XXXIV
Non appena il resto del gruppo girò l'angolo, Derek, mi prese per una spalla e mi sbatté contro il muro, lasciandomi sfuggire dalle labbra un gemito sorpreso.
«Mi dispiace, ma non posso aspettare fino alla fine della missione» sussurrò con voce roca al mio orecchio mentre dei brividi di piacere percorrevano la mia spina dorsale.
Con una violenta passione fece combaciare le nostre bocche ed io spalancai gli occhi sorpresa da quel gesto. Le sue labbra erano screpolate e morbide sulle mie. Mi morse il labbro inferiore facendomi sfuggire un gemito di piacere mentre portavo le braccia al suo collo per avvicinarlo di più a me e le mie mani tra la sua morbida chioma castana e giocavo con delle ciocche.
Mi tirò il labbro inferiore, facendomi mugugnare di piacere poi me le lambì con violenza mentre attendeva che io le dischiudessi per dargli accesso. Dischiusi le labbra e la sua lingua entrò con violenza nella mia bocca, incominciando a giocare con la mia.
Lo baciai famelica poi passai la mia lingua sul suo labbro inferiore e glielo mordicchiai affamata. Sentivo i nostri cuori battere all'impazzata nei nostri petti che combaciavano alla perfezione e il respiro sempre più corto e affannoso. Mi sentivo da Dio. Non ero mai stata così bene in vita mia. Lui era meraviglioso. E baciava da Dio.
Dopo interminabili minuti di piacere si staccò da me per poter permettere ad entrambi di riprendere fiato. Mi accarezzò una guancia arrossata con i polpastrelli ruvidi poi dandomi una pacca sul culo che tra l'altro mi riportò al presente e mi fece emettere un grugnito, disse che era meglio muoverci per non fare aspettare gli altri.
Incapace di formulare una frase annuii e basta mentre lui con la sua grande mano intrecciata alla mia più piccola mi trascinava verso la fine del corridoio. Avevo le gambe molli come dei budini e lo stomaco in subbuglio. Con la mano libera continuavo a sfiorarmi le labbra come a constatare che il bacio fosse realmente accaduto. Mi sembrava tutto un sogno, un sogno da cui non vorrei mai uscire. Il suo bacio mi aveva completamente cambiato la giornata.
Quando uscimmo dall'accademia tutti gli altri ci gridarono di allungare il passo se non volevamo perdere il treno. Derek non appena captò lo sguardo di Sophie posarsi sulle nostre dita intrecciate staccò la mano dalla mia, lasciandomi un senso di vuoto e freddo.
Si vergognava di noi due? Scossi la testa violentemente per scacciare via certi pensieri. Non era quello il momento di farmi seghe mentali, quello era il momento di spaccare il culo a dei demoni Naxal.
«Possiamo andare, finalmente» borbottò Seline indispettita, facendo scoppiare una bolla di chewingum e lanciando un'occhiataccia a Derek che in risposta le mostrò il dito medio.
Sophie al mio fianco destro ridacchiò poi mi guardò con sguardo attento e indagatore mentre alzare entrambe le sopracciglia e le muoveva, facendomi inaspettatamente scoppiare a ridere.
«Adesso siete culo e camicia voi due!» ci schernì la bambolina che si beccò un bel «vaffanculo e fatti i cazzi tuoi!» da parte della bionda al mio fianco che la fece tornare con il viso davanti a sé.
Con la coda dell'occhio vidi Nanami sulla sinistra sorridermi affettuosamente poi pian piano si avvicinò a noi due e si mise al mio fianco, lasciandosi dietro in James scioccato e un Derek alle nostre spalle confuso.
«Sono così agitata!» mormorò Nanami a bassa voce, per farsi sentire solamente da noi due mentre agitava le mani nell'aria nervosa.
Mi morsi il labbro inferiore, sul quale si poteva ancora sentire il sapore di quelle di Derek mentre giocherellavano nervosamente con le pellicine delle dita, «Ti capisco. Anche io lo sono» ribattei agitata. Sophie al mio fianco sospiro bruscamente, «Andrà tutto bene» mi diede una pacca rassicurante sulla spalla poi ci regalò un sorriso sincero.
Dopo quindici minuti, nei quali avevamo preso il sentiero nascosto al posto di scendere dalle corde come aveva fatto la prima volta, arrivammo davanti alla stazione della Black Roses Academy.
Il treno era già lì che ci attendeva proprio come aveva detto il nonno. Avvolto da quell'aria fredda e pungente che ti penetrava fin dentro le ossa e che poi dopo pochi secondi cambiava e diveniva calda, quasi afosa, facendoti sudare come un maiale.
