XXI (R)

Dopo aver varcato la porta, la prima cosa che notai era che non eravamo soli. C'erano due ragazzi seduti su un divanetto di pelle marrone, sulla parete di destra, che chiacchieravano amabilmente fra di loro, ma non appena ci notarono smisero di parlare; una ragazza seduta su una sedia imbottita, davanti alla scrivania del preside dell'accademia, non si mosse di un millimetro continuando a fare quello che stava facendo ed infine un'altra ragazza, appoggiata al muro vicino alla finestra della stanza, intenta a leggere un libro.

«Derek» il ragazzo dai capelli mori e dagli occhi di un blu profondo, si alzò in fretta dal divanetto e corse incontro a Derek. Derek lo strinse fra le braccia in un abbraccio fraterno. Sorrisi nel vedere quella scena. Anche io da poco avevo abbracciato mia sorella, e potevo capire Derek, potevo capire la sofferenza che provava nel stare lontano da suo fratello per troppo tempo. Quindi quel loro abbraccio mi scaldò il cuore.

«Mi sei mancato» sussurrò Derek a suo fratello che si strinse ancora di più nel suo abbraccio. Se non mi sbagliavo suo fratello si chiamava Luke, e ovviamente aveva la mia età.

La ragazza dai tratti orientali, appoggiata al muro di un pallido rosa, chiuse di scatto il suo libro per poi posare il suo sguardo dagli occhi a mandorla su di noi, «Salve. Piacere di conoscervi. Io mi chiamo Nanami Okamura e sono la guardiana dell'Aria» si presentò sorridendoci gentilmente.

Luke si staccò da Derek e lo presentò al suo posto, «Lui è Derek, mio fratello, ovvero protettore della guardiana della Terra...Chi di voi è la discendete dei Baradien?» domandò rivolgendo lo sguardo verso di noi.

Alzai una mano un po' imbarazzata perché ora avevo gli occhi di tutti puntati addosso, «Sono io, Avis Darkwood. Mia nonna era la precedente guardiana della Terra: Mavis Baradien» replicai con le gote arrossate. Che vergogna venir presentata in quel modo dal fratello di Derek. Mi sentivo le guance bollenti e il cuore pompare velocemente, rimbombando violentemente nelle mie orecchie. Ero davvero tanto imbarazzata, neanche stessi incontrando i genitori di un mio presunto fidanzato. Dannazione!

«Mavis, eh? Da quanto non sentivo nominare quel nome» parlò per la prima volta il preside, accarezzandosi la lunga barba e guardandomi dritta negli occhi.

Con i suoi occhi grigi puntati addosso mi sentivo in soggezione, tanto che sentii dei brividi percorrermi la spina dorsale, «Sei uguale a tua nonna, stessi occhi e stesso colore di capelli» disse ancora, mentre si aggiustava gli occhiali sul naso. Conosceva mia nonna Mavis?

«Io non l'ho mai conosciuta, purtroppo» dissi sospirando e abbassando lo sguardo rattristata, torturando le pellicine delle dita.

«Era una gran donna» disse serio poi spostò lo sguardo verso il resto del gruppo, «Vorreste presentavi a tutti noi? Ovviamente conosco già tutti i vostri nomi, ma penso sia giusta un'adeguata presentazione» si accarezzò la barba bianca in attesa delle presentazioni di tutti.

Simon, con le guance arrossate, si passò una tra i ricci poi si fece avanti, «I-il m-mio nome è Simon Law, guardiano dell'Acqua e discendo dalla stirpe degli Aithes» rispose balbettando visibilmente imbarazzato.

Sophie ridacchiò poi si scaraventò su Simon e gli andò a spettinare i ricci ribelli, «Io sono Sophie Stewart, la sua protettrice. Si ricorda di me preside Cross? I Grandi Capi mi avevano assegnato la ricerca del guardiano dell'acqua non molto tempo fa» esordì allegramente, facendo un enorme sorriso verso il preside Cross che ricambiò, annuendo alla sua domanda.

