XXIII (R)
E ora che cosa facevo? Come potevo spiegare alle mie migliori amiche quello che mi stava accadendo? Probabilmente se dicessi loro la verità, neanche mi crederebbero, anzi mi darebbero della pazza. Oddio stavo andando nel panico!
Forza Avis respira, respira e calmati. Facciamo un riassunto di quello che stava succedendo: Sabrina e le altre erano a casa di mia nonna; mia nonna non sapeva che dovessi andare da lei - ovviamente - e io non sapevo come spiegare loro la questione.
Feci profondi e lunghi respiri mentre cercavo di calmarmi e pensavo a qualcosa come ad un discorso da raccontare alle mie migliori amiche o ad un piano. Mi potrei teletrasportare a casa di mia nonna Julis e spiegare, con calma, ogni cosa alle mie amiche e al diavolo se non mi avrebbero creduto. Mal che vada mi darebbero della pazza e poi scoppierebbero a ridere e, io ovviamente mostrerei loro i miei poteri per metterle a tacere.
Feci un altro profondo respiro poi chiusi gli occhi e strinsi fortemente nella mano il ciondolo verde della collana. Come l'altra volta iniziai a percepire un leggero tepore provenire dalla collana stessa, poi il calore aumentò diventando quasi incandescente ma sembrava non scottarmi più di tanto, sentivo solamente un bruciore leggero e una forte aura circondami con il suo tepore.
«Nonna Julis» sussurrai con voce decisa, poi strinsi con maggior forza il ciondolo nella mano e aspettai che il mio corpo venisse telestrasportato da mia nonna.
Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai nel giardino sul retro della casa color canarino di mia nonna. L'altalena, in cui da piccola avevo passato ore a dondolarmici sopra, era ancora nel suo posto. Lo scivolo al suo fianco era ormai rovinato e sporco di terra e ricoperto di foglie dai colori caldi, ma nonostante quello mi ritornarono in mente tutti voli che io e mia sorella avevamo fatto quando avevamo cercato di risalirlo al contrario.
Quanti ricordi che quel posto stava rievocando nella mia mente, come il mio primo bagnetto nella piscina nuova di zecca che aveva comprato nonna - quelle di gomma che usavano i bambini - e il momento in cui Amanda si era lanciata verso di me, facendo uscire quasi del tutto l'acqua al suo interno; i nostri voli dallo scivolo, in cui io mi ero fratturata un braccio e Amanda aveva picchiato con forza il mento, scheggiandosi i denti e le litigate che avevamo fatto io e mia sorella per accaparrarci il posto sull'altalena. Ricordo che nonna cercava sempre di comprarci gli stessi giochi e vestiti per non farci litigare tra di noi. Ricordo che all'età di tre anni mia madre mi aveva acconciato i capelli in una treccia complicata e che Amanda aveva pianto per tutto il tragitto fino alla casa della nonna perché anche lei voleva farsela fare, ma essendo che aveva dovuto tagliare i capelli per via dei pidocchi erano molto corti e quindi impossibili da acconciare. La nonna vedendo Amanda piangere le era andata a comprare una parrucca viola che aveva acconciato esattamente come i miei capelli e poi l'aveva messa in testa a mia sorella, facendole indossare anche un vestito da fata che tenne su per l'intera giornata da lei. La nonna cercava in ogni modo di accontentarci, anche se la più viziata era stata sicuramente Amanda. Amanda aveva ricevuto qualsiasi cosa lei avesse desiderato, anche giocattoli che dopo una settimana aveva messo da parte, ma che erano costati una caterva di soldi. Io invece chiedevo pochi giocattoli ma con cui aveva giocato fino alla loro rottura. Beh, eravamo state bambine anche noi, ma soprattutto, come quasi ogni bambino, viziate dai nonni.
Di soppiatto aggirai la casa di mia nonna e vidi le ragazze parlare davanti al cancelletto di ferro che divideva il giardinetto sul davanti dal marciapiede e la strada.
Sbucai fuori poi con il cuore in gola e con l'ansia a mille mi avvicinai a loro, che appena notarono la mia presenza mi saltarono in braccio.
«Oddio Avis!» esclamarono in coro stritolandomi nel loro abbraccio da orso.
«Ragazze non resp-» annaspai aria mentre cercavo di divincolarmi dalla loro presa ferrea.
Le ragazze si staccarono lentamente da me e notai che avevano tutte e tre gli occhi arrossati e gonfi, avevano pianto per me. Ma quanto potevo essere stata stronza? Non mi ero più fatta sentire e loro si erano solamente preoccupate per me.
«Stai bene» constatò Jessica accarezzandomi lentamente una guancia, come per controllare se ero realmente io ed se ero per davvero davanti ai loro occhi.
Annuii solamente poi presi un profondo respiro. Okay, ero pronta per dire loro tutta la verità. Non mi importava cosa sarebbero successo dopo. Mi importava essere solamente sincera con loro. «Lo so che ho molte cose da raccontarvi. E sì Sabri quel ragazzo c'entra, ma non nel senso che pensate voi. Lui è il mio protettore, so che potrà sembrarvi una cosa assurda e insurreale, ma io sono la guardiana della Terra e posseggo dei poteri magici. Mia nonna Mavis, mio nonno Chris e Amanda sono come me: streghe. Lo sarebbero dovute essere anche mia madre e mia zia, ma mia nonna Mavis ha voluto fargli togliere i poteri che poi si sono trasferiti in me e in Amanda» spiegai, parlando a raffica e tremando come una foglia. Avevo paura della loro reazione, se mi avrebbero presa per pazza? So che avevo detto che non mi sarebbe importato, ma non volevo che le mie migliori amiche si allontanassero da me o peggio ancora mi odiassero.
Vidi Sarah strabuzzare gli occhi scioccata, mentre Sabrina scoppiò a ridere e Jessica si congelò sul posto come se fosse stata colpita da un fulmine. Abbassai lo sguardo rattristata sull'asfalto del marciapiede e sospirai rassegnata. Non mi avevano creduto, beh chi lo farebbe? 'Ciao, sono una strega, piacere di conoscervi' chi crederebbe ad una cosa del genere? Dai!
«Hai assunto delle droghe per caso?» domandò Sabrina sbellicandosi dalla risate.
Scossi la testa con il labbro inferiore tremolante. Stavo cercando di non piangere. Stavo cercando di farmi forza per non farmi vedere debole davanti a loro. «E' la verità. Nulla di quello che vi ho detto è una finzione. Sono seguita da dei cacciatori che vogliono uccidermi, quindi con i restanti guardiani e protettori mi sono rifugiata in un'accademia per noi streghe e stregoni» continuai a spiegare, ma Sabrina sembrava non credere minimamente a quello che stava raccontando perché continuò a ridere, dandomi una forte pacca sulla schiena che mi fece barcollare in avanti.
«Dio, sei andata ragazza mia!» esclamò Sabrina piegandosi in due dalle risate mentre Jessica scosse la testa, «E' la realtà Avis?» mi chiese lei portandosi una ciocca di capelli bionda dietro all'orecchio.
Annuii, strofinandomi gli occhi con la manica del giubbotto. «Sì, è tutto vero. Anche io all'inizio ne sono rimasta sconvolta e non volevo crederci, ma quando hanno provato ad uccidermi, più di una volta in realtà e quando ho iniziato ad usare i miei poteri, ho capito che era tutto vero e che ero destinata ad essere la guardiana della Terra» le risposi, mostrandole il marchio a forma di luna sul dorso della mano.
Le vidi spalancare occhi e bocche mentre boccheggiavano sconvolte, «Non può essere!» commentarono in coro. Sospirai annuendo, «Sono una strega».
«Quello che Avis vi sta raccontando è la pura verità» la voce armoniosa di Amanda irruppe nella nostra conversazione e mi fece comparire un sorriso sulle labbra. Era sempre pronta a difendermi.
Mi girai verso il punto da cui era arrivata la sua voce e la vidi in tutta la sua bellezza. Indossava un top nero, dei pantaloni di pelle del medesimo colore e un cappotto lungo fino ai piedi di una tonalità sul grigio scuro e in una mano impugnava il manico della sua falce, tenendolo appoggiato obliquamente nell'incavo del collo e con la lama enorme e ricurva che si intravedeva da dietro la sua testa.
«Sorellona!» esclamai contenta di rivederla. Amanda arricciò il naso poi mi salutò con un affettuoso sorriso.
«Vado un attimo ad alterare la memoria della nonna, cancellando dalla sua mente la traccia delle tue amiche e facendole credere che tu sia lì poi torno da voi» ci oltrepassò con passo da felino poi scoccò uno sguardo alle mie amiche che rimasero congelate sul posto per lo spavento. Trattenni a stento una risata. Amanda sapeva davvero mettere paura, con il suo sguardo gelido e fulminante.
«Quindi è davvero tutto vero!» esclamò spaurita Sarah che fino a quel momento non aveva accennato nemmeno ad una parola, portandosi una mano tremolante davanti alla bocca mezza spalancata.
«Esatto. Ma noi guardiani della Notte siamo buoni, mentre i cacciatori di streghe sono persone malvagie che non si fanno scrupoli nel fare male a qualsiasi persona, quindi per la vostra sicurezza dovrete venire con me. Ve ne prego» chiarii ponderata, deglutendo dopo aver visto i loro sguardi spauriti e persi.
«Siete troppo importanti per me, non voglio che vi accada qualcosa di male, ma purtroppo essendo mie amiche potreste venir prese di mira dai cacciatori» afferrai una mano di Sarah e me la portai al viso, strusciandoci contro una guancia, «Vi voglio troppo bene per perdervi» sussurrai afflitta infine.
«Allora perché non ti sei più fatta sentire?! Avrebbero potuto ferirci o rapirci in quel lasso di tempo e tu non l'avresti nemmeno saputo!» mi rimproverò arrabbiata e con le lacrime agli occhi Sabrina.
Sobbalzai per il tono freddo con cui mi aveva parlato poi abbassai la testa demoralizzata. Sabrina aveva ragione. Quanto ero stata stupida ad abbandonarle senza dare loro nessuna spiegazione e protezione!
«Mi dispiace, sono davvero desolata. Non ci avevo pensato e sto davvero male per non avervi raccontato ogni cosa ed essere arrivata a questa situazione» mormorai distrutta e con due lacrime a solcarmi le guance.
«Mentre Avis era in viaggio per cercare il resto dei guardiani, alla vostra protezione ci ho pensato io e altri protettori che mi dovevano dei favori» le rimbeccò Amanda con voce sostenuta dopo essere uscita dalla casa della nonna e averci raggiunte. Le altre si ammutolirono sul posto poi mormorarono un «grazie» con le guance arrossate.
Sorrisi alle mie migliori amiche poi le abbracciai tutte e tre, stringendole fortemente nelle mie braccia, come per far capire loro che non le avrei più lasciate e che mi erano mancate davvero tanto.
Sciolsi l'abbraccio con Sarah, poi mi avvicinai con piccoli saltelli ad Amanda e mi aprii in un grande sorriso che ricambiò con una tiepida carezza. «Ti ringrazio» le sussurrai poi, appoggiando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi, sospirando sollevata.
Mi sentivo così sollevata nel sapere che Amanda aveva pensato alla protezione delle mie amiche. Mi sentivo così felice di averle qui, di avere qui Amanda e le mie migliori amiche. Finalmente insieme.
Amanda mi pizzicò una guancia, lasciandomi sfuggire un versetto di dissenso che la fece ridacchiare.
«E ora? Le nostre famiglie potrebbero venir prese in ostaggio?» chiese con il cuore in gola Sarah e con gli occhi, in quel momento verde scuro, lucidi.
Mia sorella fece scoccare seccata la lingua contro al palato poi scosse la testa, «La vostra famiglia non verrà presa di mira. Potevate essere voi i loro bersagli per fare uscire allo scoperto Avis, ma vi abbiamo sempre tenute d'occhio, quindi non si sono mai fatti vedere. Non siamo così stupidi da non riuscire a proteggervi!» spiegò infine con tono infastidito, come se la domanda di Sarah le avesse dato fastidio, dato che sembrava quasi che loro pensassero che lei fosse un incompetente incapace di adempiere ai suoi doveri. Emisi una finta e bassa risata, grattandomi la nuca a disagio. Come aveva già detto: mia sorella metteva davvero paura, ma poteva anche essere davvero stronza.
Passarono minuti di silenzio abbastanza strani, prima che Amanda con un brusco sospiro lo spezzò, facendoci ripiombare al presente. Guardai le mie migliori amiche e accennai loro un sorriso tirato poi diedi una gomitata a mia sorella per farle dire qualcosa.
Mi pizzicò nuovamente una guancia, facendomi roteare gli occhi infastidita poi parlò. «Bene, è ora di ritornare all'accademia e voi verrete con noi» disse Amanda compiaciuta e guardandomi con uno sguardo da furbetta poi posò i suoi occhi color cioccolato sulle mie amiche. Vidi le mie tre migliori amiche tremolare, non tanto per il fatto che dovevano venire in un accademia che per le persona normali non esisteva, bensì per lo sguardo che mia sorella aveva riservato per loro: freddo e indecifrabile, poi annuire appena.
Mi forzai di sorridere, ma più che un sorriso quello che comparve sul mio viso fu una smorfia tirata e quasi spaventosa. Mi sentivo a disagio per le mie amiche. Perché Amanda si stava comportando così? Capisco che Sarah aveva, forse, offeso il suo orgoglio da guardiana dei Tesori Sacri o meglio ancora: "da possibile protettrice", ma comportarsi con tale freddezza era molto infantile. Loro non sapevano nulla sulle streghe e su come agivano per proteggere e salvare il mondo umano, quindi poteva solo biasimarle. Io riuscivo capire tutta la confusione che in quel momento avevano nella loro testa perché anche per me all'inizio era stato davvero strano e difficile da accettare, e di certo mia sorella non le aiutava a smorzare tale caos, anzi forse glielo amplificava.
«Forza sorellina, ora tocca a te. Riportarci alla Black Roses Academy» mi sussurrò con tono macchinatore e perfido all'orecchio, facendomi rabbrividire per la paura.
Io? Dovevo riportare tutti all'accademia? Con la mia collana? Non poteva essere...Aiutatemi!
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