Io, Sophie, Nanami e James ci andammo a sedere vicini, più precisamente nei sedili di sinistra che si trovavano appena entrati sul treno. Derek, suo fratello e Simon si andarono a sedere nei sedili adiacenti i nostri mentre Amber, Crystal e Seline andarono a sedersi in quelli dietro di noi.
Le porte metalliche si chiusero in un sonoro rumore metallico, poi il treno iniziò a muoversi e noi cominciammo a decidere come muoverci nella fabbrica.
Dopo aver deciso che noi guardiani dovevamo aspettare che i protettori ci liberassero almeno l'entrata della fabbrica per poi poter avanzare velocemente verso la regina che a quanto pare si era stabilita nel enorme forno a temperature elevate nel reparto creazione dei mattoni, ci cambiammo gli abiti che erano comparsi magicamente nei portabagagli - grazie Nonno - perché c'era chi indossava un semplice vestito a fiori come Amber fino ad arrivare ad una come me che indossava ancora il pigiama: una maglietta a maniche lunghe larga quanto Derek e un paio di pantaloncini che mi arrivavano a malapena sotto il culo. Sarebbe imbarazzante combattere con quei vestiti, ma non aveva avuto nemmeno il tempo di cambiarmi, quindi non potevo fare altro che ringraziare mentalmente il nonno che ci aveva salvati, mi aveva salvata.
In tutto il treno c'erano tre piccoli bagni che i ragazzi avevano occupato per primi perché avevano detto che ci avrebbero messo meno tempo a cambiarsi - cosa assolutamente vera -. Dopo che si furono cambiati tutti i ragazzi, toccò a noi ragazze che andammo in coppie di due. Io ero con Nanami mentre Sophie, poverina, le era toccato stare in coppia con quell'antipatica di Seline. Ci cambiammo lentamente anche perché stavamo facendo una fatica assurda ad indossare quegli abiti in un bagno così piccolo. Quando noi tutte finimmo di cambiarci, il treno si fermò segnando la fine della nostra corsa. Tempismo perfetto.
La fabbrica era avvolta da un miasma dai colori violacei e da un fortissimo fetore che mi fece venire il voltastomaco e ricordare in giorno in cui avevo evocato i miei demoni. Il cielo era nero ed era impossibile riuscire ad intravedere anche una piccola stella e tutto intorno a noi sembrava essere sul punto di morire. Gli alberi che circondavano la fabbrica erano rinsecchiti e del colore della cenere, le piante di rampicanti che risalivano le pareti grigi dell'edificio erano appassite e penzolavano verso il suolo, l'erba del prato bruciata e un fortissimo odore di morte si percepiva nell'aria.
Mi portai una mano davanti alla bocca e al naso mentre gli occhi mi si velarono di lacrime dovute al fetore che si respirava in quel luogo.
«Porca troia che fetore! Che puzza!» sbraitò Amber disgustata, mentre si portava una mano, dalle unghie smaltate di nero, sulla bocca, probabilmente per trattenere un conato di vomito.
«Ragazzi ascoltateci: noi ora andiamo; non appena vedrete alzarsi una sfera di fuoco nell'aria, voi entrerete e scoverete la regina per poi ucciderla» spiegò con tono deciso Derek dopo che ci ebbe fatti radunare tutti in cerchio. Noi guardiani strillammo in coro un «sì» poi i protettori, con le loro armi magiche strette tra le mani, entrarono nella fabbrica per liberarci la strada.
Stavo tremando come una foglia, con il fiato corto e i muscoli delle spalle rigide mentre spostavo lo sguardo ansioso da un guardiano all'altro in attesa del segnale che ci avrebbe dato il via per entrare nella fabbrica.
Passarono quelli che mi sembrarono degli interminabili minuti prima di intravedere, dalle piccole finestrelle della fabbrica, la sfera di fuoco che ci dava il via.
«Andiamo!» gridai con tutto il fiato che avevo in corpo mentre stringevo con forza l'elsa della mia spada e correvo verso l'entrata della fabbrica. La lama ondulata e nera come la pece luccicò non appena mettemmo piede nella fabbrica ed incontrammo una forte luce bianca che mi sfrecciò tra i capelli, facendomi trattenere il fiato per lo spavento. Che cazzo era stato?!
Dei demoni dalle lunghe e pelose chele verdognole, il corpo allungato e ricoperto di squame marrognole, la testa triangolare, con fauci enormi e occhi vitrei e sporgenti e una coda munita di pungiglione giacevano a terra in delle pozze di melma nera e appiccicosa.
«Forza, andate. Ci pensiamo noi a coprirvi le spalle!» ci ordinò freddamente Seline mentre faceva roteare le sue pistole sugli indici poi ci sorrise beffarda. Era stata lei a spararmi? Quella bastarda!
Lanciai una fugace occhiata a Derek che mi fece un cenno della testa poi si nascose dietro ad un bancale alto e abbastanza largo mentre ispezionava con lo sguardo il perimetro.
Iniziai a correre con gli altri che mi seguivano alle mie spalle. Se non mi fossi mossa io, nessuno l'avrebbe fatto. Sentivo il cuore battermi con forza nelle orecchie e il respiro accorciarsi ad ogni passo che facevamo per avvicinarci alle regina.
Due Naxal balzarono verso di me con le loro chele pelose e le loro enormi fauci piene di piccoli denti affilati. Feci roteare la spada e con un colpo netto recisi la chela di quello di destra che iniziò ad emettere striduli e acuti lamenti agonizzanti, spruzzando quella melma puzzolente un po' dappertutto mentre il secondo con ferocia mi agguantò la gamba, stringendola con forza nella sua morsa dura come la pietra e facendomi sfuggire un lamento. Digrignando i denti portai la spada in verticale, tenendola ben salda dall'impugnatura e con tutta la forza che avevo gliela conficcai nel cranio dalla pellaccia dura come la roccia. Il Naxal emise un acuto lamento poi il suo corpo venne scosso da spasmi ed infine sotto di lui di formò quella pozza nera e appiccicosa che a quanto pare risultava essere il suo sangue.
All'improvviso sentii una voce acuta e stridula gridare il nome di Derek che mi fece perdere un battito e andare nel panico più totale. Quando mi girai velocemente verso di loro capii si trattasse di Sophie, la quale in quel esatto momento era intenta a reggere in piedi Derek, diventato pallido e con il corpo scosso da tremolii.
Sbarrai gli occhi poi corsi più veloce che potevo verso di lui, con il cuore in gola e con la vista velata da delle lacrime che andai ad asciugare immediatamente.
«C-cosa è successo?» domandai nel panico mentre aiutavo Sophie a far sdraiare Derek sul pavimento della fabbrica mentre quest'ultimo respirava a fatica.
«E' stato punto da uno di loro» sibilò Sophie a denti stretti, mentre girava la testa su un fianco e mi mostrava quell'enorme buco nerognolo che stava espandendo il veleno dappertutto. Le vene intorno alla puntura di Derek stavano incominciando a diventare nere, la pelle sempre più pallida e, uno sottile strato di sudore gli imperlava la fronte mentre lui continuava a tremare dal freddo.
«Dobbiamo fare qualcosa!» strillai con voce acuta e spaurita mentre guardavo completamente nel panico il ragazzo che amo respirare a fatica e continuare a peggiorare, poi di colpo mi venne in mente le pozioni che avevo preparato quello stesso pomeriggio e dalle labbra mi sfuggì un sospiro di sollievo. Potevo salvarlo.
«Io e Luke possiamo salvarlo» esclamai con voce dura e controllata mentre guardavo di sottecchi il fratello che annuì con decisione nella mia direzione.
Gli accarezzai, con una mano tremolante, una guancia pallida mentre una lacrima solitaria scivolava lungo la mia arrossata. Derek, amore mio, vedrai che riuscirò a salvarti.
Con le mani tremolanti andai ad aprire il marsupio che mi ero portata dietro e che conteneva le pozioni magiche, etichettate con i loro nomi. Cercai nel panico la pozione curativa contro ai veleni più letali, mentre Luke cercava di alleviare il dolore del fratello con un incantesimo. Quando la trovai emisi un sospiro di sollievo poi la tirai fuori e la mostrai a Luke. Il liquido violaceo ondeggiò nella boccetta mentre ne toglievo il tappo per poi prepararmi a versare le tre gocce - che la nonna aveva scritto di usare - sulla puntura di Derek.
«Derek...» mi sporsi verso di lui e gli depositai un leggero bacio sulle labbra pallide e fredde poi feci cadere la prima goccia nel buco creato dal pungiglione, nel quale il veleno si stava espandendo troppo in fretta. Derek digrignò i denti e strinse i pugni lungo i fianchi per trattenersi dal gridare mentre la prima goccia cominciò a fare effetto. Da sotto la sua pelle circostante il buco trasparì un leggero bagliore che mise in risalto le vene nere mentre la pozione in circolo nel suo corpo fece sfavillare delle minuscole scintille che fuoriuscirono dal buco creato dal pungiglione ed incominciarono ad eliminare il veleno.
«Ragazzi voi andate pure avanti. Ci pensiamo noi a proteggerli» esclamò con voce ferma Sophie mentre indicava con un cenno del capo Seline. Gli altri protettori annuirono poi corsero verso i guardiani che dopo averci lanciato una fugace occhiata, si diressero a tutta velocità verso il reparto in cui si trovava la regina.
All'improvviso dei Naxal apparvero dal nulla, balzando giù dal soffitto e piazzandosi davanti a noi con le fauce aperte pronte per divorarci. Uno di loro, dalla pellaccia più verdognola e con un occhio solo perché l'altro sfregiato, sputò qualcosa di giallo e sicuramente acido verso di noi. Presi un profondo respiro mentre dilatavo le narici e socchiudevo gli occhi poi gridai con tutto il fiato che avevo in corpo e una muraglia di rovi alta quasi quanto la stanza stessa fuoriuscì da sotto il cemento, lasciandosi dietro un enorme squarcio e ci protesse dallo sputo acido di quel demone.
«Non durerà molto» sibilò furiosa Seline, impugnando fortemente le pistole mentre guardava di sottecchi il muro che continuava a far crescere nuovi rami completi di spine velenose.
La guardai con sguardo implorante poi vidi Sophie appoggiarle una mano sulla spalla e sospirare, «E' il nostro turno di proteggerli. Io aggiro il muro da questa parte, tu dall'altra e insieme gli uccidiamo» disse fermamente e con un tono di voce più basso e furibondo. La protettrice di Luke annuì mentre sorrideva beffardamente poi balzò su un bancale carico di mattoni e fece segno alla bionda di fare lo stesso, pronte per uccidere i due demoni.
«Derek, ehi, ti prego resta con noi» la mia voce uscì tremolante mentre facevo cadere la seconda goccia di antidoto nella ferita. Derek questa volta gridò con voce sofferente mentre dai miei occhi sfuggirono delle lacrime colme di tristezza che scivolarono sul suo viso pallido.
«Il pungiglione!» esclamò Luke indicando una parte del pungiglione che era appena fuoriuscita dalla buco sul collo di Derek.
Diedi la boccetta di veleno a Luke, poi con estrema attenzione e con molta calma andai a estrarre con le unghie il pungiglione. Derek strinse i denti, trattenendo dei lamenti gutturali mentre lo estraevo e Luke faceva scivolare un terza goccia nella puntura. Pian piano il veleno in circolo nel suo corpo svanì e al suo posto rimase solamente un enorme buco da disinfettare, cosa che lasciai fare a Luke.
«Io vado dagli altri. Prenditi cura di lui» mormorai a Luke che mi guardò con i suoi occhioni blu poi annuì deciso mentre dalla sua mano destra comparve un sfera bianca e pura.
Sophie e Seline avevano appena finito di uccidere i due demoni quando le avvisai che sarei andata dagli altri guardiani per aiutarli, mentre il mio muro di rovi fece ritorno nel terreno. Mi alzai da terra e con al mio fianco Sophie, la quale voleva a tutti costi venire con me, iniziai a correre verso il reparto in cui si trovavano gli altri.
Dei Naxal però ci sbarrarono la strada non appena fummo entrati nel reparto di creazioni dei mattoni, guardandoci con i loro piccoli occhietti neri e ringhiandoci contro. Mi accovacciai a terra e appoggiando una mano sul pavimento, mi concentrai sul richiamare le radici che si trovavano sotto a tutti quei strati di cemento. Sentii la loro energia scorrermi nel corpo come se fossimo una cosa sola, le percepii risalire velocemente il terreno poi sbucarono da delle profonde cavità create da sotto e nel cemento e guizzarono incessantemente verso i demoni.
Le mie radici si diressero fulminee verso i Naxal e gli afferrarono prontamente dalle chele e dalle zampe posteriori, fermando ogni loro possibile mossa mentre Sophie pensava a spiaccicarli al suolo con il suo enorme martello dalla testa ponderosa. Ne arrivarono altri che andai a tagliare con dei colpi netti e precisi all'addome dalle pellacce più chiare, ma pur sempre resistenti.
Avevamo appena finito di ucciderli tutti ed entrambe avevamo il fiatone e il sudore che ci imperlava la fronte e colava lungo le tempie. «Dio che faticaccia! Ora andiamo a cercare gli altri» bofonchiò Sophie mentre faceva dei profondi e lungi respiri. Alzai il pollice all'insù mentre raddrizzavo la schiena, con tutti i sensi in all'erta e pronta per la prossima fase del piano.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top