X (R)

Da: Mostriciattole

- Sabrina: Oddiooo! Tua madre ci ha chiamato per dirci quello che ti è successo. Come stai piccolina?

- Sarah: Avis, come stai? Ti prego, chiamami xx

- Jessica: Stupida di una Avis, mi stai facendo preoccupare tantissimo! Rispondi alle chiamate o almeno ai messaggi!!

Spalancai gli occhi mentre leggevo la caterva di messaggi che mi avevano inviato le mie migliori amiche. Mi ero svegliata da circa dieci minuti e non appena avevo acceso il cellulare, quest'ultimo aveva incominciato a suonare a ripetizione perché i messaggi che mi avevano inviato non finivano più.

«Tutto okay?» mi domandò con un sopracciglio inarcato Derek mentre svoltava verso sinistra su una strada desolata. Non passava anima viva, per fortuna.

Derek per il viaggio aveva deciso di comprare un auto perché aveva detto che sarebbe stata dura viaggiare su una moto per chissà quanto tempo e con questo freddo. Beh aveva ragione, in quell'auto si stava da Dio, soprattutto perché c'era il riscaldamento acceso e la macchina era calda.

«Le mie amiche mi hanno tartassato di messaggi. Ora le chiamo, quindi non parlare» risposi agitata, componendo poi il numero di Sarah.

Derek sbuffò seccato, continuando a guardare attentamente la strada e a guidare ad una velocità moderata, anche perché da quando eravamo partiti l'avevo sgridato innumerevoli volte per la sua guida spericolata.

Dopo appena due squilli la mia migliore amica rispose alla chiamata. ‹Avis!› la voce timida di Sarah fece capolino dall'altra parte del cellulare.

‹Sarah! Come stai?› domandai serena e con un accenno di sorriso sulle labbra.

Sentii dei rumori strani dall'altra parte del cellulare che mi fecero preoccupare, tanto che il cuore iniziò a pomparmi velocemente nel petto. Che cosa stava succedendo? I cacciatori le avevano attaccate? No, non può essere.

‹Come sto? Come stai tu, stupida di una Avis!› la voce incazzata di Jessica mi fece accapponare la pelle e anche emettere un sospiro di sollievo. Stavano bene e i rumori che avevano sentito prima erano sicuramente loro che litigavano per il cellulare.

‹J-jessica, ciao. S-sto bene, un po' scossa, ma sto bene› balbettai intimidita, portandomi una mano fra i capelli per postarli indietro nervosamente.

‹Sai quanto siamo state preoccupate per te! E in più non rispondevi alle chiamate!› sbraitò la bionda furiosamente, immaginandomela rossa di rabbia. Tremai impaurita perché era davvero arrabbiata con la sottoscritta, ma ieri ero così scossa che mi ero letteralmente dimenticata di avvisare le mie migliori amiche quindi la potevo capire, anche io mi incavolerei se una di loro sparisse e poi non rispondesse alle mie innumerevoli chiamate e messaggi.

‹Lo so, mi dispiace. Ieri ero così scossa che mi sono dimenticata di avvisarvi e poi avevo il cellulare spento per riposare e comunque vi avrei sicuramente chiamate io quest'oggi› chiarii. Mi immaginai Jessica scuotere la testa indispettita dall'altra parte della cornetta mentre ascoltava quello che avevo da dirle.

La sentii sospirare bruscamente dall'altra parte, ‹Ti passo Sabrina› replicò atona Jessica, segno che era ancora arrabbiata con me e che non aveva molta voglia di parlare.

‹Okay› mormorai ferita.

‹Aviiissssssss!› sibilò con voce acuta Sabrina dopo aver preso possesso del cellulare.

‹Sabrina, ciao. Sto bene. Come vedi sono viva›, feci segno a Derek di fermarsi in un piazzola di sosta sulla destra.

‹Menomale, eravamo così preoccupate. Con chi sei andata da tua nonna? Ci sei andata con quel bel ragazzo che l'altra volta è venuto a prenderti a scuola?› mi chiese maliziosa la castana.

Arrossii violentemente, spostando la testa verso il finestrino per evitare lo sguardo di Derek, ‹C-cosa? N-no, cioè, sì. Mi sta portando lui, ma non c'è niente tra me e lui› risposi balbettando imbarazzata. Perché diamine mi aveva fatto proprio ora quella domanda?!

Lanciai un'occhiata fugace a Derek e lo vidi sogghignare al mio fianco. Gli lanciai uno sguardo di fuoco poi mimai un «dopo ti ammazzo» ed infine tornai a parlare con Sabrina.

‹Ahhh! Non ci credo! Sareste una coppia fantastica. Vi siete già baciati? O siete già andati oltre?› mi tartassò, con voce maliziosa, di domande alquanto imbarazzanti.

‹Sabrina!› sbraitai con le guance color porpora mentre dall'altra parte del telefono la sentii ridacchiare divertita.

Alzai gli occhi al cielo esasperata, ‹O-ora devo andare. Saluta le altre. C-ciao› balbettai poi imbarazzata. Chiusi velocemente la chiamata poi lanciai il cellulare sui sedili posteriori ed infine mi lasciai andare in un sospiro di sollievo. Per ora niente più domande imbarazzanti su Derek.

«Derek, tu quanti anni hai?» domandai senza pensarci e solo dopo mi maledii per non aver collegato cervello e bocca.

«Ventidue» rispose lui sorridendomi malizioso.

Gli lanciai uno sguardo di fuoco poi presi la cartina e la penna che avevamo comprato al motel ed uscii dall'auto. Derek mi seguì a ruota.

Ma chi si credeva di essere? Gli avevo semplicemente chiesto quanti anni aveva, mica di sposarlo! Era Sabrina che aveva equivocato ogni cosa. Lui era il mio protettore, io la Guardiana della Terra. Tra di noi non c'era nulla e se non il suo incarico di proteggermi.

Appoggiai sul cofano la cartina, mettendo sugli angoli degli oggetti che la tenessero ferma poi aspettai che Derek iniziasse a spiegare cosa dovevamo fare. Minuti di silenzio che mi fecero incavolare. Era lui che aveva detto che ci serviva la cartina, quindi era meglio che si muoveva a parlare, anche perché non avevo voglia di gelarmi il culo qui fuori.

«Beh? Inizia a spiegare» sputai acidamente, incrociando le braccia al petto e guardandolo di sottecchi.

Derek mi guardò con aria di sfida poi sbuffò e picchiettò un dito sulla cartina, «Qui c'è Saint Marie» indicò il piccolo paese in cui vivevo io.

«Saint Marie è sudovest. Adesso dobbiamo fare un incantesimo sulla cartina per poter trovare le restanti città in cui sono risorti gli altri guardiani» disse lui facendo un piccolo cerchio intorno al nome Saint Marie.

Si tolse la collana con appeso un anello che portava al collo e la posizionò al centro della cartina.

«Nord, la città del guardiano dello Spirito; Est la città del guardiano del Fuoco; Ovest la città del guardiano del Aria; Sudest la città del guardiano dell'Acqua ed infine Sudovest la città del guardiano della Terra» sussurrò con voce calma, con gli occhi chiusi e con il viso rilassato.

«Usa la tua collana e ripeti quello che ho detto io» mi disse serio senza aprire gli occhi e tenendo la sua collana appoggiata al centro della cartina da cui partirono delle scintille di luce bianca.

Mi tolsi la collana che mia sorella mi aveva regalato e tenendola stretta dalla catenella, appoggiai il ciondolo di smeraldo al centro della cartina, insieme a quella di Derek.

Sussurrai le parole che aveva detto precedentemente Derek poi chiusi gli occhi e aspettai che succedesse qualcosa.

Improvvisamente sentii che la catenella della collana si stava riscaldando. La strinsi con più forza nella mia mano cercando di canalizzare la mia magia nella collana stessa poi aspettai che Derek mi desse ordini.

«Avis, apri gli occhi» sussurrò Derek al mio orecchio, facendomi venire i brividi lungo tutta la spina dorsale. Spalancai gli occhi, sbattendo più volte le palpebre poi li puntai sulla cartina. Non potevo crederci, ora su di essa c'erano segnate le restanti città o paesi. E se le si guardava attentamente formavano una stella a cinque punte.

«Trovati» esclamò Derek mentre cerchiava le città. Nord: River City; Est: Greenwood; Ovest: Wayward Town; Sudest: Raven Town.

«Da dove cominciamo?» mi chiese Derek appoggiando i gomiti sul cofano della macchina mentre girava e rigirava la penna fra le dita con fare pensoso.

«Raven Town è quella più vicina, quindi direi di iniziare da lì» bofonchiai controllando per bene la cartina poi scrollai le spalle con nonchalance.

«Bene, allora ripartiamo» Derek piegò per bene la cartina poi entrò di corsa in macchina. Lo seguii velocemente. Per prima cosa presi il cellulare dai sedili posteriori, per controllare se avevo qualche messaggio - non ne avevo ricevuto nemmeno uno - poi mi accomodai al meglio su quello davanti ed infine appoggiai la testa contro il finestrino mentre Derek fece partire la macchina che sgommò a tutta velocità sull'asflato.

Il sole risplendeva alto nel cielo, anche se a volte veniva coperto da qualche nuvola passeggera. Per ora non dava segno di pioggia. Anche perché aveva piovuto per tutta la notte, ed ora l'aria era abbastanza fredda.

Derek ieri notte mi aveva presa per un cuscino, aveva dormito quasi sempre con la testa appoggiata sulla mia pancia e le braccia intorno alla mia vita. Avevo fatto un bel po' di fatica ad addormentarmi perché il mio cuore non la smetteva di battermi come se fosse sul punto di scoppiarmi e le mie guance non avevano smesso un attimo di bruciarmi. Ovviamente, non ne avevo fatto parola con il brontolone al mio fianco perché sennò avrebbe usato la cosa a suo vantaggio.

Accesi la radio e una canzone che non conoscevo iniziò a farsi sentire in tutta l'auto. Con la testa ancora appoggiata al finestrino, iniziai a scrutare il cielo alla ricerca di qualche nuvola dalla forma particolare. Ma dopo pochi minuti iniziai a sentire le palpebre farsi pesanti, tanto che le chiusi definitivamente e mi addormentai con la testa appoggiata al finestrino gelido e duro.

«Bella addormentata siamo arrivati» Derek mi scosse lentamente. Aprii pian piano gli occhi poi sbadigliai rumorosamente.

«Adesso che facciamo?» domandai stiracchiandomi le ossa e con la voce impastata dal sonno. Avevo un male assurdo al collo. Pessima idea addormentarsi con la testa contro il finestrino.

«Pranziamo. E' l'una ed io ho una fame pazzesca, non so te» Derek aveva fermato la macchina dentro al parcheggio di un McDonald's.

I miei occhi si illuminarono quando vidi l'insegna del McDonald's e la mia pancia iniziò a brontolare, facendomi sprofondare nel sedile dalla vergogna. Mi ricomposi, anche perché stavo morendo di fame poi presi la mia borsa da sotto ai miei piedi; cercai di sistemarmi al meglio i capelli, ma poi decisi di legarli in uno chignon disordinato perché facevano altamente schifo ed infine uscii dalla macchina. Una folata di vento mi colpì in pieno viso facendomi rabbrividire dal freddo. Mi strinsi di più nel mio cappotto rosa poi aspettai Derek all'entrata del Mc.

Dopo che ebbe chiuso la macchina e mi ebbe raggiunta, entrammo. L'aria calda mi risollevò l'animo. Ora si che si stava bene.

«Se dovessi sentire qualcosa di strano, dimmelo» mi sussurrò con voce calda all'orecchio, dopo avermi circondato la vita con un braccio e trascinata verso il bancone per ordinare.

«Uh?»

«Quando incontrerai un altro guardiano, inizierai a sentire i suoi pensieri e viceversa, e quando vi toccherete per la prima volta sentirete una forte scossa e vedrete qualcosa, che ovviamente io non conosco perché non sono come voi» spiegò lui dopo essersi fermato davanti al bancone. Ordinò due big mac, due coca-cole e in più le patatine.

Ci andammo a sedere ad un piccolo tavolino appartato. Appoggiai la borsa al mio fianco e poi estrassi il cellulare per chiamare mia sorella.

− Basta non ne posso più! Ancora un'ora, un'ora e poi finalmente potrò tornare a casa.

«Avis! Avis! Il cellulare» sbraitò Derek, attirando l'attenzione di altri clienti. Sbattei un paio di volte le ciglia poi mi guardai in giro con le guance accaldate. Solo io l'avevo sentito? Il guardiano era qui?

«A-ah! Oh!» balbettai mezza imbambolata. Presi il cellulare e lo portai all'orecchio ‹Avis, ti senti bene?› la voce di Amanda mi fece ricordare che ero stata io a chiamarla.

‹Sì, tutto bene. Stiamo per pranzare e tu? Il lavoro?› domandai calma, grattandomi la nuca in leggero imbarazzo.

‹Tutto bene. Ho finito la pausa pranzo. Ti chiamo appena finisco di lavorare. Ciao tesoro›

‹Ciao sorellona› chiusi la chiamata poi appoggiai la testa sul tavolino freddo e sospirai rumorosamente.

− Non puoi farlo tu eh! Quanto ti detesto Sophie!

«Che hai Avis?» domandò preoccupato Derek, appoggiando una sua grande mano sulla mia più piccola da cui partirono delle leggere scosse che mi fecero fremere.

«E' qui. Sento la sua voce nella mia testa» borbottai, continuando a tenere la testa appoggiata sul tavolo. Derek strinse delicatamente la sua mano nella mia. La sua mano era calda, callosa e ruvida a causa della spada che usava per combattere.

«Rilassati e vedrai che cesseranno» sussurrò dolcemente «Tira su la testa, arriva il nostro pranzo» disse infine, dandomi un colpetto sulla testa.

Alzai in fretta la testa, mi tirai su appoggiando la schiena contro lo schienale ed infine mi stiracchiai. Un ragazzo dai capelli castani e ricci, occhi nocciola, nascosti da degli occhiali rettangolari con una montatura nera che gli davano un aria da intellettuale, si stava avvicinando a noi con le nostre ordinazioni.

«Ecco a voi le vostre ordinazioni» dissi con gentilezza il ragazzo, appoggiando i vassoi in mezzo al tavolo.

− Speriamo l'ultima.

La voce borbottante del guardiano dell'Acqua rimbombò nelle mie orecchie e in quel momento capii che era la stessa del ragazzo davanti a noi. Quindi il guardiano dell'Acqua era lui.

Il ragazzo era sul punto di allontanarsi quando gli gridai di aspettare e lo afferrai per un braccio, tirandolo verso di me e in quel esatto momento una fortissima scossa mi colpì in pieno. Emisi un gemito di dolore. Mi sentivo le ossa andare a fuoco e la testa bruciare. E lo stesso era anche per il ragazzo di fronte a me che si era piegato con il capo in avanti e teneva una mano tremolante sullo stomaco.

La mia mano ancora stretta intorno al polso del ragazzo iniziò ad emettere un bagliore verdastro mentre quella di lui emise un bagliore azzurrino che andò a connettersi alla mia.

Il ragazzo si divincolò dalla mia presa, liberandosi definitivamente e raddrizzandosi. Ritornai a fatica in posizione eretta e la mia schiena emise un forte scricchio che mi fece scappare un sospiro di sollievo. Il riccioluto si aggiustò gli occhiali poi dopo aver fatto spuntare un piccolo sorriso sulle labbra ed essersi avvicinato a me, mi sussurrò all'orecchio: «Salve, guardiana della Terra» con voce calma e allo stesso tempo gentile.

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