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                   Caterina Sala

Il rumore dei tacchi risuona sul pavimento lucido dell’accademia mentre attraverso il corridoio.
Mi piace il suono.
È il suono del controllo, del potere che scorre sottile sotto ogni passo.
In questo mondo, è fondamentale ricordare a tutti chi comanda, anche con un semplice dettaglio come il modo in cui cammini.

Entro in aula, e come sempre, il mio gruppo mi circonda.
La mia piccola corte, pronta a seguirmi a ogni parola, ogni gesto.
È quasi noioso quanto siano prevedibili, ma almeno sanno il loro posto.
E saperlo, in Brera, è tutto.

"Ginevra è qui" bisbiglia una di loro, come se fosse una rivelazione di vitale importanza.
Sorrido tra me e me.
Ginevra Ferrari, sempre così perfetta, sempre così dannatamente composta.
Mi chiedo quanto ancora riuscirà a mantenere la sua maschera intatta.

Mentre si avvicina, posso sentire l'aria diventare tesa.
C'è qualcosa di delizioso nel vederla cercare di controllarsi, di mantenere quel suo fragile equilibrio, specialmente ora che Leonardo Rossi è di nuovo nei paraggi.
Sappiamo tutti come è finita l'ultima volta tra loro.
Le voci circolano e io mi assicuro sempre di essere la prima a diffonderle.
Non perché mi importi davvero di quello che fanno, ma perché, a Brera, ogni scandalo è un'opportunità.
E io sono bravissima a cogliere le opportunità.

"Guarda chi è arrivata" dico ad alta voce, puntando su di lei quegli occhi che so possono essere taglienti come coltelli.

"Buongiorno, Caterina" risponde Ginevra, con quella sua compostezza quasi irritante.
Quasi.
Perché so che è solo questione di tempo prima che qualcosa la faccia vacillare.

Mi alzo dalla sedia, facendo scivolare lentamente il mio sguardo su di lei, come se stessi valutando il suo stato d’animo.
"Pronta per stasera? Sarà una serata... molto interessante."

Non devo nemmeno aspettare per vedere il leggero irrigidimento delle sue spalle.
Bingo.

"Sarà una serata interessante, immagino" risponde, cercando di mantenere il controllo.
Brava Ginevra, continui a giocare bene la tua parte.

Mi avvicino di un passo, inclinando appena la testa, lasciando che la mia voce si abbassi a un tono confidenziale.
"Ho sentito che Leonardo non vede l’ora di rivederti."

Sento il sottile tremore nel suo respiro, anche se cerca di nasconderlo.
Sorrido tra me e me.
Non è poi così invulnerabile.

"Vedremo" risponde con una freddezza che non inganna nessuno.

Decido di spingermi un po' oltre.
È troppo divertente per lasciar perdere adesso. "Sai, Ginevra, a Brera tutti parlano.
E c'è una voce su di te e Leonardo..." lascio la frase sospesa, carica di insinuazioni.
Non serve nemmeno dire di più, il resto è implicito.
L'immaginazione di Ginevra farà il lavoro sporco per me.

Lei serra la mascella, ma non risponde immediatamente.
Buon segno.
Sta iniziando a perdere il controllo, anche se cerca di non darlo a vedere.

"Le voci sono solo questo.
Voci" dice infine, ma so che non ci crede neanche lei.

Rido piano, facendo in modo che il suono risuoni nella stanza come una sfida.
"Giusto.
Ma alcune voci sono più pericolose di altre."
Il mio tono è dolce, ma il veleno è tutto lì, pronto a infiltrarsi.

La campanella suona, interrompendo il nostro piccolo duello verbale.
Peccato.
Avrei potuto continuare a giocare ancora un po'.
Ma va bene così.
La serata di stasera sarà un'occasione ancora migliore per farla vacillare.
Leonardo, con la sua arroganza e il fascino che sa usare così bene, farà il resto del lavoro.

Mentre il mio gruppo si disperde, mi siedo di nuovo al mio posto, osservando Ginevra mentre cerca di riprendere il controllo.
È quasi patetico quanto sforzo metta per sembrare imperturbabile.
Ma, in fondo, questo è il gioco.
E io sono la migliore giocatrice che Brera abbia mai visto.

"Che ne pensi della serata di stasera?" Mi chiede Rebecca, una delle ragazze che mi seguono come un’ombra.
Le sue domande sono sempre inutili, ma le concedo qualche risposta, di tanto in tanto.
Tiene viva la sua illusione di importanza.

"Sarà interessante" rispondo con noncuranza, alzando lo sguardo verso di lei.
"Soprattutto per Ginevra."

Rebecca sorride, compiaciuta di essere parte della mia piccola battuta.
"Pensi che succederà qualcosa?"

"Qualcosa succede sempre, Rebecca" le dico, con un sorriso enigmatico.
"Basta saper guardare al momento giusto."

Stasera sarà un’occasione perfetta.
Leonardo non è tipo da lasciarsi sfuggire un’opportunità di giocare con i sentimenti di Ginevra.
E io, beh, io sarò lì, a osservare e a godermi lo spettacolo.

Le maschere stanno iniziando a creparsi.
E quando cadranno, sarò io a decidere chi rimarrà in piedi.

Perché a Brera, si sa, non c’è spazio per i deboli.
E io, di certo, non ho intenzione di cedere il mio posto.

Vorrei ringraziare CristinaGelsomini per l'aiuto.

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