Capitolo 8

Sono quasi le 19 e io sono già pronto per uscire.

Ho passato l'intero pomeriggio in agitazione, a controllare continuamente l'orologio. Non vedo l'ora di cenare con Nathan.

Il campanello suona e io sobbalzo. Vado alla porta, la apro e me lo ritrovo davanti.

Nathan sfoggia un sorriso abbagliante, ha il ciuffo curato come sempre e indossa una maglietta colorata che sfuma dal viola al blu e dal blu al verde chiaro, con sopra una giacca di pelle nera.

È decisamente un abbigliamento adatto alla sera, con dei semplici jeans scuri e scarpe da ginnastica nere. Per fortuna non è vestito elegante o mi sarei dovuto cambiare, ho indosso una felpa semplice e i soliti jeans.

La cosa che mi lascia senza parole è quello che Nathan tiene in mano: un mazzo di fiori.

Sposto lo sguardo dai fiori a lui, sorpreso.

Lui ridacchia. "Sono per te" dice e me li porge.

"Wow, grazie"

Li prendo e li guardo meglio. Incredibile, non mi sarei mai aspettato che mi portasse dei fiori. È una cosa un po' strana dato che sono un ragazzo ma è stata una sorpresa piacevole.

"Che fiori sono?"

"Margherite gialle" mi dice. "Le ho viste da un fiorista mentre venivo qui e non ho resistito.. ho fatto male?" è preoccupato.

"No, sono bellissime, grazie davvero" lo rassicuro.

Non posso fare a meno di sorridere per il pensiero che ha avuto e perché lo trovo troppo carino.

Mi metto sulle punte e gli do un bacio sulla guancia sinistra.

Nathan sgrana gli occhi, sorpreso, e mi sembra di vederlo arrossire leggermente.

"Entra un attimo, vado a metterli nella mia stanza"

Lui fa come gli dico mentre velocemente raggiungo la mia camera. Appoggio con cura il mazzo di fiori sulla scrivania e lo guardo ancora un attimo prima di uscire. Non avevo mai visto delle margherite così grosse e di questo colore. Non mi sono mai interessato ai fiori, ma questi sono proprio belli.

Torno in salotto.

"Possiamo andare" dico a Nathan, che è rimasto vicino alla porta.

Usciamo e chiudo la porta a chiave.

"Eri solo in casa?" mi chiede, mentre ci incamminiamo.

"Sì, i miei genitori lavorano fino a tardi. Dove stiamo andando?"

Sono curioso.

"A un ristorante qui vicino, ho prenotato un tavolo"

"Hai pensato proprio a tutto" commento.

"Ci ho provato" sorride, imbarazzato. "È un male?

"Certo che no, mi fai sentire speciale" ammetto.

Le strade sono buie ma dove stiamo camminando ci sono le luci di lampioni e negozi, quindi vedo chiaramente che è arrossito. Non può essere colpa del freddo della sera, l'ho fatto arrossire io. È troppo carino, vorrei stringerlo forte ma siamo in pubblico quindi mi devo trattenere.

Ora sembra più tranquillo e anche felice, meno male.

"Sembri conoscere bene questa zona della città" gli dico. "Abiti nei dintorni?"

"Sì, a pochi minuti da qui. Abitiamo abbastanza vicini noi due"

"Puoi dirmi qual'è il tuo indirizzo?"

Spero di non sembrargli sfacciato.

"Vuoi venire a trovarmi?" ridacchia.

Arrossisco. "Non mi dispiacerebbe" ammetto.

"Okay, dopo te lo scrivo"

Siamo arrivati a destinazione e conosco questo ristorante anche se non ci sono mai stato. Si tratta di un posto rinomato per la carne, che ha buoni prezzi ed è molto frequentato dai giovani.

Entriamo, il direttore di sala ci viene incontro e Nathan gli dice il nome della prenotazione. Ci conduce al nostro tavolo, che è in un angolo della sala, un po' appartato.

Ha scelto apposta questo o è stato un caso? Comunque sia, sono felice.

Ci sediamo e ci vengono subito portati i menù.

Subito individuo la bistecca di manzo che mangerò questa sera e già ho l'acquolina in bocca. Sposto lo sguardo su Nathan e vedo che lui sta guardando la pagina del menù dove sono elencati i piatti a base di pollo.

"Non ti facevo un tipo da pollo"

"Qualche anno fa ho deciso che dovevo dimagrire e mettere su massa e il pollo è stato il mio miglior alleato. Lo mangiavo così spesso che gli altri tipi di carne hanno smesso di piacermi" mi racconta, con lo sguardo che ancora vaga sul menù.

"Avevi problemi di peso?" chiedo, incuriosito.

"Non proprio ma.. non ero così" taglia corto. "Volevo migliorare il mio fisico prima di entrare alle superiori e volevo anche giocare nella squadra di football della scuola, mi sono dovuto impegnare per entrarci"

Annuisco, interessato. È la prima volta che mi racconta qualcosa di sé.

Una cameriera ci raggiunge e chiede se siamo pronti ad ordinare. Le diciamo le nostre ordinazioni e lei prende appunti sul suo blocchetto. È una ragazza bionda con i capelli a caschetto, probabilmente di vent'anni. Nathan non se ne accorge ma lo sta mangiando con gli occhi.

La cosa mi fa sorridere, ormai so che lui attira l'interesse delle ragazze e posso capirne il motivo.

Faccio finta di non aver notato nulla, finalmente finisce di scrivere e ci lascia soli.

"A te piace il football?" mi chiede.

"Non mi è mai interessato giocarci ma le partite non mi dispiacciono, anche se non sono un grande fan" gli dico. Spero che la cosa non gli dispiaccia.

Lo guardo con un'espressione un po' dispiaciuta.

"Tranquillo, non voglio importi la mia passione" dice. "Volevo solo invitarti a vedere gli allenamenti, quando ti va. Per quanto mi piaccia giocare vorrei uscire anche con te, ma gli allenamenti mi impegnano quasi tutti i pomeriggi. Così almeno potrei vederti e potremmo anche tornare a casa insieme"

L'idea mi piace un sacco. Annuisco, felice. "Allora verrò sicuramente a vederti"

Lo sguardo gli si illumina. È proprio un libro aperto!

Vedo la sua mano destra appoggiata sul tavolo e non resisto, allungo lentamente la mia sinistra e faccio intrecciare le nostre dita.

Nathan guarda le nostre mani unite e si imbarazza.

Mi guardo intorno, per fortuna nessuno può accorgersene data la posizione strategica del tavolo. Siamo in pubblico, sì, ma almeno questo possiamo farlo.

"Prima che ci conoscessimo non credevo che tu fossi così timido"

Noto che le sue guance si tingono leggermente di rosso, è ancora più imbarazzato.

"Ti vedevo spesso con i tuoi amici a scuola. Con loro scherzi e sei espansivo"

Sento che mi stringe la mano più forte.

"Io.. temo che non accetterebbero il vero me" sospira. "Sono pieno di difetti e insicurezze, fingo di essere un'altra persona, mi sforzo di comportarmi come loro e assecondo i loro discorsi" si copre metà viso con l'altra mano, fa fatica a parlarne.

"Non è stancante?"

"Sì, lo è" sospira ancora.

E lui fa questo sempre, in classe e con la squadra?

Gli accarezzo il dorso della mano con le dita.

"Io ti accetto per come sei" gli dico. Deglutisco il nodo che mi si è formato in gola, pensando a quello che mi ha detto. "Voglio conoscere tutte le tue insicurezze e tutti i tuoi difetti"

Noto che gli occhi gli sono diventati lucidi. Non dice niente, posa l'altra mano sulla mia e me la trovo avvolta gentilmente da entrambe.

"Puoi essere te stesso con me"

"L'ho sempre fatto e non smetterò" mi risponde.

Sorrido, sono felice.

"Anche tu sarai sempre te stesso con me?" mi chiede.

Annuisco.

Poi ripenso a Steve. Non posso tenerglielo segreto, anzi inizio a sentirmi in colpa per averlo fatto fin ora. Mi sembra giusto che sappia che prima mi piaceva il mio migliore amico.

La cameriera ritorna con la nostra cena e Nathan mi lascia libera la mano prima che lei possa accorgersene.

Devo dirglielo, ma non è il momento.

Iniziamo a mangiare.

"Parliamo di una cosa più allegra" mi dice. "Quali sono le tue passioni? So solo che ti piacciono i videogiochi e il latte alla fragola"

Mi viene automatico sorridere ripensando a quando ho bevuto il latte alla fragola con lui, sul tetto della scuola.

"Mi piace guardare film"

"Di che genere?"

"Un po' di tutto in realtà"

"Volevo proporti di andare al cinema quella volta in cui abbiamo pranzato insieme, con Scott"

"Ti confesso che temevo lo facessi, per questo ti ho proposto la sala giochi"

È senza parole.

"Temevo che nel buio del cinema mi saresti saltato addosso" confesso e mi copro gli occhi con una mano. Mi vergogno tantissimo per averlo detto.

Lo sento ridere, sposto lentamente la mano.

"Quindi è per questo che hai portato con te Scott?" continua.

"Non ridere" lo sgrido, ma la sua risata è contagiosa.

"Non lo avrei mai fatto"

"Ero solo preoccupato, prova a metterti nei miei panni. La forza fisica per farlo ce l'avresti, avevo solo pensato a questa evenienza" provo a difendermi.

Ride ancora un po', poi riesce a fermarsi e si frega una palpebra con un dito. Ha riso così tanto che stava per lacrimargli l'occhio. Sono felice di averlo fatto ridere ma resta il fatto che gli ho detto una cosa troppo imbarazzante.

"Cambiamo discorso per favore. Questa cosa mi imbarazza, non avrei dovuto dirtelo"

"Io sono felice che tu me l'abbia detto"

Sentendo queste parole mi sento un po' sollevato.

Continuiamo a chiacchierare mentre mangiamo. Mi racconta che anche a lui piace guardare i film, che non sa cucinare, che oggi il coach gli ha fatto fare un allenamento durissimo; discorsi differenti si alternano e io ascolto tutto con interesse. Dopo che l'ho fatto ridere raccontandogli la verità sul perché gli avevo proposto la sala giochi l'altro giorno sembra non essere più teso e parla con tranquillità.

Anche io mi sento più rilassato, malgrado l'imbarazzo iniziale.

Quando la cameriera torna da noi per portare via i piatti vuoti ci sorprende entrambi chiedendo il numero a Nathan. A me viene da ridere ma mi trattengo. Le dice gentilmente che è già impegnato, lei prende i piatti e torna di là.

Sposta lo sguardo su di me e vede che ho una mano davanti alla bocca e sto ridendo sommessamente.

"Cosa c'è di così divertente?"

"Niente, solo che mi ha sorpreso" gli dico. "Ma avevo notato come ti guardava"

"E come?"

"Come un cacciatore guarda la sua preda" ridacchio.

Lui sorride. "Mi dispiace per lei ma non mi interessano le ragazze" mi guarda negli occhi. "Mi interessi solo tu"

Eccolo qui, il Nathan spavaldo che dice o fa certe cose e non si imbarazza.

Io mi imbarazzo invece, ma sono anche felice di sentirglielo dire.

Andiamo alla cassa, insisto per offrire io ma Nathan non me lo lascia fare, dice che ha scelto lui il posto e quindi per questa volta paga lui.

Usciamo, c'è silenzio adesso nella strada e l'aria si è fatta ancora più fresca.

Mi ritorna in mente il fatto di Steve. Non voglio rovinare la serata ma devo dirglielo e forse questo è un buon momento.

"Nathan" richiamo la sua attenzione, prima che inizi a camminare.

Si volta verso di me.

No, non posso dirglielo qui, fuori dal ristorante.

Lo prendo per mano e lo tiro nel parcheggio, più buio e del tutto deserto.

"Voglio essere sincero con te, devo dirti una cosa"

Lo vedo rigido, è preoccupato.

"Prima che tu ti dichiarassi mi piaceva un altro ragazzo" gli dico. Ho paura di come la prenderà, è difficile parlarne. "Per questo ti ho chiesto di iniziare da amici, non pensavo che le mie emozioni sarebbero cambiate ma così è stato. Ora l'ho dimenticato, penso solo a te"

"Lui chi è?"

Non sembra arrabbiato, solo serio.

"Steve"

"Stavate insieme?"

"No, lui è fidanzato da mesi e non avevo intenzione di mettermi in mezzo"

Ho rovinato tutto? Mi sento male.

"Davvero non pensi più a lui in quel senso?"

"Sì, per me ci sei solo tu adesso"

Sorride lievemente. "Meno male, grazie per avermene parlato"

Mi mette una mano sulla guancia sinistra e me l'accarezza, tira un sospiro di sollievo e abbassa lo sguardo.

"Temevo che qualcosa fosse andato storto e volessi lasciarmi"

"No! Come potrei?" esclamo. "Scusa se ti ho fatto preoccupare"

"Non importa, sono felice che tu abbia voluto dirmelo"

Mi si avvicina, indietreggio di un passo e con la schiena finisco contro la parete esterna del ristorante, che non credevo fosse così vicina.

Si avvicina di più al mio viso e mi bacia. Le nostre labbra si uniscono più volte, dolcemente. Le sue sono morbide e sanno del succo d'arancia che ha ordinato.

Le sue braccia mi circondano i fianchi, mi stringe a sé.

Gli prendo il labbro inferiore con i denti, stando attento a non stringerlo.

Lo lascio, sposto le mie braccia sulla sua schiena e mi appoggio con il mento sulla sua spalla destra. Lo stringo. Finalmente, era dall'inizio della serata che volevo farlo.

È incredibile come sia riuscito a conquistarmi in così poco tempo, mi piace tantissimo. I suoi abbracci mi avvolgono completamente ed è bellissimo. Mi sento strano, come se il cuore stesse per scoppiarmi, come se questo non mi bastasse.

Nathan mi accarezza la nuca, riesco a capire dal suo sguardo che è felice quanto me. Ci allontaniamo e usciamo dal parcheggio per tornare sui nostri passi, tenendoci per mano.

Dopo un po' vediamo una macchina passare e ci lasciamo la mano, le strade non sono così deserte da poterci permettere di fare quello che vogliamo.

"Allora.. tu da che parte devi andare?" rompo il piacevole silenzio che si era creato.

"Ti accompagno a casa"

"Non è necessario" sorrido.

È un ragazzo fantastico.

"Insisto"

Mi passa un braccio dietro alle spalle e mi scompiglia leggermente i capelli.

Vorrei che la serata non finisse mai ma casa mia è vicina e in un attimo siamo arrivati.

Tutte le luci sono spente, tiro fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e guardo l'ora. È presto, i miei genitori non sono ancora tornati.

Dopo aver controllato che nei paraggi non ci sia nessuno mi metto in punta di piedi, passo le braccia intorno al suo collo appoggiandogli le mani sulla nuca e lo bacio. Le nostre lingue si incontrano e si accarezzano. Non è un bacio dolce come prima, è un bacio pieno di desiderio.

Il fatto che ci stiamo baciando fuori da casa mia è strano e anche se so che non c'è nessuno non riesco a stare tranquillo.

Ci stacchiamo. Lo guardo intensamente mentre riprendo fiato.

"Io.. adesso entro, andrà tutto bene sulla via del ritorno, vero?"

"Certo" mi dice, anche lui affannato.

"Scrivimi quando arrivi a casa"

Sorride, lo sto assillando ma per fortuna sembra che non gli dia fastidio. Il fatto è che già mi manca.

"Lo farò" mi assicura.

Dovrei aprire la porta in questo momento ma non ce la faccio. Mi riavvicino a lui e gli do un altro bacio veloce.

"Ci sentiamo dopo" gli dico e corro alla porta. È difficile ma devo entrare in casa, adesso o mai più. Non riesco a lasciarlo andare via.

Mentre cerco di infilare la chiave giusta nella serratura sento che ridacchia e mi raggiunge. Mette la mano destra sulla mia e giriamo la chiave insieme. La serratura scatta, apro la porta.

Mi volto per salutarlo ed è lui a baciarmi adesso, anche questa volta velocemente.

Quanto vorrei farlo entrare ma.. non posso!

"A dopo" mi dice, con un lieve sorriso sul viso.

Ricambio il sorriso senza dire niente, quasi incantato. Appoggiato alla porta semiaperta lo guardo girarsi e andarsene.

Quando è lontano chiudo a chiave e vado nella mia stanza. Mi lascio cadere sul letto.

È stata una serata meravigliosa.

Mi metto a sedere e il mazzo di margherite appoggiato sulla scrivania attira subito la mia attenzione. Devo cercargli un vaso o appassiranno e non voglio, sono un suo regalo.

Purtroppo dopo alcuni minuti non ho trovato niente di adatto così prendo una caraffa trasparente che non usiamo più, la riempio d'acqua fresca e la metto al centro del tavolo. Ci metto i fiori, delicatamente per non rovinarli. Sembra fatta apposta per loro, bellissima.

Lavo i denti, torno in camera e metto il pigiama.

Sento il telefono vibrare, lo recupero dalla tasca dei pantaloni dove l'avevo lasciato. È un messaggio di Nathan, gli do la buonanotte.

Mi metto a letto consapevole che sono troppo felice per riuscire ad addormentarmi, ma ci proverò. Vorrei che fosse già domani per poterlo rivedere.



Spazio autrice

Salve a tutti, rieccomi qui anche oggi con un nuovo capitolo! spero vi sia piaciuto. Ovviamente, se così è stato, vi chiedo di cliccare sulla stellina per votare il capitolo.
Grazie mille se lo farete! E spero di ricevere dei commenti per sapere cosa ne pensate.
Il prossimo aggiornamento, salvo imprevisti, sarà domani ^-^

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