VI (R)
«E' successo qualcosa di strano durante la tua giornata scolastica?» mi domandò Derek, lanciando occhiatacce ai ragazzi che ci passavano accanto e che lo guardavano con curiosità.
«L-la quercia» balbettai spalancando gli occhi e poi puntandoli sul palmo della mia mano dove c'era quello strano marchio che probabilmente mi era stato inflitto proprio dagli stregoni dalla parte dei cacciatori.
«Cosa?» chiese preoccupato Derek.
«L-la q-quercia stava male» balbettai ancora poi puntai lo sguardo verso la scuola che pian piano si stava svuotando da tutti gli alunni. Pensai di tornare alla quercia con Derek, ma poi mi ricordai che la preside e la vice preside andavano via sempre tardissimo quindi ci avrebbe visti sicuramente e noi non potevamo prenderci il lusso di essere scoperti.
«Non riesco a capire che cazzo centra la quercia con quello che ti ho chiesto. Spiegati, cazzo» sbraitò Derek con tono alterato, passandosi nervosamente una mano fra i capelli.
Sobbalzai sul posto intimorita, cosa che non mi era mai successa con nessuno, ma che con lui sembrava essere una cosa normale, «E-ecco, la quercia stava male, così mi sono avvicinata e quando l'ho toccata mi sono sentita folgorare e poi, è apparso questo marchio sulla mia mano» gli mostrai lo strano marchio che mi si era formato sul palmo della mano. Derek mi afferrò con violenza la mano, la guardò con attenzione poi sbarrò gli occhi, «Quando è successo questo?» domandò con voce incrinata.
«Un paio di ore fa, perché?» risposi a voce bassa poi ritrai la mano dalla sua presa e la infilai nella tasca del cappotto rosa confetto che indossavo.
«Perché quello è un localizzatore. I cacciatori e le streghe dalla loro parte ti potranno trovare ovunque. Dobbiamo sbrigarci a toglierlo» mi spiegò Derek mentre prendeva un casco e me lo passava.
«Sali» sibilò dopo essere salito sulla sua moto fiammeggiante e guardandomi con insistenza. Feci quello che mi aveva ordinato con un po' di riluttanza e poi partimmo a tutta velocità.
Derek mi aveva portato al magazzino della prima volta, quella in cui mi aveva salvato il culo e raccontato dei guardiani della notte. Ora che c'era luce, si potevano vedere le finestre in frantumi, una miriade di fogli sparsi ovunque e scatoloni in ogni angolo e tanta ma tanta polvere. Quando presi una boccata d'aria sentii la polvere entrarmi nei polmoni facendomi tossire violentemente. Mi strofinai il naso infastidita da tutta quella sporcizia poi guardai di sottecchi Derek che stava al mio fianco e nel frattempo controllava il perimetro con lo sguardo come per essere sicuro che lì non ci fossero intrusi.
«Cosa ci facciamo qui?» domandai spaventata mentre davo un'occhiata in giro. Quel posto non era per nulla rassicurante. E se cadesse in pezzi mentre noi eravamo al suo interno? Derek sarebbe riuscito a salvarci con la sua magia? Io sarei riuscita a metterci in salvo con la magia che mi scorreva nelle vene?
Sentii l'aria al mio fianco muoversi velocemente e dei fogli alzarsi da terra. Quando mi girai da quella parte e vidi Derek, posizionato in un angolo vicino ad una finestra mezza rotta, creare un pentacolo con della strana sabbia nera, lasciai cadere la mia borsa scolastica per terra in un tonfo secco e spalancai la bocca per dire qualcosa, ma non uscii nemmeno un suono. Ero così confusa che non sapevo nemmeno cosa domandagli.
«Entraci dentro» mi strillò contro Derek mentre completava il cerchio che iniziò a brillare di una luce bianca e intensa.
«Perché?» domandai allarmata e con il fiato corto mentre fissavo il pentacolo farsi sempre più luminoso.
«E' una fottuta barriera. SALTA ORA» sbraitò Derek fulminandomi con lo sguardo. Tremai di paura sentendo il mio corpo irrigidirsi poi con grande sforzo - dato che il mio corpo non voleva sapere di muoversi - saltai nel pentacolo con un unico balzo e sperai di non rimanere folgorata e bruciata viva da quella luce bianca. Una forte luce mi accecò facendomi chiudere istintivamente gli occhi, come quando accendevi lo schermo del tuo cellulare a notte fonda e ti abbagliava facendoti vedere a macchie. Mi portai un braccio davanti al viso per proteggermi dalla luce e per paura che potesse rendermi cieca. Quando riaprii gli occhi vidi Derek dall'altra parte che mi sorrideva compiaciuto. La barriera biancastra che si era formata intorno a me, distorceva l'immagine al di fuori del pentacolo poi vidi che pian piano iniziò a dissolversi e tutto si fece più nitido.
«Cos'è successo?» chiesi confusa a Derek che teneva in mano un libro massiccio e dalla copertina di pelle marrone.
«Tranquilla, la barriera c'è. E' solo scomparsa dalla vista» mi rispose lui, accennando un sorriso divertito.
«Ora concentrati perché dovrai fare una cosa davvero dolorosa per te e per la tua mano» quelle parole mi allarmarono alquanto, tanto che il cuore iniziò a battermi velocemente nella gabbia toracica e il fiato mi spezzò in gola.
«C-cosa?» balbettai spaventata sentendomi la gambe tremolare e molli come un budino.
«Devi toglierti il marchio» ribatté serio Derek, «Vicino ai tuoi piedi c'è un pugnale. Lo devi far diventare incandescente e poi passarlo sul marchio e sussurrare: "il tuo localizzatore è stato spezzo e così anche il tuo effetto su di me" e quei dannati cacciatori non riusciranno più a trovarti o in casi estremi usarti» spiegò digrignando i denti per l'ultima frase detta poi si sedette a terra, esattamente davanti al pentacolo e incrociò le gambe.
Abbassai intimorita lo sguardo e vidi il pugnale scintillare vicino al mio piede destro. Lo raccolsi e poi lo guardai con estrema attenzione. Era un pugnale con la lama storta e leggermente scheggiata, l'impugnatura era realizzata in osso con l'elsa a disco in metallo ottonato e con il pomolo sferico realizzato con lo stesso materiale.
«E ora cosa dovrei fare?» domandai rigirandomi il pugnale nelle mani tremolanti. Sentii Derek sospirare, «Devi far diventare la lama incandescente e poi posarla sul tuo marchio e recitare le parole che ti ho detto prima» rispose con un tono di voce duro.
Deglutii rumorosamente, «Farà male, vero?» domandai piagnucolando «E poi come faccio a farla diventare incandescente, se il mio potere è quello della Terra» esclamai agitata. Come diamine avrei fatto a far diventare incandescente qualcosa se il mio potere era quello della Terra? Non ero ancora nemmeno capace di usare quel potere e già scoprivo di possederne altri?
«Ogni strega o guardiana ha la possibilità di usare tutti i poteri, solo che sono molti limitati. Ovviamente sono tutti limitati, tranne il potere prescelto e nel caso vostro quello di guardiano» spiegò Derek giocherellando con un coltellino che aveva nel frattempo estratto dal taschino della sua giacchetta di pelle.
«Oh, o-okay» strinsi fortemente l'impugnatura del pugnale poi chiusi gli occhi e mi concentrai sul potere del Fuoco.
Sentii le mani diventarmi bollenti, quasi scottanti poi pian piano il fuoco iniziò a trasparire da sotto la mia pelle, illuminandola di un tenue color salmone e facendo sfavillare delle minuscole fiammelle dalle punta delle dita.
«Brava continua così. Ora, tocca la lama e rendila incandescente» sentii la voce di Derek arrivarmi alle orecchie come un eco. Ero così concentrata su quella magia bruciante che tutto intorno a me sembrava così lontano, quasi inesistente. Nella mia mente c'eravamo solamente io e la mia magia dentro a quel pentacolo.
Strinsi dolorosamente fra le mani la lama del pugnale e sentii il sangue colarmi giù dal palmo marchiato. Il fuoco avvolse completamente la mia mano e la lama del pugnale. Stava già iniziando a sentire le mie forze farsi sempre meno. Le gambe iniziarono a tremolare e la vista iniziò ad appannarsi, facendomi vedere a macchie.
«Avis, resisti!» sentii Derek gridare con un tono di voce alto e con quelle parole cercai di farmi forza per continuare con il piano del ragazzo.
La lama si stava surriscaldando e pian piano che il fuoco si ingigantiva, essa cominciava a diventare incandescente. Vidi Derek sorridermi orgoglioso poi gridarmi che era pronta e che potevo usarla per togliere il marchio.
L'afferrai nuovamente dall'impugnatura poi la passai sul palmo della mano e questa volta fece maledettamente male. Un male così forte che mi fece cadere sulle ginocchia e urlare di dolore. Stavo provando un dolore così acuto che temetti di svenire prima di toglierlo del tutto. La pelle bruciava da morire e sentivo le mani perdere sensibilità insieme alla mia forza che mi stava lentamente abbandonando. Del sangue mi colò giù dalle mani e delle piccole gocce scarlatte caddero sul pavimento in un tonfo sordo. Spinsi con più forza la lama contro al marchio mentre vistose lacrime mi stavano rigando il viso e inzuppando le guance arrossate.
«Avis! Dì la formula» gridò nuovamente Derek. Annuii debolmente mentre cercavo di fermare le lacrime che scendeva copiose dai miei occhi. La prima volta che provai a dire la formula la mia voce uscii così tremolante che non si capì nemmeno la metà delle parole che avevo detto.
Feci un profondo respiro continuando a fare pressione sul palmo della mia mano, poi alzai il mio sguardo devastato e lo puntai in quel serio di Derek che mi fece un cenno di supporto con il capo, cosa che mi diede un po' di forza e che mi fece nuovamente gridare la formula per liberarmi da quel maledetto marchio.
«Il tuo localizzatore è stato spezzo e così anche il tuo effetto su di me» gridai con tutto il fiato che avevo in corpo poi mi lasciai scivolare a terra senza più forze, però non prima di aver sussurrato amaramente un bel «vaffanculo cacciatori di 'sto cazzo». Picchiai dolorosamente la testa contro al pavimento freddo di quel magazzino poi iniziare a vedere delle macchie nere ed infine venni avvolta dal buio perdendo definitivamente i sensi, troppo sopraffatta da tutto quel dolore.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai sdraiata, nuovamente, su quel pavimento lurido, coperta da un plaid a quadri rossi e con la mano sinistra fasciata. Di Derek nessuna traccia.
Mi alzai lentamente da quel pavimento sporco, con la testa che mi girava vorticosamente e un dolore acuto alla mano sinistra. Con una lentezza stile bradipo mi spolverai i vestiti poi emisi un sospiro fioco e dolorante. Poco lontano da me c'era ancora disegnato a terra il pentacolo, con una parte distrutta da quella che sembrava un'impronta di piedi e con anche qualche goccia del mio sangue al suo interno.
«Ti sei svegliata. Come ti senti?» sobbalzai dallo spavento poi lentamente e con le guance arrossate mi girai verso quella voce. Derek era davanti a me con in mano un sacchetto con su il logo del McDonald's.
Appena i miei occhi incontrarono il tanto amato sacchetto, la mia adorabile pancia iniziò a brontolare affamata. Le mie guance diventarono ancora più rosse, facendomi quasi diventare un peperone vivente.
«Fame, eh? Ho pensato che dopo tutto lo sforzo che avevi fatto, appena ti saresti svegliata avresti sicuramente avuto fame» spiegò compiaciuto Derek andandosi poi a sedere sul pavimento, vicino a dov'ero stata accampata poco fa io.
«In effetti» borbottai imbarazzata, accarezzandomi la pancia che non la smetteva di brontolare.
«Allora vieni qui e mangiamo» disse Derek, facendomi segno di sedermi al suo fianco.
Gli feci un timido sorriso poi mi sedetti al suo fianco. Non appena mi porse un Big Mac lo afferrai brutalmente e in pochi bocconi lo finii completamente. Stavo letteralmente morendo di fame. Erano giorni che non mangiavo bene e tutto per colpa di quella storia delle streghe, stregoni e guardiani della notte.
«Ce n'è ancora?» domandai con la bocca ancora piena di quel appagante big mac. Derek scoppiò a ridere, ma proprio di gusto, portandosi anche una mano sullo stomaco.
Alzai un sopracciglio confusa, «Che c'è?» chiesi infastidita, sbattendo un piede per terra con fare insistente. Lui scosse la testa poi scrollò le spalle con nonchalance , «Niente, niente. Tieni un altro panino e vacci piano» mi lanciò un altro Big Mac poi tornò a mangiare il suo. Sembrava essere sul punto di scoppiare a ridere di nuovo. Ero così tanto buffa? Che cosa avevo fatto per essere così tanto buffa? Non aveva mai visto una ragazza avere una fame da lupo o mangiare come un porco? Beh, aveva poca importanza. Io mi stavo gustando il secondo panino ed era così buono che non l'avrei diviso con nessuno quindi poteva pure guardarmi e ridere sotto ai baffi che non mi sarebbe importato.
Comunque tanto per ricordare: 1 a 1 per AVIS!
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