XXXIII


Con il diario e il libro degli incantesimi della nonna aperti sul tavolo di legno dell'aula degli incantesimi, cercavo delle informazioni utili su quello che mi stava accadendo. La nonna aveva accennato unicamente ad una strana presenza avvolta nel buio nei suoi sogni; non c'erano altre informazione su cosa potesse essere quella donna. Trovai anche delle informazioni sulla connessione dei guardiani. Nonna aveva scritto che prima di avere un contatto con un altro guardiano, prima di ricevere quella fortissima scossa che ti faceva piegare in due dal dolore, riuscivamo a sentire i pensieri altrui perché era un legame creato dalle nostre menti che serviva per localizzarci a vicenda e che quando avevamo una connessione tra di noi sembrava sparire, ma che se concentravamo meglio potevamo riuscire ancora a sentirli. La connessione dei guardiani era come un localizzatore in caso dovessimo venir rapiti o perderci. Era davvero molto utile. Esisteva una connessione anche tra guardiano e protettore, ma per quello dovevi stipulare un contratto magico. Forse dovrei stipulare quel contratto con Derek, così da sapere sempre dove si trovava l'altro.

Mi portai una mani tra i capelli poi me li spettinai nervosamente mentre mi morsicavo il labbro inferiore e sfogliavo bruscamente il libro degli incantesimi questa volta in cerca di qualche pozione utile sul campo di battaglia.

Tirai fuori tutti gli ingredienti, questa volta senza cambiarne nemmeno uno, ed iniziai a preparare una pozione curativa che sarebbe servita in caso qualcuno venisse infettato da qualche strano e potente veleno. Ne preparai un paio che servivano per creare una bomba di spine e alcune che sarebbero servite ad avvelenare l'avversario (non so quanto utili potranno essere contro dei demoni, ma sempre meglio averle con me).

«Avis...?» la voce profonda di Derek mi fece sobbalzare sulla sedia poi girare la testa roboticamente verso la sua figura. Indossava un paio di pantaloni neri della tuta, una larga maglietta bianca che nascondeva i suoi pettorali scolpiti, ma metteva in risalto i muscoli delle braccia e, aveva i capelli scompigliati. Probabilmente si era da poco fatto la doccia e anche così era dannatamente sexy.

«D-derek» balbettai con le guance imporporate mentre distoglievo il mio sguardo imbarazzato dal suo assonnato. Dovevo immediatamente chiedergli scusa.

«Senti-» mi guardò con il suo sguardo di smeraldo.

«Senti-» lo guardai con occhi lucidi.

Gonfiai le guance arrossate poi mi grattai nervosamente una guancia, «Volevo chiederti scusa per come mi sono comportata quella mattina, ma ero completamente andata» parlai velocemente poi puntai il mio sguardo sul libro della nonna e finsi di leggere mentre con un orecchio in all'erta aspettavo che lui facesse qualcosa.

Sentii i suoi piedi muoversi nella mia direzione con passi svelti, «Ora ti senti meglio?» mi domandò quando si fu seduto al mio fianco e fatta sobbalzare per la vergogna sulla mia sedia.

Annuii appena senza staccare gli occhi dalla calligrafia elaborata di mia nonna mentre sentivo il cuore battermi con violenza sino ad arrivare a rimbombarmi nelle orecchie. Lo senti sospirare di sollievo, «Volevo dirti che Amanda non ce l'ha con te, quindi stai tranquilla» mi disse più o meno le stesse cose di mio nonno e il peso sul mio cuore diminuì, anche se di poco.

«Andrete in missione stasera, vero? Il nonno ha detto che devo chiedere prima a te il permesso per poterci partecipare» chiesi timidamente mentre alzavo di poco il viso dal libro della nonna e puntavo il mio sguardo mortificato nel suo sempre freddo, ma con una tranquillità maggiore risposto prima.

«Vuoi andarci?» domandò lui in risposta con un pizzico di stupore nella voce. Annuii sicura di quello che volevo fare. Volevo uscire di qui, volevo testare i miei poteri e cercare di pensare il meno possibile a quella donna putrefatta che disturbava i miei sogni e la mia vita.

