di Ien scosse la testa. «Mi prendi in giro? Non mi assumo alcuna responsabilità.»

«Come preferisci,» fece una pausa. «Pronto, fratello?»

Shirei non rispose, il suo sguardo era fisso verso un punto indefinito della folla. Il figlio di Cragar lo aveva scorto immediatamente ed era entrato in stato di allerta. Salix, il figlio di Tefine, inclinò la testa verso il basso a simulare un gesto di rispetto. Marina notò la distrazione del ragazzo, ma ormai era troppo tardi.

La ragazzina dai capelli neri intonò un canto che si manifestò nell'aria sotto forma di nube color lilla. Tutti i presenti rimasero esterrefatti, mentre la cantilena melodiosa diffondeva nell'aria un suono dolce, ma simile a un lamento. Shirei venne interamente avvolto dalla nebbia, che cambiò colore fino a diventare rosso cremisi e fucsia. Dopo pochi istanti, il velo si diradò e i Stirpemista ebbero la possibilità di osservare il risultato.

Shirei rimase fermo per qualche secondo, la cantilena non sembrava aver sorbito alcun effetto. Uno spasmo attraversò il corpo del ragazzo finché quest'ultimo non chiuse le palpebre. Stava succedendo qualcosa, esattamente quello che Marina temeva. Gli occhi vennero spalancati e cominciarono brillare, poi l'aura attorno a lui cambiò di colpo. La figlia di Ien si morse il labbro con ansia. La calma trasudata da Shirei era stata rilassante per lei fino a quel momento, ma la stessa sensazione diventò rapidamente un ricordo. La pressione stessa diventò talmente alta che la ragazza faticava a rimanere in piedi. Il figlio di Cragar era silenzioso ma, il gelo mortale emanato dalla sua presenza, fece accapponare la pelle di tutti i presenti.

«Shirei?» chiese la bionda con preoccupazione.

Lui la fissò per un secondo, prima di guardare in direzione della Grande Dimora.

La figlia di Ien era certa che lui non l'avesse riconosciuta.

Quello non era Shirei.

«Aena...» mormorò lo Stirpemista come se fosse in trance.

Il figlio di Cragar evocò la sua Lama della Discordia , manifestando appieno l'oscurità utilizzata in precedenza per spaventare la progenie di Sidal. Quasi come se fosse esterrefatto da sé stesso, fissò l'arma per qualche secondo, prima di avviarsi verso il promontorio dove era situata la Grande Dimora. Marina tentò di avvicinarsi, ma alcuni fasci di pura ombra eruppero dal terreno e la costrinsero a rimanere distante.

Temeva di restarne ferita.

«Che diamine?!» la figlia di Ien si girò verso la sua migliore amica. «Dalia! Cosa gli hai fatto?!»

La ragazzina spalancò gli occhi. «Non doveva succedere questo...»

«Dalia!?» Marina si mise le mani nei capelli. «L'avevo detto che non sarebbe stata una buona idea...»

Lorenzo le raggiunse, la sua voce tremava. «Io... vi prego, c-chiamiamo Liceo.»

Marina lo ignorò per un'istante e cercò di ragionare, era seriamente preoccupata per Shirei. Dalia si mise di fronte al ragazzo con l'intenzione di fronteggiarlo e la figlia di Ien si accostò a lei. Qualcuno doveva avvisare Liceo e la dea dell'amore di quello che stava accadendo. L'unica paura di Marina era che, se fossero arrivati lì, forse Aena non sarebbe stata tanto misericordiosa nei confronti del figlio di Cragar. Lorenzo si mosse di scatto e si posizionò dietro di loro, sfilando uno strano arnese dalla tasca. Francesca mediò il panico generale e fece indietreggiare gli altri Stirpemista.

Salix fu l'unico a rimanere fermo, aveva le labbra inarcate a formare un lieve sorriso.

«Adesso riconosco il mio vecchio compagno d'armi.»

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