XI (R)

«E' lui! E' lui!» gridai attirando tutta l'attenzione su di noi. Derek borbottò un «vedi di fare silenzio» per poi alzarsi e guardare con attenzione il guardiano.

L'unica cosa vidi dopo che Derek si fu alzato e piazzato davanti a me fu la sua schiena tonica coperta da una sottile maglia nera e la sua chioma castana spettinata con delle ciocche leggermente arricciate lungo la nuca.

«Potresti spostarti? Ho il tuo fiato sul collo!» borbottò infastidito il ragazzo spingendo indietro Derek che finì con forza con la sua schiena contro al mio viso, facendomi un male cane al naso che andai immediatamente a massaggiare.

Mi allontanai da Derek con una mano a conca sul mio naso dolorante e con le guance arrossate per il dolore mentre lui continuava a scrutare il ragazzo davanti a noi.

«Ehi! Che succede qui?» esordì con tono arrabbiato una ragazza dai lunghi capelli biondi, dietro alle spalle del guardiano dell'Acqua.

«Sophie, tranquilla. E' la guardiana della Terra e il suo protettore» rispose il guardiano dell'Acqua indicando prima me e poi Derek. La bionda scrollò le spalle poi si mise a fissare Derek con aria furiosa. Che si conoscessero?

La tipa che da quello che avevo capito si chiamava Sophie, mi lanciò un'occhiataccia che mi fece salire il crimine poi sogghignò come se la mia figura la facesse ridere ed infine tornò a guardare il mio protettore con un sorriso malizioso dipinto sulle labbra. Ma chi diamine si credeva di essere quella bionda ossigenata?

Strinsi i pungi lungo i fianchi poi feci un sorriso finto ed estremamente forzato, cercando di non far trasparire il mio istinto omicida che era appena nato nei confronti della bionda.

Vidi il riccio passare il suo sguardo incuriosito da me alla sua protettrice poi si grattò la nuca imbarazzato, come se avesse appena percepito la tensione che si era creata tra me e la bionda ed infine si schiarì la voce per attirare l'attenzione su di sé.

«Comunque non mi sono ancora presentato: sono Simon Law, guardiano dell'Acqua» Simon fece un inchino verso la sottoscritta poi raddrizzò la schiena ed infine mi fece un piccolo sorriso che cercai di ricambiare, tentando di non sembrare finta e furiosa.

Giocherellai con una ciocca di capelli della mia coda cercando di sembrare il più cordiale possibile, «Io mi chiamo Avis Darkwood e sono la guardiana della Terra» gli porsi la mano che lui si affrettò a ricambiare. Dal contatto tra le nostre mani, fuoriuscirono un piccolo fiorellino bianco circondato da un bagliore verdastro e delle gocce di acqua cristallina dal bagliore azzurro. Terra e Acqua.

«Io sono Sophie Stewart e sono la protettrice di Simon» parlò la bionda con aria scazzata, dopo aver appoggiato un braccio sulla spalla sinistra di Simon.

«Derek Bluewater, il suo protettore» bofonchiò annoiato Derek, appoggiando con svogliatezza una mano sulla mia testa come a replicare le stesse mosse della bionda, facendomela piegare in avanti e facendomi alterare nuovamente. Scostai con violenza la sua mano dalla mia testa poi incrociai le braccia al petto e gonfiai le guance incavolata.

«Bluewater, hai detto?» domandò Sophie con un tono di voce mieloso e guardando con curiosità il mio protettore, portandosi poi una mano al mento con fare pensoso. All'improvviso i suoi occhi si illuminarono come se avesse appena svelato il mistero del secolo poi puntò un dito contro Derek, «Bingo! Tuo fratello è il guardiano dello Spirito, vero? Perché non ti hanno assegnato a lui? Ma a questo mocciosa?» mi indicò con un cenno poi mi guardò con disprezzo. Le lanciai un occhiataccia di fuoco che non degnò nemmeno di uno sguardo poi tornò a guardare maliziosamente Derek che non aveva cambiato nemmeno per un secondo la sua espressione seccata.

Derek si passò una mano tra i capelli ed emise un sospiro stizzito. «Hai un fratello?» domandai con voce sorpresa, spalancando la bocca e strabuzzando gli occhi scioccata. Lui mi liquidò con un occhiataccia e una scrollata di spalle. Wow, i protettori erano sempre così socievoli? Per modo di dire ovviamente!

Derek puntò i suoi occhi di smeraldo sulla figura minuta della bionda che aspettava con impazienza la risposta alla sua dannata domanda. «Non mi va di parlane» borbottò infine lui con un tono freddo e distaccato.

La bionda fece un sorriso perfido verso di me poi mi guardò di sottecchi come se le dessi fastidio, come se la mia sola presenza la infastidisse, «Dato che lui non vuole rispondere alla tua domanda, lo farò io. Sì, ha un fratello ed ha la vostra età. Era scontato che diventasse lui il guardiano dello Spirito. D'altronde Derek e suo fratello discendono dalla stirpe dei Arveldis, era ovvio che accadesse» spiegò con presunzione, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli biondissimi.

«Oh...» ero senza parole, non sapevo che dire. Sophie nel vedere la mia espressione smarrita sorrise trionfante, come se il fatto che fosse a conoscenza di qualcosa al quale io non lo ero la rendesse migliore, poi alzò le spalle e tornò a guardare Derek, il quale aveva mutato la sua in pura ira verso la bionda.

Io di Derek non sapevo nulla, mentre lui di me sapeva tutto. D'altronde aveva fatto ricerche su ricerche. Persino Sophie sapeva più cose di me. Ma poi io in realtà cosa sapevo di lui? Solamente quello che era accaduto ai suoi genitori - non mi aveva nemmeno accennato al fatto che avesse un fratello - e poi cos'altro? Nulla, non conoscevo nient'altro di Derek Bluewater.

«Fra una mezz'oretta finiamo il turno. Vi va di venire da noi?» chiese Simon con voce educata e bassa, spezzando quel silenzio snervante che era calato su noi quattro.

Lo ringraziai mentalmente. C'era talmente tanta tensione in quel momento tra Derek e Sophie che la si poteva tagliare con un coltello, ed era alquanto snervante e imbarazzante allo stesso tempo. Non sapevo come uscirne, ma grazie all'intervento di Simon, la bolla di tensione che li circondava si era dissolta e finalmente si poteva respirare normalmente.

«S-sì, va bene» balbettai con le guance arrossate mentre guardavo il riccioluto rimettersi a posto gli occhiali. Simon mi sorrise dolcemente, mostrando una fossetta sulla guancia destra poi afferrò Sophie per il grembiule rosso e la portò via da noi, sotto alle sue proteste e insulti.

Io e Derek mangiammo il nostro pranzo in silenzio. Non sapevo come spezzare quell'odioso silenzio e imbarazzo - da parte mia - che si era creato fra di noi.

Mi schiarii la voce dopo aver inghiotto l'ultimo sorso di coca cola, «S-senti...» non mi lasciò neanche finire di parlare che mi ammutolì con un glaciale «no».

«Non sai nemmeno cosa voglio chiederti» borbottai arrabbiata e stringendo i pungi sul tavolo bianco e freddo del Mc.

«Volevi chiedermi di mio fratello, vero? Lui non ha nessun ricordo dei nostri genitori perchè è nato un mese prima dell'uccisione dei guardiani, ma era inevitabile che lo diventasse lui. Basta, ora non ti dirò più nulla. Non mi va di parlarne, quindi non chiedere» ribatté lui acidamente poi afferrò con forza una patatina e la divorò in un sol boccone.

«In verità volevo chiederti i cognomi delle cinque famiglie di Guardiani» bofonchiai seccata roteando gli occhi poi andai a coprirmi il viso per evitare che il ragazzo davanti a me decifrasse la mia espressione. In realtà era una bugia perchè volevo realmente chiedergli del fratello, prima di sapere i cognomi delle cinque famiglie. Derek emise un forte sospiro poi si passò una mano fra i capelli, «Arveldis Spirito; Golthel Fuoco; Cedweril Aria; Aithes Acqua ed infine Baradien Terra» rispose infine con nonchalance.

«Mia mamma e mia zia si chiamano Baradien di cognome!» esclamai spalancando gli occhi. Quindi mia madre e mia zia discendevano dalla stirpe del guardiano della Terra.

Derek non disse una parola anzi continuò a mangiare le sue patatine con fare indifferente. Che diamine aveva ora? Era per la tipa bionda? Si conoscevano? O era per il fatto di suo fratello? Perché non aveva chiesto di diventare il suo protettore? Perché aveva scelto di proteggere qualcun altro?

«Derek...» lo chiamai con gentilezza poi gonfiai le guance quando notai che il brontolone non mi aveva degnata nemmeno di uno sguardo, anzi aveva preso il cellulare e aveva cominciato a massaggiare, con chi non si sapeva, «Derek...» mormorai ancora. In risposta ricevetti solamente un'occhiataccia gelida che mi fece sospirare bruscamente, poi decisi che era meglio non chiedergli niente e lasciargli sbollire l'arrabbiatura.

«Avis!» la voce squillante di Simon mi fece alzare di scatto la testa che precedentemente avevo abbassato verso il mio cartone di patatine vuoto, dato che Derek non voleva degnarmi di nemmeno uno sguardo. Stava sventolando una mano sulla soglia dell'entrata del Mc mentre gridava di seguirli.

Buttammo velocemente nel cestino la spazzatura, poi seguimmo Simon e Sophie fuori dal Mc.

«Avete la macchina?» domandò Simon dopo essersi messo al mio fianco. Annuii e indicai una vecchia macchina nera davanti a noi.

«Bene, allora vi facciamo strada» mi disse cordialmente per poi entrare nell'auto al fianco della nostra. Una macchina anni '60 azzurra.

Salimmo tutti e quattro nelle nostre rispettive auto e poi partimmo. Derek seguiva Sophie senza fare storie e se ne stava in silenzio. Mentre io litigavo con la radio per trovare una canzone decente. Decisi di lasciar perdere con la radio ed iniziai a inviare messaggi alle mie amiche, che tra l'altro mi mancavano molto. Sarebbe stato bellissimo fare una vacanza del genere, viaggiare per le città, dormire in motel e girare posti con loro. Ma non penso che potrà mai accadere.

Vidi Sophie fermarsi in un piccolo parcheggio al centro di Raven Town. Derek fece lo stesso e parcheggiò la macchina nel parcheggio al fianco di quella di Sophie.

Uscimmo dalla macchina e una folta di vento si infranse contro il mio viso facendomi tremare appena e svolazzare la coda di cavallo nell'aria.

Sul marciapiede adiacente il parcheggio c'era molta gente che passeggiava, chiacchierava fermi davanti a qualche auto o mangiava insieme agli amici un gelato acquistato nel bar di fronte. C'erano molti alberi che coloravano tutto il parcheggio dei vari colori caldi dell'autunno.

«Lasciamo le macchine qui perché stanno facendo delle restaurazioni nel cortile di casa nostra e quindi è impossibile parcheggiare lì» spiegò velocemente Simon mentre apriva il baule dell'auto e ne tirava fuori un borsone scuro.

«Forza andiamo» concluse dopo aver chiuso il baule ed essersi messo al fianco di Sophie. Li seguimmo a ruota per la strada principale di Raven Town.

C'era un discreto numero di auto che circolavano per la strada principale e meno nelle vie più piccole. Nella strada principale c'erano molti negozi, anche se alcuni chiusi per fallimento. Ci eravamo fermati un attimo davanti ad un gelataio che aveva interrotto la nostra camminata verso la casa di Simon per chiedere alla bionda come stava sua madre in ospedale. Derek mi spiegò che la donna in questione era solamente una copertura per poter seguire con facilità Simon.

Dopo svariati minuti in cui il vecchio gelataio non finiva più di fare domande a Sophie, riuscimmo a svignarcela da lì con la scusa del avere ospiti, ovvero io e Derek.

«Siamo quasi arrivati» esclamò Simon allegro. Diede un occhiata alla strada, controllò che non arrivassero macchine poi l'attraversò e si mise a camminare sul destro. Facemmo anche noi la stessa cosa e stando in fila per uno raggiungemmo il portone, sempre aperto, in cui c'era anche la casa di Simon. Il cortile era pieno di operai che smantellavano una fontana al centro di esso. Era rettangolare e come ci aveva spiegato Simon, in quel cortile abitavano quattro famiglie.

«Di qua» gridò Simon facendoci segno di seguirlo su per le scale che si trovavano nelle mura di fronte a noi. Dopo due rampe di scale arrivammo di fronte alla porta di casa sua.

«Perdonate il nostro disordine, ma non aspettavamo ospiti» esordì Simon prima di aprire la porta di casa sua.

«Tu abiti con Sophie?» domandai strabuzzando gli occhi, indicando prima lui poi la bionda che mi guardò infastidita. Viveva davvero con Sophie? Quindi potrebbe accadere lo stesso tra me e Derek? Potrebbe succedere che io debba andare a vivere da lui per poter stare al sicuro? Ma esattamente dove abitava Derek? L'unico posto in cui ero stata con lui era il magazzino, non avevo mai visto casa sua. Ecco un'altra cosa che non sapevo di lui.

«Sì, perché?».

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