«Certamente mi ricordo di lei, signorina Stewart. La più casinista della sua classe, ma anche una delle mie più forti e maggiormente addestrate» le rispose con un tono orgoglioso, continuando ad accarezzare la sua barba e guardandola con un accenno di divertimento nello sguardo.

Amber si schiarì la voce per attirare l'attenzione su di lei. «Io sono Amber Golthel, guardiana del Fuoco, come già si può capire dal mio cognome» si presentò lei giocherellando con una ciocca color cioccolato, «Lei è Crystal Fox, la mia protettrice che ovviamente conoscerà bene» tirò verso di lei la sua protettrice per poi strizzarle le guance. La bambola si divincolò dalla presa della guardiana per poi ricomporsi e fare un inchino verso il preside.

«E' un piacere rivederla preside Cross» parlò con voce impostata dopo aver raddrizzato la schiena ed essersi lisciata la sua camicetta bianca.

Il preside Cross si allargò in un sorriso poi portò entrambe le mani sulla cattedra e si schiarì la voce. «Luke Bluewater è il guardiano dello Spirito e Nanami che si è gia presentata è la guardiana dell'Aria» disse il preside Cross poi fece segno alla ragazza seduta sulla sedia di alzarsi, dato che ancora non l'avevamo vista in faccia e poi la presentò.

«Lei è Seline Hale ed è la protettrice di Luke» la ragazza, dallo sguardo quasi annoiato, fece un cenno con la testa poi fece scoppiare la bolla formata dal chewingum ed infine tornò a sedersi, facendo sventolare i capelli neri nell'aria.

Il preside Cross emise un sospiro quasi rassegnato poi scosse la testa, «Il ragazzo seduto sul divanetto si chiama James Anderson e come avrete capito tutti è il protettore della guardiana dell'Aria» il ragazzo dai capelli a spazzola ci salutò con un caloroso sorriso e con le guance arrossate. Sembrava così giovane, probabilmente aveva un anno in più di noi guardiani. Aveva un piccolo naso alla francese e due normalissimi occhi color nocciola.

«P-piacere di conoscervi» balbettò abbassando lo sguardo imbarazzato. Gli sorrisi teneramente, salutandolo con una mano.

«Io sono il preside Christopher Cross» disse sbrigativo il preside con un sorrise accogliente stampato sulle labbra. «Bene, ci siamo presentati tutti. Ora ragazzi potete pur andare nelle vostre nuovissime stanze, mentre tu, Avis, potresti rimanere ancora un po'? Ah, ragazzi...ci vediamo a cena!» il preside Cross piegò la testa di lato poi salutò tutti con la mani ed infine fece segno agli altri di uscire.

Uscirono tutti, tranne ovviamente me. Prima che Crystal fu uscita del tutto la sentii sussurrare un «buona fortuna e vedi di non svenire» e questa cosa mi aveva fatto andare in iperventilazione. Che diamine significa? Che cosa doveva dirmi il preside Cross che potrebbe farmi svenire? Oh santo cielo! Era successo qualcosa alla mia famiglia?

«Avis, siediti pure» disse con voce ferma, facendomi segno di accomodarmi sulla sedia. Feci quello che mi aveva detto anche se mi sentivo davvero nervosa e avevo il cuore che sembrava essere impazzito. Era pronto per esplodermi dal petto. Iniziai a mangiucchiarmi nervosa le pellicine intorno alle dita mentre attendendo che incominciasse a parlare.

Il preside Cross mi fece un sorriso rassicurante, mostrandomi un paio di denti ingialliti ma ben messi, poi prese a giocherellare con i lunghi baffi che si arricciavano verso l'alto. «Avis, Avis oh...quanto sono felice di conoscerti, finalmente. Mavis me lo aveva detto che saresti diventata una ragazza meravigliosa, nessuno potrebbe dire che non sei sua nipote. Stessi occhi, stesso colore di capelli e stessa determinazione» cominciò a parlare, guardandomi con curiosità e ammirazione, «Come stanno Christine e Sharon? Spero bene. Un po' mi dispiace aver dovuto cancellare loro ogni ricordo della magia e togliere loro i poteri, ma non avevamo altra scelta».

«Come conosce mia madre e mia zia? E di cosa sta parlando? Tolto loro i poteri? Perché?» partii con la mia raffica di domande perché la curiosità mi stava distruggendo e perché volevo conoscere di più mia nonna e ora, anche mia madre e mia zia.

Lui emise una bassa risata, accarezzandosi la lunga barba bianca, «Sono tuo nonno, mia cara Avis. Mavis era mia moglie e Christine e Sharon sono le mie adorate figlie. Ho tolto loro i poteri per poter dare loro una vita normale e perché tua nonna voleva tenerle all'oscuro di ogni cosa, magia soprattutto» rispose crudo quello che avevo appena scoperto fosse mio nonno.

Spalancai gli occhi e strinsi le mani intorno ai braccioli della sedia fino a far divenire le nocche bianche. Era impossibile. No, era assurdo. Come? Oddio, cosa?

Mi passai sconvolta le mani nei capelli, distruggendo la treccia che mi ero fatta poi puntai i miei occhi spalancati sulla figura di mia nonno.

«I-impossibile! Mio nonno è a casa! Lui, tu..ah, impossibile!» gridai scioccata e incapace di pensare ad una frase sensata da dire. Era impossibile. Mio nonno era a casa. Nonno Chris era a casa ed era vivo e vegeto. Era impossibile che quel uomo fosse mio nonno!

«Avis, è la pura verità. Quella persona con cui aveva vissuto tua nonna era uno spettro di me stesso, anche se leggermente alterato. Ecco perché non riesci a riconoscermi. Quello con cui hai vissuto è il mio spettro che avevo creato per tenerti d'occhio o meglio tener d'occhio la mia famiglia» spiegò lui, alzandosi dalla sua imponente poltrona di pelle nera per poi andare a prendere un libro in una delle tante scaffalature che c'erano nella stanza.

Lo vidi lanciarmi un'occhiata fugace per poi tornare a guardare l'infinità di libri che aveva davanti a sé. «Ero il protettore di tua nonna Mavis. E come tua nonna, anche io sono immortale . Ancora stento a credere che la mia lady sia morta» continuò parlando con voce assenta, immergendosi probabilmente nei suoi ricordi e avvicinandosi con passo lento a me, con un libro stretto in una mano.

«Era il diario di tua nonna. Se non mi credi, leggi pure questo. Ora va' Avis; torna nella tua stanza» lo appoggiò sulla cattedra, sorridendomi malinconicamente poi tornò a sedersi sulla sua poltrona, emettendo un forte sospiro rattristato.

Annuii sconvolta. Che altro potevo fare? Se quello era davvero il diario di mia nonna Mavis, significava che tutto quello che mi aveva raccontato era la pura verità, e che doveva fidarmi di lui. «Va bene, lo leggerò. Buona giornata preside Cross» detto questo anche se con un po' di stizza, presi il libro da sopra la cattedra e in fretta e furia uscii da quella stanza diventata troppo opprimente e mi lasciai sfuggire una lacrima solitaria, ma solamente dopo aver chiuso la porta ed essermi lasciata alle mie spalle mio nonno Chris.

Dopo esser finalmente entrata nella mia nuova stanza, mi ritrovai con un'enorme groppo in gola che sembrava soffocarmi, il cuore che pompava violentemente nel mio petto e le lacrime a bagnarmi le guance arrossate e umide, e tutto quello che feci, perché ero troppo sconvolta e stanca, fu lasciarmi andare contro alla porta e scivolare lentamente sul pavimento di quella camera, come se avessi un macigno che mi stava schiacciando al suolo e mi opprimeva, lasciandomi senza via di fuga.

Nonna, nonna Mavis perché?

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