«Va bene» spalancai gli occhi e boccheggiai sentendo la sua risposta positiva. Non me lo aspettavo proprio. Pensavo che mi avrebbe detto subito di no e mi avrebbe fatta supplicare per il sì. La cosa mi rese molto felice perché forse vedeva del miglioramento in me e voleva testarmi.

Lo vidi alzare un sopracciglio accigliato, «Che c'è?» domandò scontrosamente, ma non durò molto perché pochi attimi dopo mi fece un sorriso sghembo «Pensavi che ti avrei detto di no, vero?», annuii sporgendo le labbra in fuori mentre chiedevo il libro della nonna e mi preparavo a seguire i suoi ordini, ma solamente per quella sera.

«E' giusto che inizi a testare i tuoi poteri su qualcosa che non sia un fantoccio o su di me» l'ultima la parte la disse mentre scoccava infastidito la lingua contro il palato.

Ridacchiai appena, portandomi una mano davanti alla bocca e roteando gli occhi. «Contro cosa dovremo combattere?» chiesi, incrociando le gambe sulla sedia e girando per metà il busto verso il mio protettore.

«Demoni inferiori, ma pur sempre demoni. Un piccolo gruppetto di Naxal si sono nascosti in una fabbrica per cercare di risucchiare la linfa vitale degli operai che ci lavarono al suo interno» mi spiegò lui mentre picchiettava sul tavolo due dita.

«Naxal?» chiesi, alzando un sopracciglio confusa. Lui ridacchiò, «Non hai studiato, vero? Sul quaderno che ti ho fatto consegnare un paio di giorni fa c'erano scritti i demoni con cui abbiamo più a che fare. Comunque sono simile a delle mantidi religiose con corpi resistenti simili a quelli dei coccodrilli» mi spiegò mentre sfoggiava un sorriso sghembo dopo aver visto la mia faccia inorridita.

«Beh, gli sconfiggeremo tutti. Ho preparato delle pozioni che potranno essermi, esserci utili durante la battaglia» proclamai orgogliosa di me. Lo vidi annuire mentre si lasciava sfuggire dalla labbra dei bassi e rochi risolini.

Gli puntai un dito contro poi gonfiai le guance, «Non ti prendere gioco di me!» strillai fingendomi arrabbiata.

Ridacchiò nuovamente poi annuì, diventando estremamente serio. «Avis, durante la battaglia di stasera ti prego stammi vicina e cerca di fare meno cosa avventate possibili» strinse con forza un pugno sul tavolo mentre contraeva la mascella e mi guardava con uno sguardo penetrante che mi fece venire i brividi lungo la spina dorsale.

«No! Non posso sempre far fare tutto a te. Non puoi sempre proteggermi!» sbottai con un tono di voce bassa, «Devo imparare a difendermi da sola, non posso sempre contare su di te. Prova immaginare se durante una battaglia qualcuno mi ferisse o semplicemente mi agguantasse e tu sentendomi urlare ti distraessi e venissi colpito o pugnalato rischiando così di morire, io non potrei sopportarlo. Prova ad immaginare come mi sentirei io dopo, come mi sentirei sapendo di averti messo in pericolo oppure averti fatto uccidere e solamente perché ero troppo debole da non riuscire a difendere da sola» biascicai con voce tremolante mentre delle lacrime calde scivolano lungo le mie guance.

«Avis...io ti proteggerò anche a costo della mia vita» Derek mi prese il viso tra le sue enormi mani callose e calde e con i polpastrelli mi asciugò le lacrime che mi erano sfuggite, facendomi arrossire come un peperone «E ti chiedo scusa, scusa per come ho reagito a casa di Simon. Cazzo, lui aveva ragione, anche se mi ero ripromesso di non affezionarmi a te. Dai, non sono voluto diventare il guardiano di mio fratello proprio perché era uno della mia famiglia e tenevo troppo a lui, quindi mi hanno affidato a te e come uno stupido sono riuscito ad affezionarmi così tanto da non poterlo più nascondere» mormorò ad un soffio dalle mie labbra.

Il mio cuore prese a galoppare velocemente nella mia gabbia toracica e nella mia pancia le farfalle si trasformarono in veri e proprio elefanti che ballavano allegramente la conga. Mi accarezzò delicatamente una guancia, facendomi boccheggiare come un pesce fuor d'acqua, «Però è semplicemente impossibile non affezionarsi a te. Il tuo meraviglioso viso, i tuoi brillanti occhioni verdi e anche il tuo caratterino hanno fatto sì che mi affezionassi così tanto a te» confessò il mio protettore, facendomi venire brividi di piacere lungo tutta la spina dorsale. Gli sorrisi imbarazzata e incapace di replicare, poi mi sfiorò, seguendone il contorno, con il pollice le labbra e ci soffiò sopra facendomi fremere di piacere, «Anche le tue carnose labbra mi hanno fatto affezionare a te, più che altro mi hanno fatto impazzire. Non puoi capire quante volte avrei voluto baciartele e, quanto cazzo mi piaci Avis» mormorò infine con voce roca mentre io spalancavo gli occhi scioccata. Aveva davvero detto che gli piacevo. Derek aveva detto che gli piacevo. Mi sentivo al settimo cielo. Il mio stomaco era in subbuglio e il mio cuore non smetteva di battere così forte, probabilmente fra pochi secondi scoppierà fuori dal mio petto, ma almeno avevo sentito Derek pronunciare quelle parole, quelle parole che mi avevano mandato in pappa il cervello.

«A-anche tu mi piaci» balbettai impacciata e con le guance del mio stesso colore di capelli.

Le sue labbra si incresparono in un sincero e meraviglioso sorriso che mi lasciò senza fiato mentre con una lentezza esasperante si avvicinava al mio viso. Voleva baciarmi? Oh santo cielo! Mi sporsi in avanti anche io mentre chiudevo gli occhi e mi preparavo finalmente ad assaporare le sue labbra.

«Ragaz-...Oh cazzo non volevo disturbavi!» esclamò a disagio Sophie entrando nella visuale di entrambi che scattammo indietro come due molle. Io con il viso paonazzo e lui con la sua solita espressione gelida ed indifferente. Proprio ora doveva entrare? Finalmente avrei avuto il bacio che tanto desideravo!

«Che c'è?» chiese freddamente Derek mentre stringeva i pugni sulle sue cosce fasciate dalla tuta. Probabilmente infastidito anche lui dalla sua intromissione.

«Dobbiamo prepararci per la missione. Le nostre armi sono state portare nella sala degli allenamenti e il preside Cross devi dirci qualcosa» parlò velocemente con il viso arrossato mentre muoveva a disagio le mani nell'aria. Quella era davvero Sophie? Che n'era stato della stronza e scontrosa Sophie?

Sentii Derek sospirare bruscamente al mio fianco poi avvicinandosi al mio orecchio, mi sussurrò che avremmo continuato il nostro "discorso" più farti, facendomi diventare ancor di più rossa e imbarazzata.

Uscimmo dall'aula tutti e tre in silenzio e, nell'aria aleggiava un certo imbarazzato. Derek camminava davanti a me e a Sophie che pian piano e con fare sospetto si stava avvicinando a me. La bionda si sporse verso il mio viso, «Ti stava davvero per baciare?» mi chiese, facendomi sprofondare dalla vergogna mentre annuivo paonazza.

La vidi sorridermi con gran entusiasmo, «Simon mi ha baciata» me lo disse a bassa voce, probabilmente per non farsi sentire da Derek ed io spalancai gli occhi e la bocca sconvolta.

«Davvero?» domandai in un sussurro mentre lanciavo una fugace occhiata al ragazzo davanti a noi che camminava con i pugni stretti lungo i fianchi, sicuramente scazzato.

Riportai lo sguardo sulla biondina che annuiva, sprizzando felicità da tutti i pori, «E' stato davvero bello e dolcissimo. Lui era così impacciato ed imbarazzato» mi rispose mentre si portava le mani sulle guance divenute rosse per l'imbarazzo e scuoteva lentamente la testa.

«Sono felice per te» esclamai veramente contenta che quei due si fossero messi insieme.

«Voi due avete finito di parlottare alle mie spalle? Mi date sui nervi!» sbottò Derek spazientito, facendoci sobbalzare per lo spavento.

«Agli ordini!» borbottammo in coro io e Sophie poi ci scambiammo un'occhiata di intesa ed infine scoppiammo a ridere, beccandoci uno sguardo di fuoco da parte di Derek.

Quando arrivammo davanti alla porta della sala degli allenamenti, sentii dei brusii al suo interno, segno che gli altri erano già arrivati.

Derek spalancò la porta e come la prima volta venni accecata da quella fortissima luce e la stanza erano nuovamente circolare, questa volta però con un lungo tavolo di metallo al centro, dove appoggiate sopra c'erano le nostre armi magiche.

«AVIS! Stai bene, menomale!» constatò Amber venendomi incontro e prendendomi le mani nelle sue abbronzate, «Nanami ci ha detto che ti sei sentita male. Menomale non era nulla di grave» guardai Nanami farmi un occhiolino mentre portava un dito davanti alle sue fini e rosee labbra per farmi intendere che non aveva detto nulla a nessuno. La ringraziai mostrandole un sorriso di gratitudine poi tornai su Amber e le dissi che adesso stavo benissimo e quest'ultima sembrò rallegrarsi.

«Prendete le vostre armi» ci ordinò mio nonno con voce autoritaria, il quale si trovava al fianco del tavolo sulla sinistra. Quando mi notò mi sorrise affettuosamente, facendomi arrossire ancora. Ricambiai il sorriso poi corsi a prendere la mia flamberga dalla lama color pece.

«Abbiamo appena saputo da alcune sentinelle che avevo mandato sul campo che i Naxal sono più deboli del solito e che probabilmente l'unica ad usufruire della linfa vitale degli operai è la loro regina che ne sta traendo vantaggio per diventare ancora più forte e potente. Quindi voi guardiani dovrete distruggere la regina mentre i protettori terranno a bada i restanti Naxal» ci spiegò mio nonno con tono militaresco mentre lanciava fugaci occhiate a tutti quanti noi, soffermandosi per più tempo su di me. Stavo tremolando al fianco di Derek con la mia spada in mano, ma sapevo di essere pronta per combattere. Sì, avevo paura, ma questo non mi avrebbe fermato da combattere contro a quei demoni che disturbavano la quiete del mondo umano.

«Se siete pronti potete pure andare. Il treno è già pronto per partire e vi porterà nei pressi della stazione più vicina alla fabbrica» disse con serietà il nonno mentre batteva ritmicamente le mani tra loro, «Buona fortuna ragazzi!» strillò infine poi scomparve avvolto da una nube bianca.

Noi cinque guardiani ci guardammo negli occhi poi annuimmo, pronti per la missione mentre i protettori preparavano un possibile piano d'attacco.

Derek mi fermò pochi attimi prima di uscire dalla stanza, portando una sua grande mano sulla mia spalla sinistra, «Avis, io ti proteggerò per il resto della mia vita, quindi per favore fidati di me. Non fare nulla di avventato e stai attenta e ti prego uccidi quella bastarda!» mi guardò con uno sguardo penetrante poi mi accarezzò una guancia, che divenne immediatamente rossa. Gli sorrisi prontamente poi annuii, «Mi fido di te. Ti prometto che la ucciderò e farò del mio meglio per non mettermi troppo nei guai» replicai con voce calma e affidabile mentre mi legavo i capelli in una coda alta e disordinata.

«Allora andiamo» esclamò autorevole mentre mi afferrava per una mano e mi trascinava fuori da quella stanza.

Che la nostra prima missione abbia inizio